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W L'ITALIA, TOPIC PATRIOTTICO TRICOLORE DEDICATO AL SUO 150° COMPLEANNO :)


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Questa discussione ha avuto 225 risposte

#61 XCXC

XCXC

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Inviato 13 November 2011 - 19:32:48


Il benefattore che fa acqua da tutte le parti del mondo

Non ha mai rifiutato elettropompe e generatori di corrente a chi muore di sete: 2 milioni di poveri in 47 Paesi bevono grazie a lui

pedrollo.jpg


di Stefano Lorenzetto - 13 novembre 2011, 09:55

Mi mostra la lettera che padre Liberatus Mwenda gli ha scritto dalla parrocchia di Nyakipambo, provincia di Iringa, Tanzania: «L’acqua che beviamo è sporca, ci ammaliamo spesso. Vogliamo vivere». La rimette nella busta: «Che cosa gli rispondevo? Portate pazienza e continuate a bere quel liquido puzzolente color marrone?». Silvano Pedrollo ha risposto a modo suo: elettropompa, pozzo e generatore. «Hanno festeggiato per un mese: non avevano mai visto l’acqua corrente e la luce elettrica.

Adesso ci sono indigeni che fanno decine di chilometri a piedi per venire ad ammirare il prodigio».

Di lettere così il proprietario del gruppo Pedrollo, leader mondiale delle pompe idrauliche per uso domestico con sede a San Bonifacio (Verona), 7 aziende, 7 consociate estere, 600 dipendenti, 200 milioni di fatturato annuo, 6 lauree honoris causa (due in Albania, le altre in Russia, Georgia, Ucraina e Macedonia), ne riceve una, tre, dieci a settimana e a tutte risponde nello stesso modo: «Sì, vi aiuto». Nemmeno una volta ha risposto: «No, non posso». Oppure: «Vedremo». Dall’Angola all’Ecuador, dall’India al Brasile, dal Kosovo al Nicaragua, dalla Lituania al Burundi, oltre 2 milioni di persone di 47 Paesi del mondo - ho dovuto contarli io, perché lui non l’aveva mai fatto - bevono, ma sarebbe più esatto dire vivono, grazie ai 1.200 pozzi che sono stati scavati per merito suo.

Pedrollo, che in 37 anni d’attività non ha mai chiuso un bilancio in rosso, mai licenziato un dipendente, mai chiesto un’ora di cassa integrazione, sa bene che cosa significhi aver sete. «Nel 1974 mi presentai alla filiale della Banca Cattolica del mio paese a chiedere un mutuo per aprire la mia prima azienda. “Che garanzie può offrire?”, mi domandò il direttore. Solo i miei 29 anni e la voglia di fare, gli risposi. “Non bastano”. Qualche giorno dopo lessi sul giornale che negli Emirati arabi uniti l’acqua costava più della benzina. Salii su un aereo. Mi feci a piedi tutto il Dubai col prototipo di una delle mie elettropompe sulle spalle, 48 gradi all’ombra, un’arsura terrificante. Negozietto per negozietto. Mi chiedevano: “Marelli?”. Era l’unico marchio italiano che conoscevano. No, Pedrollo, replicavo io. L’assonanza fu la mia fortuna. Tornai a casa con una valigiata di lettere di credito e l’anno dopo mi feci tutti i Paesi del Golfo, dall’Arabia Saudita all’Iran».

Oggi vende i suoi prodotti in 160 dei 202 Stati del mondo, «anche in Abkhazia e in Transnistria, lei sa dove si trova la Transnistria?», a dire il vero no, «è una repubblica separata della Moldavia». Elettropompe (ne produce 2 milioni l’anno) capaci di estrarre fino a 10.000 litri di acqua al minuto. Alternatori in grado di far marciare una fabbrica o di dare elettricità a 2.000 case, «però funzionano col motore a scoppio e siccome il gasolio nel Terzo mondo spesso è più introvabile e più caro dell’acqua abbiamo appena messo a punto un generatore di corrente a pannelli solari». È diventata l’azienda più copiata del pianeta: «Perdo dal 30 al 40 per cento del mercato per colpa della contraffazione. I cinesi hanno creato centinaia di imitazioni: Pedrolloo, Pedrolo, Pierollo, Petrollo, Pedroso, Pedrolla, Petrolla, Peddrola, Pedrolle, Pedro, Pero, solo per citare le più comuni. Ogni innovazione me la copiano nel giro di tre mesi e io devo ricominciare daccapo. Ci salva l’estetica. Un prodotto italiano dev’essere innanzitutto bello. È la lezione che imparai a una fiera nel 1974. Avevamo uno stand bruttarello. Nel 1975 lo feci ridisegnare a Silvano Bellintani, un architetto che ha esposto al Moma di New York e che a 86 anni gira ancora per l’azienda. I clienti mi dicevano: “Si vede che avete fatto un salto di qualità”. Eppure i prodotti erano gli stessi dell’anno precedente».
Ma è per il suo prodotto migliore, la beneficenza, che l’industriale veronese s’è fatto conoscere nei cinque continenti, al punto che a Chittagong, capitale economica del Bangladesh, gli hanno intitolato una Pedrollo Plaza. «Però fuori dal country club dov’era stato organizzato il banchetto in mio onore un vecchio affamato grattava con le unghie i vetri dell’auto per implorare l’elemosina e io, una volta a tavola, non me la sono sentita di mangiare».

La sensibilità verso i diseredati l’ha imparata in famiglia. Suo padre Zimerio, un modesto meccanico ed elettrauto, aveva uno zio, morto in odore di santità, che si chiamava don Luigi Pedrollo. Il quale era stato il braccio destro e poi il successore di don Giovanni Calabria alla guida dei Poveri Servi della Divina Provvidenza e come il suo maestro, l’unico santo della Chiesa cattolica sottoposto a quattro sedute di elettroshock, era un prete carismatico che aveva dedicato la vita agli ultimi. «Andavo a trovarlo tutte le domeniche. C’erano giorni in cui doveva dire a don Calabria: “Padre, non abbiamo niente da mettere in pentola per i nostri 200 orfani”, e il futuro santo gli rispondeva: “Allora andiamo in chiesa a pregare”, e puntualmente la provvidenza mandava prima di mezzogiorno o un camioncino di cibo o un benefattore con un assegno. Mia sorella Loretta stava morendo di difterite. Corsi da don Calabria, che mi disse solo: “Torna a casa, è tutto a posto”. Loretta è ancora viva e i medici non hanno mai capito come abbia fatto a guarire. Solo oggi riesco a spiegarmi la frase che don Luigi pronunciò quando, da giovane squattrinato, lo informai che avevo in animo di fondare una fabbrica di elettropompe: “Vedrai quanto bene farai con quegli attrezzi lì”».

Che quota di bilancio destina in beneficenza?
«Mah! Di sicuro il 2 per cento dell’imponibile, che gode dell’esenzione fiscale. E poi il doppio o il triplo, anche se ci pago sopra le tasse. Più il mio stipendio. Sono occasioni che non mi faccio scappare. Nella vita ho avuto troppa fortuna, e vedo le miserie del mondo. L’azienda appartiene a chi ci lavora. Non ho mai ripartito gli utili: li ho sempre reinvestiti in sviluppo e innovazione. Alla fine del mese mi consegnano la busta paga, come se fossi un dipendente. Non fumo, non bevo, non ho né amanti né barche da mantenere e più di una settimana di ferie non riesco a farla perché già al secondo giorno mi gira la testa».

Ma davvero accontenta tutti?
«Per l’acqua sì, immediatamente. Idem per i container da 24 tonnellate di cibo, che spediamo regolarmente. Altri interventi più impegnativi, come la costruzione di scuole, ospedali, istituti professionali e orfanotrofi, devo un po’ dilazionarli. Ma non respingo mai nessuno. Un giorno all’aeroporto di Fortaleza, in Brasile, conobbi un ginecologo camilliano, padre Adolfo Serripierro, il quale mi disse: “Pensi che le bimbe costrette a vendersi sono così affamate da chiedermi di pregare Dio affinché gli mandi tanti clienti”. Una di loro aveva 11 anni. Era stata abusata dal patrigno e aveva partorito un figlio: laggiù nessuna prostituta abortisce, tanto è intenso il suo desiderio di dare l’amore che non ha ricevuto in famiglia. Poi le avevano amputato una gamba in gangrena ed era morta. Avvertii un moto di ribellione interiore. È nato così il centro d’accoglienza con dispensario per le 600 ragazze che padre Serripierro ha tolto dalla strada».

L’acqua si trova sempre?
«Sì, anche nel deserto. Dipende dalla profondità dello scavo. Le canossiane di Luanda prima dovevano pagare in dollari le autobotti per poter dare un bicchiere d’acqua al giorno, non di più, a ciascun bambino. Oggi ne hanno gratis persino per la doccia. Il presidente della Banca mondiale commentò: “Abbiamo stanziato miliardi di dollari per dissetare l’Angola, senza riuscirci, e guardate adesso che cosa sanno fare gli italiani con i soldi di una pizza”».

E se a chiederle la pompa idraulica è una comunità musulmana, che fa?
«La mando lo stesso, ci mancherebbe altro. Per me i bambini sono bambini. È già avvenuto, sia nei Paesi arabi che nel Bangladesh, dove con le nuove condotte idriche siamo riusciti a passare da due a tre raccolti di riso l’anno e finanziamo gli interventi chirurgici contro il labbro leporino».

Come mai in tutti i suoi progetti umanitari non manca mai l’Albania?

«Tutto nacque alla caduta del regime comunista di Enver Hoxha. Un amico del Rotary mi disse: “Lo sai che in Albania non hanno neppure la carta per stampare i giornali democratici?”. Mandai giù un bilico di bobine. Diventai amico dell’attuale premier Sali Berisha. Ora in Albania costruiamo chiese e pubblichiamo gratis i testi per le facoltà universitarie di ingegneria e agricoltura».

Ai suoi corregionali gli albanesi non sono simpatici. Li considerano rapinatori di ville e sfruttatori di prostitute.
«Certo, se li lasci per strada... Alle mie dipendenze ne ho 10, fra impiegati e operai, e non mi hanno mai creato problemi. Se faticano a trovare casa, gli firmo io la fidejussione. Un nostro ingegnere ha sposato un’albanese che lavora qui».

Il mondialismo in azienda.
«La prima volta che andai nell’Unione Sovietica, portai con me il dottor Roberto Reggiani. Parla così bene il russo che fece da interprete a Leonid Breznev. Reggiani trattava col potenziale cliente in inglese, per agevolarmi, ma io non avvertivo alcun calore umano in quella conversazione. A un certo punto passò al russo. Non le dico l’entusiasmo del nostro interlocutore: “Ma lei conosce la mia lingua?”. Finimmo a concludere affari fra canti e vodka nella sua dacia a 20 chilometri da Mosca».

Questo spiega perché nel suo ufficio esteri vi siano funzionari provenienti da Libia, Algeria, Messico, India, Argentina, Albania, Moldavia, Georgia...
«Il primo, Moustapha Tounkara, un senegalese, lo assunsi dopo averlo visto in televisione, al Maurizio Costanzo show. Laureato in economia commercio a Verona, era costretto a fare il vu cumprà».
Nel suo curriculum ho contato circa 40 fra incarichi diplomatici, premi, commende, cavalierati, inclusa la Gran Croce dell’Ordine di San Gregorio Magno, conferitale da Benedetto XVI.
«Se mi dicono: “Venga a prendere una medaglia”...».

Non sa dir di no.
«Non bisogna mai dir di no. Fare o non fare il bene non è una cosa che possiamo decidere noi: si fa e basta».

Però il Vangelo prescrive: «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra».
«Tutta colpa del cardinale Ersilio Tonini. “Quello che fai, si deve sapere”, mi ha ordinato. Aveva ragione, non c’è altro modo per arrivare a chi ha bisogno. Ho la fortuna di ricevere tante richieste e di poterle soddisfare».

Voleva persino regalare al suo paese una statua di Alberto da Giussano.
«Le cose non stanno così. Il Comune mi ha permesso di costruire una passerella aerea che collega due capannoni. In cambio mi sono impegnato a finanziare due opere di arredo urbano. Dal municipio mi hanno comunicato che la scelta era caduta su due sculture: una dedicata alla Madonna e una a Papa Wojtyla. Ho dato l’assenso. Poi, a mia insaputa, la delibera è stata modificata su pressione dei leghisti ed è saltato fuori il monumento al difensore del Carroccio. È evidente che una convenzione del genere non l’avrei mai firmata: un’azienda deve rimanere estranea alla politica. Ora il Comune opterà per altre opere di pubblica utilità».

Andrebbe a scavare pozzi in Cina?
«Ci sto provando su richiesta dei salesiani».

I cinesi non sono suoi acerrimi nemici?
«Una spina nel fianco. Vendono le imitazioni dei nostri prodotti a un prezzo che a noi non consentirebbe neppure l’acquisto della materia prima per farli. Il sindaco di Qingdao, un’ex colonia tedesca che fa quasi 4 milioni di abitanti, mi ha proposto: “Se porta la produzione qui da noi, blocchiamo le contraffazioni”. Allora è un ricatto, gli ho risposto. Ha ammesso che oltre 100 milioni di suoi connazionali sono dediti all’industria del falso. Ho provato a far causa al governo di Pechino. A un certo punto l’avvocato di Shanghai che mi assisteva in giudizio mi ha detto: “È sicuro di poter vincere contro lo Stato cinese con giudici cinesi pagati dallo Stato cinese?”. Ho lasciato perdere».

Com’è possibile che un imprenditore generoso abbia fatto fortuna? Non serve il pelo sullo stomaco negli affari?
«No, anzi c’è bisogno di tornare all’etica, negli affari. Se agisci correttamente, il mercato ti ripaga con gli interessi».

Secondo lei, l’acqua è destinata a finire come il petrolio?
«Sì, è in pericolo. Già ora il 70 per cento dell’acqua potabile è localizzata nel 30 per cento del mondo civile. In Germania e in Gran Bretagna sono costretti a bersi l’acqua degli scarichi filtrata tre volte. In Italia un tempo bastava scavare nel sottosuolo per 7 metri. Adesso la seconda falda, a 40 metri, spesso è inquinata e bisogna scendere a 80-100 metri per trovare qualcosa di bevibile».

L’uomo s’è dimenticato d’essere fatto più d’acqua che di terra.
«Sotto il cielo nulla è più importante dell’acqua. Non dimenticherò mai che cosa mi ha detto un capotribù novantenne di un villaggio vicino a Dekamere, in Eritrea, dove abbiamo scavato un pozzo per 1.000 abitanti: “Ora posso anche morire. Ho visto tutto”».



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#62 XCXC

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Inviato 18 November 2011 - 18:14:05


Il microprocessore compie 40 anni


Nel 1971 nasceva l'Intel 4004, ideato dall'italiano Federico Faggin.

È un periodo di anniversari: solo pochi giorni fa abbiamo ricordato il ventesimo compleanno del web, oggi tocca al processore essere festeggiato.

Quarant'anni fa, un progetto guidato da un italiano, Federico Faggin, portò alla realizzazione del primo microprocessore, l'Intel 4004.

Per la prima volta veniva creata una CPU come la intendiamo oggi sebbene, naturalmente, molto meno potente.

016186_intel_4004_40_anni.jpg


Il 4004 era un processore a 4 bit che lavorava a 740 kHz e disponeva di 2.300 transistor (i nuovi Sandy Bridge-E contano 2,27 miliardi di transistor).

Le ricerche di Federico Faggin permisero di realizzare l'8008, la prima CPU a 8 bit, e fu sempre Faggin a proporre la costruzione dell'8080, di cui progettò l'architettura.

Da questo nacquero l'8086 e l'8088, quest'ultimo usato da IBM per il primo PC.

Faggin lasciò l'Intel nel 1974 per fondare la ZiLOG, nota in particolare per il processore a 8 bit Z80 usato negli home computer degli anni '80 come il Sinclair ZX80 e, nel 1986, fu tra i fondatori di Synaptics, l'azienda cui si deve la diffusione dei touchpad.










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Inviato 19 November 2011 - 05:40:15


Visualizza messaggioXCXC, su 18-Nov-2011 19:14, dice:

<h1 class="titoloArt">Il microprocessore compie 40 anni</h1>
Nel 1971 nasceva l'Intel 4004, ideato dall'italiano Federico Faggin.

Federico Faggin

Che inizio i suoi studi in quel autentico mito perduto

anzi

distrutto da DeBenedetti

che era la Olivetti



Immagine inviata


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Inviato 16 December 2011 - 23:58:26


Carolina Kostner

medaglia d'oro nella finale dell'ISU Grand Prix 2011/2012 in Canada


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#65 XCXC

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Inviato 18 December 2011 - 19:11:59


Arrivo dalla Moldavia
di Dina Lungu

Nei primi passi, nel primo scontro
Davanti a me si apre un altro mondo.
Il cuore batte forte, gli occhi rimangono stupiti
Davanti a quei palazzi, con cura ben cuciti.
Mistero eccessivo assale la mia mente,
Essenza di stupore mi incanta lentamente.
Estate in città, il sole brilla spietato
Ma non nasconde, lo splendore di quel passato.
Odori di squisiti cibi, danzano nell' aria
Ti frustano la mente, è fame immaginaria
Deliziosi scontri di quei sapori
Trasmetto la storia dei più antichi valori.
Lontana dallo stivale, lontana nel pensiero, lontana col cuore che viaggiava altrove. Ero una
creatura troppo fragile per avere concrete aspettative, e che dopo 2 ore di volo, si è ritrovata
immersa in un mondo del tutto sconosciuto.
Subito catturata da questa terra che custodisce per tutti noccioli di sensazioni profonde .
Il sole spietato di quei giorni non impediva di assorbire i suoi capolavori con sguardo vergine e
stupito di chi non la conosceva ancora. Mi si dilatava l'anima tutte le volte che camminavo per le
sue graziose vie. Sono le vie di queste città che mi hanno fatto scoprire nuovi orizzonti , regalato
ogni giorno emozioni forti , incantato lo sguardo con antichi tesori e raccontato la ricchezza di un
passato straordinario per abbondanza di cultura.
La dolce lingua italiana , la lingua dei gradi poeti, l’espressione dei più raffinati pensieri,
tramandata e modellata nel tempo mi avvolge.
La raffinatezza e il flusso dei suoi vocaboli sono diventati gioielli della mia integrazione, sono
diventati una navigazione nel corso dei secoli , formando un patrimonio interiore che rappresenta
un forte orgoglio ed un caloroso entusiasmo. Curiosità per il suo sublime stile l’ho accolto dalle
prime letture, dai primi insegnamenti a scuola, vero e proprio laboratorio permanente, all'insegna
della qualità della vita , della passione e dell’impegno.
Non c’è parola che potrebbe rispecchiare la sua storia, non c’è unità di misura per esprimere
il suo valore, non c’è mente che ricordi tutti i suoi scenari, ma sicuramente ci sarà il cuore che
riesce a nutrirsi della sua sostanza, della sua vera saggezza.
I suoi paesaggi da sogno che precipitano nel suo mare azzurro , non sono altro che un angolo di
paradiso, regalato a noi, per curarlo, adorare le sue inconfondibili bellezze e consegnarlo nelle
mani,nel cuore dei nostri eredi con emozioni e memoria, meraviglia e stupore!!Tutto questo è
Italia!


  





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#66 XCXC

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Inviato 06 February 2012 - 02:00:26


Bellissima la nuova

Ferrari F2012

Ferrari_F1_2012_anteprima_600x302_578408.jpg








iphone.jpg iPhone stream






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#67 sergio3

sergio3

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Inviato 06 February 2012 - 04:13:27


Ehh, l'ho  vista in questi giorni:  ha l'aria di un "muletto" che non si deve rompere mai.
Vedremo se la meccanica sarà all'altezza per contrastare lo strapotere Red Bull-Renault e le capacità del buon Vettel, con lo Spagnolo e il Brasiliano. (Alonzo e Massa)



Io non mi sento italiano, voglio resistere e insorgere


#68 XCXC

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Inviato 27 February 2012 - 00:36:45


Luci italiane sulla notte degli Oscar

di Luca Orlando

oscar_candidati_258x258.jpg

Quando in sala test si spengono le luci il cliente rumeno esplode in   un «very good!». Quasi certamente comprerà. Dall'estero lo fanno in   tanti, spingendo i proiettori Clay Paky ai vertici mondiali nella   nicchia dell'illuminazione scenografica professionale. Il magazzino   dell'azienda di Seriate, alle porte di Bergamo, è una sintesi pratica di   globalizzazione.

  Vi sono casse dirette in India, accanto a box in metallo "da   concerto" con indirizzo messicano. E poi spedizioni per Tokyo,   Amsterdam, Berlino. Troviamo anche uno scatolone per Zelo Buon Persico,   ma è un'eccezione: il 97% dei ricavi, 56 milioni lo scorso anno, è   oltreconfine, dove l'azienda è ormai leader riconosciuta per i maggiori   eventi musicali o di intrattenimento. Domani sarà sua l'illuminazione   della notte degli Oscar di Los Angeles, tra qualche settimana le sue   luci animeranno il tour mondiale di Lady Gaga. Fondata nel 1976 da   Pasquale (Paky) Quadri, ex musicista e appassionato di ottica, l'azienda   parte come realtà artigianale, puntando sulle discoteche. Negli anni   allarga l'attività, introducendo proiettori professionali più potenti e   performanti. Il cuore dello sviluppo è nella tecnologia, con continue   innovazioni oggi protette da 60 brevetti. Uno degli ultimi depositati,   lo "Sharpy", ha dato un contributo cruciale alla crescita dello scorso   anno, con ricavi saliti del 54%. «Paul Mc Cartney ha chiesto   personalmente questo proiettore per il suo tour – racconta Quadri – e   devo dire che la più grande soddisfazione, dopo tutti questi anni, è il   riconoscimento che ci arriva dal mercato».

                             Fuori dalla presidenza incrociamo Angelo Cavenati, 63 anni, il padre   dello "Sharpy", proiettore premiato come best lighting product a   Broadway, capace di produrre fasci concentrati ad alta intensità   visibili anche in assenza dei fumi scenografici. Ha fatto l'idraulico,   l'elettricista, il riparatore di bici, il tecnico di centrali nucleari,   per approdare infine in azienda nel 1989. Ora dirige la sezione di   innovation technology – la ricerca "pura" – mentre altre sette persone   sono dedicate allo sviluppo prodotto. È la patria delle professioni   tecniche: qui regnano gli ingegneri, i periti, ogni pezzo è testato sei   ore prima di andare in magazzino per ridurre a zero i guasti in scena.   «Su questo vetro – ci spiega il direttore della produzione Valter Rossi –   quando stringiamo il fascio di luce si arriva a 800 gradi, servono   materiali top». «Il vero "dominus" del settore, racconta il direttore   vendite Pio Nahum – è il lighting designer, l'architetto delle luci,   colui che indica alla produzione quali proiettori comprare». Nella notte   degli Oscar saranno proprio quelli Clay Paky a illuminare le   premiazioni, così come è accaduto pochi giorni fa al Superbowl e come   accadrà in alcuni eventi olimpici a Londra. Il target è arrivare in   cinque anni a 100 milioni di ricavi con produzione integrale made in   Italy, facendo però un passo alla volta. «Dopo il +54% del 2011, anche   quest'anno volevo un budget brillante – spiega ridendo il fondatore – ma   qui mi han detto di lasciar perdere....».



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Inviato 28 February 2012 - 01:31:44



Anthony Bourdain




No Reservations


il nostro chef giramondo continua ad esplorare ogni angolo del pianeta alla ricerca dei più bizzarri, anomali ed imprevedibili personaggi e luoghi dell’arte della cucina internazionale.




Roma


Per la prima volta nella sua vita Anthony Bourdain è a Roma. In poco tempo imparerà ad apprezzare lo stile di vita italiano e soprattutto la straordinaria tradizione culinaria.
















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#70 XCXC

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Inviato 01 March 2012 - 17:10:24


nn sono mai stato un amante del design Ferrari... che insieme a BMW e Audi sono le peggiori. Infatti e' sufficiente rivederle alcuni anni dopo... per accorgersi del flop emotivo. Tutt'altro invece per Lamborghini, Porsche, Mercedes e Jaguar...

e questa nuova Ferrari F12 e' proprio bella perche' ricorda il profilio della bellissima Jaguar E-Type degli anni 60/70.

F12berlinetta

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Motore
Tipo V12, 65°
Cilindrata totale 6262 cm3
Potenza massima 740 CV a 8250 giri/min
Coppia massima 690 Nm a 6000 giri/min

Dimensioni e peso
Lunghezza 4618 mm
Larghezza 1942 mm
Altezza 1273 mm
Peso a secco* 1525 kg
Distribuzione dei pesi 46% ant, 54% post Rapporto peso/potenza 2,1 kg/CV

Prestazioni
Velocità massima oltre 340 km/h

0-100 km/h 3,1 secondi

Consumi ed Emissioni (ciclo combinato ECE + EUDC)
Consumo** 15l/100 km
Emissioni CO2** 350 gr/km











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Ambasciata di Roma
   Consolato di Milano  Consolato di Padova





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