Bosone di Higgs, 600 scienziati italiani dietro la scoperta. Il nostro Paese ha investito 480 milioni di euro
Daniela Bortoletto è italiana, è professore in USA, alla Purdue University, un posto prestigioso e fa parte anche del team che lavora a Ginevra all'esperimento CMS, uno dei due giganteschi macchinari, tonnellate e tonnellate di ferro, cavi, elettronica che ha scovato l'elusivo bosone di Higgs, con una precisione tipo una parte su un milione. Simpaticamente ci dice che è un "cervello americano in fuga in Europa", dato che lì una macchina come LHC hanno deciso, ancora anni fa, di non costruirla.
Ma la fisica italiana si distingue comunque non solo per la quantità dei ricercatori coinvolti, si parla a spanne di 600 persone, ma anche per la loor qualità sempre alta, in questi gruppi non si sta scaldare la sedia, e spesso altissima. Sergio Bertolucci è infatti il direttore scientifico di tutto il CERN, il più grande centro scientifico al mondo, e Fabiola Giannotti è a capo delle migliaia di fisici che lavorano all'esperimento ATLAS, gusto per fare due esempi ben importanti.
Ovviamente anche a Roma, dove si è svolta una conferenza stampa nella splendida sede dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, grande soddisfazione. Per tutti le parole del Presidente INFN Fernando Ferroni "I risultati presentati oggi dagli esperimenti ATLAS e CMS al CERN rappresentano un passo in avanti di straordinaria importanza per la conoscenza dell'Universo e dimostrano quanto la fisica delle alte energia sia entusiasmante, utile e necessaria allo sviluppo."
Ferroni ha giustamente messo anche in luce anche come "le tecnologie estreme impiegate negli esperimenti a LHC sono già state il punto di partenza per realizzare apparecchiature innovative quali ad esempio la Tomografia a Emissione di Positroni (PET) e i magneti ad alto campo della Risonanza Magnetica (RM), contribuendo quindi a costruire una società migliore, come fortemente indicato e voluto dalla Comunità Europea."
Importante, su LHC , la parte economica e industriale. L'Italia ha dato un contributo di circa 480 milioni di euro in 6 anni per la costruzione di LHC. I ritorni industriali sono stati sempre comparabili, e in un anno anche superiore, alla spesa. Un cinquantina di industrie del nostro Paese ha partecipato alla costruzione di LHC, concentrandosi soprattutto sugli esperimenti che oggi hanno dato questi spettacolari risultati e in parte sulla costruzione dell'anello da oltre 20 chilometri di diametro. Competere su questi livelli, d'altronde, ha portato la nostra industria a essere leader in vari campi della tecnologia per le apparecchiature della cosiddetta Big Science. Il Bosone fa bene alla crisi insomma.
Ho seguito con interesse l'avvenimento : straordinario--
Certo che va a sputtanare le teorie delle varie Religioni: che l'universo (e il mondo) è stato creato da Dio in 6 giorni e al settimo riposò.
Ma quante panzane rincoglioniscono gli elementi umani.
La religione, sopratutto quella Cattolica, è una bufala solenne, basata sulla menzogna e sulla ignoranza--
Così mi son giocato il mio posto in Paradiso.
Io non mi sento italiano, voglio resistere e insorgere
MasterChef, l’italiano che ha sfidato Gordon Ramsay
Friulano, manager di ristoranti a New York, Luca Manfè è stato l'unico italiano ammesso alla terza stagione del reality culinario. Dove ha affrontato i terribili chef-giudici con uno squisito fegato alla veneziana
MasterChef Usa, ovvero cinquantamila aspiranti chef pronti a sfidarsi per dimostrare le loro doti ai fornelli. Cento ce l’hanno fatta, tra loro un solo italiano. Luca Manfè, 31 anni, friulano ha “sfidato” il trio composto da Gordon Ramsay, Joe Bastianich e Graham Elliot, con un piatto di fegato alla veneziana. Luca, professione manager di sala, vive a New York da sette anni ed è sposato con un’americana; si è presentato in puntata con un elegantissimo completo nero, giacca e cravatta, e ha esordito con un italico “Buonasera signori, I look good, eh?”.
Facciamoci raccontare il dietro le quinte del talent show culinario più seguito d’America. Un po’ ardita la scelta del “calf’s liver Venetian style”… Sì, in effetti sono stato in dubbio fino all’ultimo se presentare un piatto così poco noto in America, ma poi mi sono deciso: il fegato alla veneziana è il piatto che più mi rappresenta, quello che mi ricorda la mia infanzia in cucina con mamma e nonna. Alla fine l’unico che l’ha apprezzato davvero è stato Bastianich, perché è di madre triestina e vive sei mesi all’anno in Italia. Anche per lui è un piatto che gli ricorda home. Gli altri due chef invece si sono limitati a giudicare la tecnica del piatto e, onestamente, il fegato era cotto medium, invece che al sangue, come qualche ristorante stellato lo serve. Detto questo, sono sicuro che qualsiasi persona che conosce la ricetta l’avrebbe apprezzata: è così che si fa nella maggior parte delle case italiane.
Quindi com’è andata a finire?
Alla fine è arrivato il sì di Bastianich e il no secco di Elliot. Chef Ramsay, invece, ha titubato parecchio prima di prendere la decisione, c’è stato un momento in cui sembrava dicesse di sì. Ha anche detto che è evidente che so cucinare e che ho una grande passione per il cibo, ma che tuttavia secondo lui il piatto non era all’altezza della competizione. Però, subito dopo il no, ha aggiunto un’altra cosa: mi ha chiesto di ritornare alla prossima edizione, il che non è mai successo prima.
Allora speriamo di rivederti presto. Che impressione hai avuto, invece, di MasterChef?
È stata una grande esperienza perché ho avuto la possibilità di incontrare persone provenienti da tutta l’America. Devo dire, però, che il livello della competizione è meno alto di quanto pensassi, anche se i 18 concorrenti scelti per la fase finale sono sicuramente all’altezza. Io sono nuovo al mondo della televisione: il dietro le quinte è stato incredibile, ad ogni puntata lavora una squadra enorme. Anche il casting è stato perfetto, ci hanno messo su un aereo, ci hanno fornito alloggio e rimborso spese. In generale la mia impressione è stata ottima. Ho avuto anche una sorpresa in studio a Los Angeles: mentre cucinavo hanno fatto entrare mia madre, facendola arrivare direttamente dal Friuli!
E dei conduttori cosa ci dici, sono così terribili?
Non ho avuto l’impressione che molti hanno di loro, cioè che siano bossy, arroganti o presuntosi. Tutti e tre sono stati colpiti dalla mia personalità, ho rotto il ghiaccio fin dall’inizio. Gordon si è divertito molto con le mie battute e Bastianich mi ha preso particolarmente a cuore, anche perché veniamo dalla stessa regione. E pure lo stesso Elliot, che sembrava quello che avesse apprezzato di meno il piatto, in diretta su Twitter ha scritto: Luca is a great guy. Credo che siano stati in dubbio sino all’ultimo se darmi la possibilità o meno di andare avanti: anche per questo mi hanno chiesto di tornare. Forse hanno pensato che non ero pronto quest’anno, ma il prossimo sì.
Che modestia… Non ti pare di essere un po’ troppo self confident?
Assolutamente no. Anzi, ero sicuro di essere pronto già quest’anno. Non avevo dubbi sull’essere preso: se avessi avuto un milione di dollari l’avrei scommesso (e l’avrei anche perso!).
Secondo te perché gli americani sono così ossessionati dai programmi di cucina?
Dire che l’americano medio non sa mangiare è un’affermazione antica. I programmi e i canali di cucina stanno aumentando a vista d’occhio e hanno tutti moltissimo successo, anche perché sono legati a grandi chef. Questo significa che chi li segue ha la possibilità di andare nei loro ristoranti e di vedere con i propri occhi. In generale, noto un grande interesse da parte degli americani nel migliorare la conoscenza del cibo, non solo della cucina italiana.
Tu sei un manager di sala nei ristoranti di lusso a New York. Com’è l’alta cucina italiana nella Grande Mela? New York è il centro del mondo per qualsiasi cosa, tecnologia, moda, finanza, ma anche cibo. Non credo che in nessun altro posto al mondo ci siano 27mila ristoranti. E, chiaramente, i migliori chef vogliono venire a cucinare qui. Ci sono moltissimi ristoranti italiani e quando ti siedi a tavola non hai l’impressione di essere dall’altra parte dell’Oceano. Se devo essere sincero, però, suggerirei ai miei connazionali in vacanza di provare cucine diverse, perché in Italia mangiano le stesse cose spendendo molto meno.
Ma quindi, alla fine, meglio un lavoro da Cracco in Italia o da Batali a New York?
Batali a New York, indubbiamente.
Ferrari regina delle strade d’Italia e Inghilterra
Secondo la prestigiosa rivista Auto Express, la 458 è “Performance car of the year” 2012
Che il buon Lapo precorresse i tempi lo sapevamo bene, ma che ora anticipasse anche i premi di settore… Sappiamo bene quale passione nutra, da anni, per la sua Ferrari 458 Berlinetta, versione-che-non-dà-nell’-occhio: camouflage. Oltremanica, invece, questo gioiellino dal motore ormai iconico Ferrari, il V8, ha ricevuto uno dei meriti più ambiti per chi ha fatto dell’eccellenza in fatto di stile e prestazioni il suo marchio di fabbrica.
Gli inglesi, ed in particolare la giuria della prestigiosa rivista Auto Express, hanno infatti eletto uno dei pezzi forte della scuderia quale “Performance car of the year”. Ed è il secondo anno consecutivo.
Dopo la menzione speciale al modello 570 CV, “Best Performance Engine” 2012, ciò che maggiormente ha acceso i sensi degli esperti d’Oltremanica è la Ferrari 458, una delle vetture più ricche di riconoscimenti nel proprio medagliere.
Il motore è naturalmente un V8. I competitors che non hanno avuto scampo, invece, sono stati tedeschi ed inglesi.
I suoi pregi? Prestazioni assolute, guidabilità ideale sia su strada che su pista, senza parlare dell’estetica: sufficientemente gradevole per definirla un esempio di stile, più che aerodinamica per farne un missile tecnologico.
Un piacere da guidare, ma perché no, anche solo da sentire. Suona molto italiano soprattutto se appare camouflage con Lapo Elkann a bordo.
Lamborghini Aventador Roadster, l'erede della mitica Miura
Ecco le prime immagini della nuova Aventador LP 700-4 Roadster,
la più straordinaria Lamborghini di serie di sempre oltre che il nuovo modello riferimento nell'ambito delle supersportive di lusso "plein air". Sull'onda del successo della versione coupé, introdotta sul mercato nell'estate dell'anno scorso e consegnata già in oltre 1300 unità, la Casa si Sant'Agata Bolognese di proprietà del Gruppo Audi propone ora la versione aperta dell'Aventador, una vettura unica per caratteristiche e prestazioni. La nuova Lamborghini Aventador LP 700-4 Roadster è, infatti, immediatamente riconoscibile dallo specifico profilo della parte superiore che, a partire dal tetto amovibile fino al cofano motore, si sviluppa secondo linee geometriche completamente nuove. Il design della Roadster è il risultato di un'accurata ricerca mirata a unire al meglio le esigenze prestazionali con uno stile raffinato, la fruibilità della vettura con un'esperienza di guida esaltante in tutti i sensi. Il tetto è composto di due elementi ed è costruito interamente in fibra di carbonio. Una soluzione che assicura la massima resa estetica e di rigidezza mantenendo un'estrema leggerezza. Infatti, ciascun elemento del tetto pesa meno di 6 kg. Le due parti sono amovibili e riposizionabili grazie a un semplice meccanismo a incastro e trovano comodamente alloggio nel bagagliaio anteriore. In pochi secondi la Aventador LP700-4 Roadster può essere apprezzata in tutta la sua esclusiva bellezza a cielo aperto. Il montante posteriore è stato ridisegnato per offrire un supporto adatto al tetto amovibile, oltre che per ospitare un sistema di protezione dei passeggeri automatico, ma anche per garantire un'adeguata ventilazione al vano motore. A prima vista il cofano motore della Roadster differisce da quello del coupé per una sorta di "spina dorsale" centrale su cui si innestano lateralmente due coppie di vetri esagonali, quasi fossero piastre di una corazza ipertecnologica. Chi, invece, opterà per la tranquillità all'interno dell'abitacolo può utilizzare il deflettore d'aria collocato sulla cornice del parabrezza che garantisce un buon confort acustico anche alle alte velocità. Il deflettore può essere sistemato comodamente nel vano baule se non utilizzato. L'Aventador Roadster dispone, inoltre, di vetri porta con i bordi smussati che assicurano sempre il corretto posizionamento delle guarnizioni del tetto e sottolineano l'affilato profilo laterale della vettura. La carrozzeria della nuova Lamborghini Aventador LP 700-4 Roadster è bicolore, con il montante parabrezza e l'area del finestrino posteriore fino alle "pinne" verniciati di nero lucido. L'effetto ottico è di una vettura completamente aperta, dalla linea filante, in un'armonia unica di sportività ed eleganza. La gamma colori della Roadster si arricchisce del nuovo colore metallizzato Azzurro, molto leggero, la cui tonalità varia con il variare dell'angolo di illuminazione. Questo colore, che richiama quello della Miura Roadster del 1968, evidenzia e rafforza le linee della vettura, dando loro forza e dinamismo. Anche gli interni si presentano con una nuova veste estetica e funzionale: un allestimento in pelle denominato color sabbia che evidenzia l'elegante fattura artigianale della selleria di Sant'Agata Bolognese e si abbina perfettamente con gli esterni colore azzurro. La nuova Aventador LP 700-4 Roadster è presentata infine anche con dei nuovi cerchi da 20"/21", aggressivi e arditi, in grado di ridurre di 10 kg il peso della vettura rispetto ad un set standard, grazie alla leggerezza dell'alluminio forgiato. La nuova Aventador LP 700-4 Roadster è inoltre accreditata di prestazioni da autentico primato: un'accelerazione da 0 a 100 kmh in soli 3 secondi netti e una velocità massima di ben 350 kmh. Questi numeri, uniti alla motorizzazione basata su un V12 aspirato da 6500 cc e 700 CV in posizione centrale, con un cambio a sette marce e sospensioni di tipo "push rod" che ne fanno una supersportiva assolutamente unica. Naturalmente anche il V12 della Roadster dispone del sistema di disattivazione cilindri quando il motore funziona a carico parziale e dell'innovativo e istantaneo sistema Stop & Start che utilizza il "supercap" per l'accumulo di energia elettrica e l'avviamento del motore. Un'assoluta innovazione fra le vetture supersportive. Se, dunque, la Lamborghini Aventador LP 700-4 è una vettura eccezionale per design, architettura basata su una monoscocca in fibra di carbonio e comportamento dinamico superiore grazie a soluzioni tecnologiche all'avanguardia, la Roadster si spinge ancora oltre, aggiungendo una dimensione di emozionalità, di straordinaria eccitazione che soltanto un cielo azzurro riempito dalla musica di dodici cilindri Lamborghini riescono a dare. La Lamborghini Aventador LP 700-4 Roadster è un sogno realizzabile sia pure per pochi e ordinabile presso tutti i concessionari Lamborghini nel mondo al prezzo, tasse escluse, di 300.000 euro. C.Ca.
Lamborghini Aventador Roadster, 700 cv a cielo aperto. Perfetta per Gotham City
MIAMI - Ci sono automobili che spostano le persone dal punto A a quello B. E lo possono fare più o mene bene, in modo efficiente o no, comodamente forse. Anche velocemente. Ci sono invece macchine diverse, create per essere dei sogni e rappresentare il massimo della capacità dell'uomo di progettare e disegnare sculture in movimento dalle prestazioni straordinarie. Un'auto così è la Lamborghini Aventador Roadster, cioè la versione aperta della coupé lanciata due anni fa.
La vettura mantiene il design da batmobile (non a caso è apparsa nell'ultimo film dell'eroe mascherato di Gotham City), ma l'eliminazione del tetto l'ha resa ancora più bella e affascinante.
L'abbiamo provata sulle strade della Florida e in pista nel circuito di Homestead. Lunedì prossimo sulla pagina dei motori del Sole 24 Ore troverete la prova integrale di questa vettura che porta numerose innovazioni anche nel suo possente V12 da 700 cavalli e di 690 Nm di coppia a 5.500 giri.
Il motore mantiene la medesima potenza della variante chiusa ma ora è meno assetato grazie al sistema Cds - ovvero Cylinder deactivation system – gestito da un sofisticato software che sino a 135 all'ora e in particolari condizioni di marcia disattiva tutti i 6 cilindri di una bancata (operazione che alterna da una all'altra per mantenere in temperatura i catalizzatori) e alla presenza dello Start/Stop.
Stratosferiche le performance dinamiche anche a cielo aperto, con il concerto del dodici cilindri che entra prepotentemente nell'abitacolo ma sa anche essere discreto quando occorre. E spinge come se fosse un caccia a reazione.
Il tetto, in carbonio, al pari della struttura dell'auto, è diviso in due parti per essere rimosso facilmente.
Gli ingegneri Lamborghini sono riusciti a non pregiudicare il rapporto peso/potenza e grazie a irrobustimenti mirati nella vasca del telaio in fibra (tunnel centrale e bracardi) la rigidità torsionale è rimasta a livelli elevatissimi: 22.000 Newton per grado aperta e 24 mila con il tetto rimosso.
La vettura ha una doppia anima, può essere condotta a passeggio sulla Ocean Drive di Miami ma se la si porta in pista il V12 da 6.5 litri rigorosamente aspirato tira scatena 700 cavalli e una mostruosa scarica di adrenalina. Il comportamento è sicuro, prevedibile, sincero, grazie anche alla trazione integrale gestita elettronicamente.
Le prestazioni sono assolute e tre numeri le descrivono bene: 350 km/h di velocità massima, un'accelerazione da 0 a 100 di tre secondi e da 0 a 300 (si 300!) in 25 secondi. Il prezzo? 363 mila euro, ma i sogni e le opere d'arte, si sa, costano.