Dal Nobel al mercato: il grafene parla italiano
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Per alcuni è il "materiale dei miracoli". Ha delle proprietà che lo rendono potenzialmente utilissimo in una lunga serie di processi industriali e nella fabbricazione di un gran numero di prodotti finiti. E una startup italiana ha finalmente trovato un sistema per realizzarlo a costi competitivi. Stiamo parlando del grafene, il materiale "bidimensionale" sintetizzato per la prima volta nel 2004 da Andre Geim e Konstantin Novoselov dell'Università di Manchester. La loro ricerca gli fruttò, nel 2010, il premio Nobel per la Fisica.
Una delle proprietà del grafene è la sua elevatissima resistenza meccanica - circa 50 volte quella dell'acciaio - tanto che con soli 0,77 milligrammi di grafene si potrebbe costruire un'amaca in grado di sostenere un gatto di quattro chili. Ma non solo: tra le altre proprietà del grafene, c'è una altissima conducibilità termica, una bassa densità e un'elasticità sei volte superiore a quella dell'acciaio.
A Lomazzo, in provincia di Como, una startup nata nel febbraio del 2005, chiamata Directa Plus, utilizza un processo innovativo per produrre grafene. Questo processo, chiamato G+, utilizza come "materia prima base" la comune grafite (la sostanza delle mine delle matite) e consente di ottenere, a dei costi notevolmente più bassi di quanto era permesso fino ad oggi, particelle di carbonio con spessore molecolare, utilizzabili il materiale in diverse applicazioni: dai pneumatici per auto e bici al trattamento delle acque, alle batterie agli ioni di litio per le auto ibride ed elettriche.
Come racconta al Sole 24 Ore Giulio Cesareo, presidente e amministratore delegato di Directa Plus, «le nanotecnologie rappresentano oggi l'equivalente di quello che è stato il silicio negli anni Sessanta». E, sottolinea Cesareo, «nel nostro business model tutto è disegnato intorno all'innovazione. E riteniamo che l'innovazione arrivi dalle persone e non dalle organizzazioni».
Una delle prove pratiche della teoria esposta da Cesareo è proprio nella composizione del team di lavoro di Directa Plus. Presidente del Comitato scientifico della società è Robert Angelo Mercuri, titolare di 360 brevetti, doppio passaporto statunitense e italiano, definito dallo stesso Cesareo «un genio assoluto, in grado di rendere semplici le cose complicate»; sua è l'idea alla base del processo G+.
Ma non è solo il know-how tecnologico a rendere così particolare questa piccola società. Nel laboratorio situato nel parco scientifico tecnologico Como Next, dove è installata la macchina che utilizza il processo G+, che verrà ufficialmente inaugurata questo novembre, si lavora con un approccio particolare, con quello "spirito del garage" che ricorda le società della Silicon Valley.
Eppure, proprio la scelta di impiantare un laboratorio e un centro di produzione in Italia, e in specifico a Lomazzo, per una società così all'avanguardia, come ci spiega ancora Cesareo, non è casuale.
«L'Italia è un Paese pieno di giovani clamorosamente in gamba e noi ne abbiamo qui un esempio» spiega indicando Laura Polloni che, iscritta al primo anno di dottorato in Scienze Chimiche presso l'Università degli studi dell'Insubria, con una borsa di studio finanziata da Directa Plus, sta collaborando appunto allo sviluppo del processo G+. Proprio Laura interviene spiegando un altro possibile utilizzo di questo materiale: «Il G+ può venire usato nella purificazione dell'acqua - racconta -. È stato infatti riscontrato che tale materiale è in grado di eliminare dalle acque il cromo esavalente e l'arsenico».
«In totale, in Directa Plus siamo circa in 33: 27 in Europa, sei negli Stati Uniti - conclude Cesareo -. La tecnica di produzione G+ è vincente, in quanto scalabile e con dei costi di produzione molto più bassi rispetto ai metodi da laboratorio utilizzati altrove. L'obiettivo è iniziare a fatturare per la fine del 2011, e reggerci sulle nostre gambe entro la fine del 2012».