Toh, stavolta il Ticino ci vuole uniti con Varese e la Valtellina
22 agosto 2011
VARESE - Varese, Lugano e Valtellina unite?
(Foto by varesepress/scaringi)

VARESE Un po' ratti (per dirla con l'Udc) e un po' utili (sfoderando i dati d'incasso snocciolati dal settimanale il Caffè). Un po' impacciati e un po' seducenti, un po' ricchi e un po' squattrinati. Fatto sta che varesini e varesotti, siano essi frontalieri oppure no, finiscono spesso e volentieri al centro delle cronache e del dibattito in Canton Ticino.
L'ultimo spunto in ordine di tempo lo offrono Giordano Macchi e Roberto Badaracco, consiglieri comunali di Lugano per il Partito liberal radicale (che elegge un consigliere di Stato), che avanzano la seguente ipotesi: commissionare alla facoltà di economia dell'università della Svizzera italiana uno studio «per valutare i pro e i contro di un'unione tra Cantone, Valtellina e provincia di Varese».
A fare da sponda all'idea dei due politici luganesi è naturalmente la manovra salva-Stato varata dal Governo e, in particolare, l'accorpamento dei mini comuni in un'ottica di riduzione delle spese. Lo riferisce Ticinonline e le dichiarazioni delle ultime ore confermano che oltre confine ci guardano con attenzione: dacché l'operazione governativa è diventata di pubblico dominio, infatti, sindaci e consiglieri comunali varesini hanno scatenato il putiferio. E, prima dalla Valtellina e poi a scendere fino alla terra varesina, l'idea di rilanciare una sorta di "comunità alternativa" ha ricominciato a solleticare la politica locale.
Dalla "zona franca" alla regione Insubrica, insomma, il terreno è fertile: «Queste dinamiche - sottolineano i consiglieri Plr - mostrano che stiamo veramente attraversando dei momenti difficili sul piano economico internazionale e che tutti si interrogano sulle strategie migliori per superare le difficoltà. È sicuramente un modo corretto porsi di fronte ai problemi in modo aperto e creativo, senza preconcetti o solo chinandosi sul passato».
Di qui la richiesta di valutare i benefici per Lugano di un'eventuale "annessione" delle economie forti di Varese e della Valtellina: «Lo studio in questo momento è più un elemento di provocazione che una possibilità concreta perché lo Stato italiano è purtroppo molto centralizzato e non ha mai davvero aperto a un'autonomia reale dei territori» commenta l'assessore leghista di Palazzo Estense, Fabio Binelli.
«Tuttavia - prosegue - la proposta dei due consiglieri risponde a una logica nuova che si sta diffondendo in Europa, quella secondo cui non sempre i confini nazionali corrispondono a confini realmente sensati». Varese ma non solo: «Zone come la Valtellina o la provincia di Verbania hanno già reti di connessione molto strette con la Svizzera, che vanno dalla condivisione infrastrutturale alla contiguità di interessi e questo vale anche per le province di Varese e di Como».
Tanto è vero che «questi elementi sono alla base delle cosiddette euregio, tra cui la Regio Insubrica, che pure ha mal funzionato». Il vento cambia e il confine alternativo non è più solo quello della Padania: «Sono ragionamenti utili, anche perché fanno capire ormai che, per molti cittadini, questo Stato è superato in quanto non riesce più a fornire risposte concrete. L'Italia è superata e non solo l'Italia».
Reggono, per ora, Germania e Francia ma il resto dell'Europa vacilla. «Al contrario, la Svizzera è un bel modello, autonomia dei territori nell'identità nazionale». Conclusione: parliamone. E meglio ancora se, nel discuterne, ci si basa su uno studio più che sulle speranze.