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Sud Caucaso, tutti i rischi di una «deriva balcanica»


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Questa discussione ha avuto 242 risposte

#11 Rick

Rick

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Inviato 08 August 2008 - 18:15:43


Vogliamo ricordare che la Georgia Ha 3 repubbliche separatiste al suo interno ?!?!?

La terza è la Repubblica Autonoma Aggiara

Immagine inviata


http://it.wikipedia.org/wiki/Ajaria


Ricordiamo anche che le autorità dell’Abkazia
avevano promesso che nel caso in cui i Georgiani avessero attaccato l’Ossezia del Sud
si sarebbe mossi attaccando la Georgia .



Immagine inviata


#12 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
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Inviato 08 August 2008 - 18:19:06


Georgia bombarda Ossezia del Sud

Battaglia contro i ribelli filorussi: Tbilisi attacca Tskhinvali, poi rispondono i russi
Mosca interviene con esercito e jet. La 58ma armata entra nella capitale sudosseta

truppe.jpg

I separatisti: "Le vittime sono 1400"

La Russia: "Uccisi 10 nostri soldati". Saakashvili: "Siamo attaccati, intervengano gli Usa".


Il Pentagono chiede alle parti di cessare il fuoco e invia un mediatore nella regione.

Georgia bombarda Ossezia del Sud I separatisti: "Le vittime sono 1400".

Le truppe russe mentre si muvono verso Tskhinvali, capitale sudosseta.

MOSCA - E' altissima la tensione fra Georgia e Russia, con l'escalation della crisi che coinvolge la repubblica secessionista dell'Ossezia del Sud filo-russa. Secondo i separatisti sarebbero 1400 le vittime. Alcuni jet di Mosca hanno bombardato la base aerea di Vaziani a 25 chilometri dalla capitale georgiana, causando la morte di tre militari georgiani secondo Tbilisi. Nel pomeriggio le forze del 58ma armata russa hanno iniziato a occupare la capitale sudosseta Tskhinvali e hanno distrutto le postazioni georgiane intorno alla città. Gli Stati Uniti, il cui intervento è stato invocato dal presidente georgiano Saakashvili, hanno chiesto di cessare immediatamente il fuoco. Washington, che sostiene l'integrità territoriale della Georgia, sta per inviare un mediatore nella regione.

L'escalation di violenza. Dopo una feroce battaglia ieri tra truppe di terra georgiane e milizie separatiste, la Georgia ha lanciato questa mattina bombardamenti aerei contro la provincia autonoma ribelle osseta. Caccia-bombardieri georgiani hanno colpito in due ondate successive postazioni dei ribelli sud-ossetini nei dintorni del villaggio di Tkverneti. Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha ordinato la mobilitazione generale, prima di proclamare un cessate il fuoco di tre ore per consentire l'apertura di un corridoio umanitario che permetta l'evacuazione dei civili e dei feriti, come era stato chiesto dalla Croce Rossa.

L'intervento russo.
La reazione di Mosca non si è fatta attendere. La reazione di Mosca non si è fatta attendere: una colonna di blindati russi è entrata in Ossezia del Sud e ha raggiunto nel pomeriggio la capitale Tskhinvali. Il presidente russo Dmitry Medvedev si è impegnato a "proteggere la vita e la dignità" dei cittadini russi in Ossezia del Sud e ha avvertito che i responsabili delle morti dei suoi connazionali "riceveranno la meritata punizione". Gli fa eco il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che accusa Tbilisi di fare pulizia etnica nei villaggi dell'Ossezia del Sud. Sarebbero ormai più di mille le vittime secondo Teimuraz Kasaev, ministro della repubblica separatista georgiana. Tbilisi dice di aver abbattuto almeno cinque aerei russi, tra cui quelli che avevano bombardato i villaggi georgiani di Kareli e Gori, poco a sud della repubblica separatista. Mosca nega però di aver perso velivoli. Ma afferma che oltre dieci soldati russi delle forte di interposizione sono stati uccisi.

La Georgia chiede aiuto agli Usa. Tbilisi accusa Mosca di aver attaccato il suo territorio: secondo il portavoce del ministero dell'Interno della Georgia, due jet hanno sganciato altrettante bombe su un commissariato di polizia a Kareli, mentre il terzo ha fatto lo stesso a Gori, dove le truppe regolari della Georgia si erano radunate per sferrare poi l'offensiva di terra contro i ribelli sud-ossetini, che godono dell'appoggio di Mosca. "E' come se la Russia ci avesse dichiarato guerra", ha commentato con questa azione la Russia "ci ha dichiarato guerra", ha commentato un portavoce dei servizi di sicurezza. In un'intervista alla Cnn il presidente georgiano Saakashvili ha chiesto l'aiuto diretto degli Stati Uniti: "Non è più solo una questione georgiana. Si tratta dell'America e dei suoi valori. Noi siamo una nazione amante della libertà che ora si trova sotto attacco". E il Pentagono ha fatto sapere di stare seguendo la situazione con grande attenzione.

La comunità internazionale.
E' attesa per questa sera, alle 21 ora italiana, una nuova riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza, dopo quella di ieri, in cui non si era riusciti ad arrivare ad una dichiarazione congiunta sul cessate il fuoco. Da Ue, Osce e Nato sono giunti forti appelli per sospendere gli attacchi e avviare colloqui diretti. Ma Mosca ha inviato una nota ai Paesi Nato chiedendo che non si dia più sostegno al presidente georgiano, che ha scatenato "un'aperta aggressione accompagnata da una guerra massiccia e propagandistica". La Farnesina, in collaborazione con l'ambasciata italiana a Tbilisi, ha avviato i contatti con i connazionali presenti in Ossezia, 120.

Gli Usa inviano un mediatore. Gli Stati Uniti sostengono l'integrità territoriale della Georgia, lo ha confermato Bush da Pechino, e chiedono alle parti di cessare immediatamente. Il presidente amerciano e Putin, entrambi a margine della cerimonia di apertura dei giochi olimpici, hanno avuto un colloquio in cui il tema principale è stata la crisi nel Caucaso. Il portavoce del dipertimento di Stato Gonzalo Gallego ha riferito che Condoleeza Rice ha preso contatti telefonici con le due parti e ha aggiunto che gli Usa stanno per inviare un mediatore nella regione per raggiungere una tregua.

(8 agosto 2008)


#13 Rick

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Inviato 08 August 2008 - 18:36:09


300 питерских осетин выезжают в Цхинвал
http://www.life.ru/video/4949

Грузины обещают вернуться в Цхинвал
http://www.life.ru/video/4946

Беженцы с ликованием встретили весть об освобождении Цхинвала
http://www.life.ru/video/4943

Московские осетины вылетели в зону конфликта
http://www.life.ru/video/4937

Война в Осетии. Хроника событий
http://www.life.ru/video/4932

Грузины гонят на войну сотни студентов. Матери резервистов против мобилизации
http://www.life.ru/video/4926

Тренер российских борцов: "Грузия должна прекратить огонь на время Олимпиады!"
http://www.life.ru/video/4921

Во время обстрела Цхинвала погибли 10 миротворцев. Среди них командир разведгруппы
http://www.life.ru/video/4919


Начался штурм Цхинвала
http://www.life.ru/video/4918

Архиепископ Аланский подаст на Грузию в Гаагский трибунал
http://www.life.ru/video/4916


Immagine inviata


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#14 Guest_Azzurro_*

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Inviato 08 August 2008 - 18:42:59


AGIARIA


Repubblica di Agiaria, Batum, Ajaria, Bat'umi, 1919-1920.


1.gif


Bandiera nazionale della repubblica borghese costituitasi nella regione intorno a Batum, dall'inizio del 1919 al luglio del 1920. Proporzioni 5/8. Gli alberi dell'emblema sarebbero palme dum (Hyphaene thebaica) caratterizzate dal tronco ramificato.



Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Agiaria,

Acharis Avtonomiuri Socialisturi Sabchota Respublika, 1937-1951


2.gif


La RASS di Agiaria non ebbe una bandiera distintiva fino al 25 ottobre 1937, allorché ne fu stabilata una, ottenuta, secondo la regola generale, aggiungendo il nome della repubblica autonoma sulla bandiera della RSS "madre", in questo caso la Georgia. Pertanto sul consueto drappo rosso appiono i nomi abbreviati della Georgia (Sakhart'velos SSR) e dell'Agiaria (Acharis ASSR), in lingua e caratteri georgiani. Scarsamente impiegata, la bandiera cadde in disuso e dal 1951 si usò solo la nuova bandiera della Georgia.



Repubblica Autonoma di Agiaria, Ajaris Avtonomi'i Respublica, 2000-2004


3.gif


Bandiera nazionale e di stato della repubblica autonoma in seno alla Georgia, approvata il 26 giugno 2000, sostituita nel 2004. Proporzioni 5/9. Il fondo azzurro ricorda il mar nero e le sette stelle a sette punte simboleggiano le altrettante divisioni amministrative (due città e cinque distretti) della repubblica autonoma. Talora è riportata con 12 stelle in tre file di 3, 5 e 4, confondendola con l'insegna del partito dell'Unione per la Rifondazione Democratica.



Repubblica Autonoma di Agiaria, Ajaris Avtonomi'i Respublica, dal 2004.


4.gif


Bandiera nazionale e di stato ratificata dal Consiglio Supremo (vale a dire il Parlamento) della repubblica autonoma il 20 luglio 2004. Le sette strisce starebbero per le suddivisioni amministrative, l'azzurro simboleggia il mare, il bianco la purezza. Nel cantone la nuova bandiera della Georgia


#15 Guest_Azzurro_*

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Inviato 08 August 2008 - 19:03:09


Scontri in Ossezia del Sud


Osetia_del_sud_mappa.png

08.08.2008  Da Tbilisi

Violenti scontri a fuoco a Tskhinvali e nei villaggi vicini. Dialogo bloccato tra Tbilisi e autorità separatiste, mentre aumenta il numero degli sfollati in Ossezia del Nord
Ritorna la violenza nel conflitto tra la Georgia e la regione secessionista dell’Ossezia del Sud. Durante lo scorso fine settimana ci sono stati intensi scontri a fuoco tra le due parti, che hanno coinvolto Tskhinvali e diversi villaggi attorno alla de facto capitale. I combattimenti sono durati diverse ore e si sono svolti in più riprese nella serata di venerdì e nella notte di sabato. Dieci persone sono morte e circa trenta sono rimaste ferite sotto il fuoco dei mortai, in una delle più intense sparatorie degli ultimi anni in Ossezia del Sud. Dopo alcuni giorni di interruzione, mentre scriviamo gli scontri sono ripresi tornando a colpire Tskhinvali e i paesi periferici.

Le autorità della regione secessionista hanno affermato che finora dieci osseti sono morti e ventuno sono rimasti feriti sotto il fuoco dei cecchini e delle sparatorie, mentre sarebbero sette i feriti da parte georgiana.


Entrambe le parti si accusano a vicenda di aver aperto il fuoco. Le autorità separatiste hanno dichiarato che “il 2 agosto postazioni illegali di polizia georgiana hanno attaccato le postazioni ossete uccidendo tre osseti e poi hanno iniziato a bombardare Tskhinvali, uccidendo altre tre persone e ferendone diverse altre”.

Dall’altra parte Mamuka Kurashvili, capo delle Forze di Peacekeeping georgiane, ha raccontato che le sue truppe “sono state costrette ad aprire il fuoco dopo che i sud-osseti hanno attaccato checkpoint e villaggi georgiani”.

Tskhinvali ha denunciato, inoltre, che le forze georgiane avrebbero usato veicoli armati e armi pesanti nel combattimento. Denuncia che Kurashvili ha negato, dichiarando invece che peacekeeper russi sarebbero stati coinvolti negli attacchi. Subito l’accusa è stata fermamente negata da Mosca.

Già nel corso della giornata di sabato Temur Iakobashvili, ministro georgiano per la Reintegrazione, si è recato nella zona di conflitto dove ha incontrato Marat Kulakhmetov, comandante russo delle Joint Peacekeeping Forces (JPKF), per indagare sulla dinamica dei fatti. Le JPKF in Ossezia del Sud sono composte da battaglioni di forze armate provenienti dalla Federazione Russa, dalla Repubblica russa dell’Ossezia del Nord e dalla Georgia.

Gli scontri iniziati venerdì sono tra i più severi verificatisi nel corso degli ultimi anni nella regione, che fin dal 1991 rivendica l’indipendenza dalla Georgia. L’ultimo grave incidente si era avuto nell’agosto del 2004, quando gli scontri tra le forze georgiane e le milizie sud-ossete avevano portato alla morte di diciassette georgiani e di una dozzina di osseti, nonché decine di feriti da entrambe le parti.

La riapertura di scontri a fuoco ha riacceso la preoccupazione di un’escalation del conflitto e della definitiva rottura dei negoziati di pace. Domenica 3 agosto il ministero degli Affari Esteri russo ha rilasciato un comunicato nel quale si afferma che “la minaccia di azioni militari su larga scala tra Georgia e Ossezia del Sud sta diventando sempre più reale”. Secondo il ministero russo “nella serata del 2 agosto e nella notte del 3 agosto la Georgia ha condotto aperte manovre militari vicino a Tskhinvali e ha spedito forze e armamenti militari nella zona di conflitto”.

Temur Iakobashvili ha commentato il comunicato russo dichiarando che “sono state intraprese azioni per creare l’illusione di conflitto armato su larga scala, come se la guerra fosse imminente” con lo scopo di “deragliare il processo di pace nel quale la comunità internazionale sta accrescendo il suo coinvolgimento”. Il ministro per la Reintegrazione ha continuato affermando che “la cosa più deplorevole in questa situazione è che il ministero degli Esteri russo sta orchestrando e facilitando queste azioni” con lo scopo di diffondere panico tra la popolazione.

Il giorno successivo agli scontri, le autorità della regione secessionista hanno annunciato un piano di evacuazione per donne e bambini da Tskhinvali e dai villagi osseti verso la Repubblica dell’Ossezia del Nord, che coinvolgerebbe circa 5.000 persone. Da sabato autobus con a bordo bambini e adulti, in particolare donne e anziani, hanno lasciato l’Ossezia del Sud. Le stime indicano che finora circa 1.100 persone sono state evacuate nella Repubblica russa. Oltre la metà degli sfollati ha trovato ospitalità da parenti e amici mentre l’altra metà è stata sistemata in edifici pubblici.


Task.gif

capitale Tskhinvali

Nel 1991 Repubblica indipendente de-facto dalla Georgia. Non riconosciuta a livello internazionale.

Violenti scontri animarono la fine del 1991. Circa 1.000 persone persero la vita e tra i 60.000 e i 100.000 profughi lasciarono la regione, rifugiandosi lungo il confine con l'Ossezia del Nord e nel resto della Georgia.

Nel 1992 fu istituita una forza di peacekeeping costituita da osseti, russi e georgiani. Il 6 novembre1992 l'OSCE organizzò una missione in Georgia per monitorare le operazioni di peacekeeping.


Un incontro tra Temur Iakobashvili, ministro georgiano per la Reintegrazione, e Boris Chochiev, de facto vice Primo ministro dell’Ossezia Sud, era stato programmato per la mattinata di giovedì 7 agosto a Tskhinvali. I due rappresentanti avrebbero dovuto incontrarsi per cercare di risolvere la situazione che dallo scorso venerdì tende ad aggravarsi, ma il rappresentante osseto ha declinato l’invito dicendosi disponibile ad avere colloqui con la controparte georgiana solo nell’ambito della Joint Control Commission.

Il ministro georgiano aveva anticipato di voler parlare con Chochiev della demilitarizzazione della zona di conflitto, dello stabilimento di un controllo congiunto georgiano-russo sui confini della regione con la Russia e dell’aumento degli osservatori OSCE nella zona di conflitto. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche Yuri Popov, negoziatore per la parte russa sull’Ossezia del Sud all’interno della JCC, in qualità di solo osservatore. Iakobashvili aveva chiarito, infatti, che l’incontro con Chochiev sarebbe stato “un incontro bilaterale alla presenza della parte russa” e non all’interno della Joint Control Commission.

Il dialogo tra Ossezia del Sud e Georgia è in stallo da mesi perchè le parti non trovano accordo sulla forma che le negoziazioni dovrebbero seguire. La Joint Control Commission (JCC) è l’organo negoziatore ufficiale per il processo di pace in Ossezia del Sud composto da rappresentanti di Georgia, Ossezia del Sud, Russia e Ossezia del Nord.

Tbilisi, però, si è dichiarata contraria in più occasioni a continuare i negoziati di pace nell’ambito della Joint Control Commission e chiede incontri bilaterali con l’Ossezia del Sud. Di opposta opinione, invece, sono le autorità de facto di Tskhinvali che declinano gli inviti di Tbilisi per discussioni bilaterali e dichiarano di essere pronte a riaprire il dialogo con le autorità georgiane solo sotto l’egida della Joint Control Commission.

Recentemente, Iakobashvili ha proposto un nuovo organo di negoziazione che vedrebbe l’Ossezia del Nord rimpiazzata con l’amministrazione temporanea dell’Ossezia del Sud riconosciuta come legittima da Tbilisi, e l’inclusione di OSCE e Unione Europea. Tale proposta è stata fermamente rifiutata da Tskhinvali e Mosca, che insistono per riprendere i dialoghi attraverso l’ esistente meccanismo della JCC. I negoziati, quindi, sono bloccati.

Mentre i bombardamenti d’artiglieria continuano a Tskhinvali e nei villaggi che la circondano, aumentando la possibilità del coinvolgimento di altre aree e dell’escalation del conflitto nell’intera regione, Tbilisi e Tskhinvali non intendono riaprire il dialogo.


#16 vidra

vidra

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Inviato 08 August 2008 - 20:52:05


Cavolo , prima Berslan   con bambini morti e adesso di nuovo  morti e sangue  poveri ossetini.   :(



IPB Image

"Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero" (Vladimir Ilich Uljanov - detto Lenin)

#17 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
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Inviato 09 August 2008 - 23:00:30


GEORGIA IN GUERRA, BUSH: LA RUSSIA SI FERMI

Il ministro degli esteri della Georgia Eka Tkeshelashvili ha denunciato stasera quella che ha definito una "invasione russa" e ha detto che il suo paese "ha bisogno di aiuti urgenti". Abbiamo necessità di aiuti urgenti, dobbiamo fermare l'invasione russa e fermare le violenze", ha detto la signora Tkeshelashvili in una conferenza stampa telefonica. La Georgia, ha aggiunto, è il bersaglio di "intensi bombardamenti" su tutto il suo territori, contro obiettivi "tattici, economici e umani".


USA: SPROPORZIONATA LA RISPOSTA RUSSA

La Russia ha lanciato una "risposta sproporzionata" in Georgia, ricorrendo a bombardieri strategici e missili balistici che colpiscono civili: lo afferma un alto funzionario del Dipartimento di Stato, che ha ribadito l'esortazione americana a un "immediato cessate il fuoco"

La fonte dell'amministrazione Bush, che ha parlato con i giornalisti a Washington chiedendo l'anonimato, ha spiegato che i russi stanno utilizzando "bombardieri capaci di trasportare fino a 25 tonnellate di bombe", prendendo di mira civili, e per gli Stati Uniti "é difficile capire quali sia lo scopo". All'offerta di cessate il fuoco georgiana, "la Russia ha risposto aumentando gli attacchi, prendendo di mira civili", ha detto la fonte. Il Dipartimento di Stato ha ribadito che occorre una mediazione internazionale che porti all'impiego nell'area di "una qualche sorta di polizia internazionale" per garantire la sicurezza, dopo un cessate il fuoco.


GEORGIA IN GUERRA, ABKHAZIA APRE NUOVO FRONTE


di Beatrice Ottaviano

MOSCA - Convulse dichiarazioni e smentite confondono la situazione sul terreno in Ossezia del sud e in Georgia, dove il parlamento ha votato lo stato di guerra chiesto dal presidente Mikhail Saakashvili mentre rischia di incendiarsi anche la polveriera Abkhazia e alcune città georgiane sono sotto i bombardamenti russi. In serata Saakashvili ha detto di avere inviato un appello al collega Dmitri Medvedev per un cessate il fuoco e l'apertura di negoziati, ma i portavoce russi affermano di non aver ricevuto alcun messaggio del genere. Il premier russo Vladimir Putin, rientrato anticipatamente in patria da Pechino, ha intimato a Tbilisi di "mettere fine all'aggressione" contro l'Ossezia del sud. Putin ha parlato di 'genocidio', di  un atto "criminale innanzitutto nei confronti del popolo georgiano" perpetrato da una dirigenza incline ad "avventure sanguinarie".

La situazione a Tskhinvali, raggiunta da reparti dei paracadutisti russi e dagli 'spetsnats', le teste di cuoio delle forze armate di Mosca, rimane estremamente fluida: nonostante le dichiarazioni sudossete di una riconquista totale della città, nuovi attacchi sono in corso da parte di truppe georgiane tutt'altro che sconfitte. Lo dimostra una lettera aperta di una cinquantina di giornalisti che supplicano la comunità internazionale di far aprire un corridoio umanitario per evacuare la zona, dove sono in corso pesanti combattimenti e fuochi di artiglieria. In città sarebbero rimasti solo 5.000 abitanti, molti dei quali feriti, ma non è possibile procedere all'evacuazione a causa dell'intensità del fuoco.

Mancano i viveri, l'acqua potabile e i medicinali. In una telefonata con il presidente americano George W. Bush, il leader del Cremlino Dmitri Medvedev ha parlato di "migliaia di morti" nell'attacco georgiano contro "l'inerme popolazione civile" e ha dichiarato che "l'unico modo per fermare la tragica crisi è il ritiro totale delle formazioni armate di Tbilisi dalla zona del conflitto" in Ossezia del sud. In precedenza il ministro degli esteri Serghei Lavrov aveva annunciato 1.500 vittime nella sola Tskhinvali, e l'ambasciatore russo in Georgia Viaceslav Kovalenko (le parti non hanno rotto i rapporti diplomatici) ha citato la cifra di 2.000 morti. Da parte georgiana, si parla di almeno 20 morti (ma secondo altre fonti sono 60) nei bombardamenti contro la città di Gori, luogo natale di Josif Stalin, dove la popolazione si è data a una disordinata fuga. Due aerei russi, ha ammesso Mosca, sono stati abbattuti: si tratta di cacciabombardieri Su-25 e Tu-22, e un pilota è rimasto ucciso stando a Tbilisi mentre un altro è stato catturato.

La Georgia sostiene comunque di avere colpito dieci aerei e distrutto 30 carri armati russi. Il parlamento votato lo stato di guerra da oggi per due settimane, e il segretario del consiglio nazionale d sicurezza Aleksandr 'Khakha' Lomaia ha detto di non escludere una richiesta di aiuti militari a paesi occidentali.


BUSH ALZA LA VOCE, LA RUSSIA SI FERMI


WASHINGTON - George W.Bush interrompe una giornata che a Pechino doveva essere dedicata solo allo sport, e di fronte alle telecamere prova ad alzare la voce sulla crisi in Georgia. La situazione preoccupa "profondamente" il presidente americano, che mette in guardia sui rischi di una "pericolosa escalation" e punta l'indice sulla Russia, esortandola a fermare i bombardamenti. Per Bush si profila una crisi di fine mandato nella quale cercare di mostrare quella linea di 'realismo' che caratterizza la diplomazia della sua amministrazione negli ultimi tempi. Pur sottolineando che la Georgia, solido alleato degli Usa, è "una nazione sovrana la cui integrità territoriale deve essere rispettata", il presidente americano si offre come mediatore tra le parti: un ruolo che ha ribadito tra l'altro in colloqui telefonici con il presidente russo Dmitri Medvedev e con il georgiano Mikhail Saakhasvili. Ma da Medvedev, Bush si è sentito rispondere che il primo passo tocca a Tbilisi, responsabile di "migliaia di morti". Le iniziative diplomatiche di Bush, che sconvolgono i ritmi del suo viaggio cinese, si affiancano a quelle che a Washington porta avanti il segretario di Stato Condoleezza Rice, in continuo contatto con gli alleati europei. Gli Usa tentano anche di spingere per un accordo all'Onu sul cessate il fuoco che sembra assai difficile. Il Consiglio di sicurezza si è riconvocato nella giornata di sabato, per il terzo giorno consecutivo, e il presidente di turno, il belga Jan Grauls, ha cercato di trovare formule per evitare le fumate nere delle due riunioni d'emergenza precedenti. Venerdì si era respirata aria pesante nel Palazzo di Vetro, con Georgia e Russia impegnate a scambiarsi accuse di "pulizia etnica" che non hanno lasciato spazi per mediazioni. Bush, nei suoi colloqui e in una dichiarazione pubblica, ha sottolineato che l'estendersi del conflitto ad altre zone della Georgia, oltre all'Ossezia del Sud, "segna un'escalation pericolosa della crisi", che mette in pericolo "la pace nella regione". Si tratta di una situazione "che può essere risolta pacificamente", ha aggiunto, ma solo a condizione che i russi si fermino e si torni "allo status quo del 6 agosto". "Gli Stati Uniti - ha aggiunto Bush - sono al lavoro con i nostri alleati europei per lanciare una mediazione internazionale, e con le parti perché riprendano il dialogo. La Russia deve sostenere questi sforzi, così che la pace possa venir ristabilita al più presto possibile". La crisi georgiana è diventata, negli Usa, anche un test di politica estera per i candidati alla successione di Bush, e il democratico Barack Obama si è rivelato più in linea con la posizione di mediazione di Bush, di quanto non abbia fatto l'avversario repubblicano, John McCain. Il caso della Georgia viene osservato con attenzione negli Usa per verificare le modalità dei candidati di rispondere a una crisi. Il presidente georgiano Saakhasvili ha tra l'altro reso noto di essersi consultato in queste ore con entrambi, oltre che con Bush. "Georgia e Russia devono mostrare la capacità di frenare, per evitare un'escalation" ha detto Obama, che come la Casa Bianca, ha sottolineato che l'integrità territoriale della Georgia va rispettata, ma ha auspicato una mediazione internazionale per ottenere il cessate il fuoco. Più aggressiva nei confronti di Mosca, invece, la reazione di McCain, che ha esortato la Russia a "cessare immediatamente e senza condizioni le proprie operazioni militari e ritirarsi". Per il candidato repubblicano, Unione Europea e Osce, insieme agli Stati Uniti, devono "far pressione sulla Russia perché inverta la rotta pericolosa che ha scelto".


GRANDE PREOCCUPAZIONE PAPA E S.SEDE


Il Papa segue "con preoccupazione" la nuova crisi caucasica e spera che la "ragionevolezza" prevalga sull'uso delle armi. Lo ha dichiarato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, confermando, in un'intervista alla Radio Vaticana, che Benedetto XVI parlerà domani della guerra tra Russia e Georgia per l'Ossezia del Sud. "Normalmente in occasione dell'Angelus il Papa fa dei riferimenti agli avvenimenti principali anche del mondo. E', quindi, un'ipotesi legittima", ha detto. "Siamo tutti colpiti - ha commentato - da queste vicende". "Purtroppo il Caucaso - ha osservato - è una di quelle regioni del mondo in cui ci sono tante tensioni che, magari rivengono alla luce dopo un certo numero di anni di relativa calma. Questo é un momento molto preoccupante. Speriamo proprio che la ragionevolezza, la volontà di pace e di trattativa possano prevalere rispetto all'uso delle armi, che non sono mai la via migliore per costruire la pace".


#18 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
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Inviato 09 August 2008 - 23:14:27


Stato di guerra in Georgia

09.08.2008 Giorgio Comai

Soldati georgiani vicino ad un edificio bombardato a Gori (Reuters) 1.jpg

Bombardamenti russi a Gori e Poti. Saakashvili dichiara lo stato di guerra. Finora le vittime della crisi sarebbero 1.400, oltre 30.000 i profughi. Crisi umanitaria a Tskhinvali.

A partire dalla notte tra giovedì 7 e venerdì 8 agosto, il conflitto tra forze armate georgiane e indipendentisti in Ossezia del Sud si è intensificato assumendo la forma di una vera e propria guerra, soprattutto nella città e nelle periferie di Tskhinvali, capitale della regione. Dagli accordi di pace del 1992, il conflitto in Ossezia del Sud non aveva mai raggiunto l'intensità che si sta registrando in queste ore.

Le informazioni riguardo il proseguimento delle azioni militari sono contrastanti. Sia nella giornata di venerdì che nella giornata di sabato entrambe le parti hanno ripetutamente dichiarato di avere il completo controllo di Tskhinvali.


2.jpg

Durante la giornata di sabato, la maggior parte degli scontri si è concentrata nell'area definita come "zona del conflitto" negli accordi di pace del 1992, un'area dal diametro di 30 km attorno alla capitale dell'Ossezia del Sud, e una fascia attorno al confine meridionale della regione. Le forze russe hanno dichiarato di avere intenzione di allontanare le truppe georgiane da tutta l'area di competenza delle forze di pace e dall'area di Tskhinvali in particolare, inclusi i paesi abitati prevalentemente da georgiani che non erano sotto il controllo del governo separatista.

L'offensiva georgiana, effettuata con l'impiego di carri armati, blindati e forze aeree sia nell'area urbana che nel centro cittadino di Tskhinvali, come anche nei paesi circostanti, ha causato vittime tra i civili e imponenti danni ad edifici ed abitazioni nella città, inclusi l'ospedale e la sede della locale università. Il ministero degli Esteri russo Lavrov e il presidente Medvedev hanno subito denunciato l'attacco come un atto di aggressione verso l'Ossezia del Sud, contrario agli accordi di pace stipulati in sede internazionale; in particolare, il presidente Medvedev ha dichiarato che la Russia avrebbe reagito all'uccisione di soldati russi appartenenti alle forze di pace presenti sul territorio e all'aggressione a cittadini russi in Ossezia del Sud (attualmente gran parte degli abitanti della regione è in possesso di passaporto russo, ottenuto grazie a specifiche campagne organizzate pochi anni fa dalle autorità locali e russe).


I colpevoli riceveranno la punizione che meritano.


3.jpg

Al fine di "costringere i georgiani alla pace", secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri russo, forze regolari dell'esercito sono state prontamente inviate nella regione in supporto del contingente di pace russo presente sul territorio e delle forze armate sotto il comando del presidente dell'Ossezia meridionale Kokoity. Già nel pomeriggio di venerdì parte delle forze della 58esima brigata dell'esercito russo, di stanza nel Caucaso settentrionale, ha raggiunto l'area del conflitto, precedute da forze speciali aviotrasportate. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che tra venerdì e sabato sono stati effettuati oltre cento voli militari per portare truppe e materiali nella zona del conflitto, in particolare forze speciali appartenenti alla 76esima divisione paracadutisti di Pskov e alla 98esima divisione paracadutisti di Ivanovo.

Al momento non è ancora chiaro quali sviluppi possano prendere gli scontri. Le speranze delle prime ore che il numero delle vittime rimanesse contenuto, e che azioni di guerra non avessero luogo fuori dall'area del conflitto, sono state disattese.

Sebbene fonti georgiane dichiarino inverosimili i dati forniti dalle autorità ossetine e russe (alle ore 16.00 di sabato 9 agosto l'ambasciatore russo in Georgia ha parlato di "almeno duemila vittime civili nella città di Tskhinvali"), si cominciano a delineare i tratti di quella che sta prendendo la forma di una vera e propria crisi umanitaria. I media russi parlano di Tskhinvali come di una città rasa al suolo dai bombardamenti georgiani e dagli scontri; prosegue l'evacuazione di civili da Tskhinvali, soprattutto verso l'Ossezia del Nord e le altre repubbliche del Caucaso settentrionale, dove nel frattempo vengono preparate strutture di accoglienza aggiuntive. Secondo fonti governative russe, a partire dal 2 di agosto circa 20.000 persone sono state aiutate da queste strutture.

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Anche il pericolo che azioni militari abbiano luogo in zone distanti dal conflitto si è concretizzato. In particolare, aerei russi hanno bombardato la città georgiana di Gori, circa 25 km a sud della zona del conflitto. Gli attacchi erano mirati alle basi militari presenti nella città dove apparentemente si stavano preparando e raccogliendo truppe georgiane per rinforzare il fronte, ma è stata colpita anche un'area residenziale; le autorità georgiane parlano di almeno 60 vittime. Nonostante esplicite immagini provenienti dalla città, le forze russe negano di aver bombardato centri abitati georgiani.

Fonti georgiane hanno denunciato bombardamenti russi anche su diverse basi e aeroporti militari, incluso l'aeroporto militare di Vaziani (poco distante da Tbilisi) e un aeroporto vicino alla città di Kutaisi. Secondo la televisione pubblica georgiana inoltre, i bombardamenti sul porto di Poti, sul mar Nero, avrebbero causato feriti e vittime.

Autorità georgiane dichiarano inoltre che sono stati abbattuti dieci aerei e colpiti almeno 50 carri armati russi in azioni di battaglia nei dintorni di Tskhinvali. La Russia ha riconosciuto l'abbattimento di due propri aerei; le televisioni georgiane hanno successivamente trasmesso le immagini del pilota di un aereo attualmente ricoverato in un ospedale di Tbilisi.

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È inoltre preoccupante l'aprirsi di un nuovo fronte di scontri nell'altra regione separatista georgiana, l'Abkhazia. Secondo il de-facto ministero degli Esteri abkhazo, infatti, le forze aeree della repubblica avrebbero attaccato reparti dell'esercito georgiano nella gola del Kodori. Già prima degli scontri degli ultimi giorni, la leadership abkhaza aveva dichiarato che in caso di attacco georgiano all'Ossezia del Sud, l'Abkhazia non sarebbe rimasta in disparte.

In queste ore, infine, gruppi di volontari provenienti da diverse regioni russe si starebbero organizzando per andare a combattere al fianco delle unità ossetine e russe. Nelle scorse settimane, diverse organizzazioni attive nel Caucaso settentrionale avevano infatti affermato che propri volontari avrebbero potuto partecipare ad un eventuale conflitto in Ossezia del Sud, tra cui le associazioni militari dei Cosacchi del Don. Secondo i media russi, gruppi di volontari (provenienti in particolare dall'Ossezia del Nord, ma si stanno raccogliendo volontari anche in Daghestan e in Kabardino-Balkaria) si sarebbero già raggruppati a Java, un centro abitato pochi chilometri a nord dell'area del conflitto. La partecipazione di volontari ad azioni di battaglia complicherebbe ulteriormente la situazione.

Scontri a fuoco e di artiglieria continuano intanto senza sosta nei dintorni di Tskhinvali e nel centro della città. Il presidente georgiano Saakashvili ha dichiarato lo stato di guerra, richiamando le truppe georgiane dall'Iraq e chiedendo l'aiuto della comunità internazionale.


#19 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
  • Ospite

Inviato 10 August 2008 - 00:10:43


La regione georgiana Abkhazia

Per comprendere appieno la situazione di oggi è utile ripercorrere velocemente le tappe fondamentali della storia recente della regione abkhaza.

Storica regione della Georgia, è situata nel Nord Ovest del paese, confinante con la Federazione Russa , dalla quale è separata dalla catena del Grande Caucaso (confine naturale di più di 5000 metri di altezza). Il capoluogo dell'Abkhazia è Sokhumi.

L'annessione alla Russia
Una breve indipendenza
Di nuovo la libertà
La guerra civile
La pulizia etnica
Il cessate il fuoco
L'artiglio della Russia
Le proposte di pace
Giù la maschera
Le rispettive posizioni


L'annessione alla Russia.

L'annessione manu militari del Regno di Georgia da parte dell'Impero Russo degli Zar, iniziata nel 1801 e protrattasi per buona parte del diciannovesimo secolo, si è conclusa nel 1864.
L'ultima regione georgiana a cadere, dopo un eroica resistenza, fu proprio l'Abkhazia.


Una breve indipendenza.


Con il crollo dell'Impero Russo avvenuto nel 1917 e la ritrovata indipendenza della nazione georgiana nel 1918 , la regione dell'Abkhazia ritorna a fare parte del territorio riconosciuto sul piano internazionale della Georgia libera e democratica. La libertà riconquistata è di breve durata : nel 1921 l'Armata Rossa invade la Georgia che, a seguito di una breve e sanguinosa guerra, perde nuovamente la sua indipendenza e viene incorporata nell'Unione Sovietica.

Anche con l'avvento dei bolscevichi e l'inserimento della Repubblica Socialista Sovietica di Georgia nell'URSS, la regione abkhaza fa parte integrante del territorio georgiano, pur dotata di particolare forma di autonomia amministrativa.


Di nuovo la libertà.

In seguito alla caduta del Muro di Berlino ed al distacco dei paesi satelliti dall'URSS, il 9 aprile 1991 la Georgia si proclama nuovamente indipendente , provocando l'ira della Russia che soffre la perdita di influenza su tutte le repubbliche a questo punto "ex -sovietiche".


La guerra civile.

Come consequenza di questi fatti cominciano presto nella regione abkhaza dei movimenti contrari al governo centrale georgiano da parte di una minoranza etnica della regione abkhaza.

Nel luglio 1992 la fazione secessionista installa la “capitale” provvisoria nella città di Gudauta, guarda caso sede di un importante base militare russa.

Si scatena una guerra civile che spinge le Nazioni Unite ad intervenire diplomaticamente. Dopo un anno, nell'agosto 1993, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite costituisce l'UNOMIG (United Nations Observation Mission in Georgia).


La pulizia etnica.

Purtroppo la guerra civile riprende con ancor più violenza e culmina con il massacro di Sokhumi nel settembre 1993 durante il quale perdono la vita più di 15.000 persone e con la pulizia etnica perpetrata ai danni di circa 280.000 civili cacciati dalle loro case e terre ed obbligati a cercare rifugio in altre regioni della Georgia.
La partecipazione di forze militari russe in appoggio ai separatisti è stata confermata dalla missione UNOMIG.

I fatti di pulizia etnica furono riconosciuti tali e condannati dai vertici dell'OSCE di Budapest (1994), Lisbona (1996) e Istanbul (1999).
In seguito a tale pulizia etnica, nella regione rimasero solamente gli “Abkhazi” che, da minoranza che erano, diventano ovviamente maggioranza.


Il cessate il fuoco.


Nel maggio 1994, dopo difficili negoziazioni condotte dall'Inviato Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite , a Mosca viene firmato un Accordo sul cessato - il - fuoco e viene deciso di inviare 1300 soldati di pace della CSI (Comunità dei Stati Indipendenti) prevalentemente russi, con il monitoraggio dell'UNOMIG , nella zona tra la regione abkhaza e il resto del paese.
Contemporaneamente, la regione si dichiara unilateralmente indipendente, con Vladislav Arzimba quale cosiddetto “presidente”. Nessun Stato la riconosce.

Segue un periodo di status quo, rotto talvolta da riprese delle ostilità.
Nel febbraio 2002, il Rappresentante delle Nazioni Unite prepara la bozza di un documento riguardante la “Distribuzione delle competenze tra Tbilisi e Sokhumi”, conosciuto come “documento Boden”, approvato dal Gruppo degli Amici sulla Georgia del Segretario Generale delle N.U. (Francia, Germania, Russia, Gran Bretagna e USA). La regione secessionista dell'Abkhazia rifiuta di ricevere il documento perché esso ribadisce la sovranità della Georgia e la sua integrità territoriale.


L'artiglio della Russia.

Nel frattempo (2002), la Russia sviluppa dei rapporti ancora più stretti con la regione abkhaza, iniziando il ripristino della linea ferroviaria da Sochi a Sokhumi. Inoltre comincia ad attribuire (fatto molto grave anche perché denota l'esistenza di una strategia abile e subdola, come si vedrà più avanti) la cittadinanza russa agli abitanti della regione abkhaza, violando in modo palese la sovranità georgiana . Immaginiamo, per fare un qualche paragone, che l'Austria inizi a attribuire la cittadinanza austriaca a 90% della popolazione del Veneto o che la Francia faccia lo stesso con il Piemonte….

Nell'ottobre 2004, in seguita all'ammalarsi di Arzimba, avviene un cambio di leadership a Sokhumi e hanno luogo delle cosiddette “elezioni presidenziali”. Il governo russo insieme ad Arzimba appoggia apertamente uno dei candidati, Raul Khadzhimba, con un passato di membro del KGB.
Le elezioni però non vengono vinte da Khadzhimba, ma da un altro candidato, Sergei Bagapsh.
Vi è una crisi politica molto forte durante la quale la Russia esercita con tutto il suo peso delle pressioni che portano ad una nuova “elezione” nel gennaio 2005 con il compromesso che viene eletto Bagapsh come “presidente” e Khadzhimba “vice-presidente”.


La Russia continua la sua politica di sostegno esplicito alla regione secessionista:

addirittura Putin, nell'aprile 2005, incontra a Sochi Bagapsh e Kokoiti, il cosiddetto “presidente” dell'altra regione secessionista Ossezia del Sud/Regione di Tskhinvali. Malgrado gli sforzi instancabili della diplomazia internazionale e la presenza sul terreno dell'UNOMIG e dell'OSCE la situazione nella regione dell'Abkhazia si deteriora man mano, arenandosi sul rifiuto abkhazo ad un dialogo che non sia basato sull'indipendenza della regione.


Le proposte di pace.

Le proposte fatte dal presidente della Georgia Saakashvili il 28 marzo e 12 aprile 2008, che contemplavano l'attribuzione alla regione abkhaza di uno statuto di “autonomia illimitata” entro le frontiere georgiane , con la garanzia della comunità internazionale, compresa la Federazione Russa, sono stato respinte categoricamente dalle autorità de facto , anche perché da marzo c'è stato una escalation nelle relazioni della Russia nei confronti della regione secessionista :

•  Il 6 marzo la Federazione Russa decide di dissociarsi dalla Decisione espressa dalla CSI nel gennaio 1996 di proibire gli aiuti militari ai separatisti nonché i rapporti economici e commerciali.

•  Il 21 marzo la Duma adotta una risoluzione che chiede al Governo russo di considerare “la convenienza di riconoscere l'indipendenza” dell'Abkhazia (e della regione di Tskhinvali/South Ossetia) in Georgia. Inoltre chiede al Cremino di intensificare gli sforzi per proteggere i cittadini russi nella regione dell'Abkhazia.



Giù la maschera.


Ecco dove mirava la strategia iniziata 6 anni orsono. Ricordiamo che dal 2002 la Russia ha distribuito cittadinanza russa ai residenti nella regione dell'Abkhazia, in violazione della sovranità georgiana, creando così dei cittadini russi da proteggere.

•  Il 16 aprile – qualche giorno dopo le proposte del Presidente Saakashvili sull' ”autonomia illimitata” dell'Abkhazia - il Presidente Putin firma un decreto che stabilisce la possibilità per la Russia di, tra l'altro, cooperare nei campi economico, commerciale, sociale, scientifico, culturale, di riconoscere enti legali registrati in Abkhazia (e Ossezia del Sud/Regione di Tskhinvali), di permettere alle Rappresentanze locali del Ministero degli Affari Esteri Russo nel distretto di Krasnodar di svolgere se necessario funzioni consolari per i residenti dell'Abkhazia.

Questo decreto rappresenta il compimento della svolta che la Federazione Russa preparava : è la prima volta che uno Stato prevede il riconoscimento di atti legali e documenti emessi dalle regioni separatiste, ciò mina in modo inequivocabile la sovranità della Georgia.

La regione secessionista abkhaza ha reagito con grande soddisfazione vedendo in questo l'inizio di un riconoscimento.
La comunità internazionale, per prime l'Unione Europea, la NATO e gli USA, ha immediatamente condannato tali misure, chiedendo di ritirarle.


Le rispettive posizioni.

Il decreto di Putin, oltre ad essere una violazione della sovranità della Georgia, ha provocato un ulteriore blocco del processo di pace con gravi ripercussioni sulla sorte delle centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati.
Quale motivazione può avere adesso la regione secessionista di studiare e dialogare sul piano di pace proposto da Tbilisi nel quale si contempla la più vasta autonomia possibile?

•  Il 20 aprile un drone (aereo disarmato privo di pilota) georgiano viene abbattuto in territorio georgiano, specificatamente nella regione dell'Abkhazia, da un MIG-29”Fulcrum” o SU-27 “Flanker” russo.

Sul video si vede bene come il jet si avvicina al drone e lo distrugge con un missile. Ci si chiede: come mai si trova in territorio georgiano un jet di combattimento russo?

Alla pubblicazione del video, una delle risposte più comuni è stata: è manipolato.

Un mese dopo, però, il 26 maggio, vi è la risposta degli esperti della commissione UNOMIG : il video è vero, ed è vero il fatto dell'abbattimento da parte del jet russo.

•  Il 31 maggio unità militari russe delle Ferrovie e del Genio, senza alcun rapporto con le forze di pace, sono entrate in territorio georgiano, specificatamente in Abkhazia, senza previo accordo con il governo della Georgia.

La Georgia chiede il ritiro immediato delle suddette unità militari.

Il 4 giugno Benita Ferrero Waldner, Rappresentante dell'Unione Europea per le Relazioni Esterne, di fronte alla Duma a Mosca, ha detto:
“ L'Unione Europea è preoccupata che le recenti azioni della Russia in Georgia possano compromettere la stabilità dei confini meridionali della Russia. L'U.E. continua a chiedere il totale rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale della Georgia”.

Le reiterate mosse destabilizzanti per la realizzazione del processo di pace prese nei mesi scorsi dalla dirigenza russa non cambiano la volontà che ha la Georgia di regolare i conflitti solamente e unicamente attraverso la diplomazia e attraverso il dialogo.

La Georgia chiede il dialogo diretto con i secessionisti abkhazi, desidera la pace e buone relazioni con i suoi vicini, vuole collaborare con la Federazione Russa.


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Inviato 10 August 2008 - 06:30:44


http://www.corriere.....4f02aabc.shtml


La partita internazionale

Dalle armi agli affari,
i giochi dietro la rivolta

Cosacchi, americani, israeliani: gli interessi stranieri in Ossezia e gli schieramenti


Georgiani e osseti non combattono da soli. La Georgia, per preparare i suoi 32 mila uomini, ha cercato aiuto dall'Occidente all'Ucraina optando per una svolta filo-Nato e intervenendo in Iraq. Washington non poteva dimenticare che Tbilisi ha inviato 2 mila militari a Bagdad: una partecipazione che potrebbe risentire della crisi. La Georgia ha ordinato il rientro della metà del contingente «per fronteggiare l'aggressione russa».
L'annuncio è un modo per esercitare pressioni sugli Stati Uniti peraltro già coinvolti nella regione. Alla fine di luglio 600 soldati georgiani e 1000 marines hanno partecipato alle esercitazioni congiunte Immediate Response. Un test per integrare l'addestramento offerto dagli istruttori Usa. Ai georgiani — dicono gli analisti — «mancano sergenti e capitani», una lacuna che il Pentagono vuole colmare. Con un ritorno economico. Unendo cooperazione e affari, gli americani possono piazzare i loro prodotti. E così, gradualmente, il famoso Kalashnikov sarà rimpiazzato dagli M16 statunitensi, le rustiche jeep saranno sostituite dalle gigantesche Humvees. Un mercato discreto dove si sono inseriti anche gli israeliani. Alcune società di Gerusalemme hanno fornito a Tbilisi materiale per la guerra elettronica, consiglieri e supporto tecnico. In aprile i russi hanno abbattuto un paio di velivoli senza pilota georgiani: erano di produzione israeliana. Un contratto per la fornitura di tank e blindati sarebbe stato invece congelato dopo le proteste del Cremlino. Mezzi necessari per rimpiazzare i vecchi carri armati T-55 (circa 200) e T 72 (160), non tutti operativi. Uno schieramento completato da poche dozzine di mezzi corazzati (44), 109 pezzi d'artiglieria, 8 aerei da combattimento ed una trentina di elicotteri.

Nel 2006 i georgiani hanno acquistato diverse centinaia di fucili di precisione — negli Usa e in Ucraina — impiegati in una letale «guerra di cecchini». Sul fronte opposto i separatisti osseti sono poco più di una milizia (6-8 mila elementi) con pochi carri T55. Ma alle loro spalle c'è Mosca che ha lanciato sul terreno le sue colonne corazzate e ha una schiacciante superiorità aerea. Molte unità ribelli sarebbero guidate da ufficiali «volontari» russi e centinaia di altri starebbero per arrivare. Nel Caucaso nel Nord è infatti scattata la mobilitazione dei cosacchi: diversi bus carichi di uomini sono partiti per la regione separatista. In allerta anche la vicina Abkhazia, avversaria di Tbilisi, che dispone di 60 tank, moderni missili anti-carro, 116 blindati, 80 pezzi d'artiglieria e 10 mila soldati. Per gli esperti di strategia, Mosca tenterà di mantenere aperto un corridoio per salvare la «capitale» separatista Tskhinvali. I georgiani, invece, punteranno a schiacciare i ribelli prima che i russi mobilitino forze sufficienti.
Guido Olimpio
09 agosto 2008



Io non mi sento italiano, voglio resistere e insorgere





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