Inviato 27 November 2006 - 16:36:44
Lasciando perdere ...ma proprio perdere Rick nel dimenticatoio...
Pubblico una recente analisi dell'Istituto di Milano che frequento... realizzato da una mia conoscente, che commenta l'attuale situazione in Transnistria.
Credo la migliore recente analisi, apolitica, coincisa e analitica.
Tamara Guzenkova, diplomatica russa, ha dichiarato in una recente intervista che parlare di “conflitto congelato” riferendosi a quello transnistriano è decisamente fuori luogo: in esso sono all’opera un gran numero di questioni bollenti e sempre mutevoli e di diversi attori, non ultima proprio la Russia. Leggere il conflitto transnistriano senza la fondamentale chiave russa restituirebbe un quadro esageratamente semplificato della questione, e ben lontano da qualunque ipotesi di realismo.
La recente escalation della crisi
Non serve risalire molto indietro nel tempo per ottenere un elenco di episodi eloquenti, che dimostrano quanto le relazioni tra i due stati siano deteriorate. Questo fin dalla scorsa primavera, quando la Moldova ha risposto all’embargo imposto dalla Russia sulle sue esportazioni di vino con un blocco dei flussi commerciali in entrata e in uscita dalla Transnistria, salvo previa registrazione presso le autorità moldave. Da allora, Mosca ha sospeso due dei tre treni che la collegavano a Chisinau e che da qualche mese seguivano un ben più lungo percorso alternativo per accerchiare la repubblica separatista e il blocco ad essa imposto. Essi saranno sostituiti da un nuovo treno che collegherà direttamente Tiraspol, capitale della Transnistria, a Mosca, riducendo il tempo di percorrenza da 40 a 20 ore. L’autorità russa delle ferrovie non ha difficoltà ad ammettere che si tratti di una mossa squisitamente politica. A Chisinau non resta che attaccare vagoni aggiuntivi al treno 341, l’unico rimasto ad compiere quella tratta, e chiedere il sostegno della comunità internazionale.
La misura arriva a seguito delle insistenti richieste di Mosca di ripristinare il normale traffico alla frontiera moldo-trasnistriana con la firma di un Protocollo di Transito. E’ lo stesso Presidente della Transnistria Igor Smirnov che afferma l’impossibilità di un qualunque altro compromesso. Al momento non pare tuttavia esserci alcuna volontà da parte di Chisinau di accettare le condizioni richieste. Nessuno dei due paesi vuole cedere alla pressione economica dell’avversario, tanto più arduo per Chisinau poiché dietro Tiraspol si cela l'operato del Cremlino. Restano, infatti, senza alcun seguito i tentativi di Chisinau di riaprire le trattative per le esportazioni di vino sul mercato russo, mentre altrettanta preoccupazione suscita il mancato rinnovo dell’attuale contratto per l’importazione di gas dalla Federazione Russa, in scadenza a fine anno.
Le aspirazioni moldave verso l'UE e la rabbia del Cremlino
La Transnistria non è di per sé il vero oggetto del contendere. Causa e conseguenza dell’interferenza di Mosca e dei tesissimi rapporti con essa è l’attuale politica estera della Moldova, tutta volta ad occidente. Ora più che mai, con la Romania pronta ad entrare nella UE e le recenti esternazioni del Presidente romeno Traian Basescu, che vorrebbe vedere la Moldova tra i candidati al prossimo turno di allargamento europeo insieme ai Balcani. Unico tra i paesi CSI ad essere membro del Patto di Stabilità e dalla scorsa estate membro del Processo di Cooperazione per il Sud-Est Europa, già legato all’UE da un Piano d’Azione da implementare nel 2008, la Moldova punta ora esplicitamente all’integrazione europea. Primi passi sarebbero, nel corso del 2007, l’introduzione di un regime preferenziale di scambi con la UE, alla pari del resto della regione, e l’avanzamento dei negoziati con la Commissione Europea per liberalizzare le procedure di concessione del visto di ingresso ai cittadini moldavi.
Se, negli ultimi mesi, le aspirazioni moldave stanno ottenendo un discreto ascolto, parte del merito va a ciò che sta avvenendo in Georgia e alle molte analogie tra le due situazioni, al punto che l’UE, generalmente molto cauta, si è sentita costretta ad una presa di posizione. Il Parlamento Europeo ha da poco adottato due risoluzioni, una per la Transnistria e una per l’Ossezia del Sud, denunciando in entrambi i casi l’uso del referendum (il 17 Settembre in Transnistria, il 12 Novembre in Ossezia) come tentativo unilaterale di dichiarazione d'indipendenza. La Russia è invece invitata a rispettare gli impegni del 1999 (Istanbul) e del 2002 (Oporto) a ritirare le proprie truppe dai due territori. Queste, secondo una recente dichiarazione del Ministro della Difesa ucraino, potrebbero essere sostituite da metà 2007 con truppe GUAM, nella sua nuova veste di Organizzazione per la Democrazia e lo Sviluppo Economico.
Proprio in ambito GUAM molto di recente Moldova e Georgia si sono avvicinate, contando sul proprio reciproco interesse a rafforzare le relazioni bilaterali, specie nel settore economico e commerciale. Entrambi i paesi hanno un assoluto bisogno di attrarre investimenti e diversificare i mercati di sbocco delle proprie esportazioni, per ridurre la dipendenza dalla Russia. Insieme alla Georgia, la Moldova detiene anche un’altra carta: la possibilità, come membro del WTO, di porre il proprio veto all’ingresso di un nuovo membro –la Russia, appunto- nell’organizzazione. Mossa ancora più astuta è però quella di avallarne l’ammissione, ma dietro precise condizioni: la Moldova darà il proprio consenso all'ingresso della Russia tra i membri del WTO solo dopo che alcune importanti questioni bilaterali saranno risolte. Tra queste, il vino, il gas, e la questione transnistriana.
Le elezioni in Transnistria e la non-alternanza di governo
Le prossime elezioni presidenziali in Transnistria del 10 Dicembre prossimo potrebbero essere un’importante occasione per modificare il peso delle forze in gioco. Poco però cambierà, se è vero che Igor Smirnov, attuale Presidente, é già dato come sicuro vincitore. Proprio Smirnov qualche settimana fa si é pesantemente espresso in favore della piena integrazione del suo paese nella Federazione Russa, da un punto di vista tanto economico quanto politico. Un Protocollo d’Intesa “russo-transnistriano” esiste già, firmato a Mosca nel maggio scorso dallo stesso Smirnov e dal vice Primo Ministro russo Alexander Zhukov; esso spazia dal settore economico a quello commerciale e dei trasporti, fino alla sanità, l’educazione e le politiche sociali e ha già portato ad un notevole approfondimento della cooperazione tra i due stati. Pare che la collaborazione si estenda però anche alla sfera più strettamente politica: Yury Zoubakov, vice Segretario di Stato russo, è stato costretto qualche settimana fa a smentire una propria visita a Tiraspol con lo scopo di negoziare i nominativi dei candidati alla carica di Presidente della repubblica separatista.
I candidati al momento sono 3, e tali dovrebbero ormai restare dal momento che la data limite per la presentazione delle candidature è scaduta. Dopo che l’unico vero potenziale rivale, Yevgeny Shevchuk, è stato escluso dalla gioco, Smirnov rimane l'unico con delle chance reali. Il Comitato Elettorale Centrale di Tiraspol gli ha rivolto un encomio per essersi dimostrato “il più disciplinato” nella competizione elettorale, nonché il solo ad aver già fornito la lista con le firme dei propri sostenitori. Un quarto candidato, Andrey Safonov, caporedattore dell’unico quotidiano locale d'opposizione, è stato escluso perché solo 7.288 delle firme da lui raccolte, poste al vaglio del Comitato Elettorale, sono risultate valide; il numero minimo, pari al 2% dell’elettorato, è infatti di 7.897. Safonov ha già annunciato la sua intenzione di fare ricorso a tutti i tribunali che sarà necessario interpellare. Senza di lui, restano in lizza accanto a Smirnov solo Peter Tomaily, membro del Soviet Supremo di Tiraspol (il Parlamento) e Nadezhda Bondarenko, caporedattore del quotidiano comunista Pravda Pridnestrovya.
Per Smirnov si tratterebbe della quarta vittoria consecutiva e dell’ennesimo mandato presidenziale: da quando la Transnistria ha dichiarato la propria indipendenza, non c’è stato altro leader alla sua testa. La sua figura è particolarmente gradita non solo all’entourage di politici e burocrati saliti al potere con lui nel 1991, ma anche allo stesso Cremlino. Smirnov è un alleato fedele contro Chisinau e, soprattutto, difende gli interessi economici dell'elite economica russa in Transnistria. E' anche per questo che un gruppo di deputati della Duma russa, membri della compagine governativa, si recherà in missione per il monitoraggio delle elezioni del 10 Dicembre, come già avvenuto in occasione del referendum del 17 Settembre scorso. Come allora, anche questa volta non ci saranno invece osservatori internazionali, nemmeno quelli dell'OSCE che tanto da vicino seguono la questione, in quanto il loro ruolo di osservatori può essere legittimamente impiegato solo in Stati dotati del riconoscimento della comunità internazionale.
Le elezioni del prossimo dicembre costeranno almeno 1,6 milioni di rubli; sommati al milione utilizzato per l'organizzazione dello scorso referendum, una tale cifra chiarisce come le casse dello Stato transnistriano non sarebbero mai state in grado di affrontare una tale spesa se non avesse potuto contare su un forte sostegno da parte del Cremlino.
Conclusioni
La probabile riconferma di Igor Smirnov alla testa della Transnistria non farà certamente mutare direzione alla politica estera del paese, ma come è evidente molto più della sua figura contano le forze che gli si muovono attorno. La posizione della Russia e il suo gioco diplomatico nella regione può essere ben riassunta dalla dichiarazione del vice Segretario di Stato Yury Zoubakov, che afferma: "Sappiamo molto bene quale ruolo Igor Smirnov abbia avuto per la Transnistria nei momenti più duri e cruciali della sua storia. Per la Russia, la cosa più importante è l'opinione della popolazione. I leader sono eletti dal popolo, e noi dobbiamo rispettare l'opinione del popolo." Una dichiarazione che prenderà certo tutto il suo significato anche durante le prossime elezioni presidenziali nella stessa Russia, previste per il Marzo 2008.