Inviato 06 August 2010 - 11:00:22
Altro gruppo di paroline da studiare attentamente è quello dei se.
Chi volesse studiare ciò che segue nel dettaglio, si accorgerà che questo gruppo presenta pure un bel po' di complicazioni.
SE.
Iniziamo da un se che è quasi una curiosità storica, prima di passare al secondo, che invece è di larghissima utilizzazione nella lingua corrente e presenta una gamma vasta e complessa di sfumature d' uso.
1. "Se" è una congiunzione che deriva dal latino sic, la stessa da cui derivano anche cosí e sí, inteso come "da" in romeno. Però a questo significato si sovrappone molto quello dell' altro se che vedremo al numero 2., complicandone parecchio la comprensione, anche per molti Italiani di oggi. Si trova ormai solo nella lingua classica e letteraria. Introduce una frase con valore:
a) "augurale" (un augurio rivolto a qualcuno).
b) "ottativo", cioè che esprime un desiderio; (nella coniugazione dei verbi greci esisteva persino il modo ottativo, tanto per complicare la vita agli studenti).
c) "deprecativo". Non è una brutta parola, eh? Significa soltanto pregare perché una brutta situazione o un male che affligge qualcuno abbia termine. Insomma sempre di un augurio si tratta.
Potremmo anche sostituirlo con una locuzione come "voglia il cielo che", "volesse Iddio che", "cosí voglia il destino"
Esempi:
"deh, se Iddio ti dea buona ventura, ... diccelo come tu le guadagnasti". (Boccaccio).
"E se tu mai nel dolce mondo regge,
dimmi: perché quel popolo è sí empio
incontr' a' miei in ciascuna sua legge?"
Cosí si rivolge Farinata degli Uberti a Dante; e pochi versi piú avanti Dante gli ribatte:
"Deh, se riposi mai vostra semenza,-
prega' io lui,- solvetemi quel nodo
che qui ha 'nviluppata mia sentenza."
2. Venendo alla lingua d' oggi, "se" è una congiunzione che introduce il periodo ipotetico, oltre ad una discreta serie di altre costruzioni che vanno studiate con attenzione e che vedremo qui di seguito.
ATTENZIONE ! Nella lingua classica o elegante se può perdere la "e" e sostituirla con l' apostrofo.
Es.: "s' Affrica pianse, Italia non ne rise" (Petrarca).
In questo caso la "s' " che proviene da se è uguale a quella che si ottiene da si. Le due "s' " con l' apostrofo si usano in modi differenti; quindi è raro il caso di confusione; ma è da notare che la forma è identica.
A. Il Periodo Ipotetico. Il vero regno dove il se impera. Si tratta della principale congiunzione usata per introdurre questo tipo di costruzione logica, formata da due frasi tra loro subordinate. Il suo significato è: "posto che, nel caso, nell' eventualità che". Ricordiamo che esistono due tipi di periodo ipotetico: quello "semplice", coi due verbi al modo indicativo (Es. "se tu lo desideri, lo faremo") e quello piú complesso, classico o piú propriamente ipotetico; che dei due verbi ne ha uno al congiuntivo e l' altro al condizionale (Es. se mi avessero avvertito, mi sarei sbrigato prima").
Credo che per chiarezza e praticità dovremo dedicare a questo argomento almeno un intero articolo, data la sua importanza, soprattutto per chi, imparando una nuova lingua, deve anche apprendere l' uso del modo condizionale.
Oltre ad introdurre il periodo ipotetico, questo "se" ha molti altri usi:
- Si usa per delle esclamazioni in forma "retorica", utilizzando solo una parte del periodo ipotetico e lasciando l' altra sottintesa.
Es.: se voi sapeste!; se tu vedessi com' è bello!; ma se tutti lo sanno!; ma se l' ho visto con i miei occhi!; se succede un' altra volta!...; se ti prendo!...
- in alcune espressioni incidentali (quelle che si definiscono un po' come delle "frasi fatte"), con valore attenuativo, deprecativo, di modestia o di cortesia, ecc.
Es.: cascasse il mondo se non è vero!; non lo venderei neanche se lo pagassero a peso d' oro; non voglio perdonarlo, nemmeno se mi prega in ginocchio; domani, se non sbaglio, è la tua festa; se ben ricordo, c' eri anche tu; voi, se ho ben capito, ci potreste aiutare; è anche un po' colpa sua, se proprio vogliamo dire la verità; se Dio vuole, siamo arrivati; cosí è, se vi pare.
- seguito dalla negazione, se non significa "eccetto, tranne che".
Es.: non puoi fare altro se non ubbidire; liberi non sarem se non siam uni (Manzoni); non ho parlato se non con lui; non ho chiamato se non perché temevo di disturbare.
- col valore di "poiché, dato che, dal momento che".
Es: se ti ha detto cosí, non c' è piú niente da fare; se sei stato tu, perché non l' hai detto?
- col valore di "quand' anche, ammesso che" (in una frase di tipo concessivo).
Es.: se anche lo volessi, non potrei piú modificare nulla; questo è ciò che dice, se pure è vero; non lo vorrei neanche se me lo regalasse.
- nella locuzione come se, col significato di "quasi, nella maniera di"
Es.: si comporta come se fosse il padrone; se l' è presa con me come se la colpa fosse mia; fai come se niente fosse.
In questo significato anche con parte della frase sottintesa per esprimere sdegno o rammarico.
Es.: come se non lo conoscessimo bene!; come se fosse facile parlargli!; come se me ne importasse di lei!.
- può introdurre una frase dubitativa (esprime un dubbio riguardo ad una situazione, oppure un dubbio fra piú elementi).
Es: vedi se puoi aiutarmi; cerca se ti è possibile di fare in tempo; vedi in libreria se sono arrivate le dispense; prova a vedere se ce la fai o no; vedrò se sia il caso di aiutarlo, o se sia meglio che si arrangi; "tu sola sai se è vero o no che credo in Dio" (Mogol);
- può introdurre una frase interrogativa indiretta (un modo per chiedere senza farlo direttamente, cioè tramite qualcun altro o semplicemente esprimendo i propri dubbi)
Es.: non so se potrò partire; dimmi se intendi continuare cosí; domandagli se accetta o no; voglio sapere se davvero ha queste intenzioni; non so se prendere o lasciare;
Anche senza il verbo.
Es.: chiedigli quando è in casa, se al mattino o al pomeriggio; dimmi cosa scegli, se la montagna o la crociera;
In alcune frasi esclamative o interrogative senza la frase principale, ma dandosi la risposta.
Es.: se sono stanco?, sicuramente!, se ho detto tutto quello che sapevo?, certo!; se ha pazienza?, moltissima; se è ricco?, altro che!.
- può avere anche il significato di "come, quanto".
Es.: tu sai se mi è piaciuto farlo!; altro che se ce ne vogliono di soldi!; puoi immaginare se io ci sia rimasto male!.
B.. Questo "se", sempre lui, viene usato pure come sostantivo.
Se vogliamo parlare difficile, si utilizza una figura retorica detta "sineddoche", identificando la semplice parolina "se" come se rappresentasse tutta una frase dubitativa, ovvero il dubbio per "antonomasia" (altra figura retorica).
Il "se" come sostantivo quindi è quasi la personificazione del dubbio, del condizionamento o dell' indecisione, e significa appunto, esitazione, incertezza, dubbio.
Es.: è tutto a posto, c' è un ultimo se; accetto la proposta, ma ho un solo se; con tutti i suoi se non conclude nulla; tu sei l' uomo dei se e dei ma; siamo contrari alle dittature, senza se e senza ma.
È da notare che questo “se" , come il precedente del punto 1. è atono, ossia si pronuncia senza accento, come se fosse un prolungamento di una parola vicina; ma in quest' ultimo significato B., diventando un sostantivo, aquista una sua fisionomia, può trovarsi anche da solo e quindi per forza di cose prende l' accento nella pronuncia.
Sempre riguardo alla pronuncia, tutti i "se" visti finora hanno la "e" chiusa o dolce (quella che si scrive come "é", simile a perché)
Infine, questo "se" si unisce ad altre congiunzioni o avverbi, formando "sebbene", "seppure", "semmai", "sennò", "sennonché",
3. Quest' altro "se" è un pronome personale di terza persona, sia maschile che femminile, sia singolare che plurale. Anche questo è atono, non ha quindi accento ed è la forma che il pronome si assume davanti a questi altri pronomi atoni: la, le, li, lo ed alla particella ne che pure abbiamo visto in precedenza. In pratica il pronome si, che vedremo alla prossima puntata, quando sta davanti a "la, le, li, lo o ne", cambia la vocale e diventa questo se che vediamo ora.
- Può essere usato come complemento di termine, col significato di "a sé", dove il "sé" con l' accento è quello che vedremo tra breve al punto 4. .
Es.: "se la trovò davanti"; "se lo sono promesso a vicenda"; "se li sono lasciati sfuggire".
- Con valore pleonastico; cioè come una specie di particella inutile dal punto di vista grammaticale; ma si usa dire cosí.
Es.: "se lo bevve tutto"; "se la spassa allegramente"; "se l' è vista brutta"; "conviene darsela a gambe"; non se n' è accorto nessuno"; "lo vidi andarsene senza salutare"; "credo che se la sia dimenticata".
- Nei classici, il pronome "si" può avere questa forma se anche quando non è seguito da "la, le , li, lo o ne". Ciò avviene anche in numerosi dialetti: ad esempio il Romano ed il Veneto.
Es.: "vostra vista in lui non po' fermarse" (Petrarca).
4. "Sé" con l' accento acuto è un pronome personale di terza persona, sia maschile che femminile, sia singolare che plurale.
- Questo è un pronome riflessivo; ovvero indica le persone (familiarmente anche gli animali o le cose) cui si riferisce il soggetto stesso della frase e si usa al posto di "lui", "lei", "loro" nei vari complementi.
Es.: "parlare di sé"; "non sono soddisfatte di sé"; "pensano solo a sé"; "lo ha tirato a sé con forza": "lo allontanarono da sé"; "porta sempre l' ombrello con sé"; "se lo tiene tutto per sé"; "custodire in sé un segreto"; "i bambini vogliono tutto per sé"; "sentiva ancora il ricordo dentro di sé"; "ha ancora molto tempo davanti a sé"; "dietro di sé lasciò un grande rimpianto".
Questo pronome, come molti altri, e forse anche piú di altri, viene spesso rafforzato aggiungendo un ulteriore pronome: "stesso, stessa, stesse, stessi" o "medesimo, medesima, medesime, medesimi".
ATTENZIONE ! all' accento parlato: Questo "sé" si scrive con l' accento, perché a differenza dei precedenti, è tonico, ossia si pronuncia in modo accentato all' interno della frase; ma la pronuncia della vocale "e" è sempre chiusa, come nella parola "perché".
Molti Italiani, soprattutto del nord, pronunciano questo "sé" erroneamente, come se la "e" fosse aperta, cioè come se fosse scritto "sè". In realtà la corretta pronuncia della "e", quella toscana, è la stessa che troviamo nei "se" precedenti. L' unica differenza, ripetiamo, è che questo "sé" è accentato nella pronuncia e nello scritto.
ATTENZIONE ! all' accento scritto: La regola del buon scrivere in Italiano, prevede che per le parole brevi (le paroline canaglia) si usi l' accento scritto quando due di esse possano essere confuse. In tal caso, una si scrive con l' accento, l' altra senza. Questo "sé" si scrive con l' accento per distinguerlo dai precedenti; ma qui arriva la complicazione. Quando è seguito da "stesso, stessa, stesse, stessi" non esiste il rischio di confusione; siamo sicuri che si tratta del pronome e quindi molti autori (la maggioranza !!) scrivono il "sé" pronome senza accento quando è seguito da "stesso, ecc.". In tal modo la grafia ritorna ad essere identica ai "se" congiunzione che abbiamo visto prima. Tale regola in realtà non è molto utile; anzi genera solo confusione; perciò alcuni autori scrivono "sé" con l' accento anche davanti a "stesso, ecc."
Es.: " si preoccupano solo di se stessi"; "lo fanno per se medesimi".
- Vi sono numerosi modi di dire che utilizzano questo "sé".
Es.: "essere pieno di sé"; "essere chiusi in sé"; "tenere qualcosa per sé"; "dentro di sé", "Fra sé e sé"; "essere in sé, non essere in sé"; "uscire o essere fuori di sé"; "rientrare in sé"; "da sé, lui fa da sé"; "si è fatto da sé"; "farsi giustizia da sé"; "lo sa da sé"; "la cosa procede da sé"; "va da sé"; "una cosa a sé"; "formare un gruppo a sé"; "questo è un caso a sé"; "di per sé"; "in se stesso"; "in sé e per sé"; "di per se stesso".
- Si usa anche come complemento oggetto al posto del pronome atono "si", per dare maggiore risalto o enfasi all' oggetto. In questo caso è spesso seguito da "stesso, medesimo, ecc.".
Es.: "cerca di scusare sé e incolpa gli altri"; "per non danneggiare sé, non si è fatto scrupoli"; "sta tentando di migliorare se stesso"; "vorrebbero convincere se stessi".
- come il precedente "se", anche questo può essere usato, molto raramente come sostantivo. In questo caso indica la propria coscienza, il proprio essere piú intimo.
Es.: si illudeva nel suo sé di riuscire.
5. Esiste anche un "se' " con l' apostrofo.
Nella lingua antica e nei classici della poesia, la voce "tu sei" del verbo essere, poteva a volte essere soggetta ad elisione della vocale "i".
Es.:
"Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
tu se' solo colui da cu' io tolsi
lo bello stilo che m' ha fatto onore." (Dante).
ATTENZIONE !: questo se' con l' apostrofo, quasi introvabile nella lingua italiana, è l' unico che si pronuncia con la vocale "e" aperta, come per il verbo "è", oppure il "tè", inteso come bevanda.
e se non piangi, di che pianger suoli?