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Treviso. Dalla Moldavia alla laurea, il «miracolo» delle gemelle: «Siamo partite da zero, non sapevamo nemmeno - ilgazzettino.it


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Inviato 02 January 2024 - 09:54:02


Treviso. Dalla Moldavia alla laurea, il «miracolo» delle gemelle: «Siamo partite da zero, non sapevamo nemmeno l'italiano»

TREVISO - «È stata dura e ha richiesto tanti sacrifici. Siamo arrivate qui in Italia senza sapere una sola parola della lingua. Partire da zero, studiando giorno e notte per metterci in pari con la scuola, non è stato facile. In più c’era il lavoro: abbiamo iniziato appena 18enni. E poi c’è stata anche la mia bambina, Giada, che ho avuto molto giovane. Ora, a distanza di 10 anni, ci siamo prese la nostra rivincita».


Immagine inviata

di Eleonora Pavan



Doppio traguardo

Uscite col 110 da giurisprudenza, senza aver mai perso un anno di scuola: è la storia di Natalia e Veronica Josanu, gemelle arrivate dalla Moldavia nel 2013 grazie ai sacrifici di mamma Liliana. Tra gli impegni che la scuola, il lavoro e la maternità hanno comportato, Natalia e Veronica sono riuscite a laurearsi in dicembre, assieme, entrambe con il massimo dei voti. Fresche di laurea con una tesi nel campo del diritto penale commerciale, le due sorelle stanno ora valutando le opzioni per il futuro: alla ricerca di uno studio legale dove fare praticantato per poi dare l’esame di abilitazione ad avvocato, non hanno ancora escluso, però, neanche l’idea di lavorare all’interno di un’azienda. Ma le cose non sono sempre state rose e fiori: «Ho fatto arrivare qui le mie figlie non appena è stato possibile per i moldavi farsi il passaporto rumeno, essendo la Romania parte dell’Unione europea» racconta Liliana che, arrivata nel 2007 dal suo paese d’origine, non ha perso un attimo e ha iniziato subito a lavorare. «Non appena sono arrivate le ho iscritte al liceo classico Levi di Montebelluna, dove abitiamo - prosegue - La prima cosa che mi ha detto la preside è che quella era una scuola molto dura e molto costosa e mi ha chiesto se ero sicura che le mie figlie ce l’avrebbero fatta». «Il primo giorno di scuola siamo tornate a casa in lacrime: non riuscivamo a capire una parola di italiano - raccontano le gemelle - Ma ci siamo rimboccate le maniche: di giorno frequentavamo il liceo, mentre di sera andavamo alle serali per prendere il diploma di 3. media, dato che non ci hanno riconosciuto quello moldavo. Poi, non appena abbiamo compiuto 18 anni, abbiamo anche iniziato a lavorare: tutte le sere di ogni weekend. Eravamo immerse solo nello studio e nel lavoro».



Il percorso: «Ce l'abbiamo fatta anche grazie ai nostri compagni»

«E poi è arrivata Giada - spiega Natalia - L’ho avuta al secondo anno di liceo. E le difficoltà si sono moltiplicate. La mattina la portavamo al nido, poi andavamo al liceo, tornavamo a casa, poi di nuovo a scuola e la sera al lavoro. Quando avevamo del tempo libero lo passavamo con la piccola. Ma ce l’abbiamo fatta, anche grazie al prezioso aiuto dei nostri compagni di classe, che ci hanno sempre sostenuto. Ci fermavamo dopo scuola a farci insegnare l’italiano da loro». E neanche all’università Natalia e Veronica si sono dimostrate da meno: «Abbiamo scelto giurisprudenza (sede distaccata di Treviso): non proprio un percorso facile. Ci siamo comprate i libri per fare il test di ingresso da sole, con i nostri soldi, e lo abbiamo superato al primo tentativo».



I sacrifici: «I primi anni sono stati difficilissimi»

Tutto questo, tuttavia, non sarebbe stato possibile senza i sacrifici della mamma Liliana: «Ho iniziato facendo le pulizie e la babysitter per diverse famiglie, anche conosciute - spiega con gli occhi lucidi - e per fortuna ho trovato sempre datori di lavoro onesti e gentili, che mi hanno dato una mano. Mi occupavo di tre bambini piccoli per una famiglia. Quando eravamo da soli chiedevo alla bimba di 4 anni «Come si dice questo? E quello?»: così, piano piano, ho imparato l’italiano. I primi anni sono stati difficilissimi: vedevo le ragazze svegliarsi presto e tornare a casa tardi e piangevo vedendo loro piangere. Gli anni prima che arrivassero in Italia sono stati ancora peggio: non c’erano ancora gli smartphone e internet. Ricordo che le chiamavo dalle vecchie cabine telefoniche con 5 euro, ma riuscivo a parlarci poco. Accarezzavo i figli che accudivo pensando alle mie bambine. È stata molto dura, ma abbiamo superato tutto. E ora vedendo le mie figlie e la mia nipotina non posso che provare tanto orgoglio e soddisfazione».



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