Rovigo, 8 gennaio 2021 - Una sentenza del tribunale che ha condannato la donna per sottrazione di minore; l’appello alla corte di giustizia dell’Aja; tutti i suoi risparmi spesi per portare avanti una lunga battaglia. Sono solo alcune tappe del calvario che Diego Pozzato, 46 anni, operaio, sta vivendo ormai da tre anni. Da quando la moglie, una donna moldava, è partita per il suo Paese per quella che doveva essere una breve vacanza. Era il mese di giugno del 2019, un mese che rimarrà per sempre impresso nella memoria di Pozzato. Da allora non vede più la sua bambina, che adesso ha sette anni, nonostante l’estenuante braccio di ferro con le autorità moldave che porta avanti sostenuto dal suo avvocato Federica Doni.

 

Molti di noi quest’anno hanno trascorso, sotto un velo di tristezza le feste natalizie per la lontananza di familiari e amici colpiti dal Covid. Per Diego Pozzato questo è il terzo Natale che trascorre separato dalla figlia che ora ha sette anni. Una separazione che non è dovuta alla pandemia. Diego si è sposato 15 anni fa in Italia con una donna moldava, che ha acquisito la cittadinanza italiana proprio grazie al matrimonio. Nel mese di giugno 2019 la moglie è partita con la bambina per la Moldavia, dove di solito trascorreva qualche giorno di vacanza.

 

"La donna – ripercorre la vicenda l’avvocato Doni – dopo qualche giorno che si trovava nel suo Paese, ha comunicato al marito, del tutto inaspettatamente, l’intenzione di non fare più rientro in Italia e, da quel momento, ha impedito al padre di vedere la bambina".

La vicenda è stata subito denunciata alle autorità italiane. Proprio alcuni mesi fa, la donna è stata condannata dal tribunale di Rovigo per sottrazione di minore alla pena di due anni e mezzo di reclusione, condanna che comporta anche la sospensione della potestà genitoriale.

"Allo stesso tempo – riprende il legale – tramite il ministero della Giustizia Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità autorità centrali, Diego ha presentato istanza di ritorno coattivo della minore ai sensi della convenzione dell’Aja. L’autorità moldava, tuttavia, non intende rimpatriare la minore che è tra l’altro una cittadina italiana, sul presupposto dell’esistenza di una sentenza di divorzio resa da tribunale moldavo, che ha affidato la figlia alla madre. Il processo civile moldavo per il divorzio si è svolto senza che Pozzato ne fosse regolarmente informato, al contrario di quanto è avvenuto per il processo penale italiano, dove la madre è sempre stata formalmente notiziata e nel quale ha potuto svolgere pienamente le proprie difese senza però riuscire a convincere il nostro giudice che, infatti, ha espresso un pesante verdetto. Ciononostante, la diplomazia italiana, preso atto del rifiuto dei corrispondenti moldavi di rimpatriare la bambina, ha suggerito al padre di attivarsi presso un tribunale moldavo".

 

Una vicenda dolorosa che presenta anche risvolti amari. "La madre – precisa l’avvocato – non consente al padre neppure di parlare al telefono con la minore. L’ambasciatore italiano in Moldavia pare aver visto la minore in videoconf erenza, ma non è noto il luogo in cui la bambina si trova". Diego fa l’operaio e in questi due anni, tra corsi e ricorsi per rimpatriare la figlia, ha speso tutti i suoi risparmi. "Non sapendo il luogo dove si trova la bambina – conclude Doni – non c’è nessuna garanzia che una nuova procedura all’estero possa fargliela riabbracciare. Diego è un uomo semplice che fa un semplice ragionamento. Padre, madre e figlia sono cittadini italiani, perché un tribunale Moldavo deve decidere le sorti di una bambina italiana, cresciuta nel nostro Paese e strappata alla famiglia paterna e ai suoi amici? E comunque, a questo punto, quali garanzie offre il giudice straniero? Perché qui in Italia le garanzie processuali sono state osservate con rigore e nel Paese straniero no?". Pozzato è intenzionato ad andare avanti fino all’ultimo. E lancia un messaggio alla sua bambina: "Papà, la zia, lo zio e la nonna ti amano e ti riporteranno a casa".