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NATO - Moldova -


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Questa discussione ha avuto 6 risposte

#1 sergio3

sergio3

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Inviato 01 May 2009 - 16:53:33


Lavrov e Solana hanno parlato del Kosovo    
28. aprile 2009.

Il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov e l’alto rappresentante dell’Unione europea Javier Solana hanno esaminato a Lussemburgo, ai margini della riunione del Comitato permanente Russia-NATO i problemi sulla scena internazionale, includendo il programma nucleare iraniano, la questione del Medio Oriente, lo status del Kosovo, la situazione in Moldavia e nelle altre zone di conflitto nel vecchio continente e nel mondo. Il Ministero degli Esteri della Federazione russa ha comunicato che Lavrov e Solana hanno posto l’accento sul controllo degli armamenti e della proliferazione nucleare, lo sviluppo della collaborazione internazionale e le sfide e minacce comuni.

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Davide contro Golia: l'aggressione della NATO alla Serbia
di De-Construct.net - 14/03/2009

Fonte: uruknet [scheda fonte]

"Sapevamo che gli americani volevano una guerra lunga prima che lanciassero i primi missili"
Al tenente generale Spasoje Smiljanić è stato assegnato il compito più duro durante l'aggressione della NATO alla Jugoslavia (24 marzo-11 giugno 1999), di comandare la forza aerea e la difesa antiaerea dell'armata jugoslava nella guerra contro un nemico 800 volte più forte, consistente nei 19 stati occidentali più ricchi e potenti. Secondo il generale Smiljanić, questa è stata la guerra più sproporzionata, ineguale ed ingiusta nella storia bellica.
Con l'occasione del libro uscito di recente del generale Smiljanić, Večernje Novosti ha iniziato una serie composta da estratti del libro, accanto ad un'intervista all'autore.
"L'aggressione della NATO: La forza aerea e la difesa antiaerea a protezione della patria" è la testimonianza di prima mano che mostra l'aggressione NATO in piena luce, poiché l'autore rivela tutti gli aspetti rilevanti della prima guerra aerospaziale registrata nella storia. I recensori, i generali Radovan Radinović e Mladen Karanović raccomandano il libro di Smiljanić come uno scritto obbligatorio nelle scuole ed accademie militari.
Richiesto di dove lo hanno trovato le informazioni sull'inizio degli attacchi aerei NATO, Smiljanić ha affermato:
"Appresi che la NATO aveva iniziato gli attacchi aerei dal comandante del centro operazioni dell'aeronautica militare [Ratno vazduhoplovstvo -- RV, in serbo] e difesa antiaerea [Protiv-vazduzna odbrana, PVO] colonnello Miloš Gordić. Ricevetti le informazioni attorno alle 19:00 il 24 marzo. In quel momento, ero nell'ufficio del comandante della RV e PVO nel quartier generale della RV e PVO a Zemun".
D: Si aspettava l'attacco?
Generale Smiljanić: Divenne chiaro molto tempo prima, all'epoca dell'intensificazione della crisi in Kosovo e Metohija nel 1998, che gli americani non intendevano risolvere il conflitto pacificamente, con mezzi politici. Infatti, era ovvio che gli Stati Uniti stavano alimentando le fiamme, per utilizzare la crisi come un momento opportuno per raggiungere obiettivi radicali sul territorio della Repubblica Federale di Jugoslavia [FRY, all'epoca composta da Serbia e Montenegro].
Già nel 1998 i piani per l'aggressione aerea della NATO erano completamente pronti e l'esecuzione fu posticipata dall'Accordo Milošević-Holbrooke nell'ottobre del 1998. Nel marzo del 1999, quando un formale pretesto politico per l'aggressione venne assicurato a Parigi [Accodo di Rambouillet], l'aggressione armata era certa. I nostri ufficiali dell'intelligence il 19 marzo mi informarono che i primi attacchi aerei dovevano aspettarsi in 4-5 giorni.
D: In quale misura la nostra forza aerea e difesa antiaerea erano pronte per questa guerra?
Generale Smiljanić: Abbiamo fatto ed intrapreso tutto quanto umanamente possibile per prepararci all'aggressione. Prima di tutto, vi è da dire che abbiamo fatto del nostro meglio per evitare considerevoli perdite di vite umane e la rapida distruzione dei principali sistemi di combattimento della struttura e della tecnologia militare. Non ha neppure senso parlare di qualche genere di preparazione per fronteggiare efficientemente e con successo l'aggressione in aria.
D: Chi diede l'ordine di lanciare i bombardieri della NATO?
Generale Smiljanić: Il 23 marzo il segretario generale della NATO Javier Solana informò il pubblico internazionale che aveva ordinato al comandante militare della NATO per l'Europa, generale Wesley Clark, di iniziare gli attacchi aerei contro la FRY. Comunque, nel suo libro "Fare la guerra moderna" il generale Clark ha affermato che stava aspettando da Washington l'ordine di iniziare l'aggressione. L'aggressione cominciò soltanto quando il comandante degli stati maggiori riuniti USA, generale Hugh Shelton, trasmise l'ordine dal vertice del comando statale americano il 24 marzo, nelle ore del pomeriggio.
D: Qual'era il principale obiettivo dell'aggressione NATO alla Jugoslavia, la prevenzione della "pulizia etnica" in Kosovo e Metohija e rovesciare Milošević, come sostiene l'occidente, oppure l'aspirazione degli Stati Uniti di asserire il controllo completo sui Balcani, per continuare l'espansione da qui al Medio Oriente, al bacino del Danubio, alla regione del Caucaso ed alla Siberia?
Generale Smiljanić: Nel libro ho analizzato in dettaglio l'obiettivo dell'aggressione, ma questa è la sostanza — vi sono ampie prove che dimostrano che gli Stati Uniti erano determinati a porre la ex Jugoslavia sotto il loro dominio e spingerla nella sfera d'interessi occidentale. E' per questo che era essenziale spezzettare la Repubblica Federale di Jugoslavia come unità statale e smembrare la Serbia.
Ciò è ulteriormente confermato dalle dichiarazioni dell'allora presidente Bill Clinton, data su Pascha 1999, a sostegno dei suoi soldati: "La nostra missione militare è pericolosa e difficile, ma è necessaria e giusta. Dobbiamo stare insieme con i nostri alleati della NATO. Il nostro compito è di far pagare a Milošević il prezzo più alto per la sua politica di repressione e diminuire seriamente la capacità militare che sta conducendo la sua politica". Facendo un discorso al pubblico americano il 24 marzo 1999, il presidente Clinton ha sottolineato che il bombardamento della Jugoslavia è un interesse politico ed economico americano — la protezione degli albanesi era semplicemente un buon pretesto ed una scusa.
Il 19 ottobre 1999 a Strasburgo l'ex segretario generale della NATO George Robertson ha dichiarato: "Naturalmente, in aggiunta a difendere i nostri valori, stavamo anche difendendo i nostri interessi strategici".
Dichiarazioni come queste portano alla conclusione che storie artificiose sulla "pulizia etnica" e l'inscenata catastrofe umanitaria in Kosovo e Metohija non erano le vere ragioni dietro l'aggressione alla Jugoslavia.
Non potevano vedere niente dietro i loro grandi cannoni...
D: Con quanti aeroplani è stato eseguito il primo attacco? Quale era il suo obiettivo?
Generale Smiljanić: Il primo attacco fu eseguito in due ondate. Iniziò il 24 marzo alle 19:41 e durò fino alle 3:30 del 25 marzo. Fu eseguito con circa 200 aerei da combattimento ed intorno a 50 missili da crociera. L'obiettivo dell'attacco era di almeno abbattere, se non di distruggere completamente, la difesa antiaerea del nostro paese. Su questo attacco, Wesley Clark disse che aveva deciso di attaccare un gran numero di bersagli la prima notte, sperando che ciò avrebbe reso facile — "se necessario" — il successivo stadio di operazioni.
D: Come interpreta questa dichiarazione del generale Clark?
Generale Smiljanić: Credo che il generale si aspettava che l'esercito jugoslavo capitolasse dopo la prima ondata di attacchi. Evidentemente, pensava che il secondo stadio della progettata aggressione, che riguardava attacchi contro le truppe di terra dell'esercito jugoslavo in Kosovo e Metohija non sarebbe stato necessario.
D: Nel suo libro ha scritto che l'aggressione alla FRY è iniziata molto tempo prima dell'inizio del bombardamento?
Generale Smiljanić: Esattamente. L'aggressione disarmata all'appena formato stato della Repubblica Federale di Jugoslavia è cominciata nel 1992, giusto dopo che il presidente USA George Bush senior annunciò che "i gravi fatti in Serbia e Montenegro rappresentano una pericolosa minaccia alla sicurezza nazionale, alla politica estera ed all'economia degli Stati Uniti". Sappiamo cosa accadde successivamente e ho descritto quegli eventi in dettaglio nel libro. Nel 1997 gli Stati Uniti aprirono la crisi in Kosovo e Metohija che culminò nel 1998 ed all'inizio del 1999 eseguirono l'aggressione armata come lo stadio finale della dottrina dei "conflitti a bassa intensità".
D: Parlando della proporzione tra le parti coinvolte nella guerra, lei afferma che è stato il conflitto più sproporzionato ed ineguale nella storia bellica.
Generale Smiljanić: L'equilibrio generale delle forze e del potenziale dei paesi coinvolti in questa guerra è stato incomparabile ed interamente svantaggioso per il difensore.
Per esempio, il rapporto spaziale era 228.000:1 in kilometri quadrati; il rapporto della popolazione, in milioni, era di 67:1; il bilancio statale, in miliardi di dollari, 860:1. La proporzione dell'efficienza di combattimento in riferimento al numero delle truppe impegnate e nel senso logistico e tecnologico è pure senza confronti. I nostri sistemi di combattimento e di tecnologia militare erano in ritardo di 30 rispetto all'aggressore. L'aggressore riforniva le sue forze di combattimento da fonti completamente rinnovate ed il difensore da quelle che erano completamente obsolete. E' stata una guerra totalmente asimmetrica ed appartiene alla categoria delle più ineguali ed ingiuste guerre nella storia bellica.
D: Basato su quale valutazione il generale Clark prometteva di distruggere la difesa del nostro paese dopo soltanto pochi brutali attacchi aerei? 
Generale Smiljanić: Quella valutazione era fondata solamente sui vantaggi del fattore tecnico e tecnologico e sulla potenza degli armamenti che la NATO aveva a sua disposizione. Non potevano vedere i nostri uomini (o i loro) — soldato, comandante, difensore di questo paese, un professionista determinato a difendere la sua terra. Hanno anche trascurato di vedere la nazione che, al massimo grado, stava con il proprio esercito ed i propri difensori.
D: Ha affermato che l'aggressione NATO è stata un'operazione aria-spazio?
Generale Smiljanić: Su questo non vi è nessun dubbio. E' un fatto che è stato anche confermato dalla ricerca e dai dati compilati da esperti russi, come l'accademico e professore all'Accademia di Scienze Militari russa Vladimir Slipčenko: "Sul teatro della Repubblica Federale di Jugoslavia, erano disposti simultaneamente e costantemente 8-12 dispositivi spaziali che, assieme ai vettori aerei e marini, rappresentavano la base dei sistemi di combattimento da ricognizione-assalto".
La sorveglianza del teatro 24 ore su 24 era condotta dallo spazio, come pure la guida dei missili, della registrazione fotografica del terreno ecc.
D: Perché ha limitato il lancio degli aerei MIG-21?
Generale Smiljanić: Quell'ordine, proprio all'inizio dell'ondata di attacchi, era il risultato della mia profonda convinzione — ed esperienza, dal momento che volo su quell'aereo da 29 anni prima — che quegli aeroplani non avevano nessuna possibilità di sostenere un confronto con gli aerei della NATO. E' stata una decisione fondata sulla responsabilità per la vita di quegli uomini, i piloti che sarebbero andati in battaglia contro gli aerei NATO.
D: In totale quanti aerei da guerra e missili da crociera ha impiegato la NATO durante l'aggressione? Quale è stato il maggior numero di aerei nemici attaccanti in un giorno?
Generale Smiljanić: Alla fine dell'aggressione, la NATO aveva impiegato 1.40 aeroplani, che è stato un aumento del 124% rispetto all'inizio dell'aggressione. Aveva lanciato circa 1.000 missili da crociera, che anche è un aumento di circa il 120%. In 78 giorni, l'aviazione della NATO ha condotto circa 26.100 decolli. L'aviazione da combattimento ha eseguito 18.168 voli (70%) e gli aerei da supporto 7.297 (30%) dei voli. Gli attacchi giornalieri da parte di aerei da combattimento si sono aggirati su una media di 232 voli e 121 voli di aerei da supporto. Il maggiore assalto giornaliero è stato eseguito il 26 maggio. Ha coinvolto 535 voli dei bombardieri. Sul territorio della Jugoslavia è stati eseguito un totale di circa 2.300 attacchi, con 8.800 scarichi esplosivi.
D: Quale è la quantità totale del carico mortale sganciato sulla Jugoslavia, quanti proiettili sono stati lanciati e quali?
Generale Smiljanić: La NATO ha lanciato attorno a 415.000 proiettili sul territorio della Jugoslavia, di vario tipo, massa e potenza distruttiva. Hanno scaricato circa 350.000 proiettili-bombe in caricatore, 30.000-50.000 proiettili all'uranio impoverito ed attorno a 15.000 grandi proiettili (missili e razzi guidati e non), con la massa totale di 22.000 tonnellate.
Contro le forze aeree e della difesa antiaerea, la NATO ha lanciato attorno a 21.410 proiettili diversi, con la massa totale di circa 4.000 tonnellate. La forza aerea e la difesa antiaerea militare hanno sofferto grave distruzione delle infrastrutture, con 958 installazioni distrutte o seriamente danneggiate e la distruzione di circa il 40% dei sistemi di combattimento. Nell'aggressione NATO abbiamo perduto 39 membri (lo 0,19% di quelli impiegati) dell'armata della forza aerea e difesa antiaerea.
Ma sono stati i civili e gli obiettivi civili a subire le perdite e la distruzione maggiori da parte dell'aggressore NATO. Furono esposti a 3.381 attacchi, ovvero il 38,4% del totale degli attacchi attuati contro la Jugoslavia. Più di 1.500 civili sono stati uccisi dalla NATO, più di 10.000 sono stati feriti, mentre sono stati uccisi 271 membri della difesa (esercito jugoslavo). La NATO ha distrutto 119 obiettivi delle infrastrutture civili e ne ha danneggiati gravemente altri 907. Sono stati distrutti circa 25.000 obiettivi residenziali. Nel libro ho fornito un resoconto dettagliato delle conseguenze dell'aggressione della NATO.
traduzioen di Freebooter

Articolo originale:
http://de-construct.net/e-zine/?p=5041



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#2 rikky1(one)

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Inviato 01 May 2009 - 17:16:56


GLI UFFICIALI SERBI RIVIVONO I MASSACRI
DA FONTI DEI SERVIZI INFORMATIVI DELL'ESERCITO JUGOSLAVO




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maggio 2000, di Miroslav Filipovic, traduzione di Dino Aventaggiato



Questo articolo è tratto dal "Rapporto sulla crisi dei Balcani" dell' "Institute for war & Peace Reporting" n. 130, 4 aprile 2000. Il sito dell' "Institute for war & Peace Reporting" è: http://www.iwpr.net L'autore dell'articolo, Miroslav Filipovic, è corrispondente di "Danas" a Kraljevo e lavora per l'AFP e l'IWPR. E' stato arrestato l'8 maggio e rilasciato quattro giorni dopo, e successivamente di nuovo riarrestato sotto l'accusa di "aver raccolto informazioni importanti per la difesa del paese e di averle consegnate a organizzazioni straniere". Come prova dell'accusa sono stati prodotti i suoi articoli per l'IWPR.


Un rapporto dei Servizi Informativi dell'Esercito Jugoslavo (JNA) dà uno spaccato unico sull'ampiezza dei crimini di guerra che sono stati commessi nell'enclave del Kosovo nella scorsa primavera.

Finita la guerra, degli ufficiali serbi hanno parlato per la prima volta delle intollerabili atrocità commesse dall'esercito Jugoslavo nel Kosovo durante la campagna di bombardamenti aerei della NATO.
Un comandante ha ricordato di aver visto con orrore un soldato decapitare un bambino di tre anni davanti alla sua famiglia. Un altro ha descritto come i carri armati della sua unità aveva bombardato senza distinzione dei villaggi albanesi prima che la polizia paramilitare giungesse e ne massacrasse i sopravvissuti.
Queste scioccanti confessioni sono state fatte da certi ufficiali che hanno preso parte ad una inchiesta comandata dall'Unità informativa dell'Esercito, nei mesi di gennaio e febbraio di quest'anno.
Essi hanno dichiarato che questo rapporto interno dà per la prima volta una visione dell'ampiezza dei massacri in Kosovo, affermando d'essere scioccati dall'enormità dei crimini. Ciò che è particolarmente inquietante sono le testimonianze incrociate di ufficiali superiori che indicano nelle unità dell'Esercito Jugoslavo le responsabili della morte di almeno 800 bambini albanesi di meno di cinque anni.
Molti ufficiali intervistati per l'inchiesta hanno dichiarato all'IWPR che queste erano destinate a valutare il loro morale sullo sfondo delle crescenti tensioni tra Serbia e Montenegro.
I vecchi soldati hanno dichiarato di essere inorriditi all'idea di organizzare una campagna militare contro i loro cugini etnici. Essi affermano di essere stati traumatizzati per ciò che hanno visto nel Kosovo e certi tra loro per cercare di dimenticare hanno fatto ricorso all'alcool.
Drazen, un ufficiale che ha preso parte alla campagna del Kosovo ha dichiarato: "Ho visto con i miei propri occhi come un riservista ha allineato circa 30 donne e bambini albanesi contro un muro. Pensavo che volesse semplicemente fargli paura, ma lui s'è seduto dietro una mitragliatrice antiaerea e ha liberato il grilletto. Le pallottole da 1.3 cm hanno dilaniato i loro corpi. Sembrava una scena di un pessimo film, ma è successo realmente".
Drazen ha aggiunto: "Non so come potrò vivere con questi ricordi, come farò ad essere capace a crescere i miei figli. Non sono pronto ad accettare colpe collettive. Desidero che quelli che hanno commesso queste atrocità siano giudicati per i loro crimini".

"Mia nonna è montenegrina. Preferisco suicidarmi piuttosto che rivivere tutto ciò in Montenegro".

Per molti ufficiali la propaganda di Belgrado comincia ad incrinarsi. Il comandante di un'unità di carri armati ha rapidamente smentito le dichiarazioni serbe secondo le quali la campagna in Kosovo era destinata ad annientare i separatisti albanesi. "Durante tutto il periodo in cui sono stato in Kosovo, non ho mai visto un solo soldato nemico e la mia unità non ha mai sparato su obiettivi militari".
Ha parlato che dei carri armati ultramoderni erano stati inviati contro dei villagi albanesi indifesi. "Dei carri, che sono costati 2.5 milioni di dollari l'uno, sono stati utilizzati per massacrare dei bambini albanesi", ha dichiarato l'ufficiale. "Ho vergogna".

Un ufficiale di ricognizione che faceva parte di una brigata meccanica, ha dichiarato che i riservisti dell'esercito Jugoslavo nel Kosovo erano in preda ad una furiosa follia e che i loro comandanti non erano praticamente intervenuti per fermarli. "Durante una operazione di pulizia etnica in un villaggio del sud-est del Kosovo, abbiamo dato una mezza ora agli abitanti per abbandonare le loro case. Essi si tenevano in fila lungo la strada che usciva dal villaggio. Un riservista soprannominato Crni (Nero) s'è avvicinato ad un vecchio che portava un bambino di tre o quattro anni. Glielo ha strappato dalle braccia e chiesto un riscatto di 20.000 marchi tedeschi. L'albanese non possedeva altro che 5.000. Crni ha preso il bambino per i capelli, ed estratto un coltello gli ha tagliato la testa " '5.000 è troppo per il corpo' ha detto, poi è passato davanti agli altri abitanti tenendo la testa del bambino per i capelli".

Vladimir ha continuato: "Questo era successo davanti a decine di persone. Noi eravamo tutti sotto choc: alcuni soldati vomitavano, ed il nostro secondo tenente è svenuto di fronte al terribile spettacolo []".
"Più tardi, Crni è stato dichiarato folle, e libero è stato rimandato a casa. Ma oggi lui è libero di passeggiare per le vie, sebbene abbia commesso questo orribile crimine".

Un vecchio soldato reduce delle guerre in Bosnia e Croazia ha dichiarato che l'esercito Jugoslavo era stato responsabile della morte di un numero incalcolabile di bambini durante il decennio passato.
"Io sono stato formato nelle più prestigiose accademie militari ed ho comandato un'unità d'elite della fanteria" ha dichiarato. "Il Kosovo rappresenta il terzo paese in cui l'esercito è stato responsabile della morte di bambini. Non ho potuto vedere molto del Kosovo perché ero già vecchio all'epoca, ma ho combattuto sul fronte in Croazia ed ho visto cose orribili".

Durante i lavori della Conferenza Internazionale che si è svolta ad Ulcinj in Montenegro sul tema "Verità, Responsabilità e Riconciliazione", Baskim Hisari, che rappresenta la Fondazione per il Diritto Umanitario di Pristina, si è concentrato sui crimini di guerra che sarebbero stati commessi dall'esercito Jugoslavo.

"Dei membri della Polizia militare, dell'Esercito e di Unità paramilitari sono responsabili della morte di centinaia di ragazzi" ha dichiarato Hisari. "Molte famiglie hanno perduto tutti i loro parenti maschi".
"Nel solo villaggio di Bela Crkva, 64 persone sono state uccise mentre fuggivano davanti ai carri armati dell'esercito Jugoslavo. Un uomo, Sabri Popaj, gli ha seppelliti tutti, compresi i suoi due figli".
"83 abitanti del villaggio di Celina sono stati uccisi, mentre a Velika Krusa 206 persone sono state giustiziate e 117 altre sono tuttora scomparse. Oggi nel villaggio non resta altro che qualche osso annerito, di cui certi provengono da corpi di bambini".
"Certe famiglie hanno perso sino a sette bambini. Jovca Berisa, di Suva Reka, ha perso i suoi due bambini, così come 21 membri della sua famiglia".


Questo non per approvare da parte mia nessun bombardamento a priori, specialmente poi quando si toccano interessi civili ed inermi....ma solo per ribadire quanto da me gia' detto...

Dipende tutto sempre da che settore dello stadio si alzano le grida del tifo amico..


#3 sergio3

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Inviato 01 May 2009 - 18:53:15


La verità vera non si saprà mai--anche dalla parte dei kossovari ci sono stati eccidi verso i Serbi--guarda come è la situazione attuale in kossovo nei confronti delle case, delle chiese e dei serbi.



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#4 Rick

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Inviato 02 May 2009 - 17:15:26


L'importante è ,
come nei migliori film made in USa ,
dividere il mondo in buoni e cattivi

avendo l'accortezza

di riservare per se sempre il ruolo dei buoni



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#5 rikky1(one)

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Inviato 02 May 2009 - 19:26:53


Appunto...ma chi sono i ''se''..??
Dipende sempre dal settore dello stadio.


#6 Carlo

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Inviato 02 May 2009 - 21:54:40


A PROPOSITO DE SETTORI (CURVE..) DEGLI STADI...




#7 Rick

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Inviato 02 May 2009 - 23:53:41


Visualizza messaggiorikky1(one), su 2-May-2009 21:26, dice:

Appunto...ma chi sono i ''se''..??
Dipende sempre dal settore dello stadio.

"elementare Watson"

coloro il cui "modus operandi" è "dividi et impera"



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