Moldavi
Odissea per un visto italiano
In Moldavia l'Italia non ha consolati, per chiedere il visto bisogna andare in Romania. Ma dal 1 gennaio il moldavi devono chiedere un visto anche per entrare Romania
(Foto © AP/LAPRESSE)
ROMA - A capodanno, mentre a Bucarest brindavano all'ingresso nell'Ue, nella confinante Moldavia l'umore era nero. Diventate europee, le frontiere romene si chiudevano e anche venire in Italia diventava molto più complicato.
Grazie a un accordo tra Romania e Moldavia, fino a dieci giorni fa per oltrepassare la frontiera tra i due Paesi non serviva il visto, ma semplicemente un passaporto in corso di validità e qualche documento che giustificasse il viaggio. Ma alla mezzanotte del 31 dicembre 2006 la musica è cambiata: "Con l'ingresso nell'Ue la Romania ha dovuto applicare un regolamento comunitario con effetti immediati che stabilisce un elenco di Paesi terzi i cui cittadini sono sottoposti all'obbligo di visto. Tra questi paesi c'è anche la Moldavia, quindi dal primo gennaio è automaticamente decaduto quell'accordo bilaterale di libera circolazione" spiega l'avv. Mascia Salvatore.
La Romania è insomma diventata il confine est dell'Unione, ha dovuto aumentare la vigilanza anche per conto di tutti gli altri stati membri e i primi a farne le spese sono stati proprio i vicini moldavi.
Odissea per l'Italia
Con un' inevitabile reazione a catena, questa chiusura è andata a complicare la vita anche ai moldavi diretti in Italia. Il nostro Paese infatti, non ha una rappresentanza diplomatica in Moldavia, e ha incaricato quella di Bucarest di rilasciare anche i visti per i cittadini moldavi. Se ad esempio un cittadino moldavo viene assunto con i flussi da una famiglia italiana, deve quindi sobbarcarsi un viaggio lungo anche diverse centinaia di chilometri alla volta della capitale romena per chiedere al nostro consolato un visto d'ingresso per lavoro.
Ora i cittadini moldavi diretti in Italia sono costretti ad affrontare un'odissea: prima si devono procurare un visto per la Romania e, una volta arrivati a Bucarest, chiedere al nostro consolato quello per l'Italia. A complicare le cose, la situazione di emergenza in cui si è trovato inevitabilmente il consolato romeno di Chisinau, che da un giorno all'altro è stato preso d'assalto.
"Ci sono migliaia di moldavi in fila giorno e notte, solo una parte dei quali, ovviamente, diretti in Italia. Sono studenti, lavoratori, persone che hanno familiari in Romania, il rapporto tra i nostri Paesi è molto forte, basti pensare che, anche per evitare situazioni di questo tipo, centinaia di migliaia di moldavi hanno chiesto la cittadinanza romena" racconta Sorin Cehan direttore del settimanale Gazeta Romaneasca. Teoricamente, ci sarebbe la possibilità di prenotare un appuntamento on line, ma da giorni sul sito internet del consolato (http://chisinau.mae.ro/) al termine della procedura di prenotazione compare l'avviso: "Non ci sono più posti disponibili, vi preghiamo di riprovare".
"Ci sentiamo umiliati"
"Questa è l'ennesima pugnalata per i cittadini moldavi, ci siamo visti privare da un giorno all'altro della libertà di passare la frontiera" protesta Doina Babenco, presidentessa dell' Istituto di Cooperazione e Sviluppo fra l'Italia e la Moldavia. "Senza contare - aggiunge - che l'elenco dei documenti da presentare per ottenere il visto è lunghissimo: servono un'assicurazione medica, la garanzia dell'alloggio, la dimostrazione che si hanno almeno 50 euro per ogni giorno che si passerà in Romania, addirittura il casellario giudiziario. È umiliante". "Anche chi ha un permesso di soggiorno italiano - segnala ancora la presidentessa dell'ICSIM - deve chiedere il visto per entrare in Romania [dal momento che non è un Paese dell'aera Schengen n.d.r.], e questo crea problemi a chi vuole utilizzare voli che fanno scalo a Bucarest, dal momento quelli diretti per Chisinau partono solo da Roma".
Come uscire da questa situazione? "L'Italia potrebbe far rilasciare i visti per i moldavi al consolato in Ucraina, dove possiamo entrare liberamente, oppure aprire finalmente una rappresentanza a Chisinau, i tempi sono più che maturi" suggerisce Doina Babenco. La prima soluzione sembra la più facile, la seconda è la più giusta. Due mesi fa, in un'intervista a Stranieriinitalia.it, il sottosegretario agli Esteri Franco Danieli ha annunciato un riorganizzazione della nostra rete consolare, che "tenga conto che l'Italia da paese di emigrazione si è trasformato in Paese di immigrazione". All'ordine del giorno c'è inevitabilmente l'apertura di nove sedi: perché non iniziare proprio da Chisinau?
(11 gennaio 2007)
Elvio Pasca