“Sono appena tornata da un’esperienza
di volontariato in Moldova”
L’esperienza di Giulia di Mantova!
… anche se so che non ve ne importerà nulla, volevo dirvi che sono appena tornata da un’esperienza di volontariato in Moldavia.
Ebbene sì, avete letto bene: Moldavia.
Si tratta di uno dei paesi più difficili dell’Europa dell’est, ed è stata davvero un’esperienza unica, irripetibile, che consiglio a chiunque voglia scoprire la ricchezza nella povertà.
Il gruppo era composto da 20 persone (tutti miei amici) e ci siamo recati in un paesino, lontano dalla capitale, di circa 3.500 abitanti, nel nord della Moldavia, dal nome Varvarueca.
Il nostro compito è stato quello di coordinare delle attività ricreative per i bambini del paese, assumendo soprattutto la funzione di animatori.
I disagi sono stati tanti, troppi. in alcuni momenti abbiamo davvero creduto di non farcela, volevamo tornare in Italia, anche facendo l’autostop.
La scuola dov’eravamo ospitati mancava di tutti i servizi necessari, anche quelli minimi... tranne che nella cucina e nelle camere da letto (ovvero, aule), non c’era quanto necessario… e ci siamo dovuti arrangiare con l’acqua del pozzo.
Il nostro dormitorio era costituito da una semplice classe con alcuni materassi appoggiati per terra...
Per quanto riguarda le docce... ovviamente nella scuola non esistevano... avevamo tuttavia a nostra disposizione due docce in una ex sauna pubblica, struttura poco distante dalla scuola... il primo giorno non c’è stata acqua in tutta la regione e abbiamo dovuto lavarci con delle bacinelle... gli altri giorni l’acqua era fredda gelata.
E’ stata una esperienza dura, bisogna ammetterlo, durezza, fatica e sacrifici che sono però stati adeguatamente ricompensati dai sorrisi dei bambini, dal fatto che, nonostante l’attività durasse dalle ore 9 alle ore 13, tutti i giorni, venivano al mattino e si fermavano anche al pomeriggio per stare in compagnia.
Meravigliosa l’ospitalità della gente, che riusciva a trasmettere a ciascuno di noi tanto calore umano, qualità così rara da trovare dalle nostre parti.
I bambini erano così diversi dai nostri, ma in un certo senso così uguali, non avevano pretese impossibili, si accontentavano di ciò che veniva loro dato, se perdevano ad un gioco potevano continuare ancora per ore con la stessa grinta e lo stesso entusiasmo di prima.
E’ stato fantastico vedere che alla freddezza dei primi giorni, dovuta alla diffidenza reciproca, si è ben presto sostituito un rapporto di affettuosa amicizia... i bambini abbracciavano, baciavano, giocavano, volevano stare a tutti i costi in compagnia, qualsiasi cosa potessero fare la facevano... in tutti i modi cercavano di esprimere la loro gratitudine, anche materialmente.
Tantissimi ci hanno donato frutta, fiori, disegni, caramelle, semi di girasole... le sole cose che si potevano permettere... i bambini ci cercavano, volevano stare accanto, prendevano la mano, insegnavano la loro lingua.
Quando giocavano bastava poco per farli divertire, una semplice corsa coi sacchi, un semplice salto della corda, una caccia al tesoro durante la quale ci vedevano stremati e ci prendevano la mano per continuare a correre… bambini così semplici, così puri, non certo viziati e prepotenti come la maggior parte dei nostri adesso... bambini che al momento del saluto finale si sono messi a piangere, facendo sì che anche noi ci commuovessimo.
Un gruppo fantastico che condivideva gioie e dolori con noi. E’ stato bellissimo vedere che di fronte ai disagi e alle difficoltà tutti siamo tolti le nostre maschere e abbiamo mostrato all’altro le nostre paure, i nostri timori, i nostri difetti, facendo in questo modo vedere la parte più essenziale e più vera di noi stessi.
Non c’era spazio per la falsità e per altre noie, ciò che contava era lo spirito di gruppo e l’aiuto reciproco ed è stato proprio questo che ci ha permesso di andare avanti, di sapere che i disagi che tanto opprimevano non erano solo i nostri, ma erano quelli di tutti.
Tutti provavano ciò che noi provavamo e quindi questo implicava che tutti insieme potevamo cercare la soluzione. Mai un momento di solitudine o di abbandono a noi stessi.
Siamo riusciti a togliere la patina che oscurava i nostri occhi e siamo usciti profondamente cambiati da quest’esperienza... più disincantati, più maturi, più responsabili.. più consci di ciò che abbiamo e, soprattutto, capaci di apprezzare ciò che abbiamo e di non desiderare altro, come i bambini moldavi ci hanno insegnato.
Abbiamo capito quali sono i veri valori della vita, abbiamo capito che bisogna andare oltre la superficialità per cogliere la vera essenza delle cose... Abbiamo capito che quando si è poveri si può comunque avere tanto da dare, e che ciò che un povero può donare vale molto più di quello che un vero ricco può invece donare.
Abbiamo capito, infine, che il denaro non fa la felicità, e che queste persone che vivono alla giornata e di espedienti sono molto più felici rispetto a noi che viviamo nell’agio e nel benessere.
E’ stata una bellissima esperienza, da non dimenticare mai.
Un consiglio? Fatela anche voi.
Null’altro da aggiungere, se non il fatto che siamo pronti a ripartire il prossimo anno, sempre per Varvareuca.