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Notizia bomba: i cinesi dormono in fabbrica e fanno lavorare i clandestini...


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#1 XCXC

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  • Ambasadiani MIra
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    Medaglie








Inviato 02 December 2013 - 18:51:19


Notizia bomba: i cinesi dormono in fabbrica e fanno lavorare i clandestini...

io nn lo sapevo... credevo che gli italiani a Prato (tessile) ed a Mantova (salotti) fossero falliti perche' nn avevano voglia di lavorare...

credevo che i cinesi fossero brave persone e rispettosi delle leggi!

Invece no!

Azz sono proprio ingenuo...

e come me probabilmente lo erano

CARABINIERI
POLIZIA
MAGISTRATURA
VIGILI URBANI
ASL
FINANAZA
AGENZIE DELLE ENTRATE
INPS
INAIL
SINDACI
CAMERE DI COMMERCIO
E INFINE... I PROPRIETARI DEI CAPANNONI

INSOMMA MEZZA PA!

AZZ...

IO NN LO SAPEVO DI ESSERE GOVERNATO DA INGENUI COME ME!

CHE VERGOGNA! L'IGNORANZA!

SONO PROPRIO IGNORANTE!



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#2 XCXC

XCXC

    TpX2MI

  • Ambasadiani MIra
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    Medaglie








Inviato 03 December 2013 - 19:15:19


LO SCARICABARILE DI PRATO Il governatore Rossi contro Bechis: "Cinesi morti? Non c'entro..."

Il dem respinge ogni responsabilità sulla morte di alcuni operai in uno stabilimento della città toscana

Lunedì 2 dicembre ad Agorà su Rai Tre, collegamento con Prato dove è bruciato un capannone-fabbrica semi clandestina e sono morti 6 cinesi che vi dormivano dentro. Il Governatore della Toscana, il Pd Enrico Rossi, comincia a tuonare contro il governo e il ministro Angelino Alfano, come se lui fosse un grillino in piazza per il Vaffa day. Quando gli viene ricordato che invece lui è il governatore della Toscana (e quindi governatore anche di Prato e di quella zona industriale fantasma), Rossi perde le staffe, inveisce e si auto-assolve: io sono una persona seria"... se lo dice lui...

di Franco Bechis

Rogo nella fabbrica dei cinesi, la sinistra ammette le proprie colpe


La sinistra ammette le proprie colpe. Il procuratore: "È far west". Salvini: "Tutti sanno e fanno finta di non sapere". Identificato un solo cadavere: è un irregolare.




Il giorno dopo la tragedia di Prato, dove hanno perso la vita cinque operai cinesi, arriva il momento dell'ipocrisia.





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La politica dà il via al profluvio di critiche e disamine, prospetta soluzioni, si stupisce, quasi fosse un fenomeno nuovo. "Mi auguro che né Letta né nessun altro dei nostri governanti vada ai funerali a versare lacrime inutili. Questi morti li hanno sulla coscienza.

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Perché tutti sanno e fanno finta di non sapere", ha tuonato Matteo Salvini, esponente della Lega Nord. "Ci uniamo al dolore e ci stringiamo alle famiglie delle vittime della tragedia di Prato. È una giornata drammatica, che mette in luce tutta l’inadeguatezza e la crisi di un pezzo di mondo del lavoro basato sullo sfruttamento, con lavoratori costretti a lavorare in nero e in condizioni di lavoro indecenti per un Paese civile", ha affermato Marco Furfaro, responsabile immigrazione della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà. Per il segretario regionale del Pd, Ivan Ferrucci, si tratta di una "una tragedia che lascia sgomenti, che nessuno può sopportare, certe condizioni di vita e diritti negati non sono più tollerabili nel nostro paese, nelle nostre città".
Che la sinistra fosse al corrente della situazione, lo dimostra l'intervista a L'Unità rilasciata oggi dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. "Si tratta di una zona franca di diritti civili e umani, sotto, sotto la soglia di tollerabilità. È l'area più ampia di lavoro nero e sommerso che esista nel Nord e Centro Italia, forse in Italia, forse in Europa. Si parla di 30mila, forse 40mila persone che lavorano a ritmi fuori controllo, giorno e notte, dormendo nei capannoni.

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C'è stata disattenzione da parte di tutti. Anche della sinistra, che su questi temi ha perso il Comune. Abbiamo capito troppo tardi, accumulato troppi ritardi. Lì dentro c'era un bambino, salvo per miracolo. Una donna ha riconosciuto in ospedale la catenina del marito. È un dramma enorme nel cuore della Toscana. Dove eravamo tutti? Questo dobbiamo chiedercelo. È una disgrazia che pesa sulle nostre coscienze", ha recitato il mea culpa il governatore rosso. "Rispetto a quanto accaduto a Prato la sinistra ha delle colpe sul piano dei valori perché‚ per la sinistra il lavoro è un punto fondamentale. Chi è iscritto al partito di cos’altro deve occuparsi se non risolvere quella situazione? L’inesistenza di un telaio di partiti sul territorio è il problema. Un partito ha responsabilità", ha detto Fabrizio Barca, ex ministro per la Coesione territoriale. Intanto, al momento, nel rogo della fabbrica l'unico corpo identificato è quello di un irregolare. All'obitorio nessuno è andato a reclamare le salme. Il procuratore capo di Prato, Piero Tony, ha dichiarato: "La maggior parte delle aziende sono organizzate così: è il far west, i controlli sulla sicurezza e su ciò che è collegabile al lavoro, nonostante l'impegno dei tutte le amministrazioni e delle forze dell'ordine, sono insufficienti".
La lettera di Napolitano

In una lettera al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sollecita "interventi concertati a livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento" realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico". "Indirizzo, suo tramite, ai rappresentanti della comunità cinese e alla città di Prato l’espressione dei miei sentimenti di umana dolorosa partecipazione per le vittime della tragedia del rogo che ha distrutto un opificio cinese, suscitando orrore e compassione in tutti gli italiani. Condivido la necessità da lei posta con forza di un esame sollecito e complessivo della situazione che ha visto via via crescere a Prato un vero e proprio distretto produttivo nel settore delle confezioni, in misura però non trascurabile caratterizzato da violazione delle leggi italiane e dei diritti fondamentali dei lavoratori ivi occupati. Al di là di ogni polemica o di una pur obbiettiva ricognizione delle cause che hanno reso possibile il determinarsi e il permanere di fenomeni abnormi, sollecito - conclude Napolitano nella lettera il cui testo è stato diffuso dal Quirinale - a mia volta un insieme di interventi concertati al livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento - senza porle irrimediabilmente in crisi - realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico toscano e italiano".



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#3 XCXC

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    Medaglie








Inviato 03 December 2013 - 19:17:59


PRATO ILLEGALE

- VIAGGIO NELLA PIÙ GRANDE CHINATOWN D’EUROPA: LOCULI DI CARTONE, ODORE NAUSEABONDO, COLONIE DI TOPI E SCARAFAGGI, CHI DORME SOTTO LA MACCHINA DA LAVORO, CHI MUORE PER UN INCENDIO

Qui è il Macrolotto di Prato, la zona industriale fino a pochi anni fa vanto dell’imprenditoria tessile nazionale, oggi occupata dalle industrie cinesi - Scenari medievali per laboratori clandestini che ieri hanno contato sette morti…



Maria Corbi per La Stampa
Come dopo ogni disgrazia piovono le dichiarazioni di intenti: faremo vedremo, bloccheremo. «Come se oggi scoprissero l'acqua calda. Ma bastava venire qui con occhi aperti per capire che la situazione è da anni insostenibile».

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TESSILE CINESE A PRATO

Qui è il Macrolotto di Prato, la zona industriale fino a pochi anni fa vanto dell'imprenditoria tessile nazionale, oggi occupata dalle industrie cinesi e chi parla è uno dei tanti pratesi che non si stupiscono della tragedia quanto dello stupore di chi la commenta.

Seicentomila metri quadri di capannoni, una città per lo più illegale, cresciuta nel silenzio di chi poteva fare qualcosa, iniziando dall'impedire che la dignità umana, insieme ai diritti, venissero calpestati in nome del profitto.

Seicentomila metri quadri di capannoni e quello dell'incendio è uno come tanti. Tante volte Finanza, Polizia e Carabinieri li hanno visitati trovando sempre le tracce più o meno evidenti dell'illegalità, dello sfruttamento, dell'evasione fiscale. Stanzoni con macchine per cucire, stiratrici, pelli, colle, sostanze tossiche che fanno compagnia ai bambini a cui tocca di vivere qui in clandestinità senza mai vedere la luce del sole. Fino a quando non avranno l'età, o solo l'altezza, per usare le macchine e entrare nel vortice produttivo che sforna abiti a prezzi stracciati.

Tanti gli imprenditori rovinati da questa concorrenza sleale che vince perché non rispetta le regole, a iniziare da quelle sulla sicurezza sul lavoro. Zhao deve avere una trentina di anni, forse meno, dice di stare in Italia da 8 anni, ma il suo italiano è elementare. Pochi i contatti con la popolazione locale. Vive anche lui in uno di questi capannoni e scuote la testa. Ma è difficile farlo parlare, ha paura. E come non capirlo visto che questo sistema illegale ha attirato la criminalità organizzata (un'inchiesta della procura antimafia ha ipotizzato il riciclaggio di quasi cinque miliardi di euro) e il racket degli operai-schiavi è n mano a potenti famiglie cinesi.

Eppure le magliette , i pantaloni, gli abiti che nascono in questa Disneyland dell'illegalità possono tutte fregiarsi dell'etichetta made in Italy. Zhao ha la faccia spenta, senza emozioni mentre gli si chiede della tragedia di oggi. Viene dalla provincia orientale dello Zhejiang come tanti qui al Macrolotto. Dorme anche lui in un capannone e ha la sua "stanza" nello zaino: un materassino di gomma e una coperta di pile.

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INCIDENTE A PRATO - FABBRICA CINESE

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INCIDENTE A PRATO - FABBRICA CINESE

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INCIDENTE A PRATO - FABBRICA CINESE

Il pericolo dei controlli è sempre alto e bisogna essere pronti a cambiare dormitorio. «L'importante è lavorare», dice. O almeno sembra. «E mandare i soldi a casa». L'immagine delle sette vittime rende le sue parole agghiaccianti come la sua disperazione. Mentre le parole delle autorità che accorrono sul luogo della tragedia sfumano nel nulla, appannate dal freddo e dalla loro debolezza.

Una passeggiata per via Pistoiese, a Prato città, la più grande Chinatown d'Europa, rende l'idea della ricchezza e del potere con gli occhi a mandorla. Auto di grossa cilindrata, ovunque negozi di money transfer che a luglio sono stati rivoltati da cima a fondo per un giro sospetto di soldi verso la Cina, di circa 10 miliardi di euro (molti dei quali frutto dell'evasione fiscale e della vendita di vestiti contraffatti o di provenienza non controllata). Sui muri scritte con ideogrammi. L'ordinanza anti sputo sembra essere rimasta lettera morta. Gli italiani che sono rimasti alzano le spalle, vinti, arrabbiati non per intolleranza verso i vicini di casa orientali ma per essere stati lasciati soli, sacrificati.

Chi è entrato nei capannoni, come i finanzieri, ha trovato situazioni al di là dell'immaginazione: loculi di cartone o al massimo di cartongesso, a volte impilati, con aree comuni dall'odore nauseabondo condivise con colonie di topi e scarafaggi. Lettini da neonato addossati a mura umide e sporche, C'è poi chi dorme sotto la macchina da lavoro, riparato da una stoffa che poi dovrà cucire. Scenari medievali in una delle città più operose d'Italia, dove fino a dieci anni fa c'erano le più belle fabbriche di tessuti e filati.

Oggi è l'invasione cinese del pronto moda, che popola le bancarelle dei mercati e gli scaffali dei negozi. «In tempi di crisi - ci dice una ambulante arrivata in serata a comprare merce - la gente vuole spendere meno e i cinesi hanno prezzi anche di due terzi inferiori a quelli dei prontisti nazionali». Sempre la solita storia.

«Ma il problema non è di chi viene a comprare, ma di chi permette che si produca senza regole a danno dei lavoratori e della concorrenza leale», dice Fabio, figlio di un imprenditore che per non morire di fame ha dovuto anche lui allentare qualche regola. «Niente nomi, per carità, perché a noi italiani ci massacra Equitalia, mentre i cinesi la passano liscia».

Una tragedia che addolora, indigna ma non stupisce. «Questa tragedia, posso essere un po' cinico, non mi sorprende», dice l'assessore alla sicurezza del Comune di Prato Aldo Milone, tra i primi ad arrivare davanti alla fabbrica distrutta. «Più volte abbiamo detto quello che poteva succedere in questi capannoni alla presenza di dormitori, con impianti elettrici scadenti, non a norma e con il vizietto dei lavoratori cinesi di fumare in continuazione». Negli ultimi controlli fatti, infatti sono state trovate molte sigarette per terra, vicino a materiali acrilici altamente infiammabili.

Perché non è stato fatto niente? Milone rimanda la risposta al governo: «Ad Alfano lo scorso novembre abbiamo consegnato l'ennesimo dossier su Prato. Noi in quattro anni abbiamo controllato 1.200 aziende su 3.500».

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CARTELLI IN CINESE A PRATO

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INCIDENTE A PRATO - FABBRICA CINESE
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CINESI A PRATO

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CARABINIERI IN UNA CASA DI CINESI A PRATO jpeg



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Inviato 03 December 2013 - 19:20:47


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02 DIC 2013 10:47
1. PAGA DI UN EURO ALL’ORA PER 15 ORE AL GIORNO E INFERRIATE ALLE FINESTRE PER IMPEDIRE LA FUGA. ANCHE IN CASO DI INCENDIO. PRATO COSTRETTA AL LUTTO PER L’ENORMITÀ DI QUESTI SETTE SCHIAVI MORTI. CADAVERI CINESI CHE PER UNA VOLTA AVRANNO UN FUNERALE TRACCIABILE. POI VERRÀ TUTTO RIMOSSO IN POCHI GIORNI, PERCHÉ IN FONDO SONO CINESI E QUINDI, FONDAMENTALMENTE, CHI SE NE FREGA. EPPURE BASTEREBBERO POCHE CONSIDERAZIONI PER CAPIRE CHE ANCHE QUESTA STRAGE È ROBA NOSTRA -

2. NEGLI ANNI SCORSI, CENTINAIA DI IMPRENDITORI TESSILI ITALIANI HANNO DELOCALIZZATO IN CINA PER PAGARE MENO I LAVORATORI. POI HANNO TROVATO PIÙ CONVENIENTE, CON LA CONNIVENZA DELLE AUTORITÀ CINESI E ITALIANE, IMPORTARE QUEGLI STESSI LAVORATORI-SCHIAVI E INSERIRLI A VALLE NELLA CATENA PRODUTTIVA. SCOMMETTIAMO CHE QUEI CAPANNONI CHE OGGI I GIORNALI DEFINISCONO IPOCRITAMENTE “LAGER” SONO DI PROPRIETÀ ITALIANA? E LE BANCHE DI PRATO NON HANNO NULLA DA DICHIARARE? -



a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)

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rogo in fabbrica cinesi prato

1 - I CINESI SIAMO NOI
Soppalchi in cartongesso per dormire sopra i macchinari, bambini che cominciano a lavorare a chissà quale età, paga di un euro all'ora per 15 ore al giorno e inferriate alle finestre per impedire la fuga. Anche in caso di incendio. Prato costretta al lutto cittadino per l'enormità di questi sette schiavi morti. Cadaveri cinesi che per una volta avranno un funerale tracciabile. Poi verrà tutto rimosso in pochi giorni, perché in fondo sono cinesi e quindi, fondamentalmente, chi se ne frega. Eppure basterebbero poche considerazioni per capire che anche questa strage è roba nostra.
Negli anni scorsi, centinaia di imprenditori tessili italiani hanno delocalizzato in Cina per pagare meno i lavoratori. Poi hanno trovato più conveniente, con la connivenza delle autorità cinesi e italiane, importare quegli stessi lavoratori-schiavi e inserirli a valle nella catena produttiva.
Molti dei loro capi, si sono quindi a loro volta trasformati in imprenditori e gli italiani si sono dedicati al loro business preferito, l'immobiliare, affittando capannoni ai cinesi. Scommettiamo che quei capannoni che oggi i giornali definiscono ipocritamente "lager" sono di proprietà italiana? Ed è troppo ardito immaginare che tutta la liquidità che fa girare questo sistema di produzione tessile, nonostante lasci spesso scarse tracce fiscali, sia ben maneggiato da banche locali?

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rogo in fabbrica cinesi prato

Non è la globalizzazione e neppure "il nuovo che avanza". Queste scene da Rivoluzione industriale inglese sono vecchie di tre secoli e la loro cifra è sempre la stessa: avidità di pochi e sfruttamento di molti. Ma il tutto è travestito di menzogna, nascondimento e, quando la realtà emerge, di "ineludibilità del progresso".
Il meccanismo che regola tutto, non solo a Prato ma anche a Berlino e a Bruxelles, è un micidiale miscuglio di dumping sociale e dumping fiscale. L'Europa che stiamo costruendo prevede aree fiscali privilegiate (per esempio Irlanda, intoccabile) e aree incaricate di fornire forza lavoro impoverita e a basso costo. La cinesizzazione del Sud Europa, con la scusa di recuperare competitività, è già in corso. In Italia, pensiamo di gestirla lucrando sull'affitto di capannoni e stamberghe. Quando saranno gli italiani ad affittare dai cinesi, o a lavorare per loro, in caso di strage sarà più semplice ottenere i funerali di Stato.

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operai cinesi prato x

Internet e tv ci hanno già riversato addosso immagini e foto più che eloquenti sull'incendio di Prato. Dai giornaloni di oggi merita estrarre giusto un paio di cose. La migliore ci sembra l'intervista ad Andrea Segre da Tor Pignattara, regista di "Io sono Li", che spiega il fenomeno dell'immigrazione cinese e chiude con una provocazione: "I modelli produttivi non fanno differenze e quando in un settore i diritti sul lavoro si sono indeboliti...Cosa succederà quando molti italiani andranno a lavorare per imprenditori cinesi? Sta già avvenendo, nei bar e nei ristoranti. Quando c'è recessione e crisi occupazionale come in questi anni, chiunque è ricattabile. Stiamo attenti a pensare che lo sfruttamento è un problema solo per gli immigrati" (Stampa, p. 2).
Poi c'è la paradossale operazione tentata dal Corriere della Sera, che nel pezzo di Dario Di Vico riesce a puntare il dito contro chi? Ma è facile, contro "i sindacati italiani, che dovranno ricordarsi che esiste l'anomalia Prato, che i lavoratori cinesi hanno gli stessi diretti dei nostri e che il Primo Maggio dovrà essere anche un po' giallo per esser vero" (p. 3).
Completa l'acrobazia Enrico Marro, che intervista Valeria Fedeli, per anni alla guida dei tessili della Cgil. La compagna Fedeli denuncia giustamente l'assenza di controlli e poi si lascia scappare: "Mi colpisce e mi sorprende che il sindacato nazionale non abbia ancora preso posizione su una tragedia come quella di Prato". Quelli ovviamente titolano: "Colpisce il silenzio dei sindacati" (p. 3). Tra un po' diranno che è tutta colpa di Camusso e Landini, noti sfruttatori. Per la cronaca, l'astuta compagna Fedeli nel frattempo è diventata senatrice del Piddimenoelle.

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laboratorio cinese prato

2 - IL PRESIDIO SLOW-LETTA DI RE GIORGIO
Nella settimana in cui la Consulta (del Re) procederà con ogni probabilità all'ennesimo rinvio sul Porcellum, ecco a voi il berlusconismo senza Berlusconi. Il ministro kazako Angelino Alfanayev lancia messaggi nientemeno che dalla Repubblica dei renziani: "Renzi così tira troppo la corda. Se vuol far cadere Letta lo dica. Non abbiamo paura del voto. Proponiamo un contratto di governo solo per un anno. C'è un dato strutturale che Renzi non deve dimenticare: siamo determinanti" (p. 6). Ok, sei piccolo ma "determinante". Però Craxi era altra cosa. A proposito, gli ultimi sondaggi di Ilvo Diamanti danno gli Alfanoidi al 5% (p. 13). Percentuale sulla quale non faremo facili battute giustizialiste.
Per la Stampa, "Tutti contro il Renzi anti-governativo. Il sindaco minaccia di togliere l'appoggio se non si fanno le riforme: critiche dal Pd e dal Nuovo centrodestra" (p. 10). Mentre per Aspenio Letta, "sono solo fuochi precongressuali" (p. 11). Il Messaggero delle Medie Intese registra: "Il piano del premier: fiducia bis e poi rinegoziare con Bruxelles. Le contrapposizioni rischiano di pesare su tutta la fase due. Escluso ogni rimpasto" (p. 3).

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SUSANNA CAMUSSO LUCIA ANNUNZIATA MAURIZIO LANDINI

Poi passa Re Giorgio e mette tutti in riga a mezzo Corazziere della Sera: "Niente crisi e ‘contratto' fino al 2015. Il Colle studia il percorso per l'esecutivo. Oggi Letta al Quirinale. Su Grillo, Napolitano resta spettatore e stenta a capire". In fondo alla velina di giornata, veniamo informati che lo stesso atteggiamento viene riservato "a certe sortite sul governo e su lui stesso (soprattutto da Matteo Renzi) che animano il dibattito in corso tra i democratici. Napolitano ascolta, osserva, cerca d'interpretare. E ovviamente tace" (p. 12). Tanto c'è chi scrive per lui.

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MAURIZIO LANDINI SUSANNA CAMUSSO

3 - UN, DUE, TRE, GRILLINO!
Il comico genovese non ama la stampa e la stampa non ama lui. Quella di Torino racconta che al terzo V-day Grillo è andato "alla carica dell'euro", sul quale "serve un referendum", e poi sposta il tiro sul para-guru Casaleggio: "E tra gli eletti del movimento cresce il fastidio per il guru. L'imprenditore lombardo definito ‘questo individuo' nelle conversazioni" (Stampa, p. 8). Non solo, ma "Da piazza San Giovanni a Genova, ora gli eroi sono i parlamentari. La folla osanna i suoi portavoce più che i due leader" (p. 9).
Repubblica sguinzaglia Curzio Maltese: "In piazza il circo di Casaleggio e Beppe tra modello ecuadoregno e web in Costituzione. Parte la campagna elettorale antieuropea, la parola d'ordine è ‘oltre'. Al benaltrismo della vecchia politica il grillismo contrappone da oggi il benoltrismo. Il leader critica gli italiani, ultimi nelle classifiche di alfabetizzazione ‘dell'Oxa". Sì, più Anna per tutti! Lo auspichiamo da tempo (p. 11).

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ALFANO VESPA RENZI FOTO LAPRESSE

4 - L'IMU-RTACCI LORO
Qualcuno aiuti Gelatina Saccomanni, assediato dal suo stesso governo e costretto a continui cambi di direzione. Racconta il Corriere: "Supplemento Imu, dietrofront del governo. Spunta l'ipotesi di coprire la maggioranza con l'aumento dell'acconto Iva. Sui contribuenti con la prima casa ora peserebbe il 40%. Servono 200 milioni di euro" (p. 5). Scarsa conoscenza della cosiddetta "dialettica democratica" fa dire al misterioso sottosegretario Giovanni Legnini: "Qualche modifica arriverà, ma c'è troppa polemica" (Messaggero, p. 5).

5 - SULLE GENERALI, I REPUBBLICONES EMETTONO AVVISI DI GARANZIA
Non si capisce proprio perché Ezio Mauro abbia messo sul supplemento economico, anziché nel primo sfoglio del giornale, quest'autentica bomba che è l'inchiesta sugli affari veneti del Leone di Trieste. "Generali, la Veneto-connection" è il titolo del pezzo di Roberto Mania su Affari&Sfiganza che racconta "i peccati capitali di un'inchiesta che può scrivere l'atto finale della Galassia. Sotto accusa operazione volute dall'ex ad Perissinotto e dal Cfo Agrusti con soggetti che hanno tuttora il 3% circa del capitale del gruppo e che hanno prodotto perdite per 234 milioni".

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GRILLO NAPOLITANO

Nell'articolo si raccontano gli esiti dell'inchieste interne, la titubanza del nuovo ad Mario Greco a proporre azione di responsabilità contro i predecessori e la somma cautela della procura di Trieste. E Paolo Possamai indirizza meglio il siluro: "Ferak nel ciclone. Il salotto veneto diviso sulla sorte della quota nel Leone. Qualora il titolo del gruppo assicurativo dovesse tornare sopra la soglia dei 18 euro, le tensioni tra la famiglia Amenduni, Zoppas, Palladio e Veneto banca potrebbero portare alla fine anticipata della finanziaria e alla spartizione di un patrimonio complessivo vicino ai 600 milioni di euro" (pp. 2-3).

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Matteo Renzi

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CASALEGGIO

6 - ULTIME DA UN POST-PAESE
"Così il Veneto aggira i suoi piani regolatori". Sul Corriere (p. 21) bell'inchiesta di Gian Antonio Stella: "Si potrà costruire aumentando la cubatura entro 200 metri. La protesta dei sindaci (anche leghisti) contro le norme varate dalla Regione. L'allarme per il progetto casa: ‘Permessi ampliamenti del 140%. E nei centri storici resta tutelato un palazzo, ma accanto possibile fare qualunque cosa'. La replica di Zaia: ‘Si è fatta troppa demagogia, questa legge non esautora i primi cittadini ma pone fine a un eccesso di discrezionalità". Ma gli ambientalisti veneti segnalano che se un costruttore non rispetterà neppure le nuove, generose, autorizzazioni, "sarà costretto a pagare il 200% degni oneri di urbanizzazione, che però non esistono".

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ASSICURAZIONI GENERALI

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LETTA E SACCOMANNI images

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ROGO FABBRICA CINESE PRATO FOTO LA NAZIONE



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Inviato 04 December 2013 - 18:35:07


PERCHÉ, INVECE DI PIAGNUCOLARE SULLA TRAGEDIA DI PRATO, NESSUNO HA MAI ALZATO LA VOCE SULLO SCHIAVISMO MADE IN CHINA? DOV’ERANO I SINDACATI? IRRESPONSABILITÀ FACILONA SUI TEMI DELL’IMMIGRAZIONE

L’unico che ha alzato la voce è un lavoratore cinese - Ha denunciato i suoi aguzzini, che lo tenevano a lavoro 18 ore al giorno, e ora è nel programma di protezione - “Un giorno la pressa a caldo si è bloccata, c’era del materiale dentro. Mi hanno detto di toglierlo a mani nude. Solo che la macchina si è riattivata, spappolandomi la mano”…



1 - «CHIUSI A CHIAVE IN FABBRICA E RICATTATI»

M. Ga. per il "Corriere della Sera"

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LE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATO

È stato il primo a denunciare lo sfruttamento, a ribellarsi all'omertà. Ora è sotto programma di protezione e vive in una città del nord. Domani il tribunale di Prato deciderà se condannare i suoi presunti aguzzini. Il pm ha chiesto un anno e 7 mesi di carcere per sequestro di persona e sfruttamento della manodopera clandestina. Due anni è durato il martirio.
«Lavoravo 18 ore al giorno - racconta - e mi pagavano 1,40 euro l'ora, senza neppure mezza giornata di festa. Sveglia alle 7, al letto all'una di notte. Guadagnavo circa 800 euro al mese, ma era il padrone a decidere quanto dovevo mettermi in tasca, il resto erano sequestrati, per non farmi scappare». L'operaio, clandestino, lavorava a una pressa a caldo per etichette.
«Ne dovevo stampare centomila al giorno e questo voleva dire non staccarsi mai dalla pressa. Solo per andare in bagno, pochi minuti. E si beveva poco, anche d'estate, per andarci di meno. Eravamo chiusi a chiave in fabbrica, per uscire serviva il permesso, anche di notte». Le macchine erano vecchie e pericolose. «Lo avevo detto più volte ai padroni - racconta - inascoltato. Poi l'incidente».

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LE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATO

Un giorno la pressa a caldo si è bloccata, c'era del materiale dentro. «Il padrone mi ha detto di toglierlo a mani nude. L'ho fatto ma la macchina si è riattivata spappolandomi e ustionandomi la mano destra. Mi hanno portato al pronto soccorso costringendomi a raccontare di un incidente d'auto. Mi hanno trasferito al centro grandi ustionati di Pisa. "Non ti azzardare a fare denuncia in questura perché abbiamo amici anche lì", mi gridarono. Sono rimasto senza lavoro, per strada. Li ho denunciati».

2 - I CINESI DI PRATO E LE VERITÀ NASCOSTE

Da "il Foglio"
L'incendio del capannone-dormitorio gestito da immigrati cinesi nell'area industriale del Macrolotto di Prato, costato la vita ad almeno cinque persone, è stato definito quasi unanimemente dalla stampa una "tragedia annunciata". Espressione usurata e retorica, che in Italia si applica da decenni un po' a tutto, senza andare per il sottile, anche se è corretto riconoscere che qualche volta la "profezia" della catastrofe non era poi così oscura da interpretare.
Nel caso di Prato, però, nascondersi dietro alla "tragedia annunciata" per meglio additare le colpe degli altri - di solito la classe politica e un'avidità economica più o meno contigua alla malavita, à la Saviano insomma - è un gioco meno semplice da praticare. Che nell'area di Prato esista la "più grande realtà di lavoro sommerso d'Europa", come l'ha chiamata ieri il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, e che sia stata lasciata proliferare una filiera del manifatturiero low cost fuori controllo e spesso illegale, è un dato di fatto. Ma bisogna capirne le cause, prima di cercare i colpevoli.

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LE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATO

Magari ponendosi anche qualche irrituale domanda sul prolungato silenzio dei sindacati: forse che gli irregolari cinesi non appartengono alla loro giurisdizione? Ma la tragedia di Prato è anche conseguenza di una certa irresponsabilità facilona (buonismo è espressione banale) sui temi dell'immigrazione. Nel mondo globale esistono fenomeni di spostamenti umani tali da non poter essere controllati o arginati con la buona volontà, e destinati a rimanere sommersi (la famosa leggenda dei cinesi che non muoiono mai), in assenza di filtri funzionali e severi.
E questo dato va tenuto in considerazione. Così come va riconosciuta realisticamente la difficoltà di gestire una forza d'urto economica come quella cinese. Ma soprattutto, in vicende come quella di Prato, c'è la responsabilità dell'accusa di razzismo mossa con riflesso pavloviano contro chiunque abbia osato criticare, negli anni, i rischi di certe dinamiche insite nelle comunità dell'immigrazione, anche quella regolare. Come è giusto criticare, o vietare, il burqa, o impedire i matrimoni forzati, senza finzioni multiculturaliste, così si deve impedire la schiavitù economica, fenomeno culturalmente non così differente. Integrazione in Italia deve voler dire anche accettazione sine qua non di standard di civiltà e democrazia.

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