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Salvini, missione umanitaria in India.
E il popolo leghista lo attacca sul web
Il numero uno della Lega lombarda, che aveva invocato carrozze del metrò da riservare ai milanesi doc, sta seguendo un progetto Ue. Raccogliendo critiche (e qualche consenso) da chi lo segue sui social network
di LUCIA LANDONI
Il leghista Matteo Salvini
Toccare con mano la povertà nelle strade di Delhi e di Calcutta può intenerire anche il cuore di un leghista duro e puro come Matteo Salvini. Almeno a giudicare dai post pubblicati in questi giorni sui social network dal segretario della Lega lombarda, che si trova in India in qualità di europarlamentare per “controllare un progetto finanziato dall’Unione europea che per ora ha permesso a 1.600 adolescenti e giovani donne, che vivevano per strada e rischiavano di morire di fame, di imparare a usare il computer e trovare un lavoro”, come spiega lui stesso sulla sua pagina Facebook.
Salvini, che nel 2009 aveva proposto di riservare alcuni vagoni della metropolitana ai milanesi doc e si è dichiarato pronto “a fare opposizione totale” al neoministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, ha affidato al web le impressioni dettate dal contatto diretto con la realtà indiana. “Quando vedo come sopravvivono migliaia di bambini qui a Delhi, senza scarpe, senza casa e spesso senza cibo, ma con due occhi neri stupendi e a volte con un sorriso, mi rendo conto di quanto siamo fortunati noi” si legge sui suoi profili di Twitter e Facebook. Un commento che sta scatenando un’autentica tempesta
di reazioni da parte del popolo della Rete, diviso tra leghisti indignati che domandano a Salvini come possa permettere che “si spendano soldi europei in quei luoghi” e scettici, a cui preme rimarcare che “sono gli stessi bambini che vorreste cacciare a calci quando vengono qua”.
Sul segretario leghista in trasferta piovono consigli: si va da chi gli suggerisce di stare attento perché “c’è delinquenza. Gli indiani non sono solo i buddhisti tranquilli che noi europei immaginiamo, ma anche un popolo che da anni violenta e uccide le proprie bimbe e donne” e di “organizzare manifestazioni contro quest’invasione camuffata come integrazione”, a chi lo esorta, una volta tornato in patria, a spiegare “alla ministra Kyenge che non possiamo accogliere tutti. Non sarebbe meglio aiutarli a casa loro?”. Ai commenti del popolo padano che lo attacca al grido “ma che leghista sei?” si alternano altre critiche: dalle più dure, come “stai pure lì a capire cos’è l’integrazione”, “allora perché sei leghista?” e “stai lì e cerca di integrarti: capirai quanto sia difficile”, a quelle costruttive. “Caro Salvini, è sorprendente leggere queste parole da un leghista, ma fa piacere. Spero lei abbia capito qualcosa di più” ha scritto un’utente di Facebook, che si firma semplicemente “una meridionale”.
Ma ci sono anche gli apprezzamenti sinceri di chi fa notare quanto sia “bello sentire un uomo e un politico che quasi si commuove davanti a questo spettacolo di povertà ma di gioia intrinseca”. E non manca chi si preoccupa per l’improvviso ammorbidimento di Salvini. “Così vengono in Italia e gli danno casa e lavoro o nelle pseudo cooperative sociali gli danno da lavorare e diecimila diritti che io al lavoro non ho” commenta qualcuno; “Io prima penserei a noi e poi senza dubbio anche agli altri,perchè devo ancora trovare un indiano, cinese o africano che sia venuto da me a darmi qualcosa o un lavoro” gli fa eco un altro post.
(02 maggio 2013)
