"Sorvegliare Gmail e Skype è priorità 2013":
l'Fbi vuole controllo ma la privacy è a rischio
Il Bureau alle prese con le comunicazioni nell'era digitale: "I terroristi comunicano attraverso protocolli protetti. Alcuni usano anche i videogiochi". E chiedono di poter accedere senza riserve ai servizi. Google vuole collaborare. Microsoft per ora tace

UN PIANO che dà un'importanza mai vista prima alla Rete. Così l'Fbi prioritizza il lavoro da svolgere nel corso dell'anno, concentrando l'attenzione sui servizi online. Il consigliere genereale del Bureau Andrew Weissmann, ha dichiarato che monitorare "Gmail, Skype e Dropbox è una priorità". Già ora l'Fbi può accedere ai database richiesti, ma non immediatamente. Uno scarto temporale che può inficiare qualunque indagine.
Weissmann aggiunge che i modi in cui terroristi e criminali comunicano attraverso la rete sono diventati raffinati: si utilizza persino Scrabble Online, il gioco dello Scarabeo, con cui comporre parole e messaggi. Il motivo per cui l'Fbi non ha accesso immediato alle comunicazioni elettroniche si trova nel CALEA, una legge del 1994 che obbliga operatori telefonici e provider internet ad installare software di sorveglianza sulla loro rete. Ma essendo di vent'anni fa, non tiene in considerazione servizi Cloud e chat, e nemmeno webmail come quella di Google. Al momento il governo Usa può solo chiedere alle aziende di fornire assistenza tecnica nelle intercettazioni, sotto il "Wiretap Act". Ma nulla di più.
Il problema con Gmail in particolare è la criptatura SSL che protegge le mail. Senza l'autorizzazione di Google, l'Fbi può fare poco per intercettare le comunicazioni. Ma certamente il potere di leggere tutto quando e come si vuole rappresenterebbe tanto uno strumento per il Bureau, quanto un rischio per la privacy mondiale. Google comunque intende collaborare: "Utilizzando quanto previsto dal Wiretap Act potremmo collaborare meglio con l'Fbi", dicono da Mountain View. Per quanto riguarda Skype, da Microsoft (proprietari del servizio) tutto tace. Ma se l'Fbi potesse scandagliare il servizio a piacimento si registrerebbe molto probabilmente una grande protesta degli utenti, se non un boicottaggio. Ma Weissman non vuole agire d'autorità: "Bisogna portare la questione nel dibattito pubblico", conclude il numero uno dell'agenzia.