Inviato 14 October 2012 - 15:18:08
Monito di Mosca alla Moldova
La Casa dei Soviet (parlamento) di Tiraspol, capitale della Transnistria
La Russia potrebbe riconoscere la repubblica separatista di Transnistria se la Moldova – cui la Transnistria dovrebbe appartenere secondo il diritto internazionale – perdesse la propria neutralità o sovranità: in altre parole, se si unisse alla Romania. L’avvertimento, di insolita durezza, è stato lanciato ieri dal ministero degli esteri di Mosca per bocca di un suo portavoce. Nel testo reso pubblico non viene nominata la Romania, ma il riferimento è chiarissimo: sulla scena politica della Moldova esistono forze non trascurabili che premono, in pratica fin dal giorno dell’indipendenza nel 1991, per l’unificazione con i fratelli rumeni e il ripristino de facto della “Grande Romania” esistita fra il 1920 e il 1940. Una simile unificazione comporterebbe per la Moldova la perdita della sovranità – diventerebbe (o tornerebbe ad essere) una semplice regione della Romania – e anche della neutralità, essendo la Romania parte della Unione europea e della Nato. In questa eventualità, dice la nota di Mosca, la Russia riconoscerebbe l’indipendenza della Transnistria, cioè della sottile striscia di territorio a est del fiume Dnestr (Nistru, in rumeno), densamente popolata con una maggioranza etnica russa, che nel ’91 attraverso una breve ma sanguinosa guerra si è separata dal resto della Moldova e da allora vive in un regime “sospeso”, non riconosciuta da nessun Paese al mondo ma rigorosamente separata dalla “madrepatria”.
In Transnistria vive oltre mezzo milione di persone, dunque una popolazione molto superiore a quella delle altre due repubbliche separatiste (georgiane in questo caso) di cui Mosca ha riconosciuto l’indipendenza nel 2008, Abkhazia e Sud Ossezia; è un territorio altamente industrializzato, a differenza del resto della Moldova, e dal 1991 vive – in condizioni di estremo isolamento politico e diplomatico – un curioso esperimento di regime politico formalmente “sovietico” e di regime economico quasi totalmente privatizzato. La Transnistria emette suoi passaporti, ma la quasi totalità della popolazione possiede un passaporto moldavo o russo, visto che sia Kishinev che Mosca concedono senza problemi il proprio passaporto ai transnistriani che ne fanno richiesta; questo fa sì che nonostante l’isolamento teorico, in pratica la Transnistria veda un’intensa mobilità dei suoi abitanti e floridi commerci internazionali (più spesso sotto forma di contrabbando), in genere attraverso il confine con l’Ucraina, particolarmente permeabile.
L’anno scorso per la prima volta dopo un ventennio il dominio politico personale dell’ex presidente Igor Smirnov è stato spezzato e la presidenza è stata conquistata da Yevgeni Shevchuk, il cui partito aveva in precedenza vinto le elezioni conquistando il controllo del parlamento. Dopo la fine delle ostilità con la Moldova, nel 1992, in Transnistria è acquartierato un reggimento russo con funzioni di peacekeeper e di garante nei confronti della popolazione locale (una presenza piccola ma che ha provocato non pochi problemi nei negoziati con la Nato per la riduzione delle forze convenzionali in Europa).
Le pretese di indipendenza della Transnistria sono in realtà assai fondate, sia dal punto di vista etnico-linguistico (come detto la gran maggioranza della popolazione è russa) sia dal punto di vista storico, visto che la regione non ha praticamente mai fatto parte della Romania ed è stata per diversi secoli sotto il controllo dell’impero russo prima e dell’Unione sovietica poi, venendo accorpata al resto della Moldova soltanto nel 1945, nell’ambito dell’Urss. Comprensibile quindi che i suoi abitanti si sentano più vicini a Mosca che a Bucarest, e anche che le autorità russe siano assai poco inclini a lasciar scivolare questo territorio nella sfera di influenza occidentale.
di a. d.
pubblicato il 13 ottobre 2012 --Il Manifesto
Tag: Europa, Georgia, Moldova, Romania, Russia, Transnistria
Io non mi sento italiano, voglio resistere e insorgere