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Emigrante resta disoccupato: trovato in un sottoscala, non mangiava da giorni


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Inviato 03 November 2011 - 18:53:17


Emigrante resta disoccupato: trovato
in un sottoscala, non mangiava da giorni

Tornato dalla Svizzera, dormiva in un sacco a pelo e con sè
aveva solo due valigie. A Fanna scatta la gara di solidarietà


IPB Image



di Lorenzo Padovan

PORDENONE - Allarme rientrato per il presunto cercatore di funghi che lunedì sera aveva lanciato un drammatico sos via telefono annunciando agli operatori del 118 di accusare gravi dolori al petto e al braccio e di trovarsi in un prato non meglio precisato delle campagne di Fanna (Pordenone). Dopo tre ore di serrate ricerche, i volontari del Soccorso alpino di Maniago, con il sostegno della squadra comunale di Protezione civile, hanno risolto il giallo.

La richiesta di aiuto era partita da un uomo in gravissime difficoltà economiche, che dormiva in un sottoscala di un rustico disabitato, all'estrema periferia di Fanna. La storia è simile a quelle di tante persone non più giovani, che la crisi ha espulso dal mondo del lavoro. In questo caso, c'è di mezzo anche l'emigrazione, in Svizzera. Giuseppe Franceschina, partito da giovane da Fanna (la mamma è originaria della borgata Valavan), si è trovato senza occupazione e impossibilitato a pagare l'affitto per l'abitazione elvetica. A 56 anni, senza la rete parentale a fare da supporto, la situazione è ben presto precipitata e l'unica soluzione possibile è parsa il rientro al paese natìo.

A Fanna, in effetti, lo si vedeva in giro già da un paio di settimane. Un uomo schivo e taciturno. Nulla di più. Almeno fino a che, nella notte tra lunedì e ieri, è emersa la pietosa verità: l'emigrante dimorava nel sottoscala esterno di un vecchio edificio. Nel rifugio di fortuna aveva due grosse valigie, con dentro i ricordi di tutta la sua esistenza e dormiva in un sacco a pelo. L'hanno trovato così i volontari di Fanna e l'unità cinofila del Soccorso alpino di Maniago.

Sulle tracce dell'uomo si era giunti grazie al ritrovamento, poco distante, di una bicicletta. Tutti cercavano un escursionista ma, un po’ il fiuto del cane e un po’ il presentimento, invece di puntare al bosco adiacente, le ricerche si sono concentrate sul vicino fabbricato. Ai soccorritori l'uomo ha spiegato la sua odissea umana e professionale e si è scusato per il trambusto notturno che la sua telefonata aveva involontariamente provocato.

Ha confessato di aver chiamato il 118 per il malessere, ma di non aver trovato il coraggio di declinare i dettagli del suo calvario, preferendo la bugia del cercatore di funghi. Purtroppo, mentre stava dando le coordinate del suo rifugio di fortuna, la batteria del cellulare si è esaurita. Sul posto sono giunti anche l'ambulanza (con medico a bordo) e i carabinieri di Maniago. È bastato uno sguardo per capire che aveva bisogno non di medicine, ma di solidarietà.

La solidarietà di Fanna è scattata in piena notte. Era da poco passata l'una quando, a bordo del furgone della Protezione civile, l'emigrante - che ha rifiutato il ricovero in ospedale - è stato portato in paese. Dopo essere stato rifocillato (pare non mangiasse da giorni), un giro di chiamate per trovare un alloggio, da parte dell'assessore Marziale Vallar, in prima linea fin dagli istanti in cui il Soccorso Alpino maniaghese ha chiesto un contributo, in termini di esperienza e conoscenza dei luoghi, agli indigeni. Dopo aver valutato alcune soluzioni, la decisione di svegliare i padri francescani.

Alle 3, l'uomo proveniente dalla Svizzera stava già occupando un piccolo appartamento all'interno di Casa Marchi, una delle strutture storiche di Fanna. E ieri è stato al centro delle attenzioni di tutti. Visite, offerte di cibo, ma soprattutto vicinanza e affetto. Da oggi, del caso si occuperanno i servizi sociali dell'Ambito distrettuale e c'è ottimismo sulla possibilità di reperire una sistemazione consona, in attesa che qualcosa si sblocchi e magari esca pure un lavoretto.

Un unico rammarico: «Perché non si è confidato con noi? - ripetevano gli amministratori e i volontari di Protezione civile -Non avremmo mai permesso che uno dei nostri emigranti fosse costretto a dormire nel sottoscala, come un cane, una volta tornato al suo paese».

Mercoledì 02 Novembre 2011 - 15:02 Ultimo aggiornamento: Giovedì 03 Novembre - 09:44



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