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Il Web ha 20 anni: ecco le tappe fondamentali da Mosaic a Facebook


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Inviato 11 August 2011 - 00:11:14


Il Web ha 20 anni: ecco le tappe fondamentali da Mosaic a Facebook
di Gianni Rusconi

Il Web ha 20 anni: da Mosaic a Facebook quale l'innovazione più grande?

Il compleanno è caduto sabato 6 agosto: nel 1991 apparve al mondo la prima pagina http (HyperText Transfer Protocol) basata su hyperlink e con essa prese corpo il primo sito della storia, solamente testuale e priva di immagini ed elementi grafici. Il World Wide Web, tecnicamente conosciuto come W3, ha quindi compiuto 20 anni e forse neppure Tim Berners-Lee, il giovane ricercatore del Cern di Ginevra che diede vita al progetto, poteva immaginare l'impatto della sua scoperta sulla vita quotidiana di milioni di persone e di aziende, nonché di enti governativi e molto altro ancora, dei successivi due decenni.

"Il Web – queste le parole divenute celebri del ricercatore - è più un'innovazione sociale che un'innovazione tecnica. L'ho progettato perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico. Il fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza reticolare".


Come ha preso vita la rivoluzione digitale che oggi interessa qualche miliardo di utenti pochi lo sanno: l'idea di Berners Lee, allo studio dal 1989, era quella di creare un software per condividere attraverso una rete di computer (la cosiddetta "Mesh") documenti scientifici con l'intento di migliorare le cooperazioni tra i ricercatori dell'istituto di ricerca svizzero. Da progetto al servizio della comunità scientifica, l'idea presto si trasforma nello standard da cui nasceranno milioni di siti e che abiliterà la condivisione di informazioni a distanza in qualsiasi parte del globo, in modo semplice e veloce. E l'acronimo Www entra negli almanacchi come un termine destinato a fare epoca.

La prima grande innovazione che accompagna la diffusione del Web non può che essere considerata il primo browser che permise la navigazione all'interno della rete Internet, la tecnologia nata negli anni ‘70 in ambito universitario come evoluzione di Arpanet, la rete utilizzata per le comunicazioni interne e riservate della Difesa Usa. Il nome del predecessore degli attuali Explorer, Firefox e Chrome è una pietra miliare della storia hi-tech: Mosaic. Era il 1993. Berners Lee aveva concepito anche il primo server Web con un computer Next, la società fondata da Steve Jobs, e la creazione del primo editor html.

Alla fine degli anni 2000 il Web fu la base portante per il boom della net economy. Negli ultimi 10 anni ha definitivamente cambiato il modo di agire delle persone, a casa come sul posto di lavoro. Il Web ha enfatizzato il problema della sicurezza dei dati personali, rendendo celebri figure come gli hacker, e quello della privacy. Il Web ha creato milioni di posti di lavoro (e molti ne ha pure bruciati) e cambiato la faccia del mondo sotto l'aspetto sociale, economico e politico. Ha trasformato il modo di accedere alle informazioni, di gestire le comunicazioni private e di business e anche il modo di viaggiare e fare shopping. Le apps per smartphone e Facebook sono fra le facce più recenti della rivoluzione a cui diede il la Berners Lee. Che giusto due mesi fa ha toccato un'altra tappa cruciale: l'inizio della migrazione all'Ipv6, il protocollo Internet di nuova generazione, quello che teoricamente potrà garantire la disponibilità all'infinito di indirizzi Web preceduti dal suffisso http.



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Inviato 11 August 2011 - 18:24:55


Morto padre Busa, il gesuita che inventò
l'ipertesto e sfidò il fondatore della Ibm

Ha lavorato per quarant'anni a un'opera su san Tommaso
che lo ha portato a fondamentali scoperte nell'informatica

Immagine inviata
Padre Roberto Busa nel 2001 a Belluno



VICENZA - «Se navighi in Internet, lo devi a lui. Se usi il pc per scrivere mail e documenti di testo, lo devi a lui. Se puoi leggere questo articolo, lo devi, lo dobbiamo a lui». Così, parafrasando un titolo ispirato all'inventore della penicillina Alexander Fleming, l'Osservatore romano rende omaggio a padre Roberto Busa, gesuita e scienziato originario di Vicenza, linguista e pioniere informatico, morto ieri a quasi 98 anni nella residenza della Compagnia di Gesù a Gallarate (Varese).

Il giornale vaticano ricostruisce l'invenzione dell'ipertesto per internet, anticipata dal gesuita una quindicina di anni prima degli studiosi statunitensi, e il rapporto di Busa con il fondatore dell'Ibm Thomas Watson, che finanziò il suo "Index Tomisticus", al quale il religioso ha lavorato per 40 anni. Nel 1949 "il gesuita s'era messo in testa di analizzare l'opera omnia di san Tommaso: un milione e mezzo di righe, nove milioni di parole (contro le appena centomila della Divina Commedia). Aveva già compilato a mano diecimila schede solo per inventariare la preposizione "in", che egli giudicava portante dal punto di vista filosofico. Cercava, senza trovarlo, un modo per mettere in connessione i singoli frammenti del pensiero dell'Aquinate e per confrontarli con altre fonti. In viaggio negli Stati Uniti, padre Busa chiese udienza a Thomas Watson, fondatore dell'Ibm. Il magnate lo ricevette nel suo ufficio di New York. Nell'ascoltare la richiesta del sacerdote italiano, scosse la testa: "Non è possibile far eseguire alle macchine quello che mi sta chiedendo. Lei pretende d'essere più americano di noi".

Padre Busa allora estrasse dalla tasca un cartellino trovato su una scrivania, recante il motto della multinazionale coniato dal boss - Think, pensa - e la frase "Il difficile lo facciamo subito, l'impossibile richiede un po' più di tempo". Lo restituì a Watson con un moto di delusione. Il presidente dell'Ibm, punto sul vivo, ribatté: «E va bene, padre. Ci proveremo. Ma a una condizione: mi prometta che lei non cambierà Ibm, acronimo di International business machines, in International Busa machines». «È da questa sfida fra due geni - ricorda l'Osservatore romano - che nacque l'ipertesto, quell'insieme strutturato di informazioni unite fra loro da collegamenti dinamici consultabili sul computer con un colpo di mouse», che l'americano Ted Nelson definì soltanto nel 1965.

Secondo di cinque figli di un capostazione, padre Busa era nato a Vicenza il 28 novembre 1913, a 16 anni era entrato nel seminario di Belluno dove aveva fatto amicizia con Albino Luciani, il futuro Giovanni Paolo I. È stato tra i pionieri dell'uso dell'informatica per l'analisi del testo, la lessicografia e la ricerca bibliografica. Grazie all'opera da lui iniziata, la lessicografia e l'ermeneutica testuale ricevono un contributo decisivo dall'informatica linguistica. Padre Busa ha fondato nel 1992 la Scuola di Lessicografia ed Ermeneutica, costituita all'interno della facoltà di filosofia della Pontificia Università Gregoriana.

Lo scienziato gesuita risiedeva dagli anni Sessanta all' Aloisianum di Gallarate, assieme ai grandi decani gesuiti, tra cui il cardinale Carlo Maria Martini di cui era amico e interlocutore. Molti i legami con Varese e Gallarate, città di adozione che ha visto, con Rosa Piantanida Bassetti, la nascita dei primi atti di mecenatismo industriale e di cui l'Aloisianum stesso è un'espressione. Tra i libri più recenti, tutti pubblicati, negli scorsi anni, dalla casa editrice Spirali, "Rovesciando Babele ossia tornare alle radici d'ogni lingua" e "Quodlibet, briciole del Mio Mulino" forse l'opera più aperta e pubblica dello scienziato.

Mercoledì 10 Agosto 2011 - 17:48 Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Agosto - 16:31



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