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Sud Caucaso, tutti i rischi di una «deriva balcanica»
Started By
Guest_Azzurro_*
, 07 Jul 2008 - 15:26:27
Questa discussione ha avuto 242 risposte
#241 Guest_Azzurro_*
Inviato 09 October 2008 - 19:12:21
ILSOLE24ORE.COM
Medvedev: «Helsinki-2 per una sicurezza condivisa in Europa».
Per superare l'escalation della tensione nel Vecchio continente il presidente russo propone una formula rinnovata di cooperazione, che si richiama agli accordi firmati nel 1975 dall'Urss, dagli altri Paesi del "campo socialista" e dagli Occidentali
Dopo averli brevemente riassunti in un messaggio trasmesso via Internet dal suo sito presidenziale, il presidente russo ha enunciato l'8 ottobre proposte di grande importanza per superare l'attuale fase di tensione internazionale. Lo ha fatto nel corso del World Policy Forum, una conferenza organizzata dall'Ifri (Istituto francese di relazioni internazionali) a Evian, alla presenza di alcuni capi di Stato e di governo – in primis l'ospite, il presidente francese Nicolas Sarkozy.
Nel frattempo la Russia procede, secondo gli accordi di agosto e di settembre, al ritiro dei suoi "peacekeepers" dai posti di osservazione creati in Georgia ai confini con l' Ossezia del sud e l'Abkhazia. Operazione che si deve concludere il 10 ottobre, cinque giorni prima dell'apertura della conferenza internazionale di Ginevra sulla crisi caucasica.
Non di solo Caucaso
Ma non è stata la crisi caucasica il centro dell'intervento del leader russo. Il suo messaggio è stato di grande respiro strategico. Si è concretato in proposte per porre fine alla escalation di tensione provocato dalla crisi russo-georgiana e da una serie di fatti precedenti. Medvedev ha definito due obiettivi fondamentali su cui iniziare a discutere e trattare. Il primo è la costruzione di un'architettura della sicurezza e della cooperazione in Europa nuova o meglio, rinnovata, rispetto a quella creata dagli Accordi di Helsinki siglati nel 1975 dall'Urss, dagli altri Paesi europei del "campo socialista" e dagli Occidentali. Accordi raggiunti in piena "guerra fredda", in un periodo di contrapposizione ideologica e politico-militare dei due blocchi. Il secondo obiettivo è la riforma del sistema globale dei rapporti economici, finanziari e monetari, coinvolto e travolto dalla gravissima crisi di questi giorni. Per raggiungere i due obiettivi – sostiene Medvedev - si devono superare lo spirito e la retorica (pericolosissimi) del confronto.
Nuove architetture
Dopo le proficue intese tra Mosca e gli Occidentali (segnatamente Washington) seguite all'11 settembre 2001, si sono perduti – ha lamentato il presidente russo – sette anni, in cui era possibile creare nuovi e più costruttivi rapporti internazionali e non lo si è fatto. Il "Nato-centrismo" degli Usa e di alcuni paesi ex-comunisti entrati da poco nella Ue, assieme ai meccanismi che regolano la sicurezza europea e internazionale, rendono difficile la soluzione pacifica di crisi come quelle apertesi negli ultimi anni in Europa ed Asia (Kosovo, Iraq, Afghanistan, Caucaso).
Medvedev ha chiamato direttamente in causa l' "unilateralismo" americano, la volontà di "dominio unico" globale mostrata finora dagli Usa in materia sia politica, diplomatica e militare, sia economica, finanziaria e monetaria. Da qui Medvedev postula la necessità di superare questo "dannoso unilateralismo" e di costruire "nuove architetture", su più fronti.
Inoltre, si devono finalmente superare "l'ideologizzazione dei rapporti internazionali" e gli "approcci paranoici in stile sovietologico" (come il "contenimento" nei confronti della Russia). Essi incidono pesantemente sui rapporti tra Occidentali (segnatamente gli Usa) e Russia. Da qui, la proposta di una sorta di Helsinki-2, per discutere insieme e arrivare a creare nuove e strutture di sicurezza in Europa, giuridicamente fondate sui principi delle Nazioni Unite e basate sugli interessi comuni. Si dovranno superare il "Nato-centrismo" e la tentazione di impiegare il "fattore forza", e rivedere la decisione di Washington di dislocare elementi della sua difesa spaziale in Europa che, secondo il presidente russo, potrebbe investire altri paesi oltre alla Polonia e alla Repubblica ceca. Con gli Usa Medvedev si è detto disposto a rilanciare il processo di disarmo nucleare.
La crisi finanziaria
Ancora a livello internazionale si dovrebbero discutere anche i temi dell'attuale crisi finanziaria. Il formato G-8 non è più valido – ha detto di nuovo Medvedev (come già aveva chiesto Putin). Nel processo di definizione di nuovi rapporti economici, finanziari e monetari dovranno essere inseriti paesi di nuove e grandi economie, come Cina, India, Messico, Brasile, Sud Africa. E l'Europa dovrà abbandonare logiche e pratiche di subordinazione (agli Usa). C'è da dire che nel discorso di Medvedev si avverte la necessità urgente di Mosca di superare questa fase di forte tensione con l'Occidente. Essa, già prima delle turbolenze finanziarie globali, ha determinato fughe rilevanti di capitali degli investitori esteri (8 miliardi di dollari solo durante "la guerra dei cinque giorni").
E da circa un mese frequenti e sempre più allarmanti sono state le cadute delle Borse russe e delle sue più prestigiose blue chip.Queste proposte e considerazioni da alcuni mesi erano state avanzate dal leader russo. Ma non avevano ottenuto particolari consensi. Mai, tuttavia, Medvedev le aveva esposte in modo altrettanto organico e in un contesto altrettanto drammatico.
Effetto Sarkozy
C'è un altro aspetto da considerare: a Evian Medvedev si è rivolto direttamente a Sarkozy, l'efficace, pragmatico e autonomo (dagli Usa) mediatore nella crisi del Caucaso. Proprio il presidente francese (e di turno della Ue), più degli altri leader europei, può essere visto da Mosca come il principale interlocutore e diventarlo. Sicuramente appare ora il più incline a impegnarsi nelle stesse tematiche presentate da Medvedev.
Da lui in particolare sono partite nei giorni scorsi pressanti esigenze e richieste di una profonda revisione dei rapporti economico-finanziari globali. Con più decisione e nettezza della maggior parte dei leader europei, ha mostrato la volontà di smarcarsi e di smarcare l'Europa dagli Usa, creando un sistema di rapporti nuovi, non unilateralisti. Medvedev a Evian ha lanciato una sfida che chiameremmo "della buona volontà". E lo ha fatto anche in vista delle prossime elezioni americane.
Nella consapevolezza che dopo il fondo toccato con la presidenza Bush, gli Usa non potranno che risalire e mutare indirizzi e direzioni di marcia. Infine, l'incontro tra Sarkozy e Medvedev si colloca nella prospettiva della prossima ripresa (novembre) a Nizza delle trattative sulla "nuova partnership" tra Mosca e la Ue. Dopo quasi due anni di sospensione provocata dai veti di una Polonia e paesi baltici non senza ispirazione d'Oltre-Atlantico.
#242
Inviato 12 November 2008 - 19:36:28
La guerra del 08.08.08.
Il documentario con le prove schiaccianti del genocidio dei civili in Ossezia del Sud da parte dei militari georgiani (accompagnato da sottotitoli in inglese):
http://www.youtube.c...h?v=sOUYkAY3hgg
"Davanti alle difficoltà non bisogna arrendersi. Al contrario devono stimolarci a fare sempre di più e meglio, a superare gli ostacoli per raggiungere i risultati che ci siamo prefissati."
Paolo Borsellino
GUTTA CAVAT LAPIDEM NON VI, SED SAEPE CADENDO
Paolo Borsellino
GUTTA CAVAT LAPIDEM NON VI, SED SAEPE CADENDO
#243
Inviato 15 November 2008 - 07:33:29
Browse > Home / Esteri / Georgia, tempi duri per Saakachvili. “Rimarrà isolato”. Georgia, tempi duri per Saakachvili. “Rimarrà isolato”.
November 11, 2008 - 16:24 ·
Delusa da un’opposizione che non mostra di avere una chiara politica di contestazione antigovernativa, lo scorso 7 novembre la popolazione georgiana aveva comunque risposto in massa all’appello lanciato dai cinque partiti dell’opposizione, partecipando numerosa ad una manifestazione nelle strade della capitale Tbilisi. La stampa locale aveva scritto di come i manifestanti sembrassero d’umore ben più radicale che non gli stessi leader dell’opposizione; esacerbata dalla povertà, dall’economia stagnante, dalla disoccupazione e dall’aver perso “prestigio” con la questione delle enclave di Ossezia del Sud e Abkhazia, la popolazione georgiana dice basta al suo presidente, Mikhaïl Saakachvili.
Da novembre 2008 sino all’aprile 2009 l’opposizione ha previsto una serie di azioni di contestazione. Si rivendica una vita migliore, la liberazione dei prigionieri politici, la libertà della stampa, rivendicazioni che il governo non sembra voler ascoltare. “Se Saakachvili non vorrà ascoltarci metteremo in atto la disobbedienza civile in tutta la Georgia – annuncia il magazine web Civil Georgia.
Zviad Dzidzigouri, leader dei conservatori, ritiene che il presidente georgiano rimarrà isolato, messo al bando dalla stessa comunità internazionale che al momento ancora prende le sue difese nella questione contro la Russia. “E questo non perché sia giusto difendere Saakachvili – argomenta Dzidzigouri – ma per una volontà di certi paesi europei di schierarsi a tutti i costi contro la Russia.”
Da quando negli Stati Uniti Barack Obama è diventato presidente eletto, l’opposizione georgiana sembra avere nuovo vigore, persuasa com’è che Saakachvili verrà presto allontanato dal potere e che alla base di questo vi sarà l’operato degli Stati Uniti. Si dice che il presidente georgiano fosse pro McCain e che l’elezione di Obama sia per lui fonte di preoccupazione. Obama avrebbe infatti predetto che “la Georgia avrà presto un nuovo governo, in quanto la presidenza attuale si sta mostrando debole e incapace.”
Secondo il quotidiano russo Nezavissimaïa Gazeta, opinione ripresa anche dal New York Times, l’opinione pubblica occidentale sta lentamente cambiando rotta e la teoria secondo cui “Tbilisi è stata una vittima innocente della prepotenza russa” comincia a vacillare.
(fonte: Courrier International.com)
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