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Dedicato al signore falegname Fabrizio


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Questa discussione ha avuto 3 risposte

#1 Tota

Tota

    MI

  • Ambasadiani MI1e
  • StellaStella
  • Messaggi: 317
    Località:Moldova

    Medaglie



Inviato 25 August 2009 - 10:38:48


Lei ha capito bene come funzionano le cose e ha perfettamente ragione, il problema più grosso è questo! Mancano i mezzi e persone capaci di coinvolgere la popolazione, di cui i moldavi si possono veramente fidare. Le sfugge solo un passagio che Lei non può conoscere. Non è vero che i moldavi non vogliono lavorare.  Nel suo cammino da un genere di economia all'altro, prima che tutti cominciassero ad emmigrare,  quando la gente era ancora ottimista di poter migliorare la loro vita, mentre le proprietà collettive erano messe in vendita e diventavano proprietà dei contadini, tutti sono diventati proprietari di vari superfici di terra. Questo è stato l'unico bene che i contadini moldavi hanno ereditato dopo la dichiarazione di indipendenza del paese, che di fatto non lo era anche economico e quindi per mani e piedi si restava legati alla ex'URSS. L'economia ha cominciato a crollare, perché una volta dichiarati indipendenti la Russia ha chiuso i rubineti delle materie prime. Ma che sviluppo c'è senza elettricità, petrolio, carbone e macchinari. Anzi, quel poco che c'era veniva svenduto a destra e sinistra dai "grandi imprenditori", capi di imprese, che avevano un buon accesso a tutti i beni e spesso i soldi gli investivano all'estero, oppure dividendoli tra loro li investivano nelle vari imprese già allora commerciale( sostanzialmente - macchine di seconda mano e tutto ciò che tuttora esiste, turistiche con il pretesto di offerta di lavoro anche (traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento)ecc. meno che a favorire lo sviluppo dell'economia. Ma questo fenomeno favoriva un gruzzolo di persone rispetto alla magioranza della popolazione moldava. Proprio perché la Moldova è un paese AGRICOLO . In maggior parte dei casi non erano dei contadini, ovviamente. Crescevano anche delle piccole imprese individuali, delle SRL, ma col tempo tutti questi sconfitti dal raket, sono stati mangiati dai grandi "squali" che hanno monopolizzato il mercato. Quest'aspetto ha le radici antichissime, ma era da sempre un privilegio dei pochi. I piccoli proprietari di terreni  si sono trovati senza mezzi per poterli lavorare. Lavorare la terra a mano era faticosissimo. Con quel'poco che si riusciva a raccogliere al momento della vendita della produzione agricola ci si doveva reccare presso quei finti imprenditori commerciali che valutavano la produzione a spicci. Dopo un lavoro esaustivo di un anno intero uno si trovava con due lire in mano. Come poteva farsi il gruzzolo per comperare i macchinari?! Emmigrava. All'estero trovava tanti beni anche finti, ma facilmente accessibili, ben imballati e quindi si rendeva conto che ciò che vendeva lui non aveva un'aspetto vendibile. Comprare una linea di lavorazione?! Ma quando mai con i soldi che uno guadagna ONESTAMENTE all'estero può intraprendere tanto se ha anche delle famiglie da sfamare. Ci sono stati anche i bravi e onesti a poter ottenere di più, ma tanti che si sono arricchiti, hanno combinato dei reati che tutt'ora ancora aspettano ad essere scoperti. Alla fine l'emmigrazione ha cominciato a sfasciare le famiglie, a far crollare i veri valori umani, di unità, di solidarietà, di tutto ciò che avrebbe trasmesso alle nuove generazioni la consapevolezza di cosa sono i soldi e come sfruttarli a favore della crescita economica del paese. Coloro che oggi vogliono tutto e subito, sono coloro che sono stati abbandonati a se stessi, a cui li si inviavano i soldi, ma non la sapienza di gestirli. Chisinau non è Moldova. Chisinau è un centro di dimora di coloro che hanno avuto tutte le carte in mano per diventare oggi  dei gestori di grandi affari .Ma Chisinau è fatta anche di gente povera e molto povera, come quella di campagna che lotta quotidianamente per la sua esistenza. I nuovi moldavi ricchi come i nuovi russi ricchi c'hanno tanto in comune che non ha nulla a che fare con i valori a cui comunque aspira il popolo in se ovunque fosse. Perciò Lei trova e troverà sempre tante persone in gamba e desiderose ad imparare e lavorare bene, perché i moldavi come nazione sono  laboriosi. Li si può rimproverare l'alcolismo che è sempre la conseguenza del crollo economico e che è una malattia che logora il paese, ma non la pigrizia. Poi, si sa che diventa intraprendente colui che ha la mente serena, se prevale la depressione chi ci pensa a migliorare l'economia, quando tutto è nelle mani dei pochi e la polizia  è la loro forza. Io sono tanti anni in Italia e ho sempre avuto dei grandi progetti a intraprendere qualcosa di produttivo e favorevole almeno al mio piccolo paesino, ma lavorando onestamente e avendo tre  famiglie da sostenere, non riesco, NON RIESCO a cambiare niente!!! Ed è profondemente offensivo per me sentire che i moldavi non vogliono lavorare. Lo pensano così coloro che più lontano del loro naso non vedono altro.Mostrare con il dito gli altri, più vulnerabili per mancanza di istruzione, di mezzi ecc. vuol dire togliersi la responsabilità dinanzi ad un destino di un paese che ci rappresenta. Penso che ogniuno ha la sua visione del problema, ma io la vedo così e sarei curiosa a capire chi e come vede una probabile e minima soluzione proprio matoncino su matoncino a piccoli passi del disagio che affronta Moldova. Possiamo essere contraddittori, ma qualcosa di produttivo nelle idei degli altri e di tutti noi ci sarà. Forza, proviamo a proporre delle soluzioni. Siamo noi i moldavi, decidiamoci a designare la nostra vita con delle idee costruttive.



QUOTE
Un cuore aperto va oltre l'identità che ognuno di noi si affanna nel voler palesare. Autore Sabrina Bertocchi

#2 hypnos

hypnos

    Nb

  • Ambasadiani MI1e
  • Stella
  • Messaggi: 85

Inviato 25 August 2009 - 16:58:39


a cosa faccia riferimento di preciso la risposta di tota non si capisce, ma immaginando, osservo rispetto a quanto scritto da Tota: forse chi si lamentava della voglia di lavorare ha espresso male un concetto che almeno in alcuni casi ha una verità di fondo:

non è vero che assumere uno straniero si riveli una buona scelta solo per il fatto che accetti salari inferiori o condizioni e tipi di lavoro più dure. Nel rapporto di lavoro entrano in gioco qualità come la competenza, la serietà professionale, l'onestà e la fiducia, che essendo merce rara non abbondano certo più negli stranieri che negli Italiani.
Oltretutto problemi culturali e di adattamento possono portare il costo reale a livelli molto superiori che sulla carta.

Ricordo per esempio un servizio giornalistico di molti anni fa in cui imprenditori Italiani in Albania preferivano assumere disoccupati senza esperienza di lavoro, perchè una volta formati lavoravano meglio di persone in teoria già del mestiere e con esperienza.

Per il resto il dramma socioeconomico che si è consumato in Moldova e la sua dinamica è stato descritto da Tota in maniera eccellente.


#3 hypnos

hypnos

    Nb

  • Ambasadiani MI1e
  • Stella
  • Messaggi: 85

Inviato 25 August 2009 - 17:08:29


Nel caso dei Moldavi o nazionalità con situazioni analoghe, costretti dalle condizioni a scappare in cerca di lavoro, la necessità di trovare una fonte di sostentamento porta ad accettare qualunque tipo di lavoro, visto che l'importante SEMBRA essere guadagnare (motivazione esterna).

Ma la verità è che il lavoro è uno stile di vita, non un modo di fare soldi e basta, se non trovi il lavoro tagliato a misura di ESISTENZA lavorerai soltanto per portare i soldi a casa, quindi insoddisfatto, controvoglia e inevitabilmente male. Visto dall'altro lato questo fatto finisce per essere scambiato a torto o a ragione per mancanza di voglia di lavorare.

In gergo tecnico viene chiamata mancanza di motivazione (interna). In termini popolari veniva detta una volta mancanza di VOCAZIONE


#4 Tota

Tota

    MI

  • Ambasadiani MI1e
  • StellaStella
  • Messaggi: 317
    Località:Moldova

    Medaglie



Inviato 29 August 2009 - 11:30:08


Visualizza messaggiohypnos, su 25-Aug-2009 18:58, dice:

a cosa faccia riferimento di preciso la risposta di tota non si capisce, ma immaginando, osservo rispetto a quanto scritto da Tota: forse chi si lamentava della voglia di lavorare ha espresso male un concetto che almeno in alcuni casi ha una verità di fondo:

non è vero che assumere uno straniero si riveli una buona scelta solo per il fatto che accetti salari inferiori o condizioni e tipi di lavoro più dure. Nel rapporto di lavoro entrano in gioco qualità come la competenza, la serietà professionale, l'onestà e la fiducia, che essendo merce rara non abbondano certo più negli stranieri che negli Italiani.
Oltretutto problemi culturali e di adattamento possono portare il costo reale a livelli molto superiori che sulla carta.

Ricordo per esempio un servizio giornalistico di molti anni fa in cui imprenditori Italiani in Albania preferivano assumere disoccupati senza esperienza di lavoro, perchè una volta formati lavoravano meglio di persone in teoria già del mestiere e con esperienza.

Per il resto il dramma socioeconomico che si è consumato in Moldova e la sua dinamica è stato descritto da Tota in maniera eccellente.




Mi riferivo al discorso fatto da signor Fabrizio, che aveva visitato la Moldova e specificatamente, riguardante la sua scoperta di moldavi pronti ad imparare il mestiere e a lavorare, ma senza mezzi tecnici adeguati e possibilità economiche. Ma più che a questo, era rivolto ai moldavi stessi, coloro che una volta trovatosi fuori dal paese e avendo più oppotunità ne sparlano dell'"ignoranza" degli altri rimasti lì, sempre moldavi...perché non è che tutti sognano di emigrare. Tutti però hanno il diritto a delle opportunità minimamente valide. Personalmente, se avessi avuto delle alternative, oppure se almeno ero senza figli, non lasciavo la mia terra a 40 anni per cominciare da zero . "La competenza, la serietà professionale, l'onestà e la fiducia, che essendo merce rara non abbonda", a cui si fa riferimento, manca ovunque quando in più mancano le pari opportunità di trattamento, sia in Italia che in Moldova. Gli italiani stessi, "poco valutati" qui, partono all'estero. Ma poi, quelli che c'hanno la vocazione per un certo mestiere e non riescono a farsi giustamente strada qui, piùttosto...



QUOTE
Un cuore aperto va oltre l'identità che ognuno di noi si affanna nel voler palesare. Autore Sabrina Bertocchi




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