Inviato 13 June 2008 - 16:22:16
L'Irlanda ha detto no all'Europa dei burocrati e dei banchieri
Giorgio Cremaschi, Giuliano Garavini, 10 giugno 2008, 11:40
Dibattito Tutti i trattati che fanno da base all'Unione europea sono stati negoziati e ratificati da un'oligarchia politica, sotto dettatura di importanti centri di potere economico, senza alcuna partecipazione popolare
Il popolo italiano non è mai stato chiamato ad esprimersi direttamente sull'integrazione europea. Tutti i trattati che fanno da base all'Unione europea sono stati negoziati e ratificati da un'oligarchia politica, sotto dettatura di importanti centri di potere economico, senza alcuna partecipazione popolare. La natura stessa dell'Unione europea, principalmente fondata su una moneta unica e regole per smantellare monopoli pubblici, riflette questo stato dei fatti. Questa è la ragione per la quale una gran parte dell'elettorato di sinistra ha respinto sia in Francia che in Olanda la "Costituzione" di Giscard. Ha quindi ragione la Lega quando propone una legge costituzionale che autorizzi un referendum in Italia sul nuovo trattato di Lisbona: occorre per la prima volta dare una voce agli italiani sulle questioni europee.
Lo stesso padre fondatore dell'euro Ciampi, celebrando di recente il decennale della moneta unica, ha detto che in Europa c'è la stabilità ma non c'è crescita perché manca la possibilità di una politica economica europea. Prodi aveva definito "stupido" il Patto di stabilità e crescita con i suoi sacri e immodificabili parametri. In un recente articolo Giorgio Ruffolo ha scritto che: "si tratta di
realizzare, all'interno dell'Unione che un allargamento mal gestito ha reso ingovernabile, un vero soggetto politico responsabile del governo dei tre fondamentali beni comuni dei paesi associati: la
politica economica, la politica estera, la politica di sicurezza". Di questi consigli di tre riformisti italiani nel nuovo trattato non c'è traccia.
Nella notte fra il 18 e il 19 ottobre 2007 i capi di Stato e di governo dell'Unione europea, riuniti nel Vertice europeo di Lisbona, hanno firmato il "progetto di trattato semplificato": testo sortito dai negoziati fra i 27 governi dell'Unione europea dopo la bocciatura della Costituzione europea nei referendum popolari del 2005 in Francia e in Olanda.
Il trattato di Lisbona prende tutto quello che c'era nella Costituzione di Giscard, lasciandone fuori le pochissime cose buone.
In primo luogo la Carta dei diritti fondamentali, che pur era stata inserita nella Costituzione, diventa un semplice protocollo allegato al trattato a causa delle pressioni del governo laburista britannico.
I cittadini degli altri governi si potranno appellare ai diritti sanciti dalla Carta, ma questi non creeranno nuove competenze per l'Unione europea: cioè non cambierà nulla rispetto ad oggi.
Alcuni governi, in primis la solita Gran Bretagna in compagnia della Polonia, hanno ottenuto che non venissero codificati nel trattato l'inno europeo, la bandiera dell'Unione europea, e che non venisse mai nominato il termine Costituzione. Nella pratica le bandiere blu resteranno, così come l'inno alla gioia continuerà ad essere suonato, ma la scelta sancisce l'allontanamento da qualsiasi ipotesi, anche puramente simbolica, di progresso verso un'Europa politica.
La principale innovazione di Lisbona consiste nella possibilità di eleggere un presidente del Consiglio europeo in carica per due anni e mezzo, ma la normale rotazione resterà semestrale e varrà per i diversi Consigli dei ministri. Resta la figura dell'Alto rappresentante per la politica estera, mentre la solita Gran Bretagna ha rifiutato l'introduzione della figura di un ministro degli Esteri europeo.
E' stato esteso il numero delle decisioni prese alla maggioranza qualificata, perché raggiungere l'unanimità fra 27 Paesi risulta praticamente impossibile. Sono passate quelle novità che servivano ad oliare la macchina di Bruxelles in modo che non si inceppasse definitivamente: limitazione del numero di commissari dal 2014, nuovo sistema di voto a maggioranza, nuova ripartizione del numero di parlamentari europei.
In sintesi, il trattato di Lisbona approva tutte le misure istituzionali della costituzione di Giscard, semmai peggiorandolo in alcuni punti.
Buona parte della sinistra francese ed olandese (e parte di quella italiana che va da Rifondazione ad importanti esponenti di Sinistra democratica), aveva sottolineato come questo modello di integrazione, sbilanciato in favore dell'abolizione di ogni barriera commerciale e della stabilità monetaria, non possa più essere accettato. Esso sta sbriciolando, a forza di rigore finanziario e di contendibilità delle imprese, sezioni sempre più importanti del Welfare, dei servizi pubblici, e della governance delle imprese (come dimostra la pressione della Commissione contro la Volkswagen in cui i "lander" sono nel consiglio di amministrazione). In sostanza l'Unione europea,
secondo le sinistre in Francia ed Olanda, mancherebbe della gamba sociale e di quella politica.
Non esiste infatti nei trattati europei un articolo che salvaguardi definitivamente la dimensione pubblica di alcuni servizi, dalla sanità, all'educazione, all'acqua a reti strategiche come quelle
idriche, autostradali o elettriche. Non si parla di un governo dell'economia che sia in grado di rendere più flessibili i parametri di Maastricht, che restano inamovibili bastioni del costante
arricchimento delle banche europee. Non si è fatto nessun sostanziale progresso sulla politica estera, con l'Unione europea che non ha autorevolezza sullo scenario internazionale, non ha comune rappresentanza nell'Onu e nelle organizzazioni economiche internazionali. In compenso è esplicitamente sancito nel trattato di Lisbona il legame e fra la difesa europea e la Nato che finora ha portato gli europei a partecipare alle guerre in Kossovo, in Iraq, in Afghanistan e sta scatenando una nuova guerra fredda con Mosca.
Sul fronte delle istituzioni il deficit democratico dell'Unione europea non fa che accrescersi di anno in anno. I cittadini di Paesi al cuore dell'integrazione dimostrano di essere contrari all'Euromercato, votando no al referendum. E che ti fanno i governi europei? Ti approvano le stesse cose, togliendo il nome costituzione, ma impedendo questa volta impedendo lo svolgimento di referendum. Il nuovo trattato di Lisbona è siglato con il classico metodo intergovernativo dal quale la Convenzione di Giscard si era, se pur di poco, discostata. Esso garantisce nemmeno la possibilità per i cittadini di scegliere, magari attraverso il voto del Parlamento europeo, il presidente della Commissione.
Se è vero la sinistra italiana chiede voti anche per costruire un'altra Europa, un'Europa sociale, dovrebbe battersi concretamente in questa direzione, e impegnarsi perché si tenga un referendum sul nuovo trattato anche in Italia. Non dovrebbe limitarsi a sperare in un esito negativo del prossimo referendum irlandese. La politica dei piccoli passi in Europa può anche essere accettata, così come può essere accettata l'idea dei Prodi e dei Ruffolo di un nocciolo europeo che muova più velocemente rispetto ai paesi euroscettici. Ma può essere accettata solo se i passi piccoli vanno nella giusta direzione, non se muovono nella direzione di confermare un'Europa lontana dai cittadini e vicina ai banchieri.
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Varsavia, 13 giu. (Adnkronos/Dpa) - Il 'no' di Dublino non uccidera' il Trattato di Lisbona e anche dopo la bocciatura al referendum irlandese la Ue dovrebbe ricercare la strada per l'entrata in vigore della Carta dei Ventisette. E' quanto ha affermato il primo ministro polacco, Donald Tusk, convinto che il risultato del referendum non squalifichera' il Trattato. "L'Europa trovera' una strada", ha detto con fiducia Tusk ai giornalisti
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L'IRLANDA DICE NO AL TRATTATO UE
L'Irlanda ha detto no al trattato di Lisbona, versione "alleggerita" della Costituzione Ue già boccata nel 2005 da francesi e olandesi. "Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti". Questo il primo commento di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione Normativa e coordinatore delle segreterie della Lega Nord, in attesa del risultato ufficiale del referendum. La consultazione, aggiunge Calderoli, "conferma la posizione tenuta da sempre dalla Lega Nord, ovvero che la sovranità appartiene ai popoli e che solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa e conferma che, come sostenuto anche dal presidente emerito Cossiga e dal professor Guarino, l’approvazione di questo Trattato da parte del solo Parlamento avrebbe rappresentato un atto incostituzionale per gli articoli 1 e 11 della Costituzione, perchè avrebbe affidato i nostri destini -conclude il ministro e parlamentare leghista- nelle mani dei burocrati e non degli eletti dal popolo".
“Saluto con immensa gioia la notizia della vittoria del no al referendum irlandese sul Trattato di Lisbona. A quanto comunica la Rte irlandese, nei distretti operai di Dublino si è votato massicciamente contro il Trattato di Lisbona: evidentemente, anche in Irlanda, la classe operaia vuole andare in paradiso e non nell’inferno dei tecnocrati e dei finanzieri del Bruxelles”, ha invece commentato in proposito Mario Borghezio, capo delegazione della Lega Nord al Parlamento Europeo.
(13/06/2008) dal sito Lega Nord
Io non mi sento italiano, voglio resistere e insorgere