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Moldavia, la frontiera della paura schiacciata tra Russia e Ue: «Ma a nessuno interessa davvero una guerra... - Corriere della Sera


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Inviato 11 May 2022 - 08:44:47


Moldavia, la frontiera della paura schiacciata tra Russia e Ue: «Ma a nessuno interessa davvero una guerra qui»

di Irene Soave

È la meta di molti ucraini fuggiti dalle bombe: «Siamo dietro casa». Martedì la visita di Guterres (Onu): «Il Paese resti sovrano». Le mire di Mosca sulla Transnistria
Immagine inviata

Chisinau (MOLDAVIA) — «Un WhatsApp di mia cugina mi ha convinta. Siamo cresciute insieme a Odessa, ci sentivamo ogni giorno ora che lei vive a Mosca. Non ha mai creduto alla guerra. Vi inventate tutto, mi scriveva, siete pazzi. Le ho mandato la foto del palazzo bombardato vicino al mio: allora ha cambiato versione e mi ha detto ve lo meritate, nazisti, ha ragione Putin. Mi ha fatto paura come le bombe». Così Viktoria, avvocata, ha fatto le valige, caricato in macchina il figlio tredicenne e si è messa in fuga. «Non abbiamo quasi niente. Giusto un pc per le lezioni a distanza». Dal 3 marzo vive e lavora a Chisinau, capitale della Moldavia, offrendo assistenza legale in una struttura di accoglienza allestita dall’Unhcr:la stessa visitata ieri dal segretario generale dell’Onu António Guterres, che ha ringraziato la Moldavia per la «generosità» dell’accoglienza ai profughi.

Dei 5,6 milioni di rifugiati dall’Ucraina, 457 mila sono arrivati in Moldavia, poco meno di 3 milioni di abitanti; come se arrivassero in provincia di Milano, ma in più la Moldavia ha il Pil pro capite più basso d’Europa, 5-6 mila euro l’anno. Uno su quattro, circa, è restato: «Non voglio rifarmi una vita», sospira Viktoria, «e qui siamo dietro casa, e si parla russo». La lingua del nemico semplifica la vita a tutti.




A MoldExpo, la struttura gestita dall’Unhcr che ne alloggia 360, i profughi ricevono carte prepagate con 120 euro a testa: servono a evitare che per sopravvivere finiscano vittime di abusi. «Il 90% di questa migrazione è composto da donne e bambini», ci spiega Colleen Roberts, funzionaria Unhcr esperta di violenza di genere. Molti moldavi ospitano rifugiati (dietro magro compenso, 180 euro una tantum). «Spesso l’offerta di un tetto diventa un ricatto». Ma l’accoglienza funziona: l’80% dei profughi non vive più in strutture d’emergenza. «Una risposta che mostra quanto il Paese condivida i valori europei», commenta il direttore generale per la migrazione della Farnesina Luigi Maria Vignali, in missione in Moldavia insieme all’Unhcr e a Fondazione Amplifon. Il ministero degli Esteri ha donato a Unhcr 10 milioni di euro per l’emergenza.

Le donne ucraine qui cercano quasi tutte lavoro. Alle pareti di MoldExpo è appeso qualche annuncio, in russo. «Cerchiamo cameriera, 500 euro al mese più alloggio e un pasto al giorno». Certo c’è poi il problema di come guardare i bambini, se si è sole: agli uomini in età militare è stato vietato l’espatrio.

Al campo Unhcr di Palanca, al confine, 50 km da Odessa, passa un uomo sulla quarantina, raro come una pecora nera, scappato «coi documenti giusti, non mi chiedere di più per favore», con il figlio per mano. «La gente non ci tratta bene, quando mi vede qui. Hanno i mariti al fronte, io sono qui sano e salvo. Ma cosa devo dire? Non me la sono sentita». Sparisce poi in un pullman per la Romania tra nonne e infanti, borse di pannolini, tablet, stecche di sigarette, trasportini con gatti terrorizzati (al campo di Palanca c’è un veterinario).

Ma quella del segretario generale delle Nazioni Unite, lunedì e ieri, non era solo una visita di ringraziamento, e si è conclusa con l’offerta di «pieno supporto all’indipendenza e all’integrità territoriale della Moldavia». Guterres è arrivato a Chisinau il 9 maggio, giorno della Vittoria in tutta l’ex Urss ora requisito dalla retorica bellica di Mosca: è passato senza incidenti, ma in molti, nelle ambasciate e nei ministeri in stretto silenzio stampa, ammettono off the record di aver trattenuto il fiato. Si temevano incidenti come quelli di fine aprile in Transnistria, la regione separatista filorussa della Moldavia, dove continuano a verificarsi esplosioni misteriose (l’ultima all’alba dell’8 maggio, da un drone) ed è appena stato prorogato lo stato d’allerta.

Giorni fa il generale russo Rustam Minnekaevha indicato proprio la Transnistria come prossimo fronte dell’avanzata. E nella regione restano dalla guerra del 1992, duemila soldati di Mosca. Prima di Guterres, mercoledì, a Chisinau è arrivato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che ha promesso più aiuti militari al Paese.

«Qui, anche nel governo, c’è preoccupazione per le dichiarazioni russe. E anche per qualche discorso da Kiev sull’opportunità di un attacco preventivo in Transnistria. Ma nessuno ha interesse a una guerra in Moldavia». Così Claus Neukirch, capo della missione Osce che dal 1993 ha lo scopo di «facilitare una risoluzione del conflitto in Transnistria».

Il 9 maggio, poi, non è successo niente. Nemmeno — finora — il «golpe bianco» paventato da alcuni osservatori: rivolte di piazza, deposizione della presidente europeista Maia Sandu, suo rimpiazzo con un filorusso. Già nel 2009 fu la piazza a cacciare i comunisti dal governo. «Ma le forze in campo si sono comportate responsabilmente», sorride Neukirch. «Ciò fa ben sperare». Anche a Chisinau, dove quasi tutti hanno il passaporto rumeno, quindi europeo, ma altrettanti parlano (e pensano) russo; e dove tutti giurano che quando il vento soffia da Est si sentano, forti, le bombe a Odessa.

INFO L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) è attivo in Moldavia per l’accoglienza dei profughi ucraini e il sostegno al loro inserimento, anche grazie a un contributo di 10 milioni di euro del ministero degli Esteri
e a diverse donazioni di aziende italiane. Si può donare a Unhcr con un bonifico (Iban: IT84 R010 0503 2310 0000 0211 000, causale: Giornata mondiale del Rifugiato) o tramite questo link.




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