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I veneti bloccati a Kiev al sicuro: «È finita, siamo arrivati in Moldavia» - Corriere della Sera


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Inviato 27 February 2022 - 20:26:00


I veneti bloccati a Kiev al sicuro: «È finita, siamo arrivati in Moldavia»

Ventisei ore di viaggio e tanta paura, Zanus Fortes (ex giocatore di basket in A): «Il cuore scoppia, dietro di noi amici, colleghi, studenti, un Paese bellissimo e un popolo straordinario che sta mostrando al mondo il suo coraggio»


Immagine inviataZanus

Fortes (ex giocatore di basket in A)

Sono finalmente salvi. Stanchi, sfiniti e tristi, ma salvi. Il loro autobus è arrivato a pochi chilometri da Chișinău, la capitale della Moldavia. Possono finalmente dirlo senza dubbio: «è finita». Cristiano Zanus Fortes, ex giocatore di basket di serie A, la sua compagna danzatrice Katia Tubini, Matteo Spiazzi regista veronese che erano rimasti bloccati a Kiev, dove venerdì scorso avrebbe dovuto debuttare il loro spettacolo «The ball» al teatro Operetta sono arrivati in Moldavia con una ventina di altri italiani.


Ventisei ore in viaggio

Alle loro spalle un viaggio durato 26 ore mentre l’inferno di Kiev cancellava parte del loro sollievo, per la preoccupazione per gli amici rimasti lì. Un pensiero all’Italia e uno a chi si è arruolato a 18 anni, a chi non voleva assolutamente farlo. «Anche oggi stiamo bene — scriveva domenica mattina Matteo Spiazzi durante l’interminabile viaggio — siamo più vicini a casa, il cuore però scoppia. Dietro di noi gli amici, i colleghi e i giovani studenti, un paese bellissimo, un popolo straordinario che in questi giorni sta mostrando al mondo il suo coraggio». L’ambasciata italiana è riuscita a portarli in salvo al di là del confine in un minibus bianco dopo una notte a dita incrociate, viaggiando nel buio della strade malconce affidandosi solo alla speranza, con ben in vista la bandiera italiana sul parabrezza. Hanno attraversato il confine, vicino ai contingenti italiani. E adesso è solo questione di ore prima di arrivare in Italia.


Una notte in attesa

Prima di arrivare al confine la loro è stata una notte in attesa. Sono partiti intorno alle 17, mentre su Kiev cadevano altri missili. Chiara l’indicazione: raggiungere il confine prima possibile. E chiara anche la misura protettiva: non sembrare in alcun modo un apparato militare. I convogli militari in questo momento sono target e utilizzare mezzi militari sarebbe stato ancora più rischioso per loro. Intorno alle 23 si sono fermati, ancora in Ucraina, ma già verso il confine. «Ora ci riposiamo in un luogo sicuro siamo ospiti da una signora, poi ripartiamo — aveva detto il veneziano Cristiano Zanus Fortes, ex giocatore di basket di serie A — pare che ci sia una fila di 24 ore per entrare nel paese in cui siamo diretti ma ora ci troviamo già in una zona molto più tranquilla, stiamo bene».


La partenza da Kiev

La partenza da Kiev era stata concitata. Hanno lasciato lo spazio messo a loro disposizione dell’ambasciata in velocità in una stradina secondaria, con qualche bagaglio appena. Sono entrati velocemente nel minibus e sono partiti. «Abbiamo dovuto superare moltissimi posti di blocco — spiegava nella notte Cristiano Zanus Fortes — per ora non abbiamo avuto nessun problema mostrando i documenti italiani». «La situazione è molto rischiosa per noi in queste condizioni — diceva intanto Spiazzi — anche per questo stiamo cercando di viaggiare rapidamente verso una zona di frontiera in cui essere finalmente in salvo. Speriamo davvero che le cose vadano come previsto».


Il rifugio

Nel «rifugio» di Kiev messo a disposizione dall’ambasciata gli italiani (una settantina) sono rimasti 4 giorni, da quando giovedì sono arrivati i primi missili fino alla loro partenza di sabato. Avevano paura. La tensione era palpabile nelle loro parole, nei vocali, nei messaggi. Avevano diviso lo spazio: qualcuno stava al piano terra, qualcuno al primo piano, qualcuno (come Katia e Cristiano) anche nel seminterrato. Dal rifugio hanno sentito i missili e le esplosioni molto vicini. Ma anche in quella situazione hanno cercato di trovare una qualche forma di normalità. «Ci stiamo facendo una pasta, qui siamo in una settantina, ci sono anche bambini piccolissimi, cerchiamo di stare più tranquilli possibile anche per loro — dicevano la sera di venerdì — ci sposteremo quando ci daranno indicazione di farlo, quando sarà più sicuro».

Grazie all’ambasciata

Ora Cristiano Zanus Fortes, Katia Tubini, Matteo Spiazzi e tutti gli altri possono tirare un sospiro di sollievo. Devono la loro salvezza all’azione coordinata di ambasciata e consolato. Ma hanno lasciato alle spalle molte persone care. «Il mio pensiero va ai miei studenti più giovani — diceva Matteo Spiazzi — quelli che non hanno ancora vent’anni e alcuni nemmeno una formazione militare e ora stanno combattendo». «Agghiacciante, da vicino, da lontano — scriveva Katia — è agghiacciante che muoiano civili. Agghiacciante che non abbiano scelta. Noi siamo al momento al sicuro grazie all’ambasciata italiana. Tanti altri no».



I veneti bloccati a Kiev al sicuro: «È finita, siamo arrivati in Moldavia»  Corriere della Sera





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