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Moldavia, due donne alla guida della svolta europeista

Alessandro Perelli  del   3 Novembre 2021 Esteri

La svolta europeista della Moldavia, la Repubblica ex sovietica, indipendente dal 1991, situata a cuscinetto tra la Romania e l’Ucraina vede protagoniste due donne. La Presidente della Repubblica Maria Sandu, eletta nel dicembre 2020, ex economista della Banca Mondiale, aveva già rappresentato un preciso segnale in questa direzione. Ma soprattutto Natalia Gavrilica, economista del partito di orientamento liberale Azione e solidarietà, insediata Premier lo scorso agosto ha, nei fatti, avvicinato il Paese ulteriormente all’occidente con un programma di Governo che se dal punto nei vista interno si basa sulla lotta alla corruzione e sugli interventi a favore degli strati più poveri della popolazione con un significativo aumento delle pensioni, dal punto di vista internazionale punta a un ulteriore avvicinamento a Bruxelles. Ma in un Paese dove esiste ancora una parte della popolazione e e della classe politica filo russi, la scelta europeista non poteva rimanere senza conseguenze da parte di Mosca e di Putin che temono di ritrovarsi con un nuovo caso Ucraina alle porte. Ed ecco che la crisi energetica che colpisce la Moldavia sta diventando una vera e propria arma di ricatto politico del Cremlino. Infatti, approfittando del fatto che l’unico fornitore di gas del Governo di Chisinau è la Gazprom, l’azienda russa ha proposto un rafforzamento delle forniture, necessario per affrontare i mesi invernali a patto che la Gavrilica ritardi la riforma energetica che prevede una diversificazione degli approvvigionamenti e indebolisca l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea. Oltre a questo la Gazprom, come arma di pressione per la sue richieste, ha chiesto il pagamento di seicento milioni di euro, un debito contratto nel 1994, la cui immediata restituzione metterebbe in difficoltà insormontabile il Governo moldavo. La situazione energetica del Paese è attualmente veramente preoccupante: la Moldavia riesce a produrre solo il venti per cento del fabbisogno nazionale e la gran parte viene prodotto nella Transistria, la regione filorussa che si è proclamata indipendente, anche se questo non viene riconosciuto a livello internazionale. Recentemente a Gazprom ha tagliato del trenta per cento le forniture adducendo come motivazione una crisi di produzione ma in realtà come arma di pressione per ritardare il progetto di liberalizzazione del mercato del gas da parte di Chisinau. Da parte sua l’Unione Europea ha promesso l’invio di 60 milioni di euro per venire incontro a questa esigenza e proprio negli ultimi giorni la Moldavia ha ricevuto la prima fornitura di gas non russo arrivata dalla Polonia: un milione di metri cubi che non risolvono certamente il problema ma costituiscono un segnale della volontà di non essere totalmente dipendenti da Mosca. Occorre aggiungere che tra la vicina Romania e la Moldavia esiste un gasdotto, costruito nel 2015, ma che rifornisce solo alcune zone confinarie. Si giocherà probabilmente sulla risoluzione del problema energetico il futuro del Paese ma Maria Sandu e Natalia Gavrilica sembrano determinate a resistere nella loro scelta europeista e non chinare la testa di fronte alle minaccia e ai ricatti di Putin.



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