In questi tempi di pandemia e lockdown, di blocchi alle frontiere e limitazioni agli spostamenti, era inevitabile che quella stessa tecnologia che ci ha permesso di lavorare da casa accorresse in aiuto anche del turismo. È così nato il turismo virtuale, segno inequivocabile non solo del progresso ma anche dell’epoca che viviamo.
Il turismo virtuale è il passo successivo rispetto ai travelblog su Youtube o alle visite guidate su Google Earth. Con questa definizione, infatti, si intende un meccanismo che permette all’utente di immergersi in un’esperienza unica e individuale comodamente dalla poltrona di casa propria. Ad esempio, si potrà prenotare una visita turistica di un monumento o di un parco con una guida locale totalmente dedicata, che per il tempo stabilito potrà rispondere alle domande dell’utente o concentrarsi sugli aspetti che quest’ultimo considera più interessanti. Ma le possibilità sono praticamente infinite.
In prima fila in questo nuovo settore troviamo Amazon, che ha lanciato Amazon Explore, che comprende per il momento 86 attività disponibili in 16 diversi Paesi. Le opzioni sono varie: dal tour del tempio Nanzenji di Kyoto al corso individuale di preparazione di tacos con pesce affumicato in Messico. O ancora visite al palazzo reale madrileno, passeggiate al centro di Praga o al Central Park, lezioni di tango a Buenos Aires e corsi di preparazione del sushi o del sake a Tokio.
Ogni esperienza virtuale ha un costo e un tempo variabile, ed è totalmente personalizzabile secondo i desideri dell’utente, che comunica in prima persona con la persona sul posto. Una nuova frontiera del turismo che, chissà, potrebbe sopravvivere anche quando l’emergenza pandemica finirà.