Scrivere e lottare per il posto della Moldavia nel phanteon della letteratura mondiale
Intervista allo scrittore moldavo Iulian Ciocan
traduzione 9 giugno 2020 19:35 GMT

I romanzi di Iulian Ciocan in rumeno e nelle traduzioni ceca e francese. Foto ©: Filip Noubel. Usata previa autorizzazione.
La Moldavia giace su una faglia culturale, linguistica e geopolitica.
Fino al 1991 il Paese dell'Europa orientale di circa tre milioni di abitanti faceva parte dell'Unione Sovietica, dove il russo era considerato la lingua di prestigio. Appena dichiarata l'indipendenza, la Moldavia ristabilì velocemente forti legami culturali con la Romania, la sua grande vicina ad ovest. La Moldavia faceva parte della Romania tra il 1918 e il 1940 e le lingue dei due Paesi sono completamente e mutualmente intellegibili — a prescindere dal nome che i loro parlanti possano dar loro.
Sotto il controllo sovietico il moldavo fu decretato essere una lingua distinta dal rumeno e, al contrario del rumeno, veniva scritto con l'alfabeto cirillico. Oggi entrambe le lingue sono scritte con l'alfabeto latino. Molte persone che parlano moldavo considerano ora la distinzione artificiale e si riferiscono alla loro lingua parlando di rumeno.
Ma le divisioni della Moldova sono anche (geo)politiche: quando l'Unione Sovietica crollò, le regioni orientali del Paese a sinistra del fiume Dnestr dichiararono l'indipendenza come Transnistria [it], dove una popolazione a maggioranza russofona guarda con favore a Mosca.

Iulian Ciocan tiene in mano le traduzioni in francese e ceco dei suoi romanzi. Chișinău, marzo 2018. Foto ©: Filip Noubel. Usata previa autorizzazione.
La storia turbolenta della Moldavia e delle sue miriadi di identità ha affascinato i suoi artisti e scrittori, i quali hanno cercato di dare un senso all'autopercezione del proprio Paese e al suo posto nel mondo.
Uno di questi è Iulian Ciocan [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], un prominente giornalista, critico letterario e autore. Ciocan scrive in rumeno e, come molti moldavi, parla fluentemente il russo. È uno degli scrittori più acclamati del Paese e ha ottenuto fama internazionale; nel 2011 parlava del suo lavoro al PEN World Voices festival di New York. Ciocan è nato nella capitale moldava di Chișinău nel 1968. Gran parte del suo lavoro, inclusi romanzi come “Înainte să moară Brejnev” (“Prima che Brežnev morisse”) e “Tărîmul lui Saşa Kozak” (“Il regno di Saša Kozak”), provano a dare un senso alla vita di tutti i giorni, alle speranze e ai sogni dei moldavi durante il periodo sovietico.
La sua ultima opera, “Dama de cupă” (“La regina di cuori”), tratta dell'assurdo destino di un ufficiale corrotto che lavora nel municipio di Chișinău — un destino che inghiotte quasi letteralmente per intero lui e il suo Paese. L'umorismo macabro dei romanzi di Ciocan gli è valso lodi e riconoscimenti; la sua opera è stata tradotta in più di sette lingue, incluso l'inglese. Nel 2018 ha vinto la Coup de Cœur al Salon du Livre des Balkans [fr].
Ho chiesto a Ciocan del suo lavoro, delle sue fonti di ispirazione e della situazione della letteratura moldava oggi. Per ragioni di brevità l'intervista è stata riadattata.
Filip Noubel: Oggi sei uno degli autori moldavi più rinomati e tradotti, ma la strada è stata lunga. Quali sono le principali sfide che hai incontrato sul tuo cammino?
Iulian Ciocan: Il primo grosso problema è che la Repubblica di Moldavia è praticamente sconosciuta. Scrivo in una lingua che, per quanto stupenda, non è usata a livello internazionale. Immagino che in Occidente la Moldavia sia meno conosciuta della Macedonia (del Nord), del Kosovo o dell'Albania, la quale ha il celebre scrittore Ismail Kadare [it]. Una volta, una rivista straniera mi mandò un pacchetto, ma aveva avuto problemi a raggiungermi perché era stato mandato alle Maldive. Perciò c'è una certa diffidenza da parte degli editori stranieri nei confronti dei letterati di questo piccolo e poco conosciuto posto. Possono davvero scrivere qualcosa di degno di nota? Certo che possono, perché la località in cui ti trovi non è ciò che conta.
Eppure è molto difficile convincerli, far loro guardare veramente i tuoi testi. Quando iniziai a scrivere prosa all'età di 38 anni, non potevo minimamente immaginare di avere dei libri pubblicati da case editrici straniere. E non è che adesso ne abbia chissà quanti. Il mio nono romanzo verrà presto pubblicato all'estero, ma, credetemi, molti scrittori moldavi non possono neanche sognare una cosa del genere. Non ho mai avuto un buon agente letterario, quindi non è semplice attirare l'interesse di editori stranieri. In forte contrasto con questo, tutti i miei traduttori sono eccellenti e mi hanno spesso aiutato a trovare il modo di avvicinare gli editori.
Ci sono molti problemi, ma se continui a lamentarti non avrai mai successo. Devi scrivere le tue storie, produrre testi di alta qualità. Poi i problemi diminuiranno.

La traduzione inglese del romanzo di Ciocan “Înainte să moară Brejnev”, pubblicato nel 2019.
FN: Qual è la situazione della letteratura e dell'editoria oggi in Moldavia? Lo Stato offre una qualche forma di sostegno?
IC: La situazione non è delle migliori. Leggere [libri stampati] resta un privilegio per un piccolissimo gruppo di cittadini: soltanto intorno alle 12.000 persone acquistano regolarmente libri in Moldavia, secondo i dati forniti dagli editori. Ogni anno vengono investiti in libri solo 2 euro pro capite, contro i 75 euro in Germania. La maggioranza degli scrittori scrive in rumeno e russo, ma ho l'impressione che la distribuzione della letteratura moldava sul mercato rumeno sia maggiore rispetto al mercato russo. Siccome non ci sono molti lettori, gli editori privati si affidano ai libri per bambini o ai libri di testo per ottenere sovvenzioni statali.
FN: Con la Romania condividete la lingua, così come avete molti legami a livello culturale. Questa vicinanza è un vantaggio o una sfida per la letteratura moldava?
IC: Sicuramente è un grande vantaggio. La letteratura moldava in lingua rumena è infatti parte della letteratura rumena. Il semplice fatto che possano pubblicare i propri libri presso case editrici in Romania e apparire su un mercato più ampio è una grande opportunità per gli scrittori di Chișinău. Certamente la competizione è più seria in Romania, ma se hai qualcosa da dire, se vali qualcosa, non hai niente da perdere. Vi confesso un segreto. Concepisco i miei romanzi, perfino quelli distopici, non solo come un rumeno della Bessarabia [la Bessarabia è una regione storica dell'Europa dell'est che comprende la Moldavia e parte dell'Ucraina — ed.], ma anche come uno scrittore che ha avuto esperienza di un passato sovietico, come un uomo che ha vissuto nella periferia latina dell'impero sovietico. Non c'è pertanto nessun rischio di essere confusi con gli scrittori rumeni.
FN: La Moldavia non è famosa solo per il vino e i tessuti, ma anche per l'emigrazione di massa e la corruzione endemica. Queste questioni sono presenti in modo prominente nei tuoi testi. Il tuo ultimo romanzo, “Dama de cupă” (“La regina di cuori”), inizia con una descrizione dei modi corrotti degli ufficiali statali di Chișinău. Che ruolo ha oggi la corruzione in Moldavia? Sta cambiando?
IC: La corruzione è, secondo me, uno dei più grandi vizi della Moldavia. Politici e cinici qui non si stancano di rubare o di prendere tangenti. E la mia sensazione è che non cambi niente. La responsabilità è anche di una società civile anemica; non c'è il senso di appartenenza ad una comunità. Ma voglio chiarire che la corruzione è solo una dimensione di questo particolare romanzo. La buca che gradualmente inghiotte Chișinău appare come il risultato di un minuscolo, insignificante peccato, nonostante il protagonista abbia peccati molto più grandi, incluso il fatto di essere corrotto fino al midollo. “La regina di cuori” è un romanzo in cui ho cercato di dire qualcosa di essenziale del mondo in cui viviamo oggi. È un racconto distopico, ma anche un'avventura metafisica e politica.
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