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guerra tra SUI ed ITA ? Sergio3 da che parte sarebbe stato ?


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Questa discussione ha avuto 3 risposte

#1 Rick

Rick

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Inviato 12 February 2009 - 18:50:02


http://www.corriere....09-02-11/01.spm

UNA FRONTIERA CONTESTATA ITALIA E SVIZZERA SINO AL 1918

La Provincia di Varese del 23 gennaio ha pubblicato un articolo su un libro intitolato «La frontiera contesa. I piani svizzeri di attacco all’Italia nel rapporto segreto del colonnello Arnold Keller» pubblicato dall’editore Casagrande di Lugano.
Mentre facevano il loro servizio militare nell’esercito della Confederazione, gli autori, Maurizio Binaghi e Roberto Sala, hanno scoperto il rapporto negli archivi dello Stato maggiore svizzero e sostengono che anche l’esercito italiano faceva in quegli anni analoghi preparativi. Vorrei chiederle se è realmente esistito, come qualcuno sostiene, uno stato di «guerra fredda» ante litteram tra l’Italia e la Svizzera, dovuta mi par di capire, al pericolo di una «germanizzazione» della Confederazione. E come è possibile conciliare questa politica con la Triplice Alleanza che ci legava allora all’Austria e alla Germania?
Alessandro Franceschini, | alessandro.franceschini@inwind.it

Caro Franceschini, Per comprendere il rapporto del colonnello Keller conviene ricordare che la Svizzera moderna nasce nel 1848, dopo una guerra di secessione vinta dai cantoni unitari, con caratteristiche alquanto diverse da quelle degli Stati che cominciarono a formarsi in quegli anni.
Mentre Italia e Germania sono Stati nazionali, fondati almeno teoricamente sull’unità di lingua e di stirpe, la Svizzera è una confederazione di cantoni che parlano lingue diverse.
Naturalmente dietro la nuova confederazione vi è un lungo passato durante il quale i cantoni hanno vissuto esperienze comuni e hanno appreso l’arte difficile della solidarietà. Ma nel momento in cui rinnova se stessa con una nuova carta costituzionale, la Svizzera constata con preoccupazione di essere circondata da aggressivi Stati nazionali, talora inclini a ritenere che la loro unità sarà completa soltanto quando tutti i loro connazionali saranno ricongiunti alla patria. Queste pretese minacciavano l’unità della Svizzera e sarebbero state particolarmente pericolose se avessero trovato all’interno della Confederazione una corrispondenza di sentimenti e aspirazioni.
Il Ticino, in questa prospettiva, poté sembrare particolarmente vulnerabile. Era stato per lungo tempo la «colonia» italiana dei cantoni di lingua tedesca. Era economicamente fragile. Era agitato da ricorrenti ondate di frustrazione per l’invadenza e la presunta arroganza del nord. Ospitava una forte comunità di immigrati italiani. Confinava con un Paese che era al tempo stesso la sua madre culturale e uno Stato giovane, soggetto a frequenti fibrillazioni irredentiste.
Era naturale quindi che la Confederazione guardasse a sud con qualche preoccupazione e desse prova di prudenza. Ma Binaghi e Sala, nel ricostruire il clima di quegli anni, scoprono che esiste anche un irredentismo svizzero.
Vi sono militari e intellettuali della Confederazione (gli uomini politici sono generalmente più prudenti) per i quali una guerra preventiva contro l’Italia, magari con l’aiuto dell’Austria, permetterebbe alla Svizzera di «riconquistare » le sue «echte Südgrenze », le sue vere frontiere meridionali. Pensano all’Ossola, all’Adda e alla Valtellina, vale a dire territori che gli svizzeri, in passato, hanno conquistato e lungamente posseduto. Siamo quindi di fronte a due irredentismi di cui il primo, quello italiano, parla di lingua e di sangue, mentre il secondo, quello svizzero, parla di storia e di armi. Nell’arco di tempo studiato da Binaghi e Sala (1870-1918) i due irredentismi vennero tenuti a bada e, in ultima analisi, sconfitti.
Prevalsero la prudenza e il buon senso. Prevalse in Svizzera, soprattutto, la convinzione che una guerra avrebbe diviso i cantoni e inevitabilmente lacerato il tessuto dell’unità nazionale. I dibattiti di quegli anni collaudarono la neutralità e ne fecero una componente determinante della identità svizzera; a tal punto che essa sopravvive tenacemente nella mentalità collettiva anche in un periodo in cui sono venute a mancare le sue motivazioni storiche.



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#2 sergio3

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Inviato 12 February 2009 - 20:05:34


Ho dovuto far riposare un po' gli occhi-erano molto affaticati per la lettura del lungo articolo dei due giovani ricercatori: l'avevo già letto, sì è vero quello che dicono, è storia.
Domani parlerò se riesco, con il mio Vecchio Colonnello ,Herr Bahumgartner, ma mi ricordo che anche qualche anno fa' ci sono stati preparativi (anche se teorici) dell'invasione della Padania in 2 ore e credo 32 minuti primi (la precisione Svizzera) a difesa dei Popoli Padani--
Senza contare anche quella avvenuta realmente da parte di alcuni militarini di Basilea Campagna (i più stupidi della Svizzera): sono entrati dal Sempione per andare nei Grigioni completamente armati, perchè era la strada pù corta , attrraversare la Svizzera era più difficile e lunga.

E voglio concludere in modo ironico, (ma non troppo) con questo piano di invasione:

Come invadere l’Italia in quattro mosse.

Pensavo che per invadere il nostro paese bastano quattro mosse …

1.Distruggere rimesse autotrasportatori, subito quelle con cisterne per benzina e trasporto alimentari.
2.Isolare il paese dal resto d’Europa (parte alpina).
3.Creare falsi attentati nei maggiori Hub Italiani, Milano e Roma.
4.Distruggere le linee elettriche utilizzate per importare elettricità dall’Europa.
Fasi preparatorie del piano :

1.Mantenere l’attuale classe politica.
2.Mantenere l’attuali gerarchie militari
3.Mantenere l’attuale classe dirigente statale.
4.Eliminare Bertolaso responsabile Protezione Civile, unica persona che potrebbe rendere il piano più difficoltoso.
Periodo in cui svolgere l’operazione:

1.Estate, alcuni giorni prima del rientro delle ferie. Tutti al mare !
Spiegazioni delle quattro fasi :

1.Paralizziamo completamente il paese, basti vedere cosa sta accadendo in questi giorni. Manterremo le scorte di carburante e beni di prima necessità intatte.
2.Non potranno avere rifornimenti, molto più facile monitorare il mare.
3.Con il minimo sforzo si manda in tilt l’intero traffico aereo del paese. Servizi poco organizzati per fronteggiare un allarme terrorismo. Mantenendo le strutture intatte e pronte per l’uso.
4.L’Italia non è autosufficiente per quanto riguarda l’energia elettrica, poi nel periodo estivo ancora peggio, collasso delle comunicazioni.



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#3 sergio3

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Inviato 12 February 2009 - 20:12:18


Ah già, non ho risposto alla tua  domanda:

Sarei stao dalla parte dell'esercito , naturalmente--
Dopotutto l'Insubria è questa:


                                      carta_insubria_1_.jpg



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#4 sergio3

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Inviato 13 February 2009 - 10:30:09


Rick, ho soddisfatto la tua curiosità  ?

Purtroppo il mio Vecchio Colonnello, Herr Baumgartner, se ne è andato 6 mesi fa',  da qualche parte nella memoria del calcolatore dovrei avere il piano (quello che è possibile rendere noto) di una invasione, non quella ridicola (ma possibile), che ho scritto nel post precedente--continuerò a cercare--sara' nella parte di Windows che allora si chiamava, forse Write, non ricordo più--era il 1987--



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