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Donne di Moldavia con grandi sogni


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Questa discussione ha avuto 1 risposte

#1 thejournalist

thejournalist

    AdvMI

  • Ambasadiani MI1a
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  • Messaggi: 602

    Medaglie




Inviato 09 January 2009 - 14:26:42


VIAGGIO TRA LE BADANTI CHE LAVORANO IN CITTA'
Donne di Moldavia con grandi sogni
"Vediamo i figli solo in fotografia"
Tutte hanno nostalgia della loro terra. "In una famiglia almeno una persona è partita alla volta di altre nazioni". E il problema della casa: "Acquistarla da noi ci vogliono almeno 100mila euro: cosa impossibile"
Home - Notizie Pesaro
prec succ
Pesaro, 8 gennaio 2008 - La badante? Meglio se moldava. Secondo quanto emerso da un’inchiesta coordinata dal Servizio formazione professionale e politiche dell’occupazione della Provincia con la partecipazione attiva di una trentina di varie istituzioni le famiglie pesaresi che necessitano dell’assistenza di una badante nel 20% dei casi preferiscono le moldave. ''Nonostante le più numerose siano le rumene'' spiega il dirigente della Provincia Flavio Nucci.



Secondo quanto elaborato da Paolo Carloni dell’Osservatorio provinciale ''con tutti i limiti del caso — ammonisce Carloni — dal momento che si è trattato di quantificare un fenomeno mutevole e caratterizzato da molto sommerso'', ''siamo comunque riusciti — continua Nucci — a delineare alcuni degli aspetti tipici che muovono domanda e offerta nel mondo dell’assistenza familiare per anziani non autosufficienti nella Provincia''.



Quindi sebbene le rumene 'regolari' coprano il 36% della provenienza delle badanti, le moldave seguono a ruota con un buon 27%, ma ''quando le famiglie possono scegliere preferiscono le moldave. Infatti tra gli intervistati — conferma Nucci — c’è un altro 20% che addirittura prova diffidenza per rumene, ucraine e donne di colore, mentre gioco forza l’emergenza il 40% delle famiglie pesaresi con a carico delle badanti dice di non trovare differenze di nazionalità''. Ma chi sono queste donne preferite dai pesaresi che vengono a vivere a Pesaro in Italia in fuga da una terra devastata da una crisi identitaria ed economica ultradecennale?



Il Natale, innanzitutto, per gli immigrati di fede ortodossa che rispettano il calendario giuliano è cominciato ieri e durerà per altri dodici giorni. Di quattro donne 'di Moldavia' che vivono a Pesaro facendo le badanti, solo una che chiameremo Maria perché vuole rimanere anonima, ha preso l’aereo per tornare a casa, da sua figlia Marianna e dagli anziani genitori. Con sé ha i regali presi in Italia: una tuta grigia e una maglietta azzurra ''come i suoi occhi'' ci dice al telefono, mentre racconta di quest’unica figlia lasciata piccola e reincontrata quasi adulta.



Le altre Marianna Lozanu, Anna Lungu e Tatiana Burlak il Natale lo hanno rimediato qui. ''Lavorare — dicono Marianna e Anna — perché la nostalgia può essere dolorosa e lavorare ci aiuta a non pensare troppo lontano''. Entrambi la notte di Capodanno erano in piazza a Pesaro: per loro si è trattata di ''una bella festa'', un’iniziativa che ben risponde alla loro giornata 'ritagliata' sui tempi degli altri.



''Con due ore libere al giorno — raccontano — mezza giornata il giovedì e solo la domenica intera, una vera e propria vita privata fatta di relazioni e hobby è difficile''. Anche per Maria è così: ''In casa dei datori di lavoro — dice — anche dopo anni sei sempre un ospite. Guai a spostare un soprammobile. Scatta subito la diffidenza dei parenti per chissà quali libertà ti stai prendendo''.



Insomma nella casa dove si abita meglio è se si è 'trasparenti'. Per questo le vedi che si incontrano in giro: ''D’estate c’è il mare — dice Marianna — d’inverno vado nella Biblioteca San Giovanni: puoi leggere e navigare in Internet''. Poi fa notare Anna: ''Soldi da spendere non ce ne sono. Per me tengo non più di venti euro a mesata. Il resto lo invio a mia madre di 81 anni, che vive a Chisinau, capitale della Moldavia, con mio figlio Adrian 14enne. Quello che guadagno lo dedico a loro: a curare la grave malattia di lei e ad assicurare un futuro a lui. Io vengo dopo. Il mio sogno è di ricongiungermi con mio figlio, portarlo in Italia''.



Dopo quasi vent’anni di crisi economica l’attuale situazione in Moldavia, infatti, non invoglia a tornare in patria tre donne su quattro: ''Comprare oggi un appartamento con due camere da letto a Chisinau può costare 100mila euro (quando meno di una decina di anni fa bastavano 4mila euro) — testimonia Marianna —. Prenderlo in affitto si arriva a 400 euro al mese quando lo stipendio medio di un impiegato si aggira sui 160 euro. Si vive con l’aiuto dei genitori pensionati e magari coltivando l’orto, ma soprattutto con almeno un parente che dall’estero pensa a coprire i debiti''.



Ecco la prima cosa che Anna, Tatiana, Marianna e Maria raccontano: ''Nella mia terra — dice Tatiana — in ogni famiglia c’è un emigrante. O è la moglie o è il marito, ma è certo che prima o poi la coppia si divide e chi va mantiene chi resta. Chi resta cresce i figli''. Insomma il sacrificio più grande che queste donne pagano quotidinamente non è tanto l’aver 'sospeso' la propria vita, quanto aver ipotecato gli affetti: ''Quello che fa male — lo dicono tutte tranne Tatiana, partita lasciando figli già adolescenti — è non vedere le proprie creature crescere''.



Sembra quasi un paradosso: queste madri danno tutto per figli per anni vedono solo in foto. Quello che colpisce di queste donne è l’energia e la determinazione: Tatiana, in tre mesi ha imparato l’italiano e dopo quattro anni sa tirare la sfoglia nel segno della migliore tradizione italiana. ''Devo tutto alle signore per cui ho lavorato in questi anni — racconta —. Le ringrazio soprattutto perché ho potuto mantenere due figli all’università. Prima della crisi facevo la ragioniera e mio marito era un militare: stavamo bene. Per anni abbiamo fatto i contadini, ma non è bastato e così sono partita. Mi ha aiutato la mia amica Anna, moldava come me: sono stata fortunata perché non sono finita in brutti giri né con persone spiacevoli. Il mio sogno è comunque quello di tornare in Moldavia. Quando non lo so, ma è lì che mi porta il cuore''.


#2 Tota

Tota

    MI

  • Ambasadiani MI1e
  • StellaStella
  • Messaggi: 317
    Località:Moldova

    Medaglie



Inviato 09 January 2009 - 17:09:43


Visualizza messaggiothejournalist, su 9-Jan-2009 15:26, dice:

VIAGGIO TRA LE BADANTI CHE LAVORANO IN CITTA'
Donne di Moldavia con grandi sogni
"Vediamo i figli solo in fotografia"
Tutte hanno nostalgia della loro terra. "In una famiglia almeno una persona è partita alla volta di altre nazioni". E il problema della casa: "Acquistarla da noi ci vogliono almeno 100mila euro: cosa impossibile"
Home - Notizie Pesaro
prec succ
Pesaro, 8 gennaio 2008 - La badante? Meglio se moldava. Secondo quanto emerso da un’inchiesta coordinata dal Servizio formazione professionale e politiche dell’occupazione della Provincia con la partecipazione attiva di una trentina di varie istituzioni le famiglie pesaresi che necessitano dell’assistenza di una badante nel 20% dei casi preferiscono le moldave. ''Nonostante le più numerose siano le rumene'' spiega il dirigente della Provincia Flavio Nucci.



Secondo quanto elaborato da Paolo Carloni dell’Osservatorio provinciale ''con tutti i limiti del caso — ammonisce Carloni — dal momento che si è trattato di quantificare un fenomeno mutevole e caratterizzato da molto sommerso'', ''siamo comunque riusciti — continua Nucci — a delineare alcuni degli aspetti tipici che muovono domanda e offerta nel mondo dell’assistenza familiare per anziani non autosufficienti nella Provincia''.



Quindi sebbene le rumene 'regolari' coprano il 36% della provenienza delle badanti, le moldave seguono a ruota con un buon 27%, ma ''quando le famiglie possono scegliere preferiscono le moldave. Infatti tra gli intervistati — conferma Nucci — c’è un altro 20% che addirittura prova diffidenza per rumene, ucraine e donne di colore, mentre gioco forza l’emergenza il 40% delle famiglie pesaresi con a carico delle badanti dice di non trovare differenze di nazionalità''. Ma chi sono queste donne preferite dai pesaresi che vengono a vivere a Pesaro in Italia in fuga da una terra devastata da una crisi identitaria ed economica ultradecennale?



Il Natale, innanzitutto, per gli immigrati di fede ortodossa che rispettano il calendario giuliano è cominciato ieri e durerà per altri dodici giorni. Di quattro donne 'di Moldavia' che vivono a Pesaro facendo le badanti, solo una che chiameremo Maria perché vuole rimanere anonima, ha preso l’aereo per tornare a casa, da sua figlia Marianna e dagli anziani genitori. Con sé ha i regali presi in Italia: una tuta grigia e una maglietta azzurra ''come i suoi occhi'' ci dice al telefono, mentre racconta di quest’unica figlia lasciata piccola e reincontrata quasi adulta.



Le altre Marianna Lozanu, Anna Lungu e Tatiana Burlak il Natale lo hanno rimediato qui. ''Lavorare — dicono Marianna e Anna — perché la nostalgia può essere dolorosa e lavorare ci aiuta a non pensare troppo lontano''. Entrambi la notte di Capodanno erano in piazza a Pesaro: per loro si è trattata di ''una bella festa'', un’iniziativa che ben risponde alla loro giornata 'ritagliata' sui tempi degli altri.



''Con due ore libere al giorno — raccontano — mezza giornata il giovedì e solo la domenica intera, una vera e propria vita privata fatta di relazioni e hobby è difficile''. Anche per Maria è così: ''In casa dei datori di lavoro — dice — anche dopo anni sei sempre un ospite. Guai a spostare un soprammobile. Scatta subito la diffidenza dei parenti per chissà quali libertà ti stai prendendo''.



Insomma nella casa dove si abita meglio è se si è 'trasparenti'. Per questo le vedi che si incontrano in giro: ''D’estate c’è il mare — dice Marianna — d’inverno vado nella Biblioteca San Giovanni: puoi leggere e navigare in Internet''. Poi fa notare Anna: ''Soldi da spendere non ce ne sono. Per me tengo non più di venti euro a mesata. Il resto lo invio a mia madre di 81 anni, che vive a Chisinau, capitale della Moldavia, con mio figlio Adrian 14enne. Quello che guadagno lo dedico a loro: a curare la grave malattia di lei e ad assicurare un futuro a lui. Io vengo dopo. Il mio sogno è di ricongiungermi con mio figlio, portarlo in Italia''.



Dopo quasi vent’anni di crisi economica l’attuale situazione in Moldavia, infatti, non invoglia a tornare in patria tre donne su quattro: ''Comprare oggi un appartamento con due camere da letto a Chisinau può costare 100mila euro (quando meno di una decina di anni fa bastavano 4mila euro) — testimonia Marianna —. Prenderlo in affitto si arriva a 400 euro al mese quando lo stipendio medio di un impiegato si aggira sui 160 euro. Si vive con l’aiuto dei genitori pensionati e magari coltivando l’orto, ma soprattutto con almeno un parente che dall’estero pensa a coprire i debiti''.



Ecco la prima cosa che Anna, Tatiana, Marianna e Maria raccontano: ''Nella mia terra — dice Tatiana — in ogni famiglia c’è un emigrante. O è la moglie o è il marito, ma è certo che prima o poi la coppia si divide e chi va mantiene chi resta. Chi resta cresce i figli''. Insomma il sacrificio più grande che queste donne pagano quotidinamente non è tanto l’aver 'sospeso' la propria vita, quanto aver ipotecato gli affetti: ''Quello che fa male — lo dicono tutte tranne Tatiana, partita lasciando figli già adolescenti — è non vedere le proprie creature crescere''.



Sembra quasi un paradosso: queste madri danno tutto per figli per anni vedono solo in foto. Quello che colpisce di queste donne è l’energia e la determinazione: Tatiana, in tre mesi ha imparato l’italiano e dopo quattro anni sa tirare la sfoglia nel segno della migliore tradizione italiana. ''Devo tutto alle signore per cui ho lavorato in questi anni — racconta —. Le ringrazio soprattutto perché ho potuto mantenere due figli all’università. Prima della crisi facevo la ragioniera e mio marito era un militare: stavamo bene. Per anni abbiamo fatto i contadini, ma non è bastato e così sono partita. Mi ha aiutato la mia amica Anna, moldava come me: sono stata fortunata perché non sono finita in brutti giri né con persone spiacevoli. Il mio sogno è comunque quello di tornare in Moldavia. Quando non lo so, ma è lì che mi porta il cuore''.




Lusingante e triste nello stesso tempo.



QUOTE
Un cuore aperto va oltre l'identità che ognuno di noi si affanna nel voler palesare. Autore Sabrina Bertocchi




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