Toscana, Lazio, Abruzzo, Pennsylvania: è il percorso del primo collegamento internet italiano. Era il 30 aprile 1986. Per l’esattezza, il messaggio è partito da Pisa, sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ha viaggiato attraverso un cavo della Sip (che poi sarebbe diventata Tim) fino all’Italcable di Frascati e da lì verso un’antenna di Telespazio nel Fucino, in Abruzzo. Il messaggio è stato poi sparato sul satellite Intelsat IV, per poi tornare sulla terra a Roaring Creek, sede della Comsat.
Pionieri di internet che hanno battezzato il primo messaggio italiano, che oggi celebra trent’anni. Si parlava ancora di Arpanet, quella rete nata negli Stati Uniti nel 1969 per collegare alcune università. In realtà è già internet, grazie a un protocollo sviluppato nel 1973 da Vint Cerf e Bob Kahn in quel luogo, la Silicon Valley, che ancora oggi è uno dei poli globali del digitale.
In Italia non c’è ancora il cellulare. Nei cinema spopola Top Gun e nelle classifiche primeggia Like a virgin di Madonna. L’auto più venduta in Italia è la Fiat Uno. Un altro mondo.
L’idea del world wide web sarebbe arrivato nel 1989. E per il primo sito italiano si sarebbe atteso il 1993. Si chiamava Crs4.it e stava per Centro di ricerca sviluppo e studi superiori in Sardegna. A guidare il team c’era Pietro Zanarini, tornato in Italia dopo aver lavorato accanto al Cern, accanto a Tim Berners-Lee, l’inventore del web.
Nomi, luoghi e percorsi poco conosciuti dagli utenti. Gli stessi che, ogni giorno, usano l’evoluzione di quei primi esperimenti. Un Internet Day è prezioso per omaggiarli. Ma non è abbastanza per ringraziarli.
