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"Fermiamo l'Aids..


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#1 Tati

Tati

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    Località:Moldova-Italia (Chisinau-Roma)
    Interessi: Operatore Professionale per l’inserimento socio-lavorativo dei cittadini stranieri in Italia .
    - Laureata in Scienze Sociale alla Pontificia Università “Angelicum” di Roma, FASS.
    - Mediatore Interculturale e religioso. Volontaria UNICEF.
    Lavoro come risorsa externa per R&S.
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    Tatiana Nogailic
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    Medaglie


Inviato 01 December 2006 - 08:46:15


World Aids Day: "Fermiamo l'Aids..
..Manteniamo le promesse, Assumiamoci la responsabilità"  



La pandemia dell’infezione da Hiv/Aids continua ad aumentare e a diffondersi: i dati UNAIDS/OMS del 2006 stimano che 39,5 milioni di persone vivono con l’Hiv/AIDS. Nel 2006 vi sono state 4,3 milioni di nuove infezioni, di queste 2,8 milioni (65%) sono avvenute nell’Africa subsahariana ma un importante incremento di nuovi casi (più del 50% dal 2004) si sta verificando anche nell’Europa orientale e in Asia centrale. Nel 2006 sono state 2,9 milioni le persone morte a causa del virus. In nord America e nell’ Europa occidentale e centrale il numero totale delle persone sieropositive continua ad aumentare (anche, in parte, per gli effetti della terapia antiretrovirale che riduce notevolmente il passaggio da sieropositività ad Aids), con un numero relativamente stabile di nuove infezioni per anno nell’America del Nord e con un aumento di nuove infezioni per quello che riguarda l’Europa Occidentale. Qui, più di un terzo (35%) delle nuove infezioni avvengono tra gli uomini che fanno sesso con altri uomini (MSM), mentre più della metà (56%) avvengono durante rapporti sessuali tra uomo e donna. Attualmente i tre quarti delle infezioni contratte per via eterosessuale riguardano la popolazione migrante (Euro HIV, 2006); il che rinforza la necessità di adattare i servizi di prevenzione e trattamento dei nostri paesi verso queste popolazioni. Tutti i nuovi dati indicano che, nei paesi dove i programmi di prevenzione non sono stati attuati o non sono stati adattati rispetto al cambio che ha registrato l’epidemia, i tassi di infezione si sono mantenuti stabili o hanno iniziato a risalire, ma non sono diminuiti. In alcuni paesi come Portogallo, Spagna, Olanda, risulta invece evidente l’efficacia dei programmi sulla riduzione del danno (programmi di fornitura di aghi e siringhe pulite, metadone ecc..) per controllare l’infezione tra i consumatori di sostanze illegali per via iniettiva.

Il 1° dicembre, come ogni anno, si rinnova l’attenzione su scala mondiale al problema Hiv/Aids. L’istituzione più importante a livello internazionale nella lotta all'Aids, l’UNAIDS (Joint United Nations Programme on Hiv/Aids), dal 2004 ha adottato lo stesso slogan per celebrare questa data: “STOP AIDS. KEEP THE PROMISE” che durerà fino alla fine del 2010, anno in cui si dovrebbe “misurare” quanto è stato raggiunto in riferimento alla “Dichiarazione per l’Accesso Universale ai trattamenti nella risposta mondiale per la lotta contro l’Hiv/AIDS”. Benché lo slogan sarà lo stesso da qui al 2010 ogni anno vi sarà una nuova parola chiave che indicherà il focus dell’anno. Per il 2007 la parola chiave è “ACCOUNTABILITY” Per la Giornata Mondiale di lotta all’AIDS il messaggio di quest’anno è indirizzato a tutti coloro che ancora non si stanno prendendo le loro responsabilità e che sono stati quindi individuati come i maggiori ostacoli alla lotta contro il virus. Si tratta ad esempio di quei governi che non applicano strategie efficaci contro la diffusione del virus per la tutela della cittadinanza, delle multinazionali farmaceutiche che non rendono accessibili i trattamenti e stanno conducendo una vera e propria guerra contro chi produce farmaci generici, dei leader religiosi che a fronte di una pandemia e di milioni di morti consigliano astinenza e fedeltà come unico strumento di prevenzione. Quest’anno anche UNAIDS ha puntato il dito verso questi soggetti “forti” ed infatti il tema di questa giornata mondiale, quest’ anno mette in primo piano la “RESPONSABILITÀ“ (Accountability), intendendo la responsabilità di chi può fare la differenza nella risposta contro la pandemia, non quella del singolo individuo. FERMIAMO L’AIDS.

Noi vorremmo che il nostro Paese arrivasse pronto a quell’appuntamento convocando prima di allora la 4° Conferenza Nazionale sulle tossicodipendenze e concordando con gli operatori del settore le strategie da applicare nel prossimo futuro. Frontiere chiuse per le persone sieropositive Recentemente un indagine sulle norme di restrizioni e/o totale chiusura delle frontiere nei confronti delle persone sieropositive e con AIDS, ha rilevato che in 106 paesi sui 170 che sono stati coinvolti nell’indagine, esistono norme speciali contro le persone sieropositive. Circa 90 dei 106 paesi che applicano restrizioni sul soggiorno hanno attuato un controllo HIV obbligatorio. Questi dati confermano la gravità del problema. Nel 62% dei paesi sui quali si è riusciti a raccogliere informazioni, infatti, vigono norme d’ingresso che discriminano specificamente le persone sieropositive. Le norme d’ingresso si dividono solitamente in disposizioni speciali per visti turistici, disposizioni per soggiorni di breve durata (inferiori a un mese), per soggiorni a lungo termine (superiori a un mese), e per soggiorni a tempo indeterminato (per ottenere ad esempio permessi di studio o di lavoro ed in questo caso il problema è ancora più pesante per i lavoratori migranti o stagionali) e in alcuni casi per i cittadini che fanno ritorno nel proprio paese dall’estero. Le conseguenze di queste disposizioni speciali in materia d’ingresso interessano soprattutto coloro che soggiornano nel paese per periodi uguali o superiori ai 30 giorni allo scopo di richiedere il permesso di soggiorno permanente, un permesso di studio o di lavoro. In genere non riguardano chi desidera trattenersi nel paese per periodi più brevi, come turista. È la durata del soggiorno a determinare se è necessario o meno presentare il test HIV. Un test positivo ha conseguenze preoccupanti perché alla persona sieropositiva non viene concesso l’ingresso nel paese e in certi paesi viene espulsa se ha già oltrepassato la frontiera. I paesi che applicano l’espulsione degli stranieri risultati sieropositivi sono attualmente il Brunei, la Cina, Cuba, l’Iraq, la Corea del Nord e del Sud, il Kuwait, la Libia, la Malesia, Taiwan e la Thailandia. Soltanto l’India ha abrogato le precedenti restrizioni legislative. Attualmente sono 13 i paesi che non consentono l’ingresso delle persone sieropositive in nessuna circostanza neanche per turismo: l’Armenia, il Brunei, la Cina, l’Iraq, il Qatar, la Corea del Sud, la Libia, la Moldavia, l’Oman, la Federazione Russa, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti d’America. Il 10 dicembre 2006 in occasione del 58° anniversario della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani Lila pubblicherà sul sito www.lila.it il documento “Restrizioni relative al viaggio e al soggiorno delle persone sieropositive – discriminazione legislativa e recenti sviluppi aggiornata a dicembre 2006”



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