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Lombardia flop? Vi spiego perchè batte la Ue


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Inviato 30 August 2013 - 00:31:51


Lombardia flop? Vi spiego perchè batte la Ue

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Come abbia potuto la Lombardia sprofondare al 128° posto nella recente classifica delle regioni europee più competitive elaborata dalla Commissione europea, i cui risultati sono stati anticipati qualche giorno fa, è pressoché impossibile da capire. Almeno in base a dati economici inoppugnabili come quelli forniti dallo stesso ufficio europeo di statistiche. Per questo bisogna reagire in modo argomentato e non appiattirsi su una immagine distorta di una Italia ovunque scassata.

Infatti, secondo l'Eurostat nel 2010 la Lombardia, se confrontata con analoghe realtà territoriali di pari livello di classificazione geografica (Nuts2), è chiaramente la seconda regione europea per valore aggiunto totale dopo l'Ile-de-France, la prima assoluta per valore aggiunto dell'industria, la seconda nel commercio, trasporti e turismo dopo l'Ile-de-France, la terza nella finanza e nei servizi alle imprese dopo l'Ile-de-France e la Londra "interna", nonché la terza anche nell'agricoltura dopo Andalusia e Castiglia e Leon.

Anche qualora la si confrontasse con macro-realtà territoriali di classificazione superiore alla sua (cioè con aree geografiche Nuts1), la Lombardia risulterebbe nona in Europa per valore aggiunto totale dopo l'Ile-de-France, la Renania Settentrionale-Vestfalia, il Nord-Ovest Italia (di cui fa parte contribuendo in modo determinante a posizionarlo al terzo posto assoluto nella Ue), la Baviera, la grande Londra, il Baden-Wurttemberg, il Nord-Est Italia e il Centro Italia. Mentre nell'industria, escluse le costruzioni, la Lombardia rimarrebbe la quarta realtà europea per valore aggiunto persino se confrontata con i tre grandi Lander tedeschi (di rango Nuts1) che, unici nella Ue, la precedono, cioè Renania Settentrionale-Vestfalia, Baden-Wurttemberg e Baviera. Con 73,7 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2010, l'industria della Lombardia è superiore per importanza addirittura a intere nazioni come Svezia, Austria o Belgio. Mentre secondo l'ultimo Rapporto dell'Ice la Lombardia è la quarta realtà territoriale europea nel commercio estero, con una quota nell'export mondiale pari allo 0,75%, dopo i tre già citati maggiori Lander tedeschi.

Ma se nella classifica della Commissione Ue la Lombardia è preceduta da decine di inverosimili super-competitive regioni finlandesi, danesi, inglesi, svedesi e persino spagnole o portoghesi, peggio capita ad altre regioni italiane come l'Emilia-Romagna o il Veneto, che noi abbiamo sempre considerate forti ma che invece navigano in posizioni ancora più arretrate (141° e 158° posto, rispettivamente). Eppure, Veneto ed Emilia-Romagna figurano nella loro classificazione territoriale (Nuts 2) rispettivamente al settimo ed ottavo posto in Europa per valore aggiunto industriale, secondo gli stessi dati Eurostat. Senza contare che la Lombardia ha un Pil pro capite a parità di potere d'acquisto analogo a quelli di ricchi Lander tedeschi indubbiamente competitivi come Baden-Wurttember e Baviera mentre i Pil per abitante di Emilia-Romagna e Veneto sono allineati a quello dell'altrettanto competitiva Renania Settentrionale-Vestfalia.
Come è possibile, allora, che le nostre regioni più forti e benestanti non figurino ai primi posti nella classifica europea della competitività? O, rovesciando la questione, come hanno fatto Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna a diventare economicamente così sviluppate senza essere "competitive"?

La ragione è semplice. Il concetto di competitività negli ultimi anni è stato viepiù bistrattato fino a venire completamente snaturato. Si è trasformato talora in un vago concetto di attrattività dei vari Paesi per gli investitori stranieri (che tuttavia, nonostante la nostra opprimente burocrazia e le statistiche Ue, per aprire stabilimenti preferiscono comunque la Lombardia o il Lazio alle aride tundre finlandesi o alla periferica Lisbona). In altri casi il concetto di competitività è addirittura sconfinato in una sorta di sinonimo di benessere includendo parametri a discrezione come gli ospedali o la salute, a loro volta pesati in modo discutibile. Ma allora perché non includere tra gli indicatori scelti per misurare la competitività delle nazioni o delle regioni anche il numero di pernottamenti di turisti stranieri, il numero di chiese o monumenti unici al mondo, il paesaggio, il clima, la ricchezza finanziaria netta ed immobiliare delle famiglie e l'alimentazione? Tutti indici dove l'Italia e le sue regioni primeggiano non solo in Europa ma nel mondo.

Non parliamo, poi, degli indici relativi all'innovazione tecnologica usati negli studi sulla competitività, che sono spesso fuorvianti. Così come le classificazioni degli stessi prodotti, secondo le quali, ad esempio, una sofisticata macchina automatizzata per imballaggio, uno yacht di lusso o una gigantesca ed ultramoderna nave da crociera (tipici cavalli di battaglia del made in Italy, per di più realizzati su misura per clienti esigentissimi) sarebbero prodotti "medium hi-tech", mentre un banale telefono cellulare o un lettore di cd (prodotti in serie in Asia e venduti a basso prezzo nei supermercati) sono invece beni hi-tech.

A complicare le cose per la "povera" Lombardia ci hanno poi pensato i ricercatori della Commissione europea, che hanno incluso tra i parametri considerati per misurare la competitività delle regioni anche il deficit statale, il debito pubblico e persino lo spread, nonché concetti di difficile quantificazione come la corruzione. Oppure indici mutuati da altri opinabili studi come quelli del World Economic Forum, celebri per posizionare frequentemente l'Italia persino dietro nazioni africane quanto a competitività.

www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-08-28/lombardia-batte-064234.shtml?uuid=AbxTh0QI



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