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Mi laureo italiano. Perché l'università attrae ancora studenti stranieri


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Inviato 24 June 2013 - 17:26:03


Mi laureo italiano. Perché l'università attrae ancora studenti stranieri



Immagine inviata
(Corbis)

Sanno che la crisi morde, nel Belpaese più che altrove. Ma scelgono l'Italia per la laurea. E se riescono, per il futuro. Secondo i dati Miur del dicembre 2012, gli studenti stranieri immatricolati negli atenei italiani superano le 66mila unità. Un'infornata di "international" con prevalenza di iscritti extracomunitari: 52mila, contro i "soli" 14 mila dei paesi dell'Ue. Il 3,8% su una popolazione universitaria di 1, 7 milioni. Pochi, rispetto ai 550mila che volano regolarmente nei college britannici, o ai 250mila delle ècole francesi.Tanti, per un sistema accademico che zoppica con la lingua inglese e offre, di fatto, un'istruzione completamente italiana.
Chi sono, dove studiano
Tra i paesi non comunitari a più alto tasso di iscrizioni, svettano Albania (11.802), Cina (6.161) e Camerun (2.612). In crescita iraniani, peruviani, ucraini, russi e israeliani. Con alcune new entry: nel 2012, tra i primi dieci paesi per numero di immatricolazioni è spuntato l'Ecuador (240 iscritti). Tra agli atenei, il primato assoluto va all'Università di Bologna, con il suo 7,8% di incidenza sul piano nazionale. Seguono di incollatura la Sapienza di Roma ( 7,7), Politecnico di Torino (7,1) e di Milano (6,1). Ma c'è da dire che nei due poli di ingegneria, architettura e design, l'incidenza interna di studenti extracomunitari scavalca di più del doppio quella dell'ateneo romano. Nel, caso di Torino, anche Bologna: 12,1%, a fronte del 3,5 di Roma e del 5,7% dell'Alma Mater. I corsi di laurea più gettonati? Economia (18,9%), Ingegneria (17,9%) e Medicina (11,4%).

L'Italia attrae ancora
Perché l'Italia? In un paese che esporta talenti e cervelli ovunque, dal Mit di Boston all'università di Sidney, 66mila iscrizioni straniere sono una cifra che spiazza. In positivo. Certo, incidono i prezzi: lo scarto tra i 1000 euro della retta media italiana e le 9mila sterline di quelle britanniche può fare la differenza. Ma se lo spartiacque fossero i costi, non converrebbero Francia, Germania od Olanda, sia per il volume degli importi, sia per le agevolazioni qui (quasi) inesistenti?
A favore dell'Italia giocano la qualità degli studi e della vita. Secondo un'indagine della Rete Europea delle Migrazioni (European Migration Nerwork), il 24,5 degli studenti non comunitari sceglie l'università italiana per "prospettive migliori". E l'11,8% per il miglior livello della facoltà scelta rispetto agli altri paesi dell'Unione Europea. Anche a costo di finanziarsi gli studi in autonomia, senza pesare sulle spalle famigliari: tra le matricole del 2011/2012, gli studenti lavoratori superano il 75%. In molti, però, ripartiranno a laurea archiviata: sei su dieci, secondo i dati Emn, si dichiarano incerti o determinati a non restare. E la percentuale di chi esclude l'Italia per il suo futuro si ingrossa (40%, escludendo i "non so") tra chi si è appositamente trasferito qui per studiare. Eccellente nella formazione, inadatta per il lavoro. Un paradosso che, a quanto pare, non distingue tra italiani di prima e seconda generazione.



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