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Sindrome da burnout: logorio da insegnamento


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#1 vidra

vidra

    MI

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    Medaglie

Inviato 23 September 2008 - 16:01:06


Sindrome da burnout: logorio da insegnamento

Vi sentite frustrati, demoralizzati e stanchi del vostro lavoro? Un tempo lo si chiamava esaurimento, ma nuovi studi hanno individuato un nuovo nome, moderno ma allo stesso tempo inquietante, che ricorda un fiammifero consumato dalla fiamma: "burnout", bruciarsi.

La sindrome del burnout è una condizione caratterizzata da affaticamento fisico ed emotivo, emicrania, insonnia, ansia, irritabilità, agitazione, frustrazione, apatia e disinteresse per i rapporti interpersonali.

La sindrome colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto (medici, infermieri, poliziotti, educatori) che non riescono a sopportare i carichi eccessivi di stress che il loro lavoro porta ad assumere. Se non opportunamente trattati, questi soggetti sviluppano un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato.
Il soggetto colpito da burnout si assenta spesso dall'ambiente lavorativo e lavora senza entusiasmo; la sua frustrazione si trasforma in una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi e spesso trova una valvola di sfogo nell'abuso di alcol e di droghe.

Stress in cattedra
Tra le categorie più esposte al burnout c'è quella degli insegnanti. Al di là degli stereotipi che li descrivono come privilegiati o - nel peggiore di casi - come fannulloni, maestre e professori sono soggetti a una frequenza di patologie psichiatriche due volte superiore a quella degli altri impiegati. La natura della loro professione li costringe infatti a un costante rapporto interpersonale in situazioni spesso delicate e difficili: in poche parole, con il proprio lavoro l'insegnante mette quotidianamente in discussione se stesso.
Recenti studi hanno confermato che la categoria degli insegnanti è sottoposta a numerosi stress dovuti al rapporto costante con studenti e genitori, classi troppo numerose, situazione di precariato, conflittualità tra colleghi, disorganizzazione, indisciplina degli studenti.
Oltre a questi fattori "classici", il burnout da insegnamento subisce l'influsso delle nuove problematiche socio-culturali, come l'avvento dell'informatica (che costringe molti insegnanti a dover imparare ad usare nuovi strumenti - quali Internet e il computer - e li fa sentire spesso in condizioni di inferiorità rispetto ai propri allievi) e di una società multietnica, la totale delega educativa da parte di famiglie sempre meno presenti nella vita dei ragazzi, le continue riforme istituzionali, lo scarso prestigio del ruolo d'insegnante (collegato alla bassa retribuzione e quindi a una considerazione sociale in declino).

La sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi: la prima è quella “dell'entusiasmo idealistico”; nella seconda ci si rende conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa; nella terza fase subentrano la frustrazione e sentimenti di inutilità, inadeguatezza e insoddisfazione; la quarta fase coincide con l'apatia, l'indifferenza e lo spegnersi dell'interesse e la passione per il proprio lavoro.

Come difendersi?
Per difendersi dalla sindrome da burnout - che spesso è l'anticamera per patologie fisiche e psichiatriche ben più gravi - gli insegnanti possono affidarsi a un approccio psicoterapeutico personalizzato, possono imparare a gestire lo stress e a organizzare meglio il lavoro in classe e migliorare la comunicazione con colleghi e studenti.

Il bornout degli insegnanti non è un problema solo italiano, ma interessa tutti i paesi del mondo ed è un tema particolarmente sentito in quelli anglosassoni (USA, Gran Bretagna, Australia). Un fenomeno di grosse dimensioni, dunque, ma ancora sottostimato, forse per la paura di dover ammettere la presenza di un problema che interessa una categoria professionale di forte rilevanza sociale.

Fonte: Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti. Lo studio Getsemani.



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"Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero" (Vladimir Ilich Uljanov - detto Lenin)




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