CI DANNO GIÀ PER MORTI VIVENTI - ECONOMISTI E UNA BELLA FETTA DELL’INDUSTRIA TEDESCA CI VEDONO GIÀ FUORI DALLA MONETA UNICA E CHIEDONO UN “PIANO B PER L’ITALIA”
- “I PAESI DEL NORD DEVONO RIFLETTERE A PORTE CHIUSE SUGLI SCENARI D’ESECUZIONE, ALTRIMENTI GLI ITALIANI POSSONO RICATTARCI CON LA MINACCIA DI USCIRE DALL’EURO. DARE LORO AIUTI? NO, PERCHÉ SONO PIÙ BENESTANTI DEI TEDESCHI”…
Andrea Tarquini per "la Repubblica"

merkel-mangia
In Germania falchi euroscettici, economisti e ambienti delle industrie esportatrici accennano all'ipotesi che l'Italia possa uscire dall'euro. Lo scenario di un abbandono della moneta unica da parte della terza economia dell'Eurozona non viene escluso e anzi viene delineato con sempre maggiore convinzione da una parte delle istituzioni economiche e politiche tedesche. Anche se per adesso minoritarie.

wolfgang schaeuble e angela merkel
La nuova levata di scudi anti-italiana va in scena proprio mentre il commissario europeo Olli Rehn ammonisce nuovamente tutti i paesi membri dell'Eurozona che soprattutto in questo momento è vitale che nessun paese membro dell'Unione monetaria abbassi la guardia del rigore e del consolidamento. Ogni Paese dell'Eurozona è rilevante, anche Cipro, ha detto Rehn replicando al ministro delle Finanze tedesco Schaeuble secondo cui Cipro è di dimensioni trascurabili.

olli rehn
A Berlino, in vista delle elezioni politiche di settembre, la lobby euroscettica e nostalgica del marco si sta riorganizzando in corsa per fondare un nuovo partito, dal chiaro nome "Alternative fuer Deutschland", Alternativa per la Germania.
La loro richiesta: ripensare l'euro come moneta "dura" dei soli Paesi forti, o abbandonarlo. Intanto, a Roma, Beppe Grillo propone un referendum online sulla permanenza o meno nella moneta unica. Ovviamente senza alcun valore istituzionale. A sorpresa, l'ipotesi di un'uscita dell'Italia dall'euro è fatta propria, come strumento negoziale, dall'economista Paolo Savona.

Beppe Grillo
In dichiarazioni al settimanale Focus, l'ex ministro dei governi che hanno portato il nostro paese nell'euro ha lanciato un allarme sulla situazione italiana, schiacciata da una politica basata esclusivamente sull'austerità e sul rigore contabile: «Se la politica europea non cambia - ha detto Savona - avremo di fronte a noi due possibilità. O un tasso di disoccupazione pari al 20 per cento della popolazione attiva, tenendoci l'euro, oppure rinunciando all'euro un tasso d'inflazione del 20 per cento ma con la speranza di una ripresa. Io preferirei la seconda variante. Soltanto la paura di un salto nel vuoto ci
trattiene... un paese serio deve disporre di un Piano B di questo genere; altrimenti, la sua posizione negoziale diventa più debole».

PAOLO SAVONA DA LERNER ALL INFEDELE
Da qualche giorno, appoggiato da voci euroscettiche nel centrodestra della cancelliera Angela Merkel, parla a favore di Piani B per l'Italia Anton Boerner, cioè il presidente dell'Associazione degli esportatori tedeschi (Bga). «I Paesi del Nord - dice Boerner - dovrebbero riflettere a porte chiuse sugli scenari d'esecuzione, altrimenti gli italiani possono ricattarci con la minaccia di uscire dall'euro».

Anton Boerner
Il sessanta per cento degli elettori italiani, dice ancora Boerner, è contrario alla moneta unica nella sua forma attuale, bisogna rispettare gli elettori italiani e spiegare loro che non c'è alternativa alla disoccupazione. Boerner insiste nel chiedere a Berlino l'elaborazione d'un Piano B, con la previsione di un crollo dell'euro o di nuovi confini dell'eurozona, e si dice contrario ad aiuti all'Italia, «perché gli italiani sono più benestanti dei tedeschi».
«Un euro del Nord e un euro del Sud». In Germania nasce il partito dei separatisti della moneta unica

Gli euroscettici tedeschi si organizzano in un nuovo partito in vista delle elezioni politiche di settembre e rischiano di creare qualche grattacapo alla riconferma alle urne del cancelliere Angela Merkel per un terzo mandato. La loro stessa presenza in campagna elettorale potrebbe influenzare la linea del Governo sui salvataggi dei Paesi dell'Eurozona in difficoltà, provocando un irrigidimento delle posizioni tedesche.
L'iniziativa si chiama "Alternativa per la Germania" e dovrebbe essere costituita in partito il prossimo mese di aprile. Raccoglie l'eredità dei "Liberi elettori", un movimento euroscettico forte soprattutto nella conservatrice Baviera e guidato dall'ex presidente della Confindustria tedesca, Hans-Olof Henkel, fautore della spaccatura dell'Eurozona in un "euro del Nord" e un "euro del Sud". Non a caso Henkel è uno dei firmatari più in vista di "Alternativa", il cui principale promotore è l'economista di Amburgo, Bernd Lucke. Questi lanciò nel 2011 un manifesto di economisti via internet contro i salvataggi europei, che raccolse circa 300 firme, ma che non venne recepito dal Governo. Fra gli altri fondatori di "Alternativa" ci sono i tre iniziatori della causa, che non ha avuto successo, davanti alla Corte costituzionale tedesca, contro il salvataggio della Grecia, causa poi allargata al tentativo di bloccare il piano Omt di acquisto di debito dei Paesi in difficoltà da parte della Banca centrale europea, annunciato l'estate scorsa da Mario Draghi.
No ai salvataggi dei Pigs
I promotori del nuovo movimento affermano di sostenere una linea che non trova più rappresentanza in Parlamento, in quanto tutti i maggiori partiti si sono pronunciati a favore dei salvataggi. "Alternativa", dicono, è contro queste operazioni che violano la legalità dei Trattati europei, infrangendo la clausola di "non salvataggio", e contro l'eliminazione di fatto dei criteri di disciplina fiscale fissati a Maastricht. Si proclamano invece a favore di una unificazione pacifica dell'Europa.
Fuoriusciti della Cdu
Quasi tutti i fondatori di "Alternativa", come lo stesso Lucke e Alexander Gauland, capo di gabinetto dell'ex primo ministro della regione dell'Assia, provengono dalle file della Cdu, il partito di Angela Merkel. Proprio questo può costituire una fonte di preoccupazione per la signora Merkel, che finora ha goduto di altissimi indici di popolarità per la sua gestione della crisi europea, ma che potrebbe essere colpita dall'opposizione di parte dell'opinione pubblica all'uso del denaro dei contribuenti per ulteriori salvataggi, ora che esiste un partito per canalizzare questa protesta. La creazione della "Alternativa" potrebbe avere anche l'effetto indiretto di spostare il Governo su posizioni più rigide sui temi europei, man mano che si avvicinano le elezioni e che l'opposizione socialdemocratica, che finora ha appoggiato la maggioranza nei voti parlamentari sui salvataggi, prende le distanze in vista del voto di settembre e ha indicato una serie di condizioni per il prossimo test, quello del pacchetto di aiuti a Cipro.
Dalla Baviera al resto della Germania
Il respiro geografico del nuovo movimento va al di là dei confini della Baviera, entro i quali aveva finora raccolto i maggiori consensi la lista dei "Liberi elettori". Il primo evento pubblico, in vista della formalizzazione del partito, è una riunione la prossima settimana a Oberursel, vicino a Francoforte.
Perché i mercati snobbano il referendum sull'euro di Grillo. Dove andrebbero spread e Borsa in caso di uscita dell'Italia?
Tra i punti del programma del Movimento a 5 stelle campeggia in alto il referendum sull'euro. Lo stesso Beppe Grillo, in un'intervista alla Bid am Sonntag tedesca ha parlato di un "referendum online sull'euro". Insomma da martedì scorso - da quando l'Ms5 è diventato il primo partito alla Camera e ha acquisito un terzo dei seggi del nuovo Parlamento (posto che si riesca a formare un governo dopo le consultazioni che partiranno fra pochi giorni) - il tema dell'euro è tornato alla ribalta. Grillo ha anche sollevato un altro tabù, quello della rinegoziazione del debito. «Se fossi premier - ha detto -farei ricomprare all'Italia i suoi titoli di Stato da Paesi come Francia e Germania e contratterei nuovamente il tasso d'interesse».
In sostanza, è come se di colpo si fosse tornati indietro nel tempo, esattamente a fine 2011, quando la Grecia minacciava un referendum sull'euro. Se ne parla, certo. Ma i mercati non sembrano aver neppure preso in considerazione l'ipotesi di un'uscita dell'Italia dall'euro. La scorsa settimana (eslcudendo lunedì) Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 4,4%. E oggi perde un altro punto percentuale con il Ftse Mib in area 15.500 punti. Un ribasso importante - che peraltro segue un rialzo del 40% messo a segno con qualche interruzione qua e là da luglio 2012 - ma che certo non prezza un' "Italyexit", segnale inconfutabile che si tratta di uno scenario al momento neppure immaginato dagli investitori.
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Movimento 5 Stelle: ecco i neoeletti alla Camera

Altrimenti, quali sarebbero le soglie finanziarie di guardia? «I mercati al momento non credono molto a uno scenario che vede l'Italia fuori dall'euro, stanno prezzando per il momento instabilità, ingovernabilità, ma tutto sommato sperano in una soluzione del problema "nuovo governo" - spiega Davide Pasquali, presidente di Pharus Sicav -.
Nel caso in cui l'eventuale referendum dimostrasse la volontà degli italiani di uscire dall'euro lo spread tornerebbe nell'immediato sopra i 500 punti così come la Borsa potrebbe scendere di un 10%».
Lo scenario sarebbe più allarmante, a parer di Vincenzo Longo, market strategist di Ig: «Lo spread Btp-Bund potrebbe schizzare ben oltre i 500 punti base e toccare nuovi massimi dopo quelli di novembre 2011. A poco servirebbe lo scudo della Bce (Omt) dato che l'uscita dall'area euro porterebbe l'Italia fuori dal controllo di Francoforte. Sul mercato azionario, torneremo a vedere i minimi storici di fine luglio scorso con possibilità di raggiungere obiettivi psicologici importanti a 10.000 punti. Ma finché vediamo un Dax (indice di Borsa tedesco, ndr) che cede mezzo punto percentuale a seduta abbiamo ragione di credere che un'uscita dall'area euro per l'Italia è un'ipotesi che al momento i mercati non prendono neanche in considerazione. Il calo è per ora è attribuibile all'incertezza politica del nostro Paese e una correzione fisiologica dei listini europei e Usa dopo i recenti massimi».