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INDIPENDENZA ARMATA ???


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Inviato 09 September 2012 - 14:19:34


Indipendentisti annebbiati, fra la pace e la guerra


di ENZO TRENTIN  "l'Indipendenza"

Arma antiqua manus ungues dentesque fuerunt et lapides et item silvarum fragmina rami et flamma atque ignes, post quam sunt cognita primum. Posterius ferri vis est aerisque reperta, ovvero: antiche armi furono le mani, le unghie, i denti, le pietre e i rami spezzati nelle selve, poi le fiamme e il fuoco appena furono noti. Più tardi fu scoperta la forza del ferro e del bronzo. Così Lucrezio nel Libro V del suo De Rerum Natura descriveva la nascita delle armi.

Qualcuno non ha gradito uno dei nostri ultimi articoli, dove sostenevamo che una delle difficoltà che gli indipendentisti dovranno sopravanzare è quella relativa a determinati Trattati internazionali ed alleanze militari. Qualcun altro ha addirittura sproloquiato in questi termini: «Io personalmente sono convinto che il Veneto potrà benissimo fare parte dell’ONU e delle nazioni unite perciò io non vedo il motivo almeno per il momento di avere un esercito Veneto, basterà deviare i miliardi di euro che diamo all’Italia per la difesa alle nazioni unite e pagarci quella che si potrebbe definire la nostra difesa.»

Insomma, ci troviamo di fronte ad un attivista di partito indipendentista veneto che, pur con le migliori intenzioni, fa un po’ di confusione: la prima e più banale tende ad identificare ONU e Nazioni Unite come due soggetti diversi, quando in realtà è uno solo. La seconda è più grave. Anzi doppiamente grave, perché è indice che nel dibattito interno del partito indipendentista al quale appartiene questa persona, l’argomento non è mai stato trattato o lo è stato in maniera assolutamente superficiale. Poiché la questione riguarda tutti gli indipendentismi del Belpaese proveremo qui ad approfondire un po’ il tema. Intanto diciamo subito che far parte dell’ONU è una cosa. Affidare la Difesa all’ONU è un’altra. Le Nazioni Unite non hanno eserciti da mettere a disposizione di chicchessia. Semmai l’ONU chiede alle singole nazioni di prestare delle unità militari per questa o quella operazione di pace o di interposizione tra contendenti.

Un esempio: Srebrenica. L’episodio è divenuto il simbolo del male, particolarmente del male Serbo. Viene descritto come “un orrore senza pari nella storia di Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale”, che ha visto l’esecuzione a sangue freddo “di almeno 8.000 fra giovani e uomini adulti musulmani.” Gli avvenimenti si sono svolti all’interno, o nei dintorni della città bosniaca di Srebrenica, fra il 10 e il 19 luglio 1995, quando la città è stata occupata dall’esercito Serbo Bosniaco (ASB), dopo aver combattuto e ucciso un gran numero di musulmani Bosniaci, dei quali non si conosce quanti siano morti nel corso degli scontri e quanti siano stati giustiziati. Esistono le prove che la ritirata (delle FF.AA straniere con il basco azzurro dell’ONU che erano a protezione. In particolare un contingente olandese.) di Srebrenica non derivava da alcuna necessità militare, ma corrispondeva ad una decisione strategica, secondo la quale le perdite incorse erano un sacrificio obbligatorio in favore di una causa più importante. Si confronti: “Politics of War Crimes” (La politica dei crimini di guerra), Bogdanich, capitolo 2, “Prelude to Capture” (Preludio alla cattura), e Fenton, capitolo 3, “Military Context” (Contesto militare). Vedere anche Tim Ripley, “Operation Deliberate Force” (Operazione premeditata con la forza), Centro studi di difesa e sulla sicurezza, 1999, p. 145.

Il nostro critico proseguiva con quest’altra affermazione: «Sicuramente la Serenissima ed il buon Governo Veneto non era un partner inaffidabile come si è dimostrata l’Italia nei suoi 150 anni. Quindi il mio pensiero personale è che gli stati mondiali darebbero più affidabilità ad uno stato Veneto governato da gente seria, in special modo gli Americani visto che nel nostro territorio hanno una loro importante base…» Secondo il nostro modesto punto di vista oggi non è in vigore nessun istituto della “Serenissima”, né per quanto rispettabile, nessun personaggio politico che possa paragonarsi alla statura di uomo di governo presente nella Repubblica di Venezia nei suoi anni migliori. Non certo nei suoi anni del declino: 1770/97 e dintorni. Come trascurare che la “Serenissima” cadde anche perché rinunciò alla sua difesa?

Il punto di vista di questo nostro interlocutore, per quanto rispettabile, non trova conforto nell’attualità. Se davvero ci sarà (impossibile che non ci sia) “gente seria”; questa dovrà spendersi nella realizzazione di una nuova bozza di Costituzione, di bozze di Statuti per gli Enti locali, e di bozze per i nuovi Codici civile e penale. Tutta “roba” da mettere ai voti di un apposito referendum previa, ovviamente, una campagna informativa dove al cittadino sovrano sia data la possibilità di accettare, emendare o rifiutare tali “contratti sociali”. Tuttavia, andando a spulciare tra i vari, ed a volte corposi, documenti che l’indipendentismo veneto mette in rete troviamo questi scarni accenni:

16.7.8. Come sarà organizzata la difesa?
Il comparto militare italiano, inefficiente, elefantiaco, dispendioso e monopolizzato da non veneti, sarà trasformato in una struttura professionale moderna, snella ed efficiente. […] La Venetia indipendente erediterà gli obblighi derivanti dai trattati NATO. […] I negoziati per l’indipendenza stabiliranno la quota parte veneta del patrimonio militare italiano. Tali risorse, unitamente al patrimonio dell’esercito italiano dislocato al momento dell’indipendenza in Venetia costituirà il nucleo finanziario fondamentale dell’esercito veneto.

La Venetia ha una lunga tradizione militare e tutto il personale militare veneto attualmente impiegato presso l’esercito italiano potrà avere l’opportunità di passare alle forze della difesa veneta. Saranno preservati anche nel nome i corpi tipici veneti quali il reggimento degli alpini e il corpo dei lagunari, unitamente alla costituzione dei nuovi corpi di difesa veneti. […]

16.7.9. Avremo bisogno della leva obbligatoria?
[...] non intende favorire la reintroduzione della coscrizione obbligatoria, ormai scomparsa dal panorama di molte nazioni. La forza di difesa veneta sarà costituita da una forza interamente professionale, supportata in parte da volontari [...]

Ci sia consentito qualche commento: intanto sembra che i nostri baldi indipendentisti vendano la pelle dell’orso prima di averlo catturato. Ovvero s’immaginano che lo Stato italiano regalerà loro qualche cosa per premiarli dell’essersene andati. Sigh! Secondariamente par di capire che metteranno insieme una sorta di Reichswehr (che in tedesco significa Difesa del Reich) che fu il nome dato alle forze armate tedesche dal 1919 al 1935, finché il 16 marzo 1935 furono rinominate Wehrmacht. Le forze armate dal 1921 vennero limitate a 100.000 uomini, con la Reichswehr composta dal Reichsheer, un esercito formato da sette divisioni di fanteria, tre di cavalleria, senza aviazione, senza carri armati, senza stato maggiore ed un massimo di 4000 ufficiali; e da una Reichsmarine, una marina composta da un massimo di 15.000 uomini e 36 navi da guerra di vario genere con limitazioni di dislocamento e dei calibri dei cannoni e senza sommergibili.

Tuttavia, considerato che attualmente l’E.I. è fortemente meridionalizzato, difficilmente i veneti potranno contare su uno strumento di difesa degno di tale nome, anche e proprio perché non si vuole ricorrere alla leva obbligatoria. Domande: ci saranno volontari a sufficienza? E chi li addestrerà? C’è poi la questione della NATO dove per accedervi occorre rispettare determinati parametri. Non basta quindi dichiarare di volerci rimanere.



C’è poi l’aspetto economico da non trascurare. Un paese di 60 milioni di abitanti può mettere a disposizione della difesa una determinata percentuale del suo bilancio. Per esemplificare diciamo l’uno per cento. Supponiamo che con tale percentuale si possano comperare 8/10 aerei che notoriamente, essendo molto sofisticati sono molto costosi. Ebbene con la stessa percentuale: l’1%, uno Stato indipendente Veneto di circa 5 milioni di abitanti, quanti strumenti di efficace difesa potrà acquisire? Abbastanza pochi, crediamo noi. Allora anche qui i nostri baldi indipendentisti sembrano non aver acquisito il consiglio del giornalista americano Buckminster Fuller: «Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta»

Ci si permetta allora di suggerire un modello di difesa basato sul sistema della Milizia. Ovvero tutti i cittadini di un’età compresa dai 17 ai 50 anni, abili al servizio militare, potrebbero essere addestrati periodicamente. Potrebbero portarsi a casa la propria arma individuale e relativo munizionamento, e potrebbero essere pronti ad intervenire in qualsiasi momento in caso di necessità. Giusto come avviene nella vicina Svizzera. Se la furia delle guerre mondiali ha risparmiato la Svizzera non lo si deve affatto – come pure tanti credono – alla sua dichiarata neutralità. Quale Hitler se n’è mai stropicciato? No. Se nessuno ha invaso la Svizzera è perché questo Paese ha sempre potuto contare su un efficientissimo deterrente militare; abbinato alla sua propensione a “far affari” (contrattualismo,che deriva dalla pratica del federalismo) con entrambe le parti in conflitto.

Per esempio, gli svizzeri intorno al 1939/40 tennero ai nazisti pressappoco questo discorso: «Invadeteci, e ogni svizzero fra i 17 e i 50 anni d’età si nasconderà sulle Alpi per portare un’interminabile guerra d’attrito. D’altro canto, se sarete tanto furbi da non invaderci, saremo lietissimi di fornirvi i migliori prodotti della nostra industria, fra le più avanzate del mondo. A pagamento, s’intende.»

E questo è esattamente ciò che avvenne. Ma non solo gli elvetici fornirono alla Germania hitleriana cannoni antiaerei, generatori di corrente, strumenti di precisione, macchine utensili; non solo permisero ai nazisti di servirsi delle loro ferrovie per far affluire rifornimenti al loro alleato Mussolini: essi chiesero e ottennero altro in cambio. Energia. Carbone dalla Ruhr. Elaborarono una formula pignolescamente precisa: per ogni tonnellata di materiale bellico in transito, tot quintali di carbone. Tale patto permise alla Svizzera di restare indenne e sopravvivere ai cinque lunghi anni di conflitto. Poiché la Svizzera non ha un grammo di carbone né una goccia di petrolio. E l’energia elettrica non sarebbe bastata. Funzionò. I tedeschi non toccarono la Svizzera. E le fornirono energia sufficiente, non solo a mandar avanti il Paese, ma a farlo prosperare mentre il resto d’Europa cadeva in rovina. Ed ancora tutto ciò non basta: quali sono le possibili minacce e la struttura difensiva? Per esemplificazione citiamo solo alcune problematiche che ogni indipendentismo italico dovrà seriamente affrontare e risolvere: Le possibili minacce e la struttura difensiva

- I beni minacciati (cosa difendere)
- Le fonti di minaccia (da cosa difendere)
- Modalità di risposta (come difendere)
- Responsabilità di difesa (chi difende)
- Tempi della difesa (quando difendere)
- Scopi e principi della difesa collettiva

Strutture dei modelli di difesa
- Confronto tra struttura gerarchica e struttura reticolare
- Modelli organizzativi misti
- La strutture difensive attuali
- Relazione tra la Difesa civile non armata e nonviolenta (Dcnan) e altre strutture di difesa

Funzioni diverse per fasi diverse
- Fase organizzativa
- Fase preventiva
- Fase di emergenza
- Fase di ripristino

Difendere la “Patria” significa difendere i confini tracciati sulle montagne da scrupolosi topografi, la salute delle persone oppure anche il loro semplice benessere materiale? Ci si deve difendere dalle invasioni di eserciti nemici, dallo straripare dei popoli confinanti in cerca di sopravvivenza o dalle minacce derivanti dai processi produttivi e dai trasporti? Può difendersi con tutti i mezzi esistenti oppure deve rispettare criteri razionali, morali o etici? Siamo tutti chiamati a difenderci e a difendere chi ci sta attorno oppure solo alcuni devono o possono proteggere tutti gli altri? Si intende intervenire solo per contrastare le minacce o anche per prevenirle ed alleviarne le conseguenze?

Il significato del termine Difesa dipende da ciò che si sceglie in relazione ai valori che si hanno e al significato della vita che ne deriva. È importante che il concetto di difesa condiviso sia chiaro per arrivare a concretizzare una difesa che raggiunga il suo scopo. Se tutte le forze indipendentiste, non sono in grado sin da ora di proporre un quadro organizzativo e legislativo adeguato quale esso sia, difficilmente saranno in grado da un lato di dimostrare la loro capacità a governare, dall’altro a farsi seguire dalla cosiddetta opinione pubblica. Interessa poco, a nostro parere, sapere quale percorso all’indipendenza segue il movimento A, oppure il partito B, o il fronte di liberazione C. Interessa di più cosa potrebbe materializzarsi con il seguire questo o quel soggetto politico. Banalizzando, noi tutti possiamo prendere un treno, ma salirci sopra senza sapere dove ci porterà è da irresponsabili. Per concludere, come scriveva nei giorni scorsi il direttore Gianluca Marchi, o gli indipendentisti della penisola fanno un salto di qualità, ivi compreso il mantenimento di questo giornale, unico e indispensabile strumento d’informazione, oppure moriremo tutti italiani.



Io non mi sento italiano, voglio resistere e insorgere





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