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[XCXC]

Un sol pezzo di lardo!

  

  E’ ora tarda a Chisinau e faccio rientro a casa, dopo una delle tante giornate lungo le strade della capitale moldava.

  Mi fermo a comprare qualcosa per cenare!

  Sono in coda alla cassa del negozietto moldavo. Mi rendo conto che qualcuno mi guarda con attenzione. Non capisco. Forse vuol dirmi qualcosa. Proseguo nella coda ed arrivo a pagare, uscendo dal negozietto e riprendendo il cammino verso casa.

  Mi rendo conto subito che l’uomo mi segue, ma soprattutto cerca di attirare la mia attenzione, infatti mi chiama per nome e mi stringe la mano.

  Ricambio il saluto, pur dovendo ammettere che non posso confermare la conoscenza. Ma l’uomo continua e mi dice:”Grazie per il lardo che mi hai donato e  fatto vivere”.

  Un istante. Faccio la mia rapida corsa nel passato. Si. Ricordo.

  Ero da poco in Moldova ed un gruppo di cittadini italiani mi informò che era detenuto nel penitenziario di Chisinau un connazionale, un  tale A.B., per cui non persi tempo nel prodigarmi per incontrarlo e soprattutto rifornirlo di quanto gli potesse essere utile.

  In occasione del primo incontro mi resi conto della sofferenza, dell’assurdità di quella detenzione, come tante altre lungo le strade di questo mondo. Ma quell’uomo, sofferente e fisicamente deteriorato, mi chiese soprattutto un po’ di lardo, che lui stesso definì necessario per sopravvivere.

  Per un po’ di tempo portai lardo e lardo a quell’uomo, non comprendendo quanto potesse essere realmente utile un cibo così conflittuale in una società che insegue le diete e fugge dai grassi aggressivi. Eppure, in quel caso, il lardo rappresentava l’elemento determinante di una carità stupenda, semplice, che cercava di dare sollievo ed un po’ di sapore di libertà e serenità a chi in quel momento soffriva, forse ingiustamente.

  Di quell’uomo non seppi più nulla, finché un giorno quell’uomo mi ha rintracciato a Chisinau, non casualmente, perché mi cercava, e stringendomi la mano mi ha ringraziato per il dono del lardo.

  Ci siamo abbracciati, sostituendo alle parole le lacrime e pensando alla detenzione, alla sofferenza, all’ingiustizia, ed anche al lardo, che in questo caso ha avuto una funzione e segnato il passo della speranza per quest’uomo che, anche grazie alla carità, ha ripreso a vivere.

  Questa è la carità! Semplice, umana, libera, che si perde nel passato e la si ritrova per le strade del mondo. Questa è la carità che forse piace al buon Dio, fatta di distacco e di concretezza, di amore e di donazione di se stessi. Questa è la carità che quando saremo lassù, forse ci permetterà di essere collocati a destra del trono di Dio e non a sinistra, anche se ci auguriamo che l’amore misericordioso del Padre ci riporti tutti alla Sua destra.

  Ho sempre apprezzato l’imprevedibilità di Dio, rinchiusa in un gesto che dona lardo e poi permette di ricevere dopo tanto tempo un abbraccio fatto di riconoscenza, che ha il sapore di quella di Dio.

  Viva la carità ed… anche il lardo!

  

                                                                          Don Cesare