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Valentina, ovvero la Forza di Volontà


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Inviato 09 July 2008 - 16:22:27


Valentina, ovvero la Forza di Volontà (di Monica Demma)





Questa mattina ho incrociato la custode del mio palazzo, quattro  chiacchere in previsione del fatto che cambierò casa di qui a poco, ed  una parola tira l’altra, mi ha accennato la sua storia.

  Otto anni fa Valentina, moldava, arrivò in Italia  da clandestina dopo aver camminato per 45 giorni. Non so quantificare i  chilometri che ha percorso per arrivare nel nostro bel paese, so solo  dirvi che durante il tragitto è dimagrita di 15 chilogrammi. Valentina  un giorno decise che non ne poteva più di un marito che presumibilmente  la maltrattava; sistemò le figlie rispettivamente di 13 e 10 anni in un  appartamento e partì alla volta dell’Italia. In 7 si avventurarono in questa lunga traversata. Le ho chiesto se lei fosse abituata a camminare così tanto (una domanda stupida lo so), e lei sorridendo mi ha risposto : “Monica,  in Moldavia non ci sono le montagne, io ho creduto di morire quando ne  ho vista una ed ho pensato che avrei dovuto attraversarla”.

  Sorrideva, lei sorride sempre, mi chiedo come ci riesca.

  Varcato il confine, ha scarpinato per altri 60 chilometri e poi finalmente in treno è giunta a Milano.

  

  Per 12 giorni ha dormito sui cartoni, in una fabbrica abbandonata a  Sesto San Giovanni. A Milano non conosceva nessuno, non aveva  compaesani che si eran già stabiliti qui, godeva solo della compagnia  delle 4 persone superstiti alla traversata. Dopo 12 giorni Valentina  trovò un lavoro come badante, per 6 anni ha mantenuto le bambine in  Moldavia che a soli 13 anni si recavano in banca a riscuotere l’assegno  che mamma spediva. Questo comportava non pochi problemi vista la  giovane età delle bambine; Valentina racconta infatti che ogni volta  doveva fare almeno 3 telefonate per convincerli, e le sue figlie  venivano interrogate ogni volta per sapere chi gli mandasse l’euro e  perché.

  Dopo sei anni finalmente Valentina, pagando il marito per averne il  consenso, è riuscita a portare in Italia le sue figlie. Tutti e tre  hanno un permesso di soggiorno, e le bimbe ormai quasi donne  frequentano le superiori. Valentina svolge due lavori, fa la custode  nel palazzo dove vivo e poi fa la donna di servizio.

  Non è la solita custode impicciona, è educata, rispettosa sempre  sorridente e disponibile, nonostante le avversità ed i luoghi comuni  che ogni giorno è costretta ad affrontare. Sorridendo mi ha detto : sai  che ho anche superato i quiz per la patente? Adesso posso guidare  anch’io. Quante conquiste, cara Valentina.

  Nulla accade mai per caso, ieri ero un po’ triste: pensavo alla mia  vita a Milano, a come sono cambiata, a quanto questa maturità e  razionalità che sono costretta ad ostentare, pesi come un macigno sulla  mia indole gioiosa e spensierata. Solo pochi minuti fa, ascoltando  questa storia le ho fatto i miei complimenti, l’ho guardata con  ammirazione e le ho detto : “brava, non come me che so solo lamentarmi quando invece non capisco che sono fortunata”.

  Sì, non era una frase di circostanza, sono fortunata. Sono fortunata di esser italiana e ancor più di esser nata e cresciuta a Palermo.

  Da 3 anni tutti quanti mi dicono: brava.

  Brava per esser venuta qui, per aver lasciato i miei cari ed esser  riuscita a trovare lavoro e, soprattutto brava perché ancora ci vivo e  non son scappata. Ma brava di che? La mia famiglia mi ha dato i soldi  per affrontare tutto ciò; ci ho messo del mio ma loro continuano ad  esserci e a sostenermi nonostante vorrebbero che io fossi lì con loro.

  Non è stata dura, lo è più adesso che è passata l’euforia.

  Di storie come quella di Valentina ce ne sono tante e anche di  peggiori, il nostro, ahimé, non è più il bel paese di una volta, ma la  storia si ripete e vedrete che le cose cambieranno. Noi però non  possiamo restare in attesa, bisogna muoversi e smettere di lamentarsi.  Certo non possiamo aspirare a cambiare la situazione o a sovvertire il  sistema, questo però non ci deve impedire di dar sfogo al nostro  pensiero, alla nostra rabbia, alla delusione: l’importante è che non ci  si perda in troppe chiacchere. Arriva il momento in cui bisogna mettere  tutto sul piatto di una bilancia e, decidere qual è la strada giusta da  seguire. Non è mai troppo tardi, però perché aspettare?

  

Monica Demma


http://palermo.blogo...rza-di-volonta/





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