Valentina, ovvero la Forza di Volontà (di Monica Demma)
Questa mattina ho incrociato la custode del mio palazzo, quattro chiacchere in previsione del fatto che cambierò casa di qui a poco, ed una parola tira l’altra, mi ha accennato la sua storia.
Otto anni fa Valentina, moldava, arrivò in Italia da clandestina dopo aver camminato per 45 giorni. Non so quantificare i chilometri che ha percorso per arrivare nel nostro bel paese, so solo dirvi che durante il tragitto è dimagrita di 15 chilogrammi. Valentina un giorno decise che non ne poteva più di un marito che presumibilmente la maltrattava; sistemò le figlie rispettivamente di 13 e 10 anni in un appartamento e partì alla volta dell’Italia. In 7 si avventurarono in questa lunga traversata. Le ho chiesto se lei fosse abituata a camminare così tanto (una domanda stupida lo so), e lei sorridendo mi ha risposto : “Monica, in Moldavia non ci sono le montagne, io ho creduto di morire quando ne ho vista una ed ho pensato che avrei dovuto attraversarla”.
Sorrideva, lei sorride sempre, mi chiedo come ci riesca.
Varcato il confine, ha scarpinato per altri 60 chilometri e poi finalmente in treno è giunta a Milano.
Per 12 giorni ha dormito sui cartoni, in una fabbrica abbandonata a Sesto San Giovanni. A Milano non conosceva nessuno, non aveva compaesani che si eran già stabiliti qui, godeva solo della compagnia delle 4 persone superstiti alla traversata. Dopo 12 giorni Valentina trovò un lavoro come badante, per 6 anni ha mantenuto le bambine in Moldavia che a soli 13 anni si recavano in banca a riscuotere l’assegno che mamma spediva. Questo comportava non pochi problemi vista la giovane età delle bambine; Valentina racconta infatti che ogni volta doveva fare almeno 3 telefonate per convincerli, e le sue figlie venivano interrogate ogni volta per sapere chi gli mandasse l’euro e perché.
Dopo sei anni finalmente Valentina, pagando il marito per averne il consenso, è riuscita a portare in Italia le sue figlie. Tutti e tre hanno un permesso di soggiorno, e le bimbe ormai quasi donne frequentano le superiori. Valentina svolge due lavori, fa la custode nel palazzo dove vivo e poi fa la donna di servizio.
Non è la solita custode impicciona, è educata, rispettosa sempre sorridente e disponibile, nonostante le avversità ed i luoghi comuni che ogni giorno è costretta ad affrontare. Sorridendo mi ha detto : sai che ho anche superato i quiz per la patente? Adesso posso guidare anch’io. Quante conquiste, cara Valentina.
Nulla accade mai per caso, ieri ero un po’ triste: pensavo alla mia vita a Milano, a come sono cambiata, a quanto questa maturità e razionalità che sono costretta ad ostentare, pesi come un macigno sulla mia indole gioiosa e spensierata. Solo pochi minuti fa, ascoltando questa storia le ho fatto i miei complimenti, l’ho guardata con ammirazione e le ho detto : “brava, non come me che so solo lamentarmi quando invece non capisco che sono fortunata”.
Sì, non era una frase di circostanza, sono fortunata. Sono fortunata di esser italiana e ancor più di esser nata e cresciuta a Palermo.
Da 3 anni tutti quanti mi dicono: brava.
Brava per esser venuta qui, per aver lasciato i miei cari ed esser riuscita a trovare lavoro e, soprattutto brava perché ancora ci vivo e non son scappata. Ma brava di che? La mia famiglia mi ha dato i soldi per affrontare tutto ciò; ci ho messo del mio ma loro continuano ad esserci e a sostenermi nonostante vorrebbero che io fossi lì con loro.
Non è stata dura, lo è più adesso che è passata l’euforia.
Di storie come quella di Valentina ce ne sono tante e anche di peggiori, il nostro, ahimé, non è più il bel paese di una volta, ma la storia si ripete e vedrete che le cose cambieranno. Noi però non possiamo restare in attesa, bisogna muoversi e smettere di lamentarsi. Certo non possiamo aspirare a cambiare la situazione o a sovvertire il sistema, questo però non ci deve impedire di dar sfogo al nostro pensiero, alla nostra rabbia, alla delusione: l’importante è che non ci si perda in troppe chiacchere. Arriva il momento in cui bisogna mettere tutto sul piatto di una bilancia e, decidere qual è la strada giusta da seguire. Non è mai troppo tardi, però perché aspettare?
Monica Demma
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