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Il bel paese dove il sí suona.


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Questa discussione ha avuto 1 risposte

#1 Rudy

Rudy

    MI

  • Ambasadiani MI1-e
  • StellaStella
  • Messaggi: 367

Inviato 25 January 2011 - 09:47:53


Non ho registrato eccessive rimostranze contro la trattazione sistematica di alcune paroline brevi e del loro uso nella lingua italiana. Quindi, per chi ha la pazienza di leggere, continuerò impunemente ad esaminarne ancora un' ultima serie: in particolare i gruppi dei "si", "ci", "vi" e "fa".  Ce ne sarebbero altri; ma su questo argomento ormai abbiamo messo davvero tanta carne al fuoco. In seguito sarà utile riprendere altri temi molto interessanti; ad esempio: accenti e verbi.

SI

Quello dei "si" è un gruppo piuttosto vario e complesso.

1. "Si" è un pronome personale atono (cioè senza accento, anche nella pronuncia), di terza e sesta persona; ovvero può essere sia singolare che plurale; ma anche maschile o femminile. È propriamente una variante di quello che abbiamo già visto come "se".
Può formare dei gruppi con altri pronomi atoni. Se sta insieme con "mi", "ti", "ci", "vi", "gli", "le", si pone sempre dopo di essi:
Es.: "mi si è rotto il freno"; "lo vedemmo buttarglisi addosso".
Davanti ai pronomi atoni "la", "le", "li", "lo" e alla particella "ne", questo "si" si trasforma in "se", come abbiamo già potuto vedere nello specifico gruppo.
Es.: "se la ride"; "se l' è portato a casa"; "se li sono mangiati"; "se ne vanno".
Questo "si" può essere proclitico o enclitico, ossia può stare prima o dopo il verbo. Se viene dopo, gli si attacca, come abbiamo visto fare già altri pronomi.
REGOLA. Per la precisione, "si" viene prima se il verbo è di modo finito (indicativo, imperativo, congiuntivo, condizionale); viene dopo se il verbo è di modo indefinito, o piú precisamente nelle forme nominali del verbo (infinito, participio, gerundio)
Es.: "si siede", "non si fa credito", "si è messo di traverso", "si lavorava sodo", oppure "nascondersi", "senz' essersi salutati" "vistisi perduti", "sentendosi osservato", "essendosi accorta della sua presenza".
In un linguaggio piú formale la regoletta vale anche per il participio presente.
Es.: " il comma riferentesi al caso specifico"; da notare il plurale con la "i": "i commi riferentisi al caso specifico".
ECCEZIONI.
a) Non era cosí in passato. Se leggiamo dei testi antichi, troviamo che il "si" viene spesso dopo il verbo anche con le forme verbali finite.
Es.: questo brano tratto dalla decima novella nella settima giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio: "E cosí detto, levatasi in piè, per infino ad ora di cena licenziò la brigata. Levaronsi adunque le donne e gli uomini parimente, de' quali alcuni scalzi per la chiara acqua cominciarono ad andare, et altri tra' belli e diritti arbori sopra il verde prato s' andavano diportando."
Dante, nel canto terzo del Paradiso: "volsesi al segno di maggior disio".
Ma l' uso era comune anche in tantissimi scrittori molto meno noti:
Ad esempio, nella Storia d' Italia, continuata da quella del Guicciardini, fino al 1789, di Carlo Giuseppe Gugliemo Botta, al libro vigesimo (ventesimo) del volume quarto, laddove narra del saccheggio di Mantova, si legge: "Vedevansi soldati vestiti dei nobili panni d' illustri cittadini, vedevansi saccomanni con le preziose anella in dito tolte a chi a tanto sucida rapina certamente non le serbava."
Nelle antiche Vite dei Santi si possono incontrare espressioni come: "inginocchiossi a venerare la vergine", ecc.
b) Alcune di queste eccezioni sono rimaste fino ai nostri giorni come residuati di lingua antica, in espressioni usate tal quale in ambiti tecnici; ad esempio in giurisprudenza o in matematica: (vedasi, leggasi, confrontisi, dicesi, come volevasi dimostrare, ecc.)
c) Altre eccezioni simili sono tuttora largamente usate, quasi come delle formule tecniche, negli annunci di tipo commerciale: (vendesi, affittasi, cercasi, offresi, cedesi, comprasi, acquistasi, locasi, ecc.)
ATTENZIONE: se vogliamo scrivere in maniera grammaticalmente corretta, il verbo va coniugato secondo tutti i parametri; quindi anche secondo la persona. Se il soggetto passivo di queste espressioni è plurale, anche il verbo deve essere coniugato al plurale.
"Vende" al plurale fa "vendono". E cosí affitta - affittano, cerca - cercano, offre - offrono, cede - cedono, compra - comprano, acquista - acquistano, loca - locano, ecc. Pertanto la versione corretta al plurale delle formule di cui sopra è: véndonsi, affíttansi, cércansi, òffronsi, cédonsi, cómpransi, acquístansi, lòcansi, ecc.
Purtroppo queste regole di correttezza risultano sconosciute alla maggior parte degli stessi Italiani. Lungo una strada non lontano da casa mia mi imbatto continuamente in un enorme cartello presso un cantiere, con la scritta a caratteri cubitali: "Vendesi Appartamenti".
Si tratta di un cartellone studiato in ogni minimo dettaglio di stile e di design, ma evidentemente non sotto l' aspetto grammaticale.
Ultimo esempio prima di chiudere questa digressione: fra gli avvisi che ho ricevuto dal forum di Ambasada, ci sono due argomenti dal titolo: a)  "Cercasi Infermieri, Medici, Odontoiatri" e b) "Terreni in Moldova Affittasi".
È chiaro che se vogliamo imparare ad utilizzare la lingua in modo ineccepibile, non dobbiamo imitare proprio tutti; nemmeno la maggioranza degli Italiani quando sbagliano; ma scriveremo propriamente: "Cercansi Infermieri..." e "Terreni ... Affittansi".
Una "n" in piú al posto giusto può significare moltissimo. Se stesse a me giudicare, promuoverei uno straniero ad un esame di lingua per il solo fatto che sa usare queste formule degli annunci commerciali in maniera corretta.
d) Altra eccezione con uso del "si" enclitico è quella del linguaggio telegrafico. Ora non è quasi piú utilizzato; ma fino a qualche anno fa, chi mandava messaggi via telegrafo doveva misurarsi coi costi di spedizione. Il telegramma aveva un prezzo fisso per ogni parola e per calcolare il costo di un messaggio, si contavano le parole. Col tempo si era quindi sviluppato uno specifico gergo che consisteva nel saltare varie congiunzioni, lunghe locuzioni e fronzoli vari. Per distinguere la "e" congiunzione dalla "è" verbo si usavano i corrispondenti latini "et" ed "est" e, fra le altre cose, veniva fatto un largo uso del "si" enclitico, ossia attaccato dopo il verbo. In questo modo si riduceva di molto il numero delle parole.
Es: Versione telegrafica: "Portasi conoscenza membri Associazione che causa indisposizione presidente, riunione odierna est sospesa et rinviata sine die [STOP] Pregasi informare conoscenti [STOP] Porgonsi sentite scuse et cordiali saluti [STOP] Segretario Amministrativo Tizio Rossi [STOP] (Totale: 29 parole).
Versione formale: Si informano tutti i membri della nostra Associazione che a motivo di un' indisposizione sopraggiunta al nostro Presidente, la riunione che era prevista per questa sera è stata sospesa e quindi rinviata a data da destinarsi. Ciascun socio è pregato di informarne i propri conoscenti. Porgo con l' occasione le scuse mie e del Presidente ed auguro a tutti cordiali saluti. Il Segretario Amministrativo, Dott. Prof. Tizio Rossi. (Totale: 68 parole).
Come si vede, il testo telegrafico riduceva di molto i costi di invio. Questo tipo di linguaggio viene ancora oggi usato talvolta per dare un certo tono ad annunci, titoli o comunicazioni; oppure per alcune formule come: "pregasi rispondere", ecc.

ATTENZIONE: questo "si" è molto usato nella lingua parlata e scritta, sia nell' uso popolare che letterario, ed è importantissimo per la costruzione di significati verbali particolari. La sua presenza o meno può cambiare radicalmente il senso di una frase. Si tratta di un pronome molto versatile e non facile da usare per chi apprende la lingua. Esso può attribuire al verbo un significato riflessivo, impersonale o addirittura passivo; oppure può essere pleonastico (una semplice aggiunta), per dare piú risalto all' azione.
Esempi:
- Forma Riflessiva: Significa che l' oggetto del verbo è lo stesso soggetto.
Es.: "ciascuno si guardi allo specchio" (= guardi se stesso); "tutti si interrogano sul proprio futuro" (= interrogano se stessi).
- Forma Impersonale: Significa che il soggetto del verbo non è ben definito; anzi potrebbe essere chiunque, o magari un po' tutti.
Es.: "si dice che sia molto ricco" (chi lo dice? Lo dicono un po' tutti); "non si vive di solo pane" (= la gente in generale, o tutti noi non viviamo di solo pane); "Qui si fa l' Italia o si muore" (Garibaldi) (= tutti quelli che stanno qui sanno che devono costruire l' Italia o morire); "si fa come dico io"; "ci si accorge tardi dei propri errori"; "non si risponde cosí".
Nell' uso dialettale toscano si usa il "si" impersonale anche col pronome "noi", quasi a conferire un significato di "noi tutti" o "tutti quanti noi". Es.: "noi ora si parte", "noi si va a dormire". "noi si sapeva bene come fare".
- Forma Passiva. In questi casi il "si" viene definito passivante, perché rende la frase passiva nel suo significato.
Es.: "l' ufficio si apre alle nove" (= viene aperto); "sono libri che si leggono volentieri" (= sono letti); "vendonsi appartamenti" (= vengono venduti).
- Forma Pleonastica. Una presenza che può essere considerata inutile dal punto di vista grammaticale; ma può servire per dare forza o intensità al discorso. Si tratta di un uso letterario, ormai assente nella lingua comunemente parlata.
Es.: "non si credeva di poterci riuscire"; "alla fine si tacque"; "non sa piú quel che si dica" (Manzoni); "et ella si sedea, umile in tanta gloria" (Petrarca) ("si sedea" nel senso di se ne stava seduta).

2. "Si" è anche la settima nota musicale. Deriva dalle Iniziali di "Sancte Iohannes" (San Giovanni), prese dall' "Inno a San Giovanni Battista" di Paolo Diacono, secondo la notazione introdotta dal primo grande teorico musicale, Guido d' Arezzo. Per chi volesse approfondire l' argomento, si può consultare la pagina: http://it.wikipedia....ki/Guido_Monaco

3. "Sí" con l' accento è un' abbreviazione dell' avverbio "cosí" (in latino "eccum sic"), che esso sostituisce elegantemente in molti passi letterari.
Es.: "... là presso a Gaeta, prima che Enea la nomasse" (Dante); "m' apparecchiava a sostener la guerra, del cammino e della pietate" (Dante); "quali a noi secoli, mite e bella ti tramandarono?" (Carducci); "...ma gli amorosi affanni, mi spaventar ch' io lasciai la 'mpresa". (Petrarca).
Si tratta di una forma raffinata, tipica del bello scrivere di un tempo; ormai quasi scomparsa; che rimane però in alcune espressioni come: "far che..." (nel senso di: fare in modo); oppure nei composti quali: siccome, sicché, sibbene, siffatto; mentre invece "sissignore" deriva dall' altro accentato, che vediamo qui di seguito.

4. "Sí" con l' accento è pure esso la derivazione diretta dell' avverbio sic, che in latino significa "cosí"; ma che in Italiano assume il significato dell' affermazione pura e semplice, anche con valore olofrastico; ovvero il affermativo, da solo e senza aggiunte, costituisce già un' intera frase.
Es.: "Vuoi uscire con noi? !"
Questa affermazione ha il suo corrispondente in tutte le lingue: Es.: "Da" in romeno e russo, "Yes" in Inglese, "Ya" in Tedesco, ecc.
Costituisce una caratteristica cosí specifica di una lingua, da assumerne a volte un valore simbolico e paradigmatico.
Quando Dante definisce l' Italia come "il bel paese dove il suona", egli ha certamente in mente la situazione della Francia, in cui allora si parlavano due lingue romanze: la "langue d' oïl" nelle regioni del nord e la "langue d' oc" a sud. Le due lingue si definiscono cosí perché in esse il era rispettivamente "oïl" e "oc". I due nomi definiscono anche le diverse regioni geografiche, quasi come due distinte nazioni. In seguito la lingua d' oïl diventò la lingua ufficiale del paese, dando luogo al francese moderno, in pratica la "langue d' oui"; mentre la "langue d' oc" ovvero la lingua occitana, rimane fino ai giorni nostri come un dialetto del sud della Francia: es. in Provenza, detta anche Linguadoca, ed in alcune regioni come la Valle d' Aosta.
Non dimentichiamo che i poeti provenzali furono quelli che per primi nel medioevo studiarono lo stile metrico della poesia in rima e lo insegnarono poi anche ai poeti nostrani.
Ad ogni modo, con qualche piccolo rammarico per Dante, occorre dire che il non è prerogativa unica della lingua italiana, ma anche, ad esempio, dello Spagnolo moderno; e qualche annetto fa, quando conobbi una fidanzatina belga, mi resi conto che pure i francofoni a volte dicono al posto di oui.



e se non piangi, di che pianger suoli?

#2 Virginia

Virginia

    Nb

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  • Messaggi: 73
    Località:Trieste

Inviato 25 January 2011 - 15:21:34


Super.



AMICUS VERUS - RARA AVIS




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