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Inviato 09 June 2008 - 18:00:24


Nazionale di calcio dell'ItaliaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.Vai a: Navigazione, cerca Italia  Campione del mondo in carica Campione d'Africa in carica Campione d'Europa in carica Campione d’Africa in carica Campione del Sud America in carica Campione del Nord e Centro America in carica Campione d’Asia in carica Campione d’Oceania in carica  Campione olimpico in carica    Uniformi di gara     Federazione FIGC Codice FIFA: ITA Soprannome: Azzurri Selezionatore Roberto Donadoni Record presenze Paolo Maldini (126) Capocannoniere Luigi Riva (35) Esordio internazionale Italia 6 - 2 Francia Milano Italia, 15 maggio 1910 Migliore vittoria Italia 9 - 0 Stati Uniti Brentford, Regno Unito, 2 agosto 1948 Peggiore sconfitta Ungheria 7 - 1 Italia Budapest Ungheria, 6 aprile 1924 Campionato del mondo Partecipazioni 16 (Prima nel 1934) Miglior risultato Campioni del Mondo nel 1934, 1938, 1982, 2006 Campionato d’Europa Partecipazioni 7 (Prima nel 1968) Miglior risultato Campioni nel 1968 La Nazionale di calcio dell’Italia è, in senso generale, una qualsiasi delle selezioni nazionali di calcio della Federazione Italiana Giuoco Calcio che rappresentano l'Italia nelle varie competizioni ufficiali o amichevoli riservate a squadre nazionali e, più diffusamente sebbene impropriamente, la selezione maggiore maschile, il cui nome ufficiale è altresì Nazionale A. Quest’ultima è storicamente una delle squadre nazionali più forti e titolate del mondo. Ha infatti vinto quattro Mondiali (1934, 1938, 1982, 2006), un Europeo (1968) e un Torneo Olimpico di calcio (1936).La Nazionale italiana è campione del mondo in carica, dato che ha vinto l’edizione 2006 della Coppa del mondo. Attualmente occupa il 3° posto nel Ranking mondiale FIFA.Indice [nascondi]1 Altre nazionali 2 Storia della Nazionale A 2.1 Nascita e inizi 2.2 Le vittorie degli anni trenta 2.3 Dopoguerra 2.3.1 Gli anni bui: da Superga alla Corea (1949-1966) 2.4 Gli anni della ripresa (1968-1978) 2.4.1 Il mito dell’“Azteca” 2.4.2 Da Valcareggi a Bearzot 2.4.3 Il quarto posto ad Argentina '78 2.5 Gli anni Ottanta: il ritorno definitivo 2.5.1 Lo scandalo-scommesse e gli Europei 1980 2.5.2 Campioni del mondo dopo 44 anni 2.5.3 Il declino della generazione mondiale 2.6 Da Italia '90 a Belgio-Olanda 2000 2.6.1 Azeglio Vicini 2.6.2 Arrigo Sacchi 2.6.3 Cesare Maldini 2.6.4 Dino Zoff 2.7 Il Nuovo Millennio 2.7.1 Giovanni Trapattoni 2.7.2 Marcello Lippi e la quarta Coppa del mondo 2.7.3 Roberto Donadoni 3 Stadio 4 Colori e simboli 4.1 Gli stemmi 4.2 La maglia 5 Rivalità 5.1 Francia 5.2 Germania 5.3 Brasile 5.4 Altre 6 Record individuali 7 Capitani storici 8 Lista dei commissari tecnici 9 Calciatori celebri 9.1 Passato 10 Confronti con le altre nazionali 10.1 Saldo positivo 10.2 Saldo negativo o nullo 11 Rosa attuale 11.1 Convocati 12 Palmarès 13 Partecipazioni ai tornei internazionali 14 Statistica partite 14.1 Partite storiche 15 Staff 15.1 Staff tecnico attuale 16 Record e statistiche 17 Bibliografia 18 Voci correlate 19 Collegamenti esterni 20 Note   Altre nazionali  [modifica]Nazionali di calcio italiane (FIGC) Nazionale A • Nazionale femminile • Nazionale Under-21 • Nazionale Under-20Nazionale Under-19 • Nazionale Under-18 • Nazionale Under-17 • Nazionale Under-16-15 Oltre alla citata selezione nazionale l'ordinamento della FIGC ne prevede varie altre, divise per fascia d'età dei propri giocatori.La Nazionale maschile Under 21, che partecipa alle competizioni continentali con i propri pari categoria (tale selezione - con l’eventuale aggiunta di un massimo di tre calciatori fuori quota d’età - rappresenta altresì l’Italia nei tornei olimpici di calcio, con il nome di Nazionale Olimpica); le Nazionali Under 20, Under 19, Under 18, Under 17, Under 16-15. Rappresentano ufficialmente l’Italia sempre sotto il coordinamento della FIGC: la Nazionale femminile, la Nazionale Femminile Under-19 e quella Under-17; la Nazionale Universitaria (che rappresenta l’Italia nel torneo calcistico delle Universiadi), composta da calciatori dilettanti o professionisti della Serie C che frequentino l’Università; la Nazionale Militare, riservata formalmente a qualsiasi militare tesserato come calciatore della FIGC in qualsiasi categoria, ma, di fatto, almeno fino all’abolizione del servizio militare obbligatorio, composta dai giovani calciatori professionisti che stessero assolvendo l’obbligo di leva (tale selezione rappresenta l’Italia durante i Giochi Militari); la Rappresentativa dei Giochi del Mediterraneo, che rappresenta l’Italia nei Giochi omonimi e può essere formata indistintamente da giocatori professionisti o dilettanti di qualsiasi categoria; infine, la Nazionale di calcio a cinque.Nazionali italiane che sono esistite in passato, ma che - a seguito di ristrutturazioni sia decise per norme federali che per esigenze legate ai requisiti di partecipazione ai varî tornei internazionali - oggi sono sparite, furono la Nazionale B (in genere l’anticamera della Nazionale A, costituita dalle seconde scelte di campionato o di giocatori sotto osservazione in vista di un eventuale impiego per la selezione maggiore, e il cui ruolo spesso si è sovrapposto con quello della, scomparsa anch’essa, Nazionale Sperimentale) e la Nazionale Under 23, superata dalla citata Under 21.La Nazionale A (peraltro l’unica esistente all’epoca, essendo le varie suddivisioni sopraggiunte nel dopoguerra) ha vinto quattro edizioni del campionato del mondo (1934, 1938, 1982 e 2006), la massima competizione calcistica per squadre nazionali maschili, classificandosi seconda in altre due occasioni (1970 e 1994); inoltre, in un’occasione si è classificata terza (1990) e in un’altra quarta (1978); un campionato d’Europa per nazioni (1968), classificandosi in altre due occasioni seconda (2000) e quarta (1980), giungendo complessivamente quattro volte alle semifinali (l'altra nel 1988); la medaglia d’oro al torneo olimpico di calcio a Berlino nel 1936 e quella di bronzo ad Amsterdam nel 1928, in un periodo in cui l’ordinamento olimpico non aveva ancora uniformato secondo criteri d’età massima dei giocatori la composizione delle squadre. Infine, a livello non ufficiale, vinse due Coppe Internazionali (torneo centroeuropeo nato nel 1930, prima dell’istituzione dell’UEFA e da questa mai riconosciuto ufficialmente, superato nel 1960 dal campionato d’Europa).La Nazionale Under 21 vanta invece la vittoria in cinque edizioni del campionato europeo di calcio Under-21 (1992, 1994, 1996, 2000 e 2004), la massima competizione ufficiale per squadre di tale categoria. Storicamente, la Under 21 - e prima di essa, la Under 23 - hanno sempre costituito il laboratorio di prova e il serbatoio di giocatori che in seguito sarebbero stati utilizzati per la Nazionale A (a titolo esemplificativo ma non esaustivo, Gianluca Vialli, Andrea Pirlo, Alessandro Del Piero, Francesco Totti e, più recentemente, Daniele De Rossi e Alberto Gilardino). Come Nazionale Olimpica, la Under 21 ha conseguito la medaglia di bronzo al torneo olimpico di calcio di Atene 2004.Infine, la Nazionale Universitaria ha vinto il torneo calcistico delle Universiadi svoltesi in Sicilia nel 1997. Storia della Nazionale A  [modifica]Per quanto riguarda le vicende più importanti della Nazionale di calcio italiana, esse sono legate alla Nazionale A che, almeno fino alla differenziazione delle varie categorie di selezione, era la nazionale unica, che assumeva varie fisionomie a seconda del torneo al quale essa partecipava. Per fare un esempio, se è pacifico che nel corso dei tornei maggiori quali Coppa Internazionale o Campionato del Mondo venisse schierata la formazione più competitiva possibile, nel corso del torneo olimpico si dava spazio a professionisti di seconda fascia, in genere giovani universitari, come coloro che vinsero il torneo calcistico delle Olimpiadi di Berlino nel 1936.Nel dopoguerra vennero via via inserite categorizzazioni più precise soprattutto per inserire criteri oggettivi e uguali per tutti di selezione dei giocatori, sia per via della progressiva istituzione di tornei giovanili, sia per dare un quadro di riferimento chiaro al torneo olimpico di calcio: il regolamento olimpico prevede infatti che la partecipazione sia riservata solo ad atleti il cui status sia formalmente di dilettante. Ma questo faceva sì che molte federazioni che ammettevano il professionismo fossero costrette a mandare i loro giocatori di seconda, se non terza fascia (secondo una formula empirica di compromesso via via variata nel tempo, i professionisti meno in vista e meno pagati e, successivamente, quelli che non avessero mai partecipato alle fasi finali di un campionato continentale o di quello mondiale), mentre federazioni i cui atleti avevano lo status di dilettante (ad esempio l'URSS e in generale tutte quelle del blocco dell'Est Europeo) potevano mandare in pratica la propria nazionale maggiore.Non a caso per lunghissimo tempo nel dopoguerra il torneo olimpico di calcio fu appannaggio di squadre come la stessa URSS, Cecoslovacchia, Germania Est e Ungheria, fino a che dopo l'edizione olimpica del 1988 a Seul fu deciso che le squadre di calcio olimpiche fossero, per tutti i partecipanti, le loro selezioni Under 21. Nascita e inizi  [modifica]La Federazione Italiana Giuoco Calcio nacque nel 1898, quando il calcio in Italia era ancora a un livello pionieristico. I vari tentativi di dar vita a una selezione nazionale, sulla falsariga di quelle già esistenti nelle Isole Britanniche e, per stare più vicino a noi, della Francia, si concretizzarono nel 1910, quando finalmente, e proprio contro la stessa Francia, il 15 maggio all'Arena Civica di Milano la Nazionale italiana giocò il primo incontro della sua storia. Per la cronaca, l'Italia vinse 6-2[1] (capitano Francesco "Franz" Calì) e il primo gol italiano fu segnato da Pietro Lana che, nell'occasione, realizzò una tripletta. Francesco Calì, primo capitano della NazionaleDi quello strano e rocambolesco esordio, però, non si è mai scritto abbastanza. La divisa ufficiale dell'Italia, infatti fu il bianco. Come il colore della squadra che stava dominando il calcio italiano, la Pro Vercelli. Vinti i titoli 1908 e 1909, la squadra dei "Leoni" vercellesi, fu però sconfitta dall'Inter nel 1910, nel primo vero spareggio della storia dei campionati italiani a girone unico (che non è il 1929-30, data in cui nacque l'odierna serie A, ma proprio il 1909-10). Il presidente della Pro, Luigi Bozino (amico fraterno di Jules Rimet, futuro presidente FIGC e primo vicepresidente italiano della FIFA), schierò i ragazzini vercellesi contro i nerazzurri, che vinsero dunque facile, per 10-3. Motivo? La data dello spareggio stesso (disputato a Vercelli, come da regolamento), che - a dire dei vercellesi - non consentiva alle Bianche Casacche di recuperare fisicamente dopo la disputa di alcuni trofei militari, in cui erano stati precedentemente invitati.Ne seguì (oltre al danno per una decisione di cui la Pro Vercelli si sarebbe amaramente pentita in futuro) la beffa per il club piemontese. Ovvero una sonora squalifica della F.I.F. (la Federazione Italiana Foot-ball, che da lì a poco sarebbe diventata "F.I.G.C.") a tutti i calciatori vercellesi, proprio a pochi giorni dall'esordio in Nazionale. La squalifica fu poi tolta, e per scusarsi la Federazione scelse di far debuttare la Nazionale con la maglia bianca di quei giocatori che non poterono prendere parte alla sfida con la Francia. Bianco, che, infatti, è tuttora la seconda divisa ufficiale degli Azzurri. Virgilio Fossati, terzo capitano della NazionalePochi giorni dopo l'esordio, l'Italia andò a far visita all'Ungheria che all'epoca, insieme all'Austria, rappresentava quanto di meglio si potesse trovare sulla scena del calcio mondiale (la cosiddetta Scuola Danubiana, in auge fino a tutto il primo dopoguerra e poi decaduta). Non stupisce quindi la pesante sconfitta che gli Azzurri rimediarono a opera dei Magiari. Nell'occasione, quella fu la seconda ed ultima volta che la Nazionale utilizzò maglie bianche con lo stemma di Casa Savoia. Fu deciso che dall'incontro successivo (per combinazione, sempre contro gli Ungheresi, il 6 gennaio 1911 a Milano) il colore da utilizzare, proprio in onore dei Savoia, fosse l'azzurro della loro bandiera, al centro della quale v'era lo Scudo Sabaudo rosso con una croce bianca all'interno.Le foto dell'epoca ci mostrano un colore slavato tendente al celeste e in effetti le sfumature cromatiche della maglia cambiarono notevolmente nel corso degli anni, passando da un bluastro-indaco fino a un azzurro scuro, non essendo mai stata chiarita con precisione la tonalità dell'azzurro da usare. Comunque, il colore fece subito presa e fin da allora i giocatori della Nazionale vennero chiamati Azzurri. Azzurri si chiamano anche oggi, per estensione, tutti gli atleti che, dopo i calciatori, si trovarono a rappresentare l'Italia nelle varie discipline sportive. La nazionale italiana del 1912 alle Olimpiadi di StoccolmaGli esordi della Nazionale videro una squadra piena di carattere e di buona volontà ancorché tatticamente sprovveduta. A dispetto del fatto che l'ossatura fosse basata sui giocatori della Pro Vercelli, ovvero la miglior squadra italiana del momento, i risultati tardarono ad arrivare e alla prima uscita ufficiale, il torneo calcistico dei Giochi Olimpici di Stoccolma nel 1912, l'Italia, guidata per la prima volta da Vittorio Pozzo fu eliminata al 1° turno.Si dovette attendere il 1920 e la fine della Grande Guerra per rivedere l'Italia in un torneo ufficiale, ancora i Giochi Olimpici, quelli di Anversa. Progressi se ne videro, giacché gli Azzurri giunsero ai quarti di finale. Stesso risultato quattro anni dopo a Parigi.Nel 1928, dopo l'esordio nella neonata Coppa internazionale, l'Italia si presentò con fondate speranze di far bene al torneo calcistico dei Giochi Olimpici di Amsterdam. In effetti gli azzurri, dopo aver superato il girone di qualificazione, sconfissero la Francia negli ottavi di finale (4-3, rimontando da 0-2) e la Spagna nella ripetizione dei quarti dopo aver pareggiato il primo incontro (1-1 la prima partita, addirittura 7-1 la ripetizione) qualificandosi così alle semifinali dove si dovettero fermare di fronte ai campioni olimpici uscenti dell'Uruguay, che vinsero 3-2. Considerando che l'Uruguay, squadra che avrebbe nella partita dopo vinto per la seconda volta consecutiva il torneo calcistico olimpico, era all'epoca una delle potenze mondiali del calcio (e avrebbe vinto anche il primo mondiale di calcio due anni dopo), il risultato dell'Italia fu più che lusinghiero. A completare l'ottimo torneo, arrivò la medaglia di bronzo conquistata battendo l'Egitto per 11-3, tuttora l'incontro degli Azzurri con il maggior numero di reti segnate. Le vittorie degli anni trenta  [modifica] Italia campione del mondo nel 1934Per iniziativa di Jules Rimet, l'allora presidente della FIFA, nacque il Campionato del mondo di calcio, competizione riservata alle squadre nazionali. Fu decisa la cadenza quadriennale, sulla falsariga delle Olimpiadi, e si stabilì che il torneo si sarebbe giocato negli anni pari non olimpici. La prima nazione a ospitare il campionato fu l'Uruguay, nel luglio del 1930. Ma l'Italia non partecipò a tale edizione del campionato per via del lungo viaggio transoceanico da affrontare ed anche per via di un certo snobismo delle nazioni europee nei confronti di tale torneo, in particolare dell'Inghilterra che fino al 1950 non parteciperà al mondiale.Ciononostante, in quel decennio l'Italia si fece conoscere come una delle nazionali più forti del mondo, facendosi valere dovunque e vincendo in sequenza il campionato del mondo del 1934, il torneo di calcio olimpico del 1936 e, di nuovo, il campionato del mondo del 1938, a spese di nazionali prestigiose come Ungheria, Austria, Cecoslovacchia, Francia e perfino Brasile. Il giocatore di maggior spessore di quella squadra era senza dubbio il milanese Giuseppe Meazza, fuoriclasse assoluto con la palla tra i piedi e antesignano del bon-vivant e donnaiolo fuori dal campo. A guidare la squadra un vecchio tenente degli Alpini, il monarchico Vittorio Pozzo, piemontese tutto d'un pezzo con l'etica del lavoro e del sacrificio, che da Commissario Unico riuscì a far primeggiare la Nazionale dovunque. Pozzo da' indicazioni ai suoi giocatori prima dei tempi supplementari di Italia-CecoslovacchiaLo spirito dei giocatori, in omaggio alla visione cameratesca che Pozzo aveva della squadra, era quella del reciproco aiuto. Ad esempio, il trio arretrato della Juventus, Combi-Rosetta-Caligaris, era impenetrabile proprio per via della solida amicizia e collaborazione che univa i tre compagni di reparto.Superato agevolmente l'incontro di qualificazione a Milano contro la Grecia (battuta 4-0), l'Italia affrontò il mondiale casalingo vero e proprio a partire dagli Stati Uniti, facilmente battuti 7-1. In quell'occasione Rosetta giocò la sua ultima partita in Nazionale, e peggio andò a Caligaris, rimasto a quota 59 incontri e rimpiazzato già dalla prima partita da Allemandi. A Firenze vi fu dura una battaglia terminata per 1-1 contro la Spagna, la cui porta era difesa dal leggendario Ricardo Zamora, colui al quale Meazza non riuscì mai a segnare. Infatti, tra ruvidezze ed entrate al limite del regolamento - e forse oltre - toccò a Ferrari pareggiare il gol iniziale degli Spagnoli. La ripetizione il giorno dopo terminò 1-0 per l'Italia e non vide in campo molti protagonisti della battaglia precedente, tra cui lo stesso Zamora; fu Meazza a segnare il gol che dava all'Italia la semifinale.Sempre per 1-0 (gol di Guaita) fu battuta a Milano anche l'Austria. Il 10 giugno 1934 allo stadio PNF (odierno Stadio Flaminio) di Roma l'Italia batté dopo i tempi supplementari la Cecoslovacchia per 2-1 (primo tempo 0-0; secondo tempo 1-1). Raimundo Orsi pareggiò il gol cecoslovacco a 9 minuti dalla fine e nei supplementari il centravanti bolognese Angelo Schiavio, nella sua ultima apparizione azzurra, segnò al 5' del I tempo supplementare la rete che valse il titolo mondiale. La successione delle reti fu: 0-1, 1-1, 2-1.▼ Espandi Nazionale italiana - Campionato mondiale 1934Allemandi · Arcari · Bertolini · Borel · Caligaris · Castellazzi · Cavanna · Combi · Demaria · G.  Ferrari · Ferraris IV · Guaita · Guarisi · Masetti · Meazza · Monti · Monzeglio · Orsi · Pizziolo · Rosetta · Schiavio · Varglien I · CT: Pozzo A quel tempo, come detto, gli Inglesi, che si ritenevano i maestri del calcio, non partecipavano neppure al campionato del mondo, giudicato una rassegna di rango inferiore alle loro ambizioni. Al massimo la nazionale campione del mondo poteva guadagnarsi il diritto di sfidare gli Albionici, come un esame di laurea, e così fu: la prima uscita degli Azzurri dopo il mondiale (14 novembre 1934) li vide affrontare a Londra proprio la nazionale inglese, nello stadio di Highbury, il tempio dell'Arsenal. Quella partita passò alla storia come la Battaglia di Highbury: come costume di quell'epoca, l'incontro non risparmiò durezze e scontri, tanto che nei primissimi minuti di gioco il centrosostegno azzurro Luisito Monti ebbe un piede fratturato (e fu solo il primo di una lunga serie di infortunati) e, dopo aver tentato di resistere per alcuni minuti dovette uscire dal campo lasciando la squadra in 10 (infatti a quei tempi non erano previste le sostituzioni). Umberto Caligaris, capitano della Nazionale Campione del mondo nel 1934In questi primi minuti gli Azzurri si trovarono privati, prima per l'infortunio e poi per assenza di Monti, di un giocatore determinante per l'assetto difensivo della squadra, e nel periodo in cui l'Italia non aveva ancora trovato un nuovo assetto difensivo gli inglesi ebbero il dominio di gioco. Già dopo un minuto fu fischiato un rigore a favore degli inglesi ma il portiere Ceresoli riuscì a deviare con uno spettacolare tuffo sulla sinistra il tiro dell'attaccante inglese Brooke; nonostante questo al quarto d'ora gli avversari dell'Italia erano già avanti per tre gol a zero. A quel punto, gli Azzurri in dieci reagirono e Meazza realizzò una doppietta. Pur sconfitta per 3-2, l'Italia uscì dal campo guadagnandosi il rispetto degli inglesi che definirono gli Azzurri I leoni di Highbury.Due anni dopo la vittoria nel campionato del mondo, l'Italia si impose anche nel torneo Olimpico di Berlino, schierando una squadra formata da soli studenti per protesta contro le accuse di professionismo mosse da altre nazioni. A Berlino la stella indiscussa fu l'ala destra dell'Ambrosiana, Annibale Frossi, passato alla storia per i suoi occhiali e i 7 gol in 4 partite di quella edizione dei Giochi Olimpici. La finale con l'Austria fu decisa ai tempi supplementari proprio da un suo gol.▼ Espandi  Nazionale italiana · XI OlimpiadeBaldo · Bertoni · Biagi · Cappelli · Foni · Frossi · Gabriotti · Locatelli · Marchini · Negro · Piccini · Rava · Scarabello · Venturini · CT: Pozzo Italia campione del mondo 1938Quando gli Azzurri si presentarono all'esordio della terza Coppa del mondo, in programma nel 1938 in Francia come campioni mondiali e olimpici uscenti, essi vantavano anche il non indifferente record di imbattibilità che durava dal 1935 (e alla fine saranno 30 incontri fino al 1939). Infortunatosi alla vigilia il portiere titolare Ceresoli, i pali furono affidati ad Aldo Olivieri, che fu fra i protagonisti della vittoria azzurra, insieme a Meazza, a Giovanni Ferrari, a Gino Colaussi ed a Silvio Piola: eliminata per 2-1 dopo i tempi supplementari la Norvegia in quello che fu forse l'incontro più difficile per l'Italia in quel mondiale, gli Azzurri volarono a Parigi ed eliminarono per 3-1 i padroni di casa Francesi (la maglia della divisa italiana era nera, in onore al fascismo), per poi far fuori il Brasile a Marsiglia per 2-1, con Meazza protagonista di un singolare episodio.La stella dell'Ambrosiana, prima di tirare il rigore che portò l'Italia sul 2-0, ebbe un piccolo problema: si era rotto l'elastico dei suoi pantaloni. Così "Peppino" dovette tenerli con una mano ma ciò non gli impedì di beffare il portiere con una finta e segnare. La finale, allo stadio Yves du Manoir di Colombes, a Parigi, fu tutto sommato una formalità: mai in discussione il risultato, il 19 giugno l'Italia batté l'Ungheria per 4-2 (primo tempo 3-1) con due doppiette, di Piola e di Colaussi; la successione delle reti fu: 1-0, 1-1, 2-1, 3-1, 3-2, 4-2.▼ Espandi Nazionale italiana - Campionato mondiale 1938Andreolo · Bertoni · Biavati · Ceresoli · Chizzo · Colaussi · Donati · G. Ferrari · Ferraris II · Foni · Genta · Locatelli · Masetti · Meazza · Monzeglio · Olivieri · Olmi · Pasinati · Perazzolo · Piola · Rava · Serantoni · CT: Pozzo  Giuseppe Meazza oltre ad aver guidato la Nazionale ai Mondiali del '38 come capitano, fu miglior marcatore con le sue 33 reti fino al 9 giugno 1973, quando Riva lo raggiunse, e poi, il 29 settembre dello stesso anno, lo superòAnche dopo la seconda vittoria gli Azzurri incontrarono la nazionale inglese a Milano. La partita finì 2-2 (successione dei gol: 1-0, 1-1, 2-1, 2-2); per due volte gli Azzurri andarono in vantaggio (reti di Biavati e Piola) e furono raggiunti dagli inglesi. Il gol di Piola rimase celebre perché fu segnato in elevazione aiutandosi con una mano.Pochi anni dopo il calcio tornò a fermarsi per la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante il regolare svolgimento del campionato italiano, tra alti e bassi, fino al 1943, la Nazionale giocò solo tre incontri fra il 1940 e il 1942 prima della Liberazione. Dopoguerra  [modifica]Dopo le devastazioni della guerra e le lacerazioni interne dovute alla guerra civile tra partigiani e repubblichini, si avvertì in tutto il Paese il bisogno di riconciliazione, e di riunirsi attorno a simboli che non potessero essere interpretati come appannaggio di una sola parte politica o di una classe sociale. I grandi sport di massa ben svolsero questa funzione, e infatti gli italiani, non importa di quale colore politico, non importa di quale censo, tornarono a sorridere grazie al ciclismo con i nostri Bartali e Coppi a dominar corse, Giri e Tour de France, e soprattutto grazie al calcio, che in quegli anni si declinava in un solo colore, quello granata: infatti la squadra più forte in circolazione era il Torino, che dava dieci uomini alla Nazionale, e aveva vinto tutti gli scudetti dal 1946 al 1948.Quando l'aereo che, il 4 maggio 1949, stava riportando il Grande Torino a casa da un'amichevole in Portogallo contro il Benfica si schiantò contro la collina di Superga, fu un lutto per tutta l'Italia - non solo quella sportiva - che faticosamente si stava lasciando alle spalle le lacrime del conflitto mondiale. Al Torino fu assegnato lo scudetto del 1949 per volontà di tutte le altre squadre del campionato. Gli anni bui: da Superga alla Corea (1949-1966)  [modifica] Battaglia di Santiago (1962), uno dei tanti episodi violenti dell'incontro tra Italia e CileDal punto di vista sportivo la scomparsa di quel Torino fu un vero colpo per la Nazionale: privata degli elementi migliori, non vi fu modo di mettere in piedi una squadra competitiva per i campionati brasiliani del 1950. La Svezia ebbe gioco facile a battere l'Italia e ad eliminarla dal torneo già dalla prima partita. Iniziò così un periodo buio per la nazionale italiana: eliminata al primo turno ai mondiali del 1954 in Svizzera, addirittura non si qualificò per quelli in Svezia del 1958, avendo perso in fase eliminatoria contro l'Irlanda del Nord.La crisi - dovuta a carenze strutturali del nostro Paese, nonché a fatti incidentali come la citata tragedia di Superga - iniziata negli anni Cinquanta non fu completamente superata nel decennio successivo, ma si posero le basi per una ripresa del movimento calcistico italiano a livello internazionale (aiutate anche dalle vittorie delle squadre di club nelle competizioni europee, in particolare la Fiorentina, prima finalista italiana nella Coppa dei Campioni del 1957 e vincitrice nella prima edizione della Coppa delle Coppe del 1961 e il Milan nella Coppa dei Campioni del 1963).In effetti, una volta riguadagnata competitività sul piano tecnico, il problema della Federazione era quello di mostrarsi unita ed efficiente, cosa che spesso non succedeva per via di lotte intestine e dissidii al vertice. Comunque, gli Azzurri si qualificarono per il sesto campionato del mondo, in programma nel 1962 in Cile. Purtroppo fu una spedizione mal gestita, che iniziò sotto le peggiori premesse e finì, se possibile, anche peggio di come si paventava. Un'incauta stampa italiana fece pesanti apprezzamenti sulla situazione cilena e sul degrado di molte realtà sociali di quel Paese, cosa questa che indispettì i Cileni.A complicar le cose, un sorteggio che mise l'Italia di fronte a Svizzera, Germania Ovest e lo stesso Cile: mentre gli azzurri pareggiarono 0-0 con i tedeschi, il Cile batté gli elvetici 3-1, rendendo la partita successiva, Italia-Cile, un autentico spareggio: la partita fu infiammata nei giorni antecedenti da questioni politiche e sociali. L'incontro tra italiani e sudamericani si contraddistinse per violenza e incompetenza arbitrale (la famosa Battaglia di Santiago). L'Italia dovette subire un arbitraggio casalingo e finì la partita in nove uomini (espulsioni di Ferrini e David) perdendo 2-0, mentre a nulla valse la vittoria successiva sulla Svizzera. Sandro Salvadore, capitano della Nazionale ai Mondiali del 1966La squadra che andò ad affrontare il settimo campionato del mondo nel 1966 in Inghilterra era forse la più forte degli ultimi anni, ma se quattro anni prima si poté invocare ad attenuante per l'eliminazione il brutto clima creato a seguito delle improvvide dichiarazioni della stampa italiana, in Inghilterra si dovette fare il mea culpa per scelte sbagliate e ambigui rapporti di potere in seno alla Federazione. Inserita probabilmente nel girone più facile con URSS, Cile e Corea del Nord, l'Italia vinse 2-0 nell'esordio-rivincita contro i sudamericani, ma perse 1-0 dai sovietici. La partita con la Corea del Nord divenne determinante e sarebbe bastato un pareggio per la qualificazione ai quarti. Invece, nonostante la squadra asiatica fosse nettamente sfavorita, la partita divenne quasi subito difficile dopo che il regista italiano Giacomo Bulgarelli dovette uscire per un grave infortunio al ginocchio e la squadra rimase in 10 (il mondiale inglese fu l'ultimo per il quale non furono possibili sostituzioni).Gli azzurri non riuscirono a segnare mentre alla fine del primo tempo il nordcoreano Pak Doo Ik segnò un gol che gli italiani non seppero rimontare, condannando così la squadra azzurra alla più cocente umiliazione sportiva della sua storia. Tuttavia giova ricordare che la squadra asiatica, snobbata completamente in fase di pronostico, si dimostrò poi una delle autentiche rivelazioni del torneo inglese. Infatti nei quarti di finale riuscì a portarsi sul 3-0 contro il Portogallo, che aveva battuto il Brasile campione del mondo in carica. Il Portogallo riuscì a vincere alla fine per 5-3 solo grazie all'apporto del fuoriclasse Eusebio, che segnò 4 reti e che sarebbe stato il capocannoniere del torneo con 9 reti. Gli anni della ripresa (1968-1978)  [modifica] Italia campione d'Europa 1968In piedi: Salvadore, Zoff, Riva, Rosato, Guarneri, Facchetti. Accovacciati: Anastasi, de Sisti, Domenghini, Mazzola, BurgnichNel 1960 vide la luce il primo campionato d'Europa per nazioni, organizzato dall'UEFA. L'Italia ne ospitò la terza edizione, quella del 1968, che vide nella fase finale a quattro anche l'Inghilterra (campione del mondo in carica), la Jugoslavia, e l'URSS. L'Italia si qualificò a questa edizione degli Europei senza alcun problema (5 vittorie ed 1 pareggio), anche grazie ad un girone di qualificazione alla sua portata, composto da: Romania, Svizzera e Cipro.All'Italia capitò come semifinalista la nazionale sovietica, mentre nell'altra semifinale si incontravano Jugoslavia e Inghilterra. La semifinale contro i sovietici, giocata a Napoli, finì 0-0 anche dopo i tempi supplementari, ma visto che non esisteva ancora lo spareggio tramite calci di rigore, vide l'Italia prevalere grazie al lancio della monetina. Gli Azzurri dovettero così affrontare in finale la Jugoslavia di Dragan Dzajić, che aveva battuto nell'altra semifinale per 1-0 l'Inghilterra, allo Stadio Olimpico di Roma.La finale contro gli jugoslavi fu assai sofferta e si ottenne soltanto un pareggio per 1-1 (con gol dello stesso Dzajić e di Angelo Domenghini), così si dovette procedere alla ripetizione della finale, ma questa seconda partita ebbe un esito ben diverso e vide l'Italia trionfare con un rotondo 2-0 (grazie a Riva e Anastasi) che diede all'Italia il suo primo e, per ora, unico trofeo continentale.▼ Espandi  Nazionale italiana · Campionato d’Europa UEFA 1968  1 Albertosi · 2 Anastasi · 3 Anquilletti · 4 Bercellino · 5 Burgnich · 6 Bulgarelli · 7 Càstano · 8 De Sisti · 9 Domenghini · 10 Facchetti · 11 Ferrini · 12 Guarneri · 13 Juliano · 14 Lodetti · 15 A. Mazzola · 16 Prati · 17 Riva · 18 Rivera · 19 Rosato · 20 Salvadore · 21 L. Vieri · 22 Zoff · CT: Valcareggi Il mito dell’“Azteca”  [modifica] Italia vicecampione del mondo 1970L’ottavo campionato del mondo, che si svolse in Messico nel 1970, fu quello che, nonostante la mancata vittoria, segnò il ritorno più o meno in pianta stabile dell’Italia ai vertici del calcio mondiale. È tuttora noto per la semifinale Italia - Germania Ovest, che molti ribattezzarono “la partita del secolo”: in effetti, viste le premesse, non era certo preventivabile una partita così spettacolare. L’Italia proveniva da un cammino tutto sommato facile, avendo incontrato negli ottavi Uruguay, Svezia e Israele e passando ai quarti senza strafare; infatti dopo la vittoria per 1-0 contro gli svedesi (tiro da lontano di Domenghini che entra in rete passando sotto il corpo del portiere in goffo tuffo sulla sinistra), ci fu il prevedibile 0-0 con gli uruguagi e l'inatteso 0-0 contro gli israeliani, caratterizzato però dall'annullamento di 2 gol di Riva per due fuorigioco inesistenti segnalati da uno dei guardalinee.A questo episodio è legato un cambio della guardia significativo per i telespettatori italiani. Infatti, a causa di pesanti critiche rivolte nei confronti del guardalinee responsabile degli annullamenti, il mitico telecronista Nicolò Carosio venne sostituito da Nando Martellini nella telecronache delle partite nazionali. Passata comunque la nazionale ai quarti di finale, è considerabile nella norma anche il 4-1 con cui aveva regolato nella "Bombonera" di Toluca i modesti padroni di casa messicani. La nazionale di casa aveva segnato per prima ma era stata raggiunta sull'1-1 grazie ad un autogol dovuto ad una deviazione su tiro di Domenghini; nel secondo tempo gli Azzurri dilagarono segnando con Riva, Rivera e di nuovo con Riva. Tutt’altro affare per la Germania Ovest che nei quarti aveva dovuto battere dopo i supplementari per 3-2 l’Inghilterra campione uscente rimontando da 0-2 (fra parentesi questa fu in assoluto la prima vittoria delle nazionale tedesca contro quella inglese).La semifinale tra Italiani e Tedeschi (per la cronaca, giocatasi allo Stadio “Azteca” di Città del Messico il 17 giugno 1970) si stava avviando verso uno stanco e non troppo meritato 1-0 azzurro; il gol era stato realizzato da Boninsegna nei primissimi minuti di gioco) e per tutto il resto della partita furono soprattutto i tedeschi ad attaccare. Ma i sogni di una finale già conquistata furono infranti dall’1-1 segnato da Schnellinger dopo che il 90° era scaduto da 2 minuti e mezzo (c'è da ricordare che a quei tempi non era ancora invalsa la regola del recupero e, sebbene fosse facoltà dell'arbitro fischiare dopo, le partite di calcio terminavano di solito allo scadere del 90°).A emozionare gli spettatori fu l’altalena di gol nei tempi supplementari. Prima andarono in vantaggio i Tedeschi (gol di Gerd Muller su incomprensione tra il portiere azzurro Albertosi e il terzino Poletti, ma subito pareggiarono gli Italiani con una provvidenziale quanto atipica proiezione offensiva del terzino azzurro Burgnich (che segnò qui uno dei pochissimi gol della sua carriera, certo il più importante), e poi di nuovo gli Italiani con una rete di Riva per il 3-2 con cui si chiuse il I tempo supplementare.Tuttavia nel II tempo supplementare vi fu il momentaneo pareggio tedesco ancora con Gerd Muller che segnò di testa a filo del palo di sinistra, complice una grave incertezza di Rivera che si vide passare la palla rasente alla gamba senza intervenire. Ma lo stesso Rivera si fece perdonare nell'azione successiva; dopo una fuga sulla sinistra, Boninsegna effettuò un passaggio all'indietro a centro area verso uno smarcatissimo Rivera che spiazzò il portiere Maier segnando alla sua destra per il 4-3 finale che deliziò gli spettatori. Ma lo sforzo sostenuto a 2000 metri d’altezza fu pagato nella finale, nel corso della quale l’Italia riuscì a tener testa al Brasile di Pelé (che segnò al 18° uno splendido 0-1 di testa) per circa un’ora, pareggiando alla fine del I tempo con Boninsegna.Tuttavia tre gol negli ultimi venti minuti (Gérson, Jairzinho e Carlos Alberto) sancirono la superiorità dei sudamericani che si portarono definitivamente a casa la Coppa Rimet (salvo perderla per furto qualche anno dopo). Comunque l’Italia si confermò la miglior nazionale europea e fece un’ottima impressione nonostante l’invenzione della “staffetta” tra Mazzola e Rivera a opera del CT Valcareggi e, a seguito di questa, i soli sei minuti giocati dallo stesso Rivera, entrato all’84’ di una partita ormai ampiamente compromessa. Per approfondire, vedi la voce Mondiali di calcio Messico 1970.  Dino Zoff fu convocato per i Mondiali del 1970, del 1974, del 1978 e del 1982. Ottenne la fascia del capitano nel 1977 come successore di Giacinto Facchetti Da Valcareggi a Bearzot  [modifica]La nazionale che aveva ben figurato al mondiale necessitava di ricambio generazionale in alcuni settori fondamentali di gioco, ma Valcareggi rimase fedele ai calciatori che erano arrivati in finale, così l'Italia non fu in grado di difendere il suo titolo continentale, venendo eliminata ai quarti di finale del campionato d'Europa 1970-72 dal Belgio capitanato da Paul Van Himst (0-0 in casa e 2-1 belga nel doppio confronto).Discrete erano le aspettative per il campionato del mondo 1974, in programma in Germania: era pur vero infatti che la nazionale era praticamente quella messicana con quattro anni in più sulle spalle e Zoff al posto di Albertosi a difendere i pali, ma a mettere gli Italiani tra i favoriti alla vittoria finale c'erano la lunga imbattibilità del portiere friulano (che durava dal 20 settembre 1972) e soprattutto la prima storica vittoria azzurra a Wembley nel 1973 contro l'Inghilterra (gol di Capello a circa dieci minuti dalla fine). Il 29 settembre 1973 a Milano Riva segna alla Svezia il suo gol numero 34 in Nazionale. La sua ultima rete in Azzurro la segna alla Svizzera, in una partita valida per la qualificazione ai Mondiali del 1974Invece fu quasi una disfatta: vittoria poco convincente contro Haiti per 3-1, dopo che Sanon aveva portato in vantaggio i caraibici (interrompendo l'imbattibilità di Zoff e fissandola a 1143 minuti); 1-1 contro l'Argentina (Houseman e autogol dell'argentino-piemontese Perfumo), e sconfitta 2-1 contro la Polonia, quando per entrambe, un pareggio sarebbe bastato per accedere al turno successivo. Con questa sconfitta, invece, Argentina e Polonia al turno successivo e Italia a casa tra le polemiche.Su tale sfortunatissima - e malissimo gestita - spedizione lo scrittore Giovanni Arpino scrisse nel 1977 un libro dall'eloquente titolo Azzurro tenebra (Einaudi). In pratica, l'episodio più significativo di tutto il Mondiale azzurro fu la celebre parolaccia lanciata da Chinaglia e ripresa in diretta TV all'indirizzo di Valcareggi al momento di essere sostituito da Pietro Anastasi (che peraltro segnò) nella partita contro Haiti. L'episodio, rese bene il clima che si respirava nello spogliatoio, diviso per clan.La fallimentare avventura mise finalmente in chiaro che era l'ora di chiudere con una generazione che non aveva più nulla da dare e la Nazionale fu affidata nel luglio 1974 a Fulvio Bernardini, che si scelse come secondo Enzo Bearzot, già buon mediano di Inter e Torino. Bernardini iniziò a svecchiare la rosa e impiegò numerosi giovani promettenti che il campionato proponeva, come Antognoni, Pulici, Bettega, Causio (portato in Germania da Valcareggi ma pochissimo utilizzato), Gentile, Scirea e Tardelli, insieme a giocatori di sicuro affidamento come Bellugi e Benetti.La squadra, largamente in fase di formazione, fallì la qualificazione agli Europei di Jugoslavia del 1976 (inserita in un girone molto duro, che comprendeva Olanda e Polonia, rispettivamente seconda e terza al mondiale precedente), ma si intravedeva già un'ossatura solida che permise alla Nazionale di staccare il biglietto per il decimo campionato del mondo (Argentina 1978) in un girone europeo di qualificazione che vedeva come avversaria più pericolosa l'Inghilterra, regolata per 2-0 a Roma ed eliminata per la peggior differenza reti rispetto all'Italia. Nel frattempo Bernardini aveva lasciato la Nazionale e quindi tutta la responsabilità tecnica ricadeva sulle spalle di Bearzot. Il quarto posto ad Argentina '78  [modifica] Roberto BettegaIl mondiale argentino mise in luce un'Italia capace di fare un gioco divertente, concreto e affatto diverso da quello cui gli italiani erano abituati: una difesa molto attenta basata sul blocco-Juventus (Zoff, Gentile, l'esordiente Cabrini, Scirea) più Bellugi, un centrocampo dinamico ma robusto con Tardelli, Benetti e Antognoni, e soprattutto un attacco in cui il funambolico Causio poteva scambiarsi di posto all'ala destra con Paolo Rossi, all'epoca ancora non infortunato al menisco e quindi abile e arruolato come centravanti-tuttofare.A chiudere il tridente d'attacco Bettega. Superata in scioltezza la prima fase a punteggio pieno (2-1 alla Francia di Michel Platini, 3-1 all'Ungheria e addirittura 1-0 all'Argentina padrona di casa), gli Azzurri mostrarono un calo nella seconda fase: solo 0-0 contro una Germania Ovest non certo al suo meglio, e 1-0 all'Austria che stava ben figurando fin lì. Fu l'Olanda a mettere fine ai sogni di vittoria azzurri, battendo l'Italia per 2-1 con due gol da lontano che Zoff riuscì a farsi perdonare solo quattro anni dopo. Comunque, nonostante la sconfitta, l'Italia guadagnò il diritto a giocare la finale per il terzo posto, contro il Brasile.Il fatto che gli Azzurri persero 2-1 non inficiò quanto di buono avevano comunque mostrato: dopo anni di assoluto oblìo la nazionale totalizzava un secondo e un quarto posto mondiale in otto anni e tutti ora sapevano che per la vittoria finale in un campionato del mondo c'era un contendente in più, ritornato finalmente alla ribalta. Per approfondire, vedi la voce Mondiali di calcio Argentina 1978.  Gli anni Ottanta: il ritorno definitivo  [modifica] Lo scandalo-scommesse e gli Europei 1980  [modifica]Subito dopo il quarto posto mondiale, l'Italia non dovette affrontare impegni di rilievo in quanto aveva ottenuto dall'UEFA l'organizzazione del sesto campionato europeo di calcio che, proprio dall'edizione 1980, era stato allargato a otto squadre e prevedeva l'ammissione d'ufficio alla fase finale della federazione ospitante. La squadra di Bearzot si presentava con fondate speranze di fare il bis del campionato di dodici anni prima.Ma a seguito di un grosso scandalo esploso nella primavera del 1980, originato dalla denuncia di uno scommettitore clandestino della Capitale, vi fu un terremoto nell'ambiente del calcio professionistico italiano: dall'indagine e dal processo federale che ne seguì, vi furono pene dure per alcuni giocatori di primo piano, tra cui Giordano, Manfredonia e soprattutto Paolo Rossi, squalificato per due anni. Tutte le squalifiche irrogate decorrevano dal 1° maggio 1980.Ciò privò la Nazionale del suo elemento migliore proprio alla vigilia del campionato europeo. La cosa pesò oltremisura perché la squadra perdeva il terminale naturale del gioco, e non bastò un volenteroso Altobelli a rimpiazzare Rossi nello schema predisposto da Bearzot. A uno scialbo pareggio per 0-0 ottenuto a Milano contro la Spagna fece seguito una vittoria a Torino contro l'Inghilterra per 1-0 con gol di Tardelli (dopo che Kennedy aveva preso un palo dalla lunga distanza). La partita decisiva, da giocarsi all'Olimpico contro un Belgio iperdifensivista che vantava rispetto all'Italia una miglior differenza-reti, venne addormentata dalla formazione di Guy Thys che portò via lo 0-0 che gli serviva per fare la finale contro i Tedeschi.La Coppa andò in Germania, all'Italia la finale di consolazione contro la Cecoslovacchia campione uscente. Nell'occasione l'Italia inaugurò la sua negativa tradizione ventennale con i calci di rigore, perdendo 9-8 dopo aver pareggiato 1-1 (Jurkemik, Graziani), i 90' regolamentari e saltando i tempi supplementari, cui si rinunciò di comune accordo per motivi economici legati alla trasmissione via satellite. Campioni del mondo dopo 44 anni  [modifica] « Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo! »  (Nando Martellini)  Dino Zoff, Franco Causio e Enzo Bearzot giocano a scopone col Presidente Sandro Pertini dopo la conquista della Coppa La copertina dell'album Calciatori rese omaggio alla vittoria italiana ai Mondiali di SpagnaAnche Bearzot, come ogni CT prima di lui, con l'eccezione forse di Pozzo, iniziò a ricevere critiche per via dei giocatori che sceglieva o, meglio, non sceglieva. Forti furono le pressioni dalle piazze mediatiche con i più vasti bacini d'utenza, in particolare quella milanese che spingeva per l'interista Beccalossi e quella romana che premeva per Pruzzo; furono pressioni alle quali Bearzot resistette nonostante interrogazioni parlamentari (respinte) presentate da deputati in cerca di notorietà che cercavano di far passare l'equazione "mancata convocazione di alcuni giocatori" = "lesione di interessi nazionali preminenti". Indipendentemente da tali fenomeni di colore, da un sondaggio effettuato poco prima dei mondiali emerse che solo l'1% degli italiani intervistati credeva si potesse vincere il campionato. Sandro Pertini si congratula con Enzo Bearzot per il successo degli Azzurri ai MondialiLa qualificazione al campionato non costituì un problema, perché quattro vittorie iniziali per 2-0, contro Grecia, Danimarca, Lussemburgo e Jugoslavia avevano messo l'Italia al riparo da rovesci, che infatti giunsero sotto forma di un 3-1 incassato dai Danesi al ritorno a Copenaghen. A essere criticato fu semmai il gioco non spettacolare della Nazionale. In verità il gioco non era molto diverso da quello espresso da precedenti Nazionali che ottennero risultati anche inferiori, ma la stampa trasse da ciò spunto per perorare con ancor maggiore enfasi la causa dei giocatori preferiti dei propri lettori. Di conseguenza bersagliare di critiche Bearzot era diventata ormai l'occupazione principale di quasi tutti i giornalisti sportivi.Bisogna comunque dire che quella Nazionale si qualificò con un turno d'anticipo e ben prima di squadre che all'epoca godevano di credito maggiore (Inghilterra, Francia, Germania, che dovettero tutte attendere l'ultima partita per avere il visto per la Spagna). E dopo di essa solo la Nazionale di Lippi sarebbe riuscita, ventiquattro anni dopo, a qualificarsi in anticipo per la rassegna mondiale. Per approfondire, vedi la voce Mondiali di calcio Spagna 1982.  Il celebre urlo di Marco Tardelli dopo il suo gol alla Germania OvestL'Italia andò, quindi, in Spagna per giocare il dodicesimo campionato del mondo. Un sorteggio apparentemente favorevole (gli Azzurri erano stati sorteggiati in un girone che comprendeva Polonia, Perù e Camerun) rischiò di trasformarsi in una trappola: dopo aver pareggiato un brutto incontro per 0-0 contro i Polacchi, infatti, l'Italia non andò oltre un altrettanto brutto 1-1 contro il Perù. Ci volle un ulteriore pareggio per 1-1 contro i pari classifica del Camerun per passare il turno grazie al maggior numero di reti segnate a parità di differenza-reti rispetto alla Nazionale africana.Quando poi l'Italia, nella seconda fase a gironi, venne affiancata a Brasile e Argentina, molti pensarono che l'eliminazione azzurra era stata solo ritardata di due partite. Invece, nel primo incontro contro l'Argentina, l'Italia sfoggiò una prestazione di tutto rispetto, riuscendo anche a neutralizzare l'avversario più pericoloso, Maradona: dopo un primo tempo equilibrato e chiuso sullo 0-0, furono prima Tardelli e poi Cabrini a prendere in contropiede la velleitaria formazione sudamericana che, nonostante un gol di Passarella nel finale, non poté evitare la sconfitta.Non evitò la sconfitta neppure contro il Brasile (3-1), sicché l'ultimo incontro, tra Brasile e Italia, divenne decisivo. Quello fu il capolavoro tattico di Bearzot che comprese in largo anticipo che i brasiliani, sia pur in vantaggio nel girone per differenza reti, non si sarebbero accontentati di passare alle semifinali con un pareggio, ma avrebbero strafatto pur di cercare la vittoria. E su questa presunzione brasiliana Bearzot costruì una gara fatta di difesa chiusa e contropiede: l'aver segnato quasi subito il gol dell'1-0 costrinse i sudamericani a uscire: nemmeno il pareggio di Sócrates fece loro capire che la partita andava addormentata. Il 2-1 italiano fu opera di un allegro quanto sciagurato passaggio orizzontale nella difesa brasiliana. Ancora una volta, il Brasile non mise giudizio neppure dopo il 2-2 di Falcão, e l'Italia segnò il 3-2 che mandava a casa il Brasile e tutta la pattuglia sudamericana in blocco. Nel 1982 Alessandro Altobelli fu il primo giocatore subentrante a segnare durante una finale di Coppa del mondoA nulla valse l'assedio finale dei verde-oro, che si trovarono di fronte uno Zoff che chiuse la porta e si fece perdonare gli errori sui tiri da lontano di quattro anni prima in Argentina; anzi gli azzurri avevano segnato anche un quarto gol con Antognoni annullato per fuorigioco inesistente. Sugli scudi Paolo Rossi, autore di una tripletta, che il 30 aprile precedente aveva finito di scontare la squalifica biennale ed era stato subito richiamato da Bearzot in quanto pedina imprescindibile del suo gioco. La semifinale contro la Polonia priva di Boniek fu poco più che una formalità (due gol di Rossi e azzurri in finale), dopodiché, dodici anni dopo l'Azteca, Italia e Germania Ovest si incrociavano di nuovo in un incontro a eliminazione.L'Italia era più fresca, in quanto la Germania era reduce da una partita all'ultimo sangue, con supplementari e rigori, contro la Francia di Platini, ma quando Cabrini sbagliò un rigore nella prima parte del primo tempo molti sudarono freddo. Ma la Germania Ovest non poteva più reggere, e nel secondo tempo crollò sotto i colpi di Rossi (57'), Tardelli (69'), Altobelli (81'), prima che il difensore tedesco Breitner vedesse premiata la sua buona volontà e realizzasse il punto dell'onore tedesco. 3-1 per l'Italia e quella sera dell'11 luglio 1982, nello stadio Santiago Bernabéu di Madrid, di fronte all'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, gli Azzurri diventarono campioni del mondo dopo 44 anni dal trionfo di Parigi.I pronostici dei giornalisti furono così clamorosamente smentiti. Per esempio, dopo la stentata qualificazione ai quarti di finale, uno dei più preparati e noti giornalisti italiani, il compianto Gianni Brera, aveva pubblicamente detto in TV che se la squadra italiana avesse battuto l'Argentina (e per il Brasile non si poneva neanche il problema) sarebbe andato ad Assisi a piedi per farsi frate. Da quel giorno in avanti, e fino ai giorni nostri, i giornalisti furono in generale più prudenti nei loro pronostici.▼ Espandi  Nazionale italiana · Coppa del Mondo FIFA 1982  1 Zoff · 2 F. Baresi · 3 Bergomi · 4 Cabrini · 5 Collovati · 6 Gentile · 7 Scirea · 8 Vierchowod · 9 Antognoni · 10 Dossena · 11 Marini · 12 I. Bordon · 13 Oriali · 14 Tardelli · 15 Causio · 16 B. Conti · 17 Massaro · 18 Altobelli · 19 Graziani · 20 Rossi · 21 Selvaggi · 22 G. Galli · CT: Bearzot Il declino della generazione mondiale  [modifica]Interlocutorio il quadriennio successivo: così come Valcareggi dieci anni prima, Bearzot non seppe liberarsi dal vincolo di riconoscenza con la generazione che aveva vinto il campionato del mondo. Il girone di qualificazione al settimo campionato europeo in programma in Francia nel 1984, che comprendeva Romania, Cecoslovacchia, Svezia e Cipro si risolse in un calvario al termine del quale l'Italia racimolò la miseria di cinque punti, frutto di una vittoria (per 3-1 contro Cipro, peraltro nell'ultima partita del girone), tre pareggi e quattro sconfitte. È stata questa la peggiore prestazione in assoluto della nazionale italiana in un girone di qualificazione per il campionato europeo. Gaetano Scirea fu capitano ai Mondiali del 1986Unico motivo di soddisfazione di quel periodo, l'assegnazione, nel maggio 1984, all'Italia del quattordicesimo campionato del mondo che si sarebbe tenuto nel 1990. In quell'occasione si fecero valere l'abilità diplomatica di Franco Carraro e Federico Sordillo, molto bravi a curare le pubbliche relazioni con i delegati presso la FIFA di nazioni calcisticamente ai margini, che al momento opportuno appoggiarono la candidatura italiana quando si trattò di scegliere il Paese organizzatore.Qualificati d'ufficio al campionato 1986 in Messico (che ospitò, pur sconvolto da un terremoto nel settembre 1985, il torneo in sostituzione della Colombia, ritiratasi nel novembre 1982 per problemi finanziari e politici) gli Azzurri, che si presentavano con alcuni nuovi innesti tutti da verificare e ancora non ben amalgamati (tra gli altri, Di Gennaro e De Napoli), non brillarono, fin dalla partita inaugurale a loro riservata come campioni uscenti, contro la Bulgaria: finì 1-1 e 1-1 finì pure l'incontro che vide l'Italia contrapporsi all'Argentina. Una movimentata vittoria per 3-2 contro la Corea del Sud diede all'Italia il passaggio agli ottavi di finale contro una tonica Francia: il mondiale azzurro finì contro i gol di Platini e Stopyra, e lì finì anche la carriera di Commissario Tecnico di Enzo Bearzot. Da Italia '90 a Belgio-Olanda 2000  [modifica] Azeglio Vicini  [modifica]Gli anni Novanta della Nazionale italiana iniziarono in verità qualche anno prima, quando Bearzot lasciò il posto ad Azeglio Vicini, il quale da C.T. della Nazionale Under-21 era riuscito a giungere alla finale del campionato europeo di categoria 1986, perdendo poi contro la Spagna ai calci di rigore (non sapendo che quella sarebbe diventata una sinistra tradizione degli Azzurri).Vicini cambiò radicalmente la squadra, confermando pochi elementi della spedizione in Messico, Bergomi, De Napoli, Bagni e si affidò a molti dei ragazzi che aveva cresciuto nell'Under 21, a cominciare da Zenga, Baggio, Vialli, Giannini, Donadoni e cercando di valorizzare un talento come Mancini, che nella Sampdoria era indiscusso, ma in Nazionale non riusciva a esprimersi in maniera consona alla sua classe. La Nazionale si qualificò per l'ottavo campionato europeo (Germania 1988) comportandosi, peraltro, benissimo nella prima fase a gironi, nella quale si trovò a dover fronteggiare la squadra padrona di casa, la Spagna e la Danimarca, rispettivamente finalista e semifinalista nell'edizione precedente.L'Italia sfiorò la vittoria all'esordio contro i teutonici, passando in vantaggio proprio con gol di Mancini, sconfisse gli iberici con rete di Vialli e infine superò la Danimarca per due reti a zero. Nella semifinale, un'ancora inesperta Nazionale si dovette arrendere al ritmo dell'URSS che tra il 60' e il 62' piazzò due colpi di classe (Litovčenko e Protasov) e si conquistò la finale. Ma tutti elogiarono Vicini per il bel gioco espresso dalla Nazionale italiana che, quindi, si avviava fiduciosa verso il campionato del mondo del 1990.Inserita in un girone non impossibile, la squadra batté in sequenza Austria (1-0), Stati Uniti (1-0) e Cecoslovacchia (2-0). Sugli scudi Schillaci e Baggio (strepitoso il suo gol alla Cecoslovacchia, decretato il migliore del mondiale): la vittima sacrificale degli ottavi fu l'Uruguay anche se occorse più di un'ora al solito Schillaci per averne ragione; Aldo Serena poi arrotondò il punteggio a 2-0. Sempre Schillaci realizzò il gol-partita col quale l'Italia eliminò ai quarti di finale l'Irlanda. Ancora Schillaci portò in vantaggio l'Italia contro l'Argentina di Maradona, che tuttavia grazie a una chiamata difensiva errata tra Zenga e Riccardo Ferri pareggiò con Caniggia e, dopo due tempi supplementari sterili, inflisse all'Italia una pesante delusione battendola ai calci di rigore. Agli azzurri non rimase che la finale di Bari per il terzo posto, vinta battendo l'Inghilterra. Sono in molti a pensare quella nazionale sia stata la più forte del mondiale. Ai rigori si può anche perdere ma quel mondiale era sicuramente nelle loro mani.Fallita la grande occasione di vincere il campionato del mondo con una squadra bene attrezzata e un ambiente favorevole, l'Italia smarrì la strada e non riuscì a trovare la qualificazione al nono campionato europeo, in programma in Svezia nel 1992. Fu di nuovo l'URSS a frustrare le ambizioni azzurre. A qualificazione compromessa, Vicini fu esonerato e, con due gare ancora da giocare, venne chiamato sulla panchina azzurra Arrigo Sacchi, già tecnico del Milan e propugnatore di un nuovo tipo di calcio offensivo, le cui teorie avevano un equanime numero di accesi sostenitori e altrettanto accesi detrattori.▼ Espandi  Nazionale italiana · Campionato d’Europa UEFA 1988  1 Zenga · 2 F. Baresi (II) · 3 Bergomi · 4 Cravero · 5 Ferrara · 6 R. Ferri (II) · 7 Francini · 8 P. Maldini · 9 Ancelotti · 10 L. De Agostini · 11 De Napoli · 12 Tacconi · 13 Fusi · 14 Giannini · 15 Romano · 16 Altobelli · 17 Donadoni · 18 R. Mancini · 19 Rizzitelli · 20 Vialli · CT: Vicini▼ Espandi  Nazionale italiana · Coppa del Mondo FIFA 1990  1 Zenga · 2 F. Baresi · 3 Bergomi · 4 De Agostini · 5 Ferrara · 6 R. Ferri · 7 P. Maldini · 8 Vierchowod · 9 Ancelotti · 10 Berti · 11 De Napoli · 12 Tacconi · 13 Giannini · 14 Marocchi · 15 R. Baggio · 16 Carnevale · 17 Donadoni · 18 Mancini · 19 Schillaci · 20 Serena · 21 Vialli · 22 Pagliuca · CT: Vicini Arrigo Sacchi  [modifica] Arrigo SacchiGuadagnata la qualificazione al quindicesimo campionato del mondo (USA 1994) non senza difficoltà (pareggio stentato all'esordio a Cagliari contro la Svizzera, qualificazione all'ultima partita contro il Portogallo), l'Italia capitò in un girone non impossibile, ma pieno di insidie, nel quale avrebbe dovuto incontrare nell'ordine Irlanda, Norvegia e Messico. Nonostante il caldo opprimente e l'umidità, l'esordio a New York gelò gli azzurri: un gol di Houghton diede la vittoria agli Irlandesi, rendendo così decisivo già l'incontro successivo, contro la Norvegia.Gli scandinavi si rivelarono subito fisici a dispetto del caldo asfissiante e su un contropiede norvegese Pagliuca uscì di mano fuori area procurandosi l'espulsione. Sacchi rinunciò allora a Roberto Baggio, al cui posto entrò il secondo portiere Luca Marchegiani. A segnare ci pensò l'altro Baggio, Dino. Contro il Messico, aprì Massaro e chiuse Bernal.In totale, quattro punti e Italia che passò il turno con l'ultimo posto disponibile per i ripescaggi tra le nazionali arrivate terze nei gironi. Dagli ottavi di finale in poi fu Roberto Baggio a tenere a galla il CT azzurro: di fronte alla Nigeria l'Italia si espresse largamente al di sotto del suo standard e giocò tutta la partita in svantaggio per 0-1 finché il fantasista vicentino riuscì a pareggiare all'89', dopo che l'assurda espulsione di Zola, decretata dall'arbitro messicano Brizio Carter, sembrava aver definitivamente spento le speranze di rimonta azzurre. Un rigore nei supplementari diede i quarti all'Italia. Lì gli Azzurri trovarono la Spagna, regolata per 2-1 dalla coppia Roberto Baggio - Dino Baggio al termine di una gara molto difficile e spigolosa durante la quale Mauro Tassotti rifilò una gomitata nella nostra area a Luis Enrique, non visto dall'arbitro ungherese Puhl (ma non sarebbe stato rigore per gli Spagnoli in quanto se l'arbitro avesse visto l'azione avrebbe sanzionato l'intervento precedente dello spagnolo ed espulso in seguito il nostro difensore punendo la reazione che gli valse in seguito, tramite la prova TV, otto turni di squalifica). Roberto Baggio fu il protagonista dei Mondiali del 1994, segnò ben 5 gol, ma sbagliò il celebre rigore in finale. Chiuse la carriera con 27 reti in NazionaleAncora Roberto Baggio realizzò la doppietta con la quale l'Italia vinse la semifinale contro la Bulgaria per 2-1 (punto della bandiera bulgara di Stoichkov su rigore). La finale fu un classico del calcio mondiale, Brasile-Italia, all'epoca tre mondiali vinti a testa, sebbene nell'insolita cornice del Rose Bowl di Pasadena (California). Con una formazione largamente in emergenza, piena di assenti e, laddove presenti, inabili (Roberto Baggio), l'Italia riuscì a chiudere 0-0 sia al 90' che al 120'. Ma così come quattro anni prima fu sconfitta ai rigori (errori di Baresi, Massaro e Roberto Baggio) ed il Brasile vinse il suo quarto titolo del mondo, il secondo consecutivo in una finale contro l'Italia. Ancora una volta i calci di rigore ci sono stati fatali e proprio da chi non ce lo saremmo mai aspettato: Roberto Baggio, quel Baggio capace di portare avanti una squadra fino in finale.Va tuttavia ricordato che nonostante il clamore suscitato dall' errore al dischetto del nostro fantasista,la squadra brasiliana avrebbe dovuto ancora effettuare l'esecuzione del proprio quinto rigore. Pertanto, l'eventuale realizzazione di Baggio avrebbe potuto non essere sufficiente per proseguire la serie.Praticamente da dimenticare l'esperienza azzurra al decimo campionato europeo, che si tenne in Inghilterra nel 1996:Inserita in un ostico girone comprendente Russia, Repubblica Ceca più la testa di serie Germania, dopo aver battuto la Russia 2-1, Sacchi sovvertì la squadra contro la Repubblica Ceca in base alla sua convinzione che lo schema prescinde dagli uomini che devono realizzarlo. L'esperimento fallì e l'Italia perse 2-1. Decisivo fu l'incontro con la Germania: nonostante la grande chance di passare in vantaggio su rigore, Zola lo fallì e lo 0-0 che ne seguì condannò l'Italia all'eliminazione al primo turno. Prevedibili le polemiche al ritorno in patria anche se, va detto, alla fine Germania e Repubblica Ceca furono le due finaliste.Arrigo Sacchi si dimise nel dicembre del 1996 perché richiamato dal Milan, e la Nazionale fu affidata a Cesare Maldini, già allenatore dell'Under 21 e vice di Bearzot in Spagna nel 1982.▼ Espandi  Nazionale italiana · Coppa del Mondo FIFA 1994  1 Pagliuca · 2 Apolloni · 3 Benarrivo · 4 Costacurta · 5 P. Maldini · 6 F. Baresi · 7 Minotti · 8 Mussi · 9 Tassotti · 10 R. Baggio · 11 Albertini · 12 Marchegiani · 13 D. Baggio · 14 Berti · 15 A. Conte · 16 Donadoni · 17 Evani · 18 Casiraghi · 19 Massaro · 20 Signori · 21 Zola · 22 Bucci · CT: Sacchi▼ Espandi  Nazionale italiana · Campionato d’Europa UEFA 1996  1 Peruzzi · 2 Apolloni · 3 Maldini · 4 Carboni · 5 Costacurta · 6 Nesta · 7 Donadoni · 8 Mussi · 9 Torricelli · 10 Albertini · 11 D. Baggio · 12 Toldo · 13 Rossitto · 14 Del Piero · 15 Di Livio · 16 Di Matteo · 17 Fuser · 18 Casiraghi · 19 Chiesa · 20 Ravanelli · 21 Zola · 22 Bucci · CT: Sacchi Cesare Maldini  [modifica]Nella squadra allenata da Cesare Maldini il capitano era Paolo, figlio del CT e già punto fermo della Nazionale sin dai tempi di Vicini. L'Italia, inserita in un girone di qualificazione per il campionato del 1998 con Inghilterra, Georgia, Moldavia e Polonia, compì nel febbraio 1997 un exploit, andando a vincere a Wembley contro i bianchi britannici per la seconda volta nella sua storia, con un gol del più "inglese" dei calciatori italiani, il cavaliere dell'Impero Britannico Gianfranco Zola. Classificatasi seconda nel girone, dovette disputare il match di spareggio per l'ammissione alla fase finale dei Mondiali contro la Russia, nel novembre di quello stesso anno. Sotto la neve a Mosca l'Italia ipotecò la qualificazione pareggiando per 1-1 (Vieri).Nella partita di andata il portiere azzurro, allora Gianluca Pagliuca, si infortunò: Cesare Maldini si vide quindi costretto a sostituirlo con il diciannovenne portiere del Parma, Gianluigi Buffon, allora al suo debutto. Gli azzurri ottennero la certezza della qualificazione nella gara di ritorno giocata a Napoli, quando, in condizioni climatiche decisamente migliori, vinse per 1-0 (gol di Casiraghi al 53'). L'Italia era quindi qualificata per il sedicesimo campionato del mondo, che si sarebbe tenuto in Francia. Il sorteggio mise gli azzurri di fronte a Cile, Camerun e Austria, tutte più o meno vecchie conoscenze dell'Italia. Alessandro Nesta, storico difensore della Nazionale, ha trovato la sua affermazione ai Mondiali del 1998. Si è ritirato dalla Nazionale nel 2006, dopo il Mondiale saltato in gran parte, con 78 presenze in Azzurro (attualmente), è undicesimo in classifica.Per Roberto Baggio era l'ultimo Mondiale, per il giovane Alessandro Del Piero doveva essere la consacrazione a livello di Nazionale, dopo che aveva vinto tutto con la Juventus. Finì che Del Piero, dopo una stagione conclusasi con 32 gol ufficiali tra campionato e coppe (21 in campionato, 10 in Champions League e 1 in Coppa Italia), e una finale di Champions League, andò incontro a un calo fisico conseguenza di un infortunio nel finale di stagione, e non rese secondo le aspettative, e Baggio (anch'egli reduce da una stagione straordinaria in cui mise a segno 22 gol in campionato) regalò gli ultimi acuti della sua esaltante carriera azzurra. Dopo un avvio incerto contro il Cile (2-2, Vieri, doppietta di Salas e rigore di Baggio), le cose si misero per il meglio contro il Camerun (Di Biagio e doppietta di Vieri) e l'Austria 2-1 (di nuovo Vieri e Baggio), anche se la vittoria fu pagata con la perdita di Nesta per un gravissimo infortunio.Gli ottavi di finale videro l'Italia di fronte a un'altra vecchia conoscenza: fu per l'ennesima volta Vieri a realizzare il gol con cui la squadra vinse la partita: la Norvegia fu eliminata al Velodrome di Marsiglia. Nei quarti a Parigi andò in scena l'incontro più voluto e temuto, quello contro i padroni di casa della Francia: probabilmente Maldini pagò un'impo



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