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CURRICULUM


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Questa discussione ha avuto 8 risposte

#1 Tati

Tati

    MI

  • Ambasadiani MI1a
  • StellaStella
  • Messaggi: 270
    Località:Moldova-Italia (Chisinau-Roma)
    Interessi: Operatore Professionale per l’inserimento socio-lavorativo dei cittadini stranieri in Italia .
    - Laureata in Scienze Sociale alla Pontificia Università “Angelicum” di Roma, FASS.
    - Mediatore Interculturale e religioso. Volontaria UNICEF.
    Lavoro come risorsa externa per R&S.
    Gestisco associazione:
    "AssoMoldave"
    Tatiana Nogailic
    Skype: nogailic
    ooVoo:AssoMoldave
    E-mail: assomoldave@gmail.com
    Tel. WhatsApp e Viber: 3294754598
    http://twitter.com/assomoldave
    http://issuu.com/tatiananogailic
    http://www.ok.ru/TatianaNogailic
    http://assomoldaveroma.blogspot.com
    http://www.youtube.com/assomoldave
    https://instagram.com/tatiana_nogailic
    http://picasaweb.google.it/assomoldave
    http://it.linkedin.com/pub/tatiana-nogailic/22/23/3b2
    http://www.facebook.com/Nogailic.Tatiana.Assomoldave

    Medaglie


Inviato 29 September 2006 - 07:31:55


COME COSTRUIRE UN CURRICULUM "ad hoc"
Avete deciso di cambiare lavoro?
Come costruire un curriculum efficace?
Quali errori evitare?
Quali punti e vietato dimenticare?

LETTERA DI PRESENTAZIONE
"Utile", mirata, con chiara indicazione dell'obiettivo
NO ai riferimenti generici: al vostro lettore non interessa se volete lavorare "in un'azienda dinamica" o in "un ambiente stimolante".
SI Il vostro lettore vuol capire subito chi siete e cosa volete: "sono. faccio.vorrei."
SI L'obbligo ad inserire sempre la lettera di presentazione.

CURRICULUM
Breve, chiaro, efficace, schematico, ma esauriente e curato a livello grafico
NO alla stesura in inglese (a meno che non sia esplicitamente richiesto)
NO tacere o nascondere alla fine la data di nascita o altri dati biografici
NO la confusione tra formazione ed esperienze lavorative
NO l'infondata supervalutazione di conoscenze linguistiche
NO la descrizione psicologica della vostra personalita
NO l'obbligo ad inserire le referenze, nel caso ci fossero da mettere a fine CV
SI la chiara descrizione delle mansioni ricoperte con date precise e con le competenze acquisite
SI il rilevo e quindi la facile individuazione dell'attuale occupazione
SI l'indicazione dell'inquadramento e la retribuzione (non state scrivendo all'ufficio delle tasse!)
SI gli interessi extra professionali
SI l'autorizzazione al trattamento dei propri dati personali



AssoMoldave
Tatiana Nogailic
Tel: 0039 3294754598
Skype: nogailic
E-mail: assomoldave@gmail.com
http://twitter.com/#!/assomoldave
http://asomoldave.blogspot.com/
http://www.youtube.com/assomoldave
http://picasaweb.google.it/assomoldave
http://www.odnoklass...TatianaNogailic
http://www.facebook....ana.Assomoldave


I SOLDI SI DEVONO FAR PERDONARE!
NON Cè PACE PER I GIUSTI!

#2 Cicerone

Cicerone

    Nb

  • Ambasadiani MI1e
  • Stella
  • Messaggi: 86

    Medaglie

Inviato 29 September 2006 - 09:37:11


Visualizza messaggioTati, su 29-Sep-2006 08:31, dice:

COME COSTRUIRE UN CURRICULUM "ad hoc"
Avete deciso di cambiare lavoro?
Come costruire un curriculum efficace?
Quali errori evitare?
Quali punti e vietato dimenticare?

LETTERA DI PRESENTAZIONE
"Utile", mirata, con chiara indicazione dell'obiettivo
NO ai riferimenti generici: al vostro lettore non interessa se volete lavorare "in un'azienda dinamica" o in "un ambiente stimolante".
SI Il vostro lettore vuol capire subito chi siete e cosa volete: "sono. faccio.vorrei."
SI L'obbligo ad inserire sempre la lettera di presentazione.

CURRICULUM
Breve, chiaro, efficace, schematico, ma esauriente e curato a livello grafico
NO alla stesura in inglese (a meno che non sia esplicitamente richiesto)
NO tacere o nascondere alla fine la data di nascita o altri dati biografici
NO la confusione tra formazione ed esperienze lavorative
NO l'infondata supervalutazione di conoscenze linguistiche
NO la descrizione psicologica della vostra personalita
NO l'obbligo ad inserire le referenze, nel caso ci fossero da mettere a fine CV
SI la chiara descrizione delle mansioni ricoperte con date precise e con le competenze acquisite
SI il rilevo e quindi la facile individuazione dell'attuale occupazione
SI l'indicazione dell'inquadramento e la retribuzione (non state scrivendo all'ufficio delle tasse!)
SI gli interessi extra professionali
SI l'autorizzazione al trattamento dei propri dati personali





In Italia non serve tutto ciò... per lavorare bene ci vuole solo una conoscenza! :angry2:


#3 Guest_Seborga_*

Guest_Seborga_*
  • Ospite

Inviato 29 September 2006 - 13:38:40


Si va beh, hai ragione al 50%...vai a Milano e se non hai un buon curriculum...di carriera ne fai poca.

I privati pensano alla produttività non all'amico.

La concorrenza taglia questo problema...rimane solo per gli enti pubblici...

...ma prima o poi sparirà.

Giusto Tati che hai scritto la "prassi" per realizzare un curriculum.

Sarebbe bello si potesse scrivere anche in moldavo


#4 Cicerone

Cicerone

    Nb

  • Ambasadiani MI1e
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    Medaglie

Inviato 29 September 2006 - 14:24:49


Visualizza messaggioSeborga, su 29-Sep-2006 14:38, dice:

Si va beh, hai ragione al 50%...vai a Milano e se non hai un buon curriculum...di carriera ne fai poca.

I privati pensano alla produttività non all'amico.

La concorrenza taglia questo problema...rimane solo per gli enti pubblici...

...ma prima o poi sparirà.

Giusto Tati che hai scritto la "prassi" per realizzare un curriculum.

Sarebbe bello si potesse scrivere anche in moldavo




mettici però che le aziende private e multinazionali hanno bisogno anche loro di "conoscenze" per autorizzazoni e varie, ecc.. ecc..



quindi facciamo 70% conoscenza e per il restante 30% concordo nel dire buon curriculum a tutti... e non è poco rispetto ai regimi passati ed in effetti oggi corrisponde anche alla percentuale di movimento nelle classi sociali! ... poi con la buona salute ci si accontenti anche del proprio mondo... e chi si accontenta gode :p


#5 XCXC

XCXC

    TpX2MI

  • Ambasadiani MIra
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    Medaglie








Inviato 29 September 2006 - 14:42:27


curriculum e saper fare vengono richiesti dalle aziende che hanno concorrenti ad alti livelli.

In Italia, purtroppo le aziende hanno sempre "ripianato" la loro "inattivita' intellettuale" con i contributi dello stato, nord Italia compreso...

In due parole.. i contributi hanno danneggiato le aziende, l'Italia ecc... hanno dato potere ai politici che a sua volta inserivano raccomandati mandando allo sfascio parecchie attivita'...

quello che e' succcesso a Parmalat, alitalia, telecom ecc... e' solo la punta dell'iceberg di una situazione ormai al collasso...

da  noi al nord c'era un detto: "chi va aRoma prima o poi fallisce" e cioe'... le aziende che avevano legami politici... prima o poi erano destinate a fallire...

il piccolo fallisce quando il politico amico non c'e' piu'... le grandi aziende quando l'europa non accetta piu' finanziamenti pubblici.

Senza finanziamenti pubblici il politico, di fatto, non avrebbe piu' potere!

E questo da fastidio sia a sx sia dx

W gli USA... l'unico Paese dove funziona il capitalismo.



.


#6 Cicerone

Cicerone

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    Medaglie

Inviato 29 September 2006 - 15:17:44


Born in the U.S.A., born in the U.S.A.... the good "Boss" B)


#7 bracciodiferro

bracciodiferro

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    Medaglie

Inviato 04 November 2006 - 12:11:28


bene...


#8 trawel

trawel

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Inviato 19 December 2006 - 22:16:35


Visualizza messaggioCicerone, su 29-Sep-2006 09:37, dice:

In Italia non serve tutto ciò... per lavorare bene ci vuole solo una conoscenza! :angry2:

ti quoto alla grande a Torino e provincia è così.



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#9 XCXC

XCXC

    TpX2MI

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    Medaglie








Inviato 02 November 2013 - 18:06:14


Visualizza messaggioXCXC, su 29 September 2006 - 14:42:27, dice:

curriculum e saper fare vengono richiesti dalle aziende che hanno concorrenti ad alti livelli.

In Italia, purtroppo le aziende hanno sempre "ripianato" la loro "inattivita' intellettuale" con i contributi dello stato, nord Italia compreso...

In due parole.. i contributi hanno danneggiato le aziende, l'Italia ecc... hanno dato potere ai politici che a sua volta inserivano raccomandati mandando allo sfascio parecchie attivita'...

quello che e' succcesso a Parmalat, alitalia, telecom ecc... e' solo la punta dell'iceberg di una situazione ormai al collasso...

da  noi al nord c'era un detto: "chi va aRoma prima o poi fallisce" e cioe'... le aziende che avevano legami politici... prima o poi erano destinate a fallire...

il piccolo fallisce quando il politico amico non c'e' piu'... le grandi aziende quando l'europa non accetta piu' finanziamenti pubblici.

Senza finanziamenti pubblici il politico, di fatto, non avrebbe piu' potere!

E questo da fastidio sia a sx sia dx

W gli USA... l'unico Paese dove funziona il capitalismo.

e 7 anni dopo NULLA E' CAMBIATO IN QUESTO PAESE.......

un po' di storia dell'Alitalia (ma si potrebbe approfondire in qualsiasi azienda pubblica o partecipata e trovare lo stesso marcio)

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01 NOV 2013 15:40
ALITALIA FOLLIES -

DALL’IDEA DI UN GRATTACIELO IRI A NEW YORK AI BIGLIETTI GRATIS: TUTTE LE SPESE DEMENZIALI CHE HANNO DISTRUTTO LA COMPAGNIA DI BANDIERA

La sede faraonica alla Magliana, costata troppo e usata poco - Un albergo intero affittato a Malpensa senza usarlo - La “biglietteria speciale” che emetteva ticket gratis a politici, giornalisti e manager - Le 60 sedi all’estero, in paesi dove non arrivavano più aerei Alitalia - Le sponsorizzazioni a pioggia, spesso a ditte amiche degli amici…



Immagine inviata
alitalia vignetta

Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

La chiamavano in gergo «biglietteria speciale». Perché davvero speciali erano i biglietti che emetteva. Intanto il costo: zero. E poi i destinatari: tutti Very important person. E tutti rigorosamente in prima classe. Politici, giornalisti, manager.... Ma anche amici e parenti. Perché a un certo punto il privilegio prese a scendere democraticamente i gradini della scala sociale. Quando nel 2004 Giancarlo Cimoli arrivò all'Alitalia per il suo certo non indimenticabile passaggio al timone della compagnia di bandiera scoprì che la «biglietteria speciale» aveva staccato in sette anni almeno quattromila di quegli specialissimi biglietti. Quattromila.

Immagine inviata
colaninno alitalia

Capiamoci: l'Alitalia non è affondata per un pugno, anche se bello grosso, di biglietti di favore. Ma per capire come una compagnia per cui nel 1987 il presidente dell'Iri Romano Prodi poteva senza suscitare ilarità immaginare una fusione alla pari con British Airways sia ridotta oggi a malato terminale senza più nemmeno «l'unica clinica disposta ad accoglierlo», per ricordare la frase con cui Tommaso Padoa-Schioppa spiegò l'accordo con Air France poi saltato, e dal quale fuggono perfino coloro che avevano giurato di salvarla, si deve partire da qua. Da come la politica, alleata di gestioni talvolta scandalose e sindacati indifferenti alle angosce del conto economico, anno dopo anno prima contribuì a spolparla. Poi a usarla come randello elettorale.

Immagine inviata
Augusto Fantozzi

Negli anni in cui l'Iri aveva seicentomila dipendenti e controllava il 70 per cento della capitalizzazione di borsa non era un andazzo tanto raro. Basterebbe ricordare come il progetto di comprare un grattacielo a New York dove piazzare lussuose sedi delle holding di Stato sfumò soltanto per i contrasti fra i vari boiardi. Chi sarebbe finito al primo piano? E a chi, invece, sarebbe toccato l'attico con vista sull'Empire, il Chrysler e le Torri gemelle? Ma quanto a grandeur, l'Alitalia non la fregava nessuno.

Immagine inviata
ind03 gianc cimoli

Chiamato a officiare la sepoltura della vecchia compagnia di bandiera che aveva passato il marchio a Roberto Colaninno e ai «capitani coraggiosi che lo affiancavano», il commissario Augusto Fantozzi ebbe un ufficio nella gigantesca sede della Magliana, a venti chilometri da Fiumicino, che sarebbe stata troppo grande anche per la General Motors. L'avevano pagata 250 miliardi di lire (quando i miliardi erano miliardi) dopo aver venduto per 90 il palazzo dell'Eur. Una rimessa secca di 160 miliardi, con in più i costi faraonici di un complesso faraonico.

Immagine inviata
Passera alitalia

Ma quella era solo una tessera del mosaico. Da lì Fantozzi scoprì che c'erano 60 (sessanta) sedi all'estero. Rimaste aperte per anni, nonostante gli scali coperti dalla compagnia italiana si fossero negli anni miseramente ridotti a una quindicina. Non parliamo di quella londinese di Heathrow, arrivata a stipendiare trecento persone. Ma per esempio di un ufficio in Libia. O in Senegal. O delle due sedi indiane, Mumbai e Delhi.

Immagine inviata
berlusconi aereo alitalia

Oppure degli uffici di Hong Kong, dove non arrivavano più da tempo nemmeno i cargo con il tricolore stampato sulla coda ma c'erano ancora 15 dipendenti e un conto da 1200 dollari da pagare ogni giorno all'hotel Hyatt. Del resto, davanti ai conti degli alberghi l'Alitalia non ha mai fatto una piega.
Come quando pagò per un anno intero seicento stanze negli hotel intorno a Malpensa destinate agli equipaggi che avrebbero dovuto fare base nello scalo varesino. Rimaste ovviamente vuote. E pagò con leggerezza. La stessa leggerezza con cui volava sugli ostacoli il cavallo montato dall'esperto fantino Giuseppe Bonomi: il manager più amato da Umberto Bossi, che quando era presidente dell'Alitalia gareggiava nei concorsi ippici sponsorizzati dalla compagnia di bandiera.

Immagine inviata
Giuseppe Bonomi

Non l'unica sponsorizzazione, sia chiaro. Il logo dell'Alitalia era stampato sui pettorali dei concorrenti delle marce podistiche di Ostia, campeggiava negli stadi di pallavolo del varesotto, sul giornalino dell'Eur di Roma... Anche quando la crisi era ormai diventata nera, nerissima. Era allora, anzi, che i geni della comunicazione aziendale riuscivano a dare il meglio di sé. Fu pochi mesi prima del tracollo che venne sventata per miracolo la sponsorizzazione di una mostra di abiti di sposa a Tokyo.

Immagine inviata
Padoa Schioppa

Mentre nulla riuscì ad arrestare l'inevitabile doppio restiling della costosissima rivista di bordo Ulisse 2000, famosa per le illustri collaborazioni (non gratuite, immaginiamo) di alcune delle firme giornalistiche più note. Il primo assegnato a una società dell'ex collaboratrice dell'ex gran maestro della massoneria Armando Corona, compensata per il disturbo con 10 mila euro al mese.
Il secondo affidato a una ditta di cui era proprietario per metà l'attore Pino Insegno, che partecipò anche uno spettacolo alla Sala Umberto di Roma con tanto di attori e attrici vestiti da piloti e hostess per festeggiare i sessant'anni dell'Alitalia. Ideona poi replicata a New York, stavolta senza Insegno, per i cinquant'anni del primo volo da Roma.
Il tutto, giusto poche settimane prima che saltasse la vendita ad Air France, che Silvio Berlusconi rivincesse le elezioni e che i suoi «capitani coraggiosi» scendessero in campo per «salvare» la compagnia di bandiera. Di lì a poco, la società di Insegno per il restiling di Ulisse 2000 si sarebbe trovata nella lista dei creditori della vecchia Alitalia, con 77 mila euro. Fianco a fianco con Peccati di Capri, la pasticceria napoletana che forniva i cioccolatini di benvenuto offerti ai passeggeri dell'Alitalia: 3.852 euro. Fossero almeno serviti ad addolcire la pillola...



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