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Il nuovo presidente USA


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Questa discussione ha avuto 27 risposte

#21 Tota

Tota

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Inviato 26 January 2009 - 18:07:40


Cita

Visualizza messaggiosergio3, su 21-Jan-2009 11:55, dice:

» 2009-01-20 21:47
Le frasi chiave del discorso
ROMA - Ecco le frasi chiave del discorso pronunciato oggi da Barack Obama durante la cerimonia dell'insediamento.

- LE SFIDE - Vi dico oggi che le sfide che abbiamo di fronte sono reali, che sono gravi e sono molte. Non saranno superate facilmente o in un breve arco di tempo, ma vi prometto che le supereremo.

- LE ORIGINI - Nel nostro viaggio non abbiamo mai scelto scorciatoie né ci siamo accontentati. Non è stato il viaggio di chi preferisce lo svago al lavoro o persegue solo i piaceri dei ricchi e famosi. E' stato piuttosto il viaggio di chi corre rischi, (...) di uomini e donne che hanno lavorato, spesso senza fama, e che ci hanno portati verso la prosperità e la libertà. Hanno viaggiato attraverso oceani alla ricerca di una nuova vita. Hanno lavorato (...) hanno combattuto e sono morti, a Concord e Gettysburg, in Normandia e a Khe Sahn.

- ORGOGLIO - Rimaniamo la più prospera e potente nazione in Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi di quando questa crisi è iniziata. Le mostre menti non sono meno ingegnose... Ma é finito il tempo di proteggere interessi limitati e di rimandare le decisioni scomode. A partire da oggi dobbiamo rialzarci, scrollarci la polvere di dosso e ricominciare il lavoro per rifare l'America.

- ECONOMIA - Ovunque si guardi c'é del lavoro da fare. Lo stato della nostra economia ci chiama all'azione, coraggiosa e rapida. E noi agiremo, non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuove fondamenta della crescita.

- FALSE SCELTE - Quel che i cinici non hanno ancora capito è che il terreno é franato sotto i loro piedi. Che gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non valgono più. La domanda da farsi oggi non è se il governo è troppo grande o troppo piccolo ma se funziona. Né la domanda deve essere se il mercato sia una forza buona o cattiva: il suo potere di generare ricchezza e espandere la libertà è senza rivali, ma questa crisi ci ha ricordato che senza un occhio attento i mercati possono perdere il controllo e una nazione non può prosperare quando favorisce solo chi è prospero.

- IRAQ E AFGHANISTAN - Inizieremo a lasciare responsabilmente l'Iraq alla sua gente, a forgiare la pace in Afghanistan. Con vecchi amici e ex nemici, lavoreremo instancabilmente per contenere la minaccia nucleare. Non ci scuseremo per il nostro modo di vita e non esiteremo nel difenderlo. E a coloro che vogliono avanzare inducendo il terrore e massacrando innocenti, diciamo che il nostro spirito é più forte e non può essere spezzato; non potete batterci, noi vi sconfiggeremo.

- UNA NAZIONE PATCHWORK - Sappiamo che la nostra eredità patchwork è forza e non debolezza. Siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei, indù e non credenti. Siamo formati da ogni lingua e cultura, provenienti da ogni angolo della Terra; e siccome abbiamo sentito il sapore amaro della guerra civile e della segregazione e siamo emersi da quel buio capitolo più forti e più uniti, non possiamo che credere che vecchi odi un giorno passeranno... che l'America deve giocare il suo ruolo nell'avviare una nuova era di pace.

- MANO TESA ALL'ISLAM - Al mondo islamico: noi cerchiamo una nuova strada basata sul mutuo interesse e sul mutuo rispetto. A coloro che si aggrappano al potere con la corruzione e con l'inganno e che reprimono il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della storia, ma che noi vi tendiamo la mano se siete disposti ad aprire il vostro pugno.

- POVERTA' E AMBIENTE - Ai popoli delle nazioni povere: ci impegniamo a lavorare al vostro fianco per far prosperare le vostre fattorie e far scorrere acqua pulita, per nutrire corpi e menti. E a quelle nazioni che come noi godono di benessere diciamo che non possiamo più guardare con indifferenza chi soffre fuori dai nostri confini, così come non possiamo consumare le risorse del mondo senza considerarne gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi cambieremo con lui.

- VALORI E RESPONSABILITA' - Le nostre sfide possono essere nuove, ma i valori dai quali dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e correttezza, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - queste cose sono antiche (...). Quel che ci viene richiesto è una nuova era di responsabilità, un riconoscimento da parte di ogni americano che abbiamo doveri verso noi stessi, verso la nazione e verso il mondo, doveri che non accettiamo a malincuore ma che abbracciamo di buon grado (...). Questo è il prezzo e la promessa dell'essere cittadino, questa è la forza della nostra fiducia, la consapevolezza che Dio ci chiama a dar forma a un futuro incerto.

Questo capodopera è frutto del genio, "super-stratega" e consulente economico - David Axelrod, pourquoi pas?! Si legge bene...Vediamo poi puntata per puntata. Proviamo a fantasticare... Almeno questo lusso ci lo possiamo permettere?!



QUOTE
Un cuore aperto va oltre l'identità che ognuno di noi si affanna nel voler palesare. Autore Sabrina Bertocchi

#22 sergio3

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Inviato 26 January 2009 - 18:47:06


Visualizza messaggioTota, su 26-Jan-2009 18:07, dice:

Questo capodopera è frutto del genio, "super-stratega" e consulente economico - David Axelrod, pourquoi pas?! Si legge bene...Vediamo poi puntata per puntata. Proviamo a fantasticare... Almeno questo lusso ci lo possiamo permettere?!

Hai individuato correttamente l'autore del discorso--
Ancora non mi pronuncio sul suo programma di conduzione degli USA-- qualche dubbio ce l'ho--Eredita una situazione a dir poco catastrofica lasciata da uno stupido incompetente-- e mi dispiace per i sostenitori del texano-- personalmente. come avevo già detto: lo manderei sotto processo all'Ajia come  Karadžić--

Aspetto i canonici 100 giorni per giudicare (e so che sono pochi, ma l'impostazione la si può vedere)

Dipende cosa imporranno le lobbies di potere e la fortissima comunità Ebraica--



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#23 giemme74

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Inviato 26 January 2009 - 21:05:15


dal punto di vista economico, c'e' poco da aspettarsi, aldilà delle panzane dei politici finti ottimisti che parlano (al popolo bue) di un 2009 di ripresa... la vera ripresa, molto lenta, ci dovrebbe essere solo a partire dal 2011....



nella politica estera prevedo un obama inesistente, si occuperà dei problemi interni, come è logico che sia...



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#24 Guest_Azzurro_*

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Inviato 26 January 2009 - 22:13:08


26 gennaio 2009

La crisi accende le piazze dell'Europa


Manifestazioni_Islanda.jpg


Islanda a ferro e fuoco (relativamente) e ondata di protesta contro la recssione. Baltici sull'orlo di una crisi di nervi, Grecia agitata e Bulgaria a pezzi. Arriva una nuova rivoluzione per la perdita del benessere?

Non c’è il Quarto stato in piazza, si contano sulle dita di una mano gli operai fra i tanti che da giorni tirano pietre, carta igienica, e - moda che s’afferma - scarpe, contro i palazzi del potere di Reykjavik. L’anima della rivolta sono coloro che hanno perso la ricchezza, non quelli che non l’hanno mai avuta. L’Islanda era sino a due anni fa regina in ogni classifica di sviluppo e benessere, un Bengodi che cresceva senza sosta. Poi c’è stata la crisi finanziaria, la bancarotta generalizzata, il pil previsto in flessione di 10 punti. Il popolo della piccola tigre dell’Atlantico del Nord, terra di geisser, di banche e di Suv, teme di perdere tutto e protesta sull’orlo di una crisi di nervi.

Da martedì i cortei sfilano davanti all’Althing, il parlamento islandese. Giovedì, per la prima volta dal 1949, anno dell’adesione alla Nato, sono intervenuti i reparti antisommossa coi gas lacrimogeni per disperdere la folla. Erano due-tremila anime, ma sull’isola fredda fanno l’1% della popolazione. Hanno bersagliato con uova e lattine persino l’auto del premier Geir Haarde, che ieri ha annunciato elezioni anticipate per il 9 maggio. Vogliono che la politica si rimbocchi le maniche, risolva la crisi, allontani i corrotti. La gente comune non si sente colpevole della crisi e non intende pagarne il prezzo. Tocca a deputati e banchieri. Per questo è pronta a tutto.

Capita però che non siano i soli. E che all’insofferenza islandese se ne accompagni una diffusa nei paesi del Baltico, nell’Europa dell’Est e, madre di tutte le recenti proteste, in Grecia. Gli osservatori cominciano a segnalare un’ondata circolare di disordini latenti in numerosi stati. La diagnosi diffusa è che la crisi economica provocherà presto altri sommovimenti. «Può succedere quasi dappertutto - ha detto alla Bcc il direttore del Fmi, Dominique Strauss Kahn -, può capitare da noi come negli emergenti. Sinora abbiamo avuto scioperi che sembrano normali, ma credo che la situazione possa peggiorare in fretta».

E’ un quadro «molto, molto serio», stigmatizza il francese di Washington. Ha motivo di essere preoccupato. Una settimana se le sono date di santa ragione a Sofia. Duemila persone si sono raccolte davanti al parlamento bulgaro spinte dal desiderio, dicevano gli organizzatori, «di non essere più il paese più povero e corrotto dell’Unione europea». Fianco a fianco hanno sfilato gli agricoltori, preoccupati per il basso valore dei loro prodotti, e gli studenti, infuriati per la troppa criminalità e insicurezza. Le forze dell’ordine ci sono andate pesanti. Botte e arresti.

Gli analisti fanno notare che il male bulgaro è una questione di malcostume politico, non di crisi economica, perchè il paese non è in recessione (pil 2009 previsto a +1,8%). L’insofferenza è però abile a colpire nel debole ogni volta che varca un confine. Ed è contagiosa. Ne sa qualcosa il governo lettone. A Riga si sono avuti i disordini più violenti dalla caduta della Cortina di ferro. Un corteo di 10 mila persone ha sfidato apertamente la polizia per chiedere un’azione di rilancio economico al governo. Quest’anno la crescita nello stato baltico sarà negativa di 7 punti e l’occupazione raddoppierà al 10%. «E’ crollata la fiducia nelle istituzioni», concede il presidente Valdis Zatlers, ormai rassegnato a spingere per le elezioni anticipate.

«Sono segnali seri e non ancora gravi - spiega una fonte diplomatica di Bruxelles -. Il problema è se la scintilla dovesse reinnescarsi nei grandi paesi, anzitutto in Grecia». E l’Italia? «E’ tranquilla, per il momento». Ad Atene, in effetti, i sindacati minacciano nuovi scioperi «probabili» dopo l’ondata di violenza di dicembre. Gli economisti stimano che il barometro della tensione si muoverà in parallelo con l’andamento della disoccupazione. Vuol dire che Francia, Spagna e Irlanda sono sul livello di guardia. «C’è una crescente convinzione le autorità pubbliche hanno perso il controllo della situazione» puntualizza Robert Wade, un economista della London School of Economics. Occorre una sana iniezione di fiducia nel momento in cui la crisi picchia più duro. «In caso contrario - si sottolinea a Bruxelles - sarà la piazza a parlare. Con conseguenza realmente difficili da prevedere».

Marco Zatterin


#25 sergio3

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Inviato 26 January 2009 - 22:59:16


Visualizza messaggioAzzurro, su 26-Jan-2009 22:13, dice:

26 gennaio 2009

La crisi accende le piazze dell'Europa

Islanda a ferro e fuoco (relativamente) e ondata di protesta contro la recssione. Baltici sull'orlo di una crisi di nervi, Grecia agitata e Bulgaria a pezzi. Arriva una nuova rivoluzione per la perdita del benessere?

Non c’è il Quarto stato in piazza, si contano sulle dita di una mano gli operai fra i tanti che da giorni tirano pietre, carta igienica, e - moda che s’afferma - scarpe, contro i palazzi del potere di Reykjavik. L’anima della rivolta sono coloro che hanno perso la ricchezza, non quelli che non l’hanno mai avuta. L’Islanda era sino a due anni fa regina in ogni classifica di sviluppo e benessere, un Bengodi che cresceva senza sosta. Poi c’è stata la crisi finanziaria, la bancarotta generalizzata, il pil previsto in flessione di 10 punti. Il popolo della piccola tigre dell’Atlantico del Nord, terra di geisser, di banche e di Suv, teme di perdere tutto e protesta sull’orlo di una crisi di nervi.

Da martedì i cortei sfilano davanti all’Althing, il parlamento islandese. Giovedì, per la prima volta dal 1949, anno dell’adesione alla Nato, sono intervenuti i reparti antisommossa coi gas lacrimogeni per disperdere la folla. Erano due-tremila anime, ma sull’isola fredda fanno l’1% della popolazione. Hanno bersagliato con uova e lattine persino l’auto del premier Geir Haarde, che ieri ha annunciato elezioni anticipate per il 9 maggio. Vogliono che la politica si rimbocchi le maniche, risolva la crisi, allontani i corrotti. La gente comune non si sente colpevole della crisi e non intende pagarne il prezzo. Tocca a deputati e banchieri. Per questo è pronta a tutto.

Capita però che non siano i soli. E che all’insofferenza islandese se ne accompagni una diffusa nei paesi del Baltico, nell’Europa dell’Est e, madre di tutte le recenti proteste, in Grecia. Gli osservatori cominciano a segnalare un’ondata circolare di disordini latenti in numerosi stati. La diagnosi diffusa è che la crisi economica provocherà presto altri sommovimenti. «Può succedere quasi dappertutto - ha detto alla Bcc il direttore del Fmi, Dominique Strauss Kahn -, può capitare da noi come negli emergenti. Sinora abbiamo avuto scioperi che sembrano normali, ma credo che la situazione possa peggiorare in fretta».

E’ un quadro «molto, molto serio», stigmatizza il francese di Washington. Ha motivo di essere preoccupato. Una settimana se le sono date di santa ragione a Sofia. Duemila persone si sono raccolte davanti al parlamento bulgaro spinte dal desiderio, dicevano gli organizzatori, «di non essere più il paese più povero e corrotto dell’Unione europea». Fianco a fianco hanno sfilato gli agricoltori, preoccupati per il basso valore dei loro prodotti, e gli studenti, infuriati per la troppa criminalità e insicurezza. Le forze dell’ordine ci sono andate pesanti. Botte e arresti.

Gli analisti fanno notare che il male bulgaro è una questione di malcostume politico, non di crisi economica, perchè il paese non è in recessione (pil 2009 previsto a +1,8%). L’insofferenza è però abile a colpire nel debole ogni volta che varca un confine. Ed è contagiosa. Ne sa qualcosa il governo lettone. A Riga si sono avuti i disordini più violenti dalla caduta della Cortina di ferro. Un corteo di 10 mila persone ha sfidato apertamente la polizia per chiedere un’azione di rilancio economico al governo. Quest’anno la crescita nello stato baltico sarà negativa di 7 punti e l’occupazione raddoppierà al 10%. «E’ crollata la fiducia nelle istituzioni», concede il presidente Valdis Zatlers, ormai rassegnato a spingere per le elezioni anticipate.

«Sono segnali seri e non ancora gravi - spiega una fonte diplomatica di Bruxelles -. Il problema è se la scintilla dovesse reinnescarsi nei grandi paesi, anzitutto in Grecia». E l’Italia? «E’ tranquilla, per il momento». Ad Atene, in effetti, i sindacati minacciano nuovi scioperi «probabili» dopo l’ondata di violenza di dicembre. Gli economisti stimano che il barometro della tensione si muoverà in parallelo con l’andamento della disoccupazione. Vuol dire che Francia, Spagna e Irlanda sono sul livello di guardia. «C’è una crescente convinzione le autorità pubbliche hanno perso il controllo della situazione» puntualizza Robert Wade, un economista della London School of Economics. Occorre una sana iniezione di fiducia nel momento in cui la crisi picchia più duro. «In caso contrario - si sottolinea a Bruxelles - sarà la piazza a parlare. Con conseguenza realmente difficili da prevedere».

Marco Zatterin

Ma scusa Azzurro, non volermene, ma cosa c'entra l'articolo tratto da "LiberaliPerIsraele" con il nuovo Presidente USA  ?
L'ho riletto  diverse volte, ma credo che c'entra come i cavoli a merenda--Scusa, ma il quarto stato mancante sono forse gli USA ??--non credo proprio--



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#26 sergio3

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Inviato 27 January 2009 - 12:54:17


Qualcosa di positivo ha cominciato a farlo--sempre che riesca a portarlo a termine-- Alla faccia del Texano imbriacone che una volta ebbe a dire che per prevenire gli incendi delle foreste, l'intervento più corretto era : "Abbattere tutti gli alberi"--

» 2009-01-27 07:48
CLIMA: OBAMA CHIEDE REVISIONI LIMITI PER AUTO
di Emanuele Riccardi

NEW YORK - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha aperto la strada alla nuova 'auto pulita', chiedendo che venga riesaminata la possibilità di autorizzare la California a varare regole più severe sull'inquinamento atmosferico. Obama, che ha fatto l'annuncio nella 'East Room' della Casa Bianca, ha anche auspicato la definizione di regole più dure sui consumi automobilistici entro il 2011, oltre a chiedere che tutti gli edifici federali diventino 'verdi' e consumino meno energia nei prossimi anni.

Rispetto al suo predecessore George W. Bush, quello annunciato da Obama rappresenta un vero cambiamento di rotta, anche se non si tratta della svolta 'brutale' che alcuni avevano auspicato. Il nuovo inquilino della Casa Bianca non ha infatti immediatamente concesso alla California, lo Stato più popoloso e quello in cui si vende il maggior numero di auto, l'esenzione alle regole federali sulle emissioni che provocano l'effetto serra. Obama ha chiesto all'Environmental Protection Agency (Epa), l'equivalente del nostro ministero dell'Ambiente, di riesaminare il caso californiano e quindi decidere sulla via da seguire. Nel 2007, l'Epa di George W. Bush, il predecessore di Obama, non aveva concesso l'esenzione.

E' probabile che l'Epa dirà di sì alla California, ma ci vorranno diversi mesi, per organizzare una serie di audizioni pubbliche. L'industria dell'auto si è sempre opposta strenuamente a queste misure e prospetta una serie di ricorsi, anche se in passato li ha sempre persi. I costruttori americani, in profonda crisi, sostengono che produrre auto per due mercati diversi, quello 'pulito' californiano, e quello 'tradizionale' pone una serie di grandi difficoltà tecniche e farebbe lievitare i costi. I colossi di Detroit (Ford, Gm e Chrysler), vista la crisi che li ha colpiti, non sono però in posizione di forza, dato che per sopravvivere hanno ottenuto aiuti per oltre 17 miliardi di dollari.

Il ragionamento di Obama è il seguente: l'America deve puntare all'indipendenza energetica, e le future auto pulite dovranno essere prodotte negli Stati Uniti. "Voglio essere assolutamente chiaro - ha detto Obama- il nostro obiettivo non è quello di porre nuovi ostacoli ad una industria già in pesanti difficoltà; è quello di aiutare i costruttori americani a prepararsi per il futuro". Con l'ipotesi di autorizzare la California a definire standard più severi sull'inquinamento auto, Obama, un democratico, ha di fatto sancito la nascita di un asse ambientalista bipartisan, con posizioni vicine a quelle del governatore Arnold Schwarzenegger, un repubblicano. Nel 2007 la California di Schwarzy, seguita poi da altri 13 Stati soprattutto della costa orientale (tra cui New York, New Jersey Massachusetts e Pennsylvania), aveva chiesto all'Epa di autorizzare il Golden State a stilare regole più severe in materia di inquinamento auto.

Un eventuale (e probabile) via libera dell'Epa alle regole della California significherà di fatto il varo di misure nazionali, visto il peso degli Stati in questione. Difficile credere che i costruttori continueranno a fare modelli più inquinanti per gli Stati del Midwest o per il Texas. Secondo la legge in vigore, il Clean Air Act, la California ha il diritto di stilare le proprie regole in materia di inquinamento auto, visto che lo Stato aveva varato la prima legge in materia prima dell'esistenza di una legge federale. Una volta concessa l'esenzione alla California, altri Stati hanno il diritto di seguire il suo esempio. Schwarzy si è immediatamente congratulato con Obama per la decisione odierna, affermando che "la California e l'ambiente hanno ora un alleato forte alla Casa Bianca".

La scorsa settimana, il governatore aveva scritto al neo-presidente, auspicando un nuovo esame da parte dell'Epa: "La Sua Amministrazione ha una opportunità unica per portare gli Stati Uniti a prendere la leadership globale nel risolvere i cambiamenti climatici".  ----

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#27 sergio3

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Inviato 27 January 2009 - 15:34:26


Cossiga, Obama e quelli che finiscono male...

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Usa/ Cossiga: Obama? Non nero e idealista ma caffelatte e cinico
E' un grande retore ma non dice nulla, imbroglia afro-americani

postato 4 giorni fa da APCOM


Roma, 22 gen. (Apcom) - Il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, non ha gradito il discorso di insediamento di Barack Obama e in un'intervista a 'Il Giornale', spiega: "Già sapevo che Barack è un grande retore, di quel tipo di retorica capace in 18 minuti di dire tutto, senza dire nulla".

Per il senatore a vita, il neo presidente Usa "imbroglia gli afro-americani...E' figlio di una ricca americana che si è presa uno sfizio con un ricco nero che l'ha abbandonata. Questa è la storia".

Cossiga descriva Obama come "caffelatte, più latte che caffè" e poi aggiunge che è "un cinico vero". "Credo non creda in nulla. Ma il più grande cinico - dice - è colui che riesce a far credere nei valori nei quali lui stesso non crede. E' un arabo-americano, che non dimenticherà mai la religione di origine, l'Islam. Un accanito nemico di Israele che cercherà di accontentare soprattutto i suoi amici finanzieri e industriali, facendo pagare la crisi all'Europa. E che se non si metterà d'accordo con Hamas finirà con il deludere tutti. Gli dò un consiglio: ricordi che nella storia chi si è messo contro gli ebrei e Israele è finito male".

http://notizie.alice....,17665695.html



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#28 XCXC

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Inviato 06 October 2009 - 01:04:43


Visualizza messaggiogiemme74, su 20-Jan-2009 21:18, dice:

Allegato attachment



Auguri Obama... ne hai tante di parole da mettere in pratica e di promesse da mantenere... vedremo...


sisi intanto il tapino s'e' piegato ai musi gialli...

e non ricevera' il Dalai Lama

ma che democratico in gamba abbiamo a capo della potenza numero uno del pianeta !!!!!

e siamo solo all'inizio del declino USA con questo presidentuccolo...

W BUSH JR E SR :)

flash191108703.jpg

ecco un'altro illustre statista :24: leccapiedi dei cinesi che non ha incontrato il Dalai Lama

PRODI.jpg

ps: non e' che Frattini sia tanto meglio eh...

ps2: ha ragione Licio Gelli che questi politici, pur con un'ampia maggioranza, non hanno gli attributi per governare.



.





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