Cristal, su 22-Mar-2010 21:51, dice:
onestamente non mi sento di dover ringraziare Berlusca di nulla
"Amo l’Italia e il premier" Immigrato chiama il figlio Silvio Berlusconi
La scelta di Anthony, 36 anni, operaio arrivato dal Ghana. "Che c’è di strano? E’ un modo per dire grazie a chi mi ha dato il permesso di soggiorno", spiega
Modena, 23 marzo 2010 - Il piccolo Silvio Berlusconi mangia un gelato e sta davanti alla tv a vedere la partita del Milan. Non c’è da stupirsi, con un nome così. «Anche se io tifo Inter...», spiega papà Anthony, 36 anni, originario del Ghana. La casa, un appartamento alla periferia nord di Modena, è piccolina. Anthony, operaio metalmeccanico con un passato da cantante, ci vive con i figli Isaac, 8 anni, e Nanama, 16 anni. E da un mesetto è arrivato anche lui, il più piccino: Silvio Berlusconi. Silvio Berlusconi Boahene, anche se ha rischiato di chiamarsi George Bush o Tony Blair. Neanche cinque anni, nato ad Accra, capitale del Ghana, il 9 settembre 2005, così recita il passaporto. E pare che il funzionario dell’anagrafe locale non abbia battuto ciglio. A differenza di qualche interlocutore italiano che ha trovato da ridire: «Ma si rende conto? Un nome del genere può creare problemi al bambino. E poi, lo sa?, Berlusconi non ha fatto solo cose buone». Ma ad Anthony certi discorsi non interessano. «Credo di dovere a Berlusconi il mio permesso di soggiorno — spiega sorridendo —. Volevo dare a mio figlio il nome di un grande capo politico. Mi piace, mi piace tutto di lui...».
Anthony si è innamorato del nostro paese nel 2002. La sua storia non è come tutte le altre. In patria è conosciuto come B. Brown, cantante di un genere definito hip-life, un apprezzato mix tra musica religiosa e pop. B. Brown ha cantato per le comunità ghanesi in Finlandia, Danimarca, Germania, Francia. Un giorno, nel 2002, fa tappa a Palermo. «E lì ho vissuto per due anni. Trovo che questo paese sia bellissimo. Tranquillo, con un grande calore umano». Nel 2004 si trasferisce a Modena. In quegli anni è Berlusconi il capo del governo. Lui invece non è più B. Brown, è solo Anthony: «Per vivere lavoro da sei anni come metalmeccanico. La musica può aspettare, ora non ho tempo, ci sono i miei figli».
Il più piccolo lo chiama semplicemente Silvio. Ha già iniziato a frequentare l’asilo, pronuncia le prime parole in italiano. A casa, dice, hanno preso bene la scelta del nome. E anche i colleghi di lavoro. «Non c’è problema. A me Berlusconi piace come parla, come si muove. Come persona, anche se non seguo molto la politica». Pierluigi Bersani, il segretario del Pd? Anthony assume un’aria interrogativa: «No, mi dispiace non lo conosco». Il governo ha dato un giro di vite sull’immigrazione: «Va bene, le leggi vanno rispettate e basta, in ogni paese è così». Fra tre anni potrà diventare cittadino italiano. Inutile chiedergli per chi voterà. «Per Berlusconi, di sicuro». E un giorno, sorride, potrà votare anche il suo piccolo Silvio.
Che futuro sogna per i suoi figli? Dottoressa, calciatore. E Silvio Berlusconi? «Presidente, questo bambino sarà presidente. Del Ghana o dell’Italia, non importa. Voglio che studi politica, che si prepari».
di Marco Bilancioni