Il criminologo Massimo Picozzi: questi episodi aberranti fanno storia a sé
«Il bullismo è la vera emergenza»
ROBERTO BRUSADELLI
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«L’episodio del pestaggio del ragazzo Down diffuso su internet è sicuramente un caso di pura violenza, di sopraffazione dettata da un odio cieco. Ma rappresenta un’eccezione, nel senso che le statistiche dimostrano come, su 50 delitti l’anno commessi da minorenni in Italia, una quarantina sono imputabili a diciassettenni affiliati alla criminalità organizzata. È un po’ il discorso che da anni va avanti sul caso di Erika e Omar, sul quale si è affermato per esempio che era necessario abbassare l’età per l’imputabilità: ripeto, si tratta di situazioni aberranti che fanno storia a sé. La vera emergenza sociale, per quello che riguarda il capitolo della violenza giovanile, è rappresentata dal bullismo».
Massimo Picozzi, criminologo e scrittore noto anche al grande pubblico televisivo, commenta con la Padanial’ultima storia di giovani e violenza balzata agli onori della cronaca.
Lei ritiene dunque che in cima alla lista delle priorità ci sia la questione dei bulli, dei vandali, insomma delle cosiddette baby-gang.
«Sicuramente. Stiamo parlando di un fenomeno che interessa almeno 20mila casi l’anno. E per il quale esistono due spiegazioni: da una parte, il tipo di messaggi sociali che viene veicolato e che privilegia la subcultura del “tutto e subito”, della appropriazione predatoria di tutti quegli oggetti che sono altrettanti status symbol, dal telefonino all’iPod. Dall’altra parte, la crisi che vivono la famiglia e le tradizionali strutture di aggregazione dei giovani: scuola, oratori, società sportive».
In che senso la scuola vive questa emergenza?
«Bisogna tener conto che è tra i banchi che i ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo. E che, da 20-30 anni a questa parte, si assiste a un inserimento sempre più massiccio di soggetti che sono portatori di handicap o di situazioni di disagio psicologico. Mentre, nel corso dell’ultimo decennio, i nostri istituti stanno attraversando una fase critica dovuta all’integrazione razziale. Esistono dunque nuovi problemi di ordine relazionale, mentre il codice di comportamento etico è quello appunto del “tutto e subito”. Ora, a fronte di queste nuove sfide si assiste a una conferma della logica del “gruppo” che tiene insieme identità altrimenti insicure, malcerte».
Quali sono gli strumenti che si possono mettere in campo per affrontare, sia pure in una prospettiva di medio-lungo termine, un fenomeno così pericoloso?
«Le rispondo con una parola: investimento. Dobbiamo infatti cominciare a preoccuparci delle reali possibilità offerte anzitutto agli insegnanti di fronteggiare il problema. Ma, a parte il discorso generale sulla dequalificazione sociale di una figura che viene retribuita così mediocremente - discorso che conosco molto bene, visto che ho sposato una professoressa che insegna in una media inferiore -, i nostri docenti devono ricevere un’adeguata formazione costantemente aggiornata proprio su queste nuove dinamiche del mondo giovanile. Il che presuppone, a monte, da parte del governo, del Parlamento e delle istituzioni locali un grande progetto di intervento sul sistema scolastico e di raccordo con le famiglie. Solo a questo livello complessivo si può sperare di contrastare una crisi che minaccia città grandi e piccole e ceti di tutti i livelli sociali».
P.S.Bambini di oggi sono cativi fra di loro,io vedo a scuola di mio figlio,nessuno non li parla perche non li piace calcio e non sa giocare. Sta solo sempre e loro in gruppo. Ma non e cosi disperato diciamo!!!
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Bull -Toro (da indiani d'america e una degenerescenza da coraggio tipico del toro,che diventa agresivita ingiustificata ,e fine a se stessa)