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In Brianza
uno sportello
per badanti

Ha trovato lavoro a 455 donne

  MILANO -

Sono state soprattutto loro, badanti e tate, a rivolgersi allo sportello per assistenti familiari creato da 32 comuni della zona di Vimercate e Monza, in provincia di Milano. In sei mesi di attività si sono rivolte al servizio 455 donne, mentre le famiglie, che hanno un anziano o un bambino piccolo da far accudire, sono state solo 169.
Questo il bilancio della fase sperimentale del progetto "Network. Sistema per i servizi di cura e assistenza familiare" realizzato da Offertasociale (azienda di servizi alla persona dei comuni del nord est di Milano; ndr) in collaborazione con la Provincia di Milano.
"Il nostro scopo è stato quello di far emergere il mercato informale esistente nella zona -spiega Claudia Sala, direttrice del progetto-. C'erano già cooperative, associazioni ed enti che svolgevano un ruolo di mediazione fra famiglie e badanti. Il progetto ha permesso di metterle in rete (96 le realtà coinvolte; ndr) e di affidare all'ente pubblico, rappresentato in questo caso da Offertasociale, il ruolo di regista".
In questi sei mesi è stato creato anche un albo al quale sono iscritte, per ora, 59 badanti e otto baby sitter. Tutte hanno seguito un corso di formazione organizzato nell'ambito del progetto Network. Il compito di curare l'incontro delle famiglie con le badanti è stato affidato invece ai tre Centri per il lavoro di Vimercate, Monza e Trezzo (realtà gestite da associazioni di volontariato; ndr), che già svolgono la funzione di facilitare, anche in altri settori, l'inserimento lavorativo.
"Abbiamo predisposto anche un sistema informatico al quale possono accedere gli enti collegati al Progetto per prenotare i colloqui o per consultare il nostr albo". Da giugno a dicembre, periodo della fase sperimentale, i contratti di lavoro stipulati sono stati 14, una badante è stata assunta da una casa di ricovero e sono ancora in corso altre sette pratiche di assunzione.

Fino ad ora, però, lo sportello non ha permesso di intercettare le badanti "in nero". "Chi non è in regola non si rivolge a un ente pubblico -afferma Claudia Sala-. E poi, per iscriversi al registro occorre essere in possesso del permesso di soggiorno". Di fronte la lavoro sommerso, i comuni sono impotenti: "Con l'attuale legislazione non possiamo fare niente" spiega la direttrice del progetto. A questo si aggiunge il fattore economico: il lavoro nero conviene, a tutti. Le famiglie risparmiano sugli oneri fiscali, le badanti sperano di guadagnare di più. "È necessario trovare nuovi strumenti legislativi capaci di scardinare questa situazione", conclude Claudia Sala.

Dopo sei mesi di attività, adesso è tempo di bilanci. Domani, infatti, verrà presentata un'analisi del "Network" per le assistenti familiari, durante il convegno che si terrà al Nuovo Spazio Guicciardini di Milano (via M. Melloni, 3), dal titolo "Percorsi d'integrazione tra lavoro, formazione e servizi sociali: riconoscimento delle nuove professionallità e qualità dei servizi di cura domiciliare".
(redattoresociale)


  (2 February 2007)