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Arresti dal Trentino alla Sicilia


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#1 XCXC

XCXC

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Inviato 06 November 2006 - 17:41:05


Sfruttamento, arresti dal Trentino alla Sicilia In Val di Non,

la valle trentina considerata un'isola felice, cinque imprenditori sono stati arrestati (insieme a tre cittadini marocchini): facevano arrivare arrivare illegalmente lavoratori dal Marocco per impiegarli nella raccolta delle mele (dietro pagamento fino a 5000 euro e per soli 2,3 euro l'ora). In Sicilia è stato invece arrestato il datore di lavoro dell'operaio romeno morto nel crollo della palazzina che stava ristrutturando

  TRENTO - L'arresto di otto persone accusate di sfruttamento di manodopera clandestina e di caporalato nei campi di mele della Val di Non è giunto come una bomba in una provincia ricca dove finora fenomeni simili erano del tutto sconosciuti. Cinque imprenditori locali e tre marocchini sono stati arrestati dalla polizia con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento, alla permanenza e all'impiego di manodopera di clandestini. A mitigare l'impatto della notizia il fatto che l'inchiesta è nata su segnalazione dell'Ufficio provinciale del lavoro, il che dimostra che il controllo sul territorio funziona. Ma è inquietante che negli ultimi tempi sono venuti a galla altri episodi di sfruttamento e di lavoro nero: in ottobre l'Ufficio del lavoro aveva scoperto 25 lavoratori in nero, di cui 15 clandestini, in un cantiere edile, e la Guardia di finanza aveva trovato in Val di Fassa due infermiere occupate in nero, di cui una clandestina.

Negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli immigrati che arrivano nei meleti della Valle di Non per la raccolta: in passato a raccogliere la frutta erano i giovani studenti italiani, che così si pagavano gli studi. Poi sono arrivati i polacchi: erano lavoratori che in patria si prendevano un mese di ferie per venire qui a raccogliere mele e in quel mese guadagnavano quanto un anno intero in Polonia. Poi sono arrivati da tutto il mondo, comprese Africa e Asia.

Dalle indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Rovereto Marco Gallina, è risultato che l'organizzazione faceva arrivare i lavoratori dal Marocco facendo pagare loro una somma variabile dai 3 mila ai 5 mila euro. Una parte di questi soldi, circa 1.500 euro, veniva intascata dagli organizzatori. I nomi dei lavoratori venivano segnalati regolarmente dai titolari delle aziende all'Ufficio del lavoro di Trento, in modo che potessero avere un regolare visto. Ma una volta in Italia, i lavoratori venivano parcheggiati in due appartamenti di Rovereto finché scadeva il visto e così diventavano di fatto clandestini. Poi venivano mandati a raccogliere mele a 2 o 3 euro l'ora (la paga sindacale è di 6,25 euro lordi). In qualche caso, come ha accertato la squadra mobile di Trento, venivano mandati via senza paga dopo pochi giorni di raccolta. Sono una quarantina i clandestini scoperti dalla polizia. Ora i sindacati sono preoccupati per la loro sorte e chiedono interventi della Provincia.

Dal Trentino alla Sicilia, dove è stato arrestato Antonino Di Vincenzo, l'imprenditore che aveva vinto l'appalto per la ristrutturazione di una palazzina a Licata crollata nel settembre scorso e in cui venne gravemente ferito, rimanendo sotto le macerie per due giorni, e morendo subito essere stato riportato alla luce, l'operaio romeno Spridon Mircea, 32 anni. Di Vincenzo è accusato di omicidio colposo, favoreggiamento all'immigrazione clandestina, crollo di costruzione per colpa (non avrebbe adottato le misure di sicurezza idonee), minacce nei confronti dei familiari dell'operaio.

L'imprenditore, secondo l'accusa, avrebbe costretto i familiari di Spiridon Mircea a tacere i reali motivi della presenza del romeno nel cantiere e avrebbe poi fornito false attestazioni, sostenendo che l'uomo aveva subito l'infortunio mentre lavorava come giardiniere.

A Firenze, infine, sei cittadini romeni hanno denunciato il loro datore di lavoro, accusandolo sia di averli fatti lavorare nella sua azienda nonostante non avessero il permesso di soggiorno, sia di non averli pagati. I sei si sono rivolti ai carabinieri per ottenere il pagamento di quattro mesi di lavoro.

(ANSA)


  (6 novembre 2006)



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#2 XCXC

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  • Ambasadiani MIra
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Inviato 06 November 2006 - 18:12:11


“CAPORALATO”, L’AMAREZZA DELLA COLDIRETTI
“casi isolati, agricoltura trentina sana al 99%”

E’ amareggiato Gabriele Calliari, presidente della Coldiretti del Trentino, dopo l’operazione della polizia che ha portato alla luce una presunta organizzazione che sfruttava il desiderio di cittadini marocchini di lavorare in Trentino. Otto persone sono state arrestate: tre cittadini marocchini si trovano in carcere, mentre 5 imprenditori agricoli trentini sono agli arresti domiciliari. Calliari, interpellato da diverse testate giornalistiche locali, ha sottolineato – in attesa che venga accertato o meno quanto emerso sinora – che l’agricoltura trentina è sana al 99%. In questi anni – ha affermato tra l’altro il presidente di Coldiretti – è stata costruita una buona collaborazione con gli uffici provinciali e con la questura ed è stato fatto molto per l’accoglienza dei lavoratori stranieri nell’agricoltura trentina. In attesa che sulla vicenda venga fatta piena luce, spicca la positiva collaborazione fra gli uffici della Provincia di Trento e la Questura. Sull’efficienza degli uffici provinciali nel monitorare il mondo dell’occupazione in Trentino soddisfazione è stata espressa – accanto all’amarezza per la presunta organizzazione criminale scoperta dalla polizia  – dal presidente della Provincia, Lorenzo Dellai.

LA VICENDA
La Polizia di Stato di Trento ha portato alla luce nei giorni scorsi un presunto caso di sfruttamento di lavoratori provenienti dal Marocco. Le indagini, realizzate con la collaborazione degli uffici provinciali preposti, avrebbero consentito di individuare una organizzazione criminale transnazionale. Operante tra il Marocco e l'Italia, l’organizzazione avrebbe fatto giungere in Trentino con l’inganno circa 40 vittime.  In cambio di somme che si aggirano intorno alle 3mila - 5mila euro, a queste persone veniva promesso un lavoro a tempo indeterminato e un regolare permesso di soggiorno in Italia. Si trattava, invece, di un ingresso per lavoro stagionale non prorogabile, senza tra l'altro la possibilità di lavorare e quindi senza la possibilità di chiedere il permesso di soggiorno. Le aziende indagate sono sei e agli arresti domiciliari ci sono cinque imprenditori agricoli trentini della Vallagarina, della Valle di Non e del Bleggio.

E' OPPORTUNO SAPERE CHE LA LEGGE ai sensi dell'articolo 22, comma 12, del testo unico sull'immigrazione (D. Lgs. n. 286/1998) prevede che il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno che consente di lavorare, ovvero il cui permesso sia scaduto e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, è punito con l’arresto da tre mesi ad un anno e con l’ammenda di 5mila euro per ogni lavoratore impiegato. Inoltre, oltre ai casi previsti dal testo unico sull'immigrazione e salvo che il fatto non costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di illegalità dello straniero o nell'ambito delle attività punite a norma dell'articolo 12 del testo unico, favorisce la permanenza di questi nel territorio dello Stato in violazione delle stesse norme del testo unico, è punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a 15mila euro.

  
  
© Cinformi News (ACG) 06/11/2006



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