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Se al liceo va così...


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Questa discussione ha avuto 4 risposte

#1 Rosa

Rosa

    Amministratrice

  • Ambasadiani MIra
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    Medaglie




Inviato 01 July 2010 - 21:42:33


Il piu' grande dei miei nipoti entrera' a settembre in primo anno di liceo...
L'iscrizione 105 euro
I libri 500 euro
Questo e' solo l'inizio!
Chissa' quante cose ancora gli chiederanno a settembre :conf (13): (oltre quaderni e cose varie...)
Mi chiedo... se al liceo le cose vanno così... come andranno all'universita'?? :o
Chi si potra' permettere di andare all'universita' in queste situazioni? :conf (13):
Per fortuna il liceo si trova a qualche minuto di casa, quindi si va a piedi o in bicicletta... ma se fosse stato in un'altra citta'??



Connettere internet cuore e cervello prima di scrivere!! (Franangy)

#2 XCXC

XCXC

    TpX2MI

  • Ambasadiani MIra
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    Medaglie








Inviato 01 July 2010 - 22:15:28


eh ma questa e' l'Italia classista...

quella che ti dice: "paghi tante tasse ma hai i servizi... mica come negli USA"

peccato che nessuno abbia capito che con i soldi risparmiati solo con le tasse della benzina... in USA ti fai un'assicurazione sulla salute...

con altri risparmi e prestiti d'onore ti iscrivi presso Universita' doc... che ti da' una preparazione che ti permette di pagare il prestito...

in Italia un laureato nn vale un ca%%o... perche' nn vale un ca%%o l'Universita' ed i prof baroni e kompagni... che ne fanno parte

Ma i kompagni continuano a far credere altro...

e tanti c*****ni (parola di Silvio) ci cascano...

Senza contare che se non ci fosse la palla al piede del sud la Padania sarebbe la California dell'Europa...

ma tant'e' che bisogna mantenere tanti parassiti pubblici da Roma in giu'...

ancora per poco!

Poi finalmente anche da noi chi merita potra' studiare...



.


#3 sergio3

sergio3

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    Interessi: TUTTO

    Medaglie




Inviato 19 April 2011 - 08:07:41


BASTA COL "PEZZO DI CARTA" CHIAMATA LAUREA (forse simblo della cultura), che i Giovani imparino a lavorare manualmente-- Altro che colletti bianchi !!!!
Già a suo tempo avevo denunciato il sistema scolastico italiano: studiare (????) senza una pratica effettiva del lavoro, non serve niente--
Avevo anche detto che quando frequentavo il Politecnico di Zurigo (tra i migliori in Europa, se non il migliore), allora si studiava assistendo alle lezioni per 4  ore al giorno, l'altra metà giornata la si passava nelle varie officine della zona, sporcandosi le mani e imparando a lavorare osservando e fare produzione: solo così, dopo, si può dire qualcosa altrimenti sei NESSUNO con un pezzo di carta in mano.
Quando lavoravo in Tonolli (grossa Fonderia di metalli non ferrosi, qualsiasi giovane ingeniere che entrava, figlio del "Padrone" compreso, faceva 4-5 mesi in fonderia insieme agli operai e in incognito.

Significativo l'articolo apparso in prima pagina sul Corsera oggi:

RIVALUTARE IL LAVORO MANUALE
I ragazzi italiani

C'è un nesso tra la rivalutazione del lavoro manuale e l'uscita dalla crisi? Penso di sì e proprio per questo motivo la riapertura di una discussione pubblica sulla (mancata) propensione dei giovani a misurarsi con la manualità ha senso. Di trimestre in trimestre, quando affluiscono i dati sulle esportazioni italiane si ha la netta sensazione che il modello di specializzazione dell'industria italiana abbia retto alla Grande Crisi. Non è poco e l'esito era tutt'altro che scontato, il pensiero corrente sosteneva che il manifatturiero avrebbe pagato alla recessione un tributo decisamente maggiore. Invece riusciamo a reggere e, checché ne dicano le improvvisate analisi dell'Economist, i nostri distretti hanno ripreso a vendere sia sui mercati tradizionali (Europa e Usa) sia su quelli emergenti, Cina in primis.
Ce la stanno facendo un po' tutti, non solo gli straordinari vini delle Langhe, del Roero e del Monferrato ma stanno reagendo anche distretti come quello dei casalinghi di Lumezzane, per i quali era stato già intonato il de profundis. Per dirla con uno slogan le nostre piccole e medie imprese si stanno ri-specializzando, stanno innovando in corsa e per farlo contaminano la cultura manifatturiera con quella dei servizi. Questo processo di modernizzazione richiede tanto lavoro, flessibile e allo stesso tempo creativo. C'è bisogno di sarti, falegnami, maestri vetrai, progettisti, manutentori. E per ciascuna di queste specializzazioni c'è bisogno del contributo di giovani che siano «nativi digitali» e aiutino i loro padri ad allungare le reti di impresa.
Non è vero, dunque, che tutto il lavoro nell'epoca della globalizzazione sia debole, anzi. Il made in Italy richiede una fusione tra vecchie e nuove professionalità ed esalta quindi il potere negoziale del tecnico-artigiano. Chi ha girato Milano in questi giorni del Salone del Mobile non farà fatica a capire di cosa stiamo parlando. La domanda e i dubbi, caso mai, riguardano il sistema formativo. Dai territori periodicamente arrivano notizie contraddittorie: troppi istituti tecnici legati ai distretti industriali soffrono di una crisi di vocazioni e questo avviene a Gallarate per l'aeronautica come a Manzano per la lavorazione del legno. Le scuole tecniche sono alla base del miracolo tedesco e da noi invece sono lasciate a se stesse. Non è un caso che i cinesi spingano per iscriversi in queste stesse scuole perché hanno voglia e fretta di apprendere il meglio della cultura manifatturiera italiana.
Però se vogliamo davvero riorientare le scelte dei nostri ragazzi non possiamo fare della retorica a buon mercato. È giusto che il governo, e più in generale la politica, su una materia come questa parlino chiaro alla società, ma allora si devono impegnare a fondo. Non si può solo deprecare la mancata virtù dei giovani, bisogna persuadere. In primo luogo le famiglie, le stesse che perpetuano una tendenza nociva alla licealizzazione e al successivo conseguimento di lauree deboli. Non è più tempo per poter sbagliare, l'orientamento scolastico deve far parte di un'efficace azione di governo. Poi bisogna parlare ai ragazzi e spiegare loro che una scelta giusta non solo va a vantaggio dell'inserimento nel mondo del lavoro ma contribuisce a rafforzare la loro personalità. Ad evitare quella «corrosione del carattere» dovuta al precariato, magistralmente descritta già dieci anni fa da Richard Sennett.
Per spiegare tutto ciò arruoliamo pure i testimonial più trendy. È un'ottima causa.



Dario Di Vico
19 aprile 2011



Io non mi sento italiano, voglio resistere e insorgere


#4 Lavi

Lavi

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Inviato 19 April 2011 - 16:04:35


Visualizza messaggiosergio3, su 19-Apr-2011 09:07, dice:

BASTA COL "PEZZO DI CARTA" CHIAMATA LAUREA (forse simblo della cultura), che i Giovani imparino a lavorare manualmente-- Altro che colletti bianchi !!!!

Dario Di Vico

19 aprile 2011


Potrebbe cominciare a dare  lui il buon esempio, basterebbe un semplice lavoretto al traforo, magari  realizzato sulla sua bella e comoda scrivania di laureato in SOCIOLOGIA :24:  :24:
Con questo non voglio dire che non ci sia un fondo di verità nell'articolo, anche se ho dei dubbi che sia il lavoro manuale la soluzione


#5 jerry drake

jerry drake

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    Medaglie




Inviato 19 April 2011 - 16:34:13


Visualizza messaggioLavi, su 19-Apr-2011 17:04, dice:

sua bella e comoda scrivania di laureato in SOCIOLOGIA ondo di verità nell'articolo, anche se ho dei dubbi che sia il lavoro manuale la soluzione

In Italia, oltre ad essere terra di poeti, santi e navigatori siamo anche la terra dei sociologi!
Non per nulla vogliamo il "pezzo di carta" perchè a noi italiani interessa la forma, non la sostanza  :on_the_quiet2:



"Ad ogni uomo il destino ha riservato una donna, se la eviti sei salvo!!"





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