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Identificata la moldava trovata in un sacco della spazzatura domenica
Intercettati due albanesi: "Natasha è una confidente". Serial killer? Il pm: "L'ipotesi esiste"
Lecco, scompare un'altra prostituta
Torna l'incubo: tre omicidi in 8 mesi
il luogo del ritrovamento del cadavere chiuso in un sacco della spazzatura
LECCO - Un'altra prostituta è scomparsa vicino Lecco. Si vendeva anche lei sulla Novedratese, la stessa strada tra Cermenate e Lomazzo, sulla quale si offriva la prostituta moldava uccisa qualche giorno fa e gettata in un sacco della spazzatura nei boschi alle spalle di Lecco. In otto mesi, è il terzo corpo che viene ritrovato nella zona. Torna l'incubo del serial killer?
Il procuratore capo di Lecco Annamaria Delitala, non lo smentisce: "L'ipotesi esiste" dice, ma un'intercettazione nel mondo della malavita apre un altro scenario. Indagando su un giro di "papponi" in Lombardia, due albanesi parlano al telefono della ragazza trovata morta nel sacco. Secondo loro, Natasha com'era chiamata nel giro, era una confidente della polizia e conosceva i nomi degli assassini di altre due giovani prostitute uccise nell'agosto scorso. Ripetono spesso la parola "punizioni" i due albanesi e parlano di un temibile boss che girava tra le vie di Lecco al volante di una Bmw per controllare il lavoro delle ragazze in strada.
Natasha, all'anagrafe Silvia Demciuc, aveva 25 anni. L'hanno identificata grazie alle impronte digitali già schedate e da un anello di poco valore che aveva al dito. La coltellata sotto il seno pare non sia stata mortale. Dai segni sul collo, sembra che Silvia sia morta per soffocamento. Era vestita come vestono le donne che si vendono sulle strade provinciali, una minigonna e una maglietta attillata. L'hanno trovata domenica degli amici in gita, in un bosco arrampicato sui monti tra Esino Lario e Perledo, lanciata dal guardrail più o meno tre settimane prima.
Nel 2004 un'altra prostituta fu uccisa nel Lecchese. Una ragazza rimasta sconosciuta, giovane, bianca, anche lei chiusa nel cellophane nero, mani e piedi legati da nastro adesivo, al polso un orologino di plastica, trovata morta nel bosco che da Onno porta a Valbrona. E poi ci sono i corpi delle due ragazze recuperati nell'estate scorsa tra i tornanti verso Morterone, uno dei più piccoli comuni d' Italia, meno di quaranta abitanti.
Ionela Dragan, vent'anni, veniva da Bistrita, in Romania. Aveva lavorato in un bar di Cesenatico, aveva rubato in un supermercato, era finita a Milano, ma i papponi locali l'avevano fatta sloggiare ed era finita sulla Novedratese. Sulla stessa strada, si vendeva anche Ioana Luminita Dan, detta Luminic, 17 anni appena, una figlia di dieci mesi. La identificarono grazie a due tatuaggi: Alexandra, il nome bimba, sull'avambraccio sinistro, e Ramon, il nome del marito, sul destro. Sui due cadaveri i medici legali riscontrarono segni di bruciature, tagli con le lamette, ma la causa di morte fu per asfissia, come Natasha.
(23 aprile 2008)
