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Sud Caucaso, tutti i rischi di una «deriva balcanica»


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Questa discussione ha avuto 242 risposte

#1 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
  • Ospite

Inviato 07 July 2008 - 15:26:27


Sud Caucaso, tutti i rischi di una «deriva balcanica»

Il Sole 24 Ore 7 luglio 2008

medvedev_saakashvili_324.jpg

Russia-Georgia, la crisi rischia l'escalation.


Durante il suo primo colloquio con il collega americano George W. Bush, avvenuto lunedì 7 giugno nel quadro del G8 di Hokkaido, il presidente russo Dmitrij Medvedev, parlando dei rapporti tra la Russia e la Georgia, ha detto che Mosca è pronta alla loro normalizzazione, ma non lo è altrettanto Tbilisi. Prima di volare in Giappone, il leader russo aveva ammonito il suo omologo georgiano Mikhail Sakashvili a "non infiammare ulteriormente la situazione nel Sud Caucaso" e a "proseguire i colloqui tra le parti in conflitto".

Esplosioni in Abkhazia e Ossezia del Sud.


I rapporti tra Mosca e Tbilisi sono peggiorati negli ultimissimi mesi mentre si sono aggravati quelli tra la Georgia e le regioni separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale. Dalla fine di giugno mortai e bazooka georgiani bersagliano villaggi sud-ossetini e la stessa capitale Tskhinvali, sorvolata anche da caccia georgiani. Finora si sono contati due morti e decine di feriti.
Quattro esplosioni sono state registrate pochi giorni fa ai confini tra Abkhazia e Georgia, in una zona controllata dalle "Forze collettive di sicurezza per il mantenimento della pace" (Kspm) – composte da militari russi che operano su mandato internazionale della Csi, riconosciuto dall'ONU e dall'Osce. Attentati dinamitardi si sono verificati a Suchumi, capitale dell'Abkhazia, e a Gagra, il suo più rinomato centro turistico.

caucaso_cartina_450.jpg


Il governo dell'Ossezia del Sud ha accusato Tbilisi di convogliare verso i confini georgiano-sud ossetini nuovi contingenti militari dotati di armamenti pesanti, di aver occupato le alture sovrastanti Tskhinvali e di aver aumentato i propri posti di controllo nella zona di conflitto georgiano-ossetina, sottoposte al controllo forze di pace miste (russe, georgiane e ossetine), che agiscono su mandato internazionale. Il presidente sud-ossetino Eduard Kokojta ha dichiarato che il suo paese è pronto a rispondere agli attacchi impiegando anch'esso armamenti pesanti. Il 5 luglio ha decretato la mobilitazione generale.

Guerra di nervi.


Sono questi gli ultimi fatti di una "guerra di nervi" che dura ormai da anni, ma che ora potrebbe sfociare in un nuovo conflitto armato. Da primavera, Tskhinvali e Sukhumi accusano la Georgia - che smentisce - di pianificare un attacco in grande stile per riconquistare le due regioni separatiste.
La crisi coinvolge la Georgia e la Russia. Tbilisi accusa Mosca di compiere azioni militari ostili, come l'abbattimento (lo scorso aprile) di aerei senza pilota mandati in ricognizione sul territorio abkhazo. Il 17 giugno scorso, agenti georgiani hanno arrestato brutalmente quattro soldati del contingente russo di peacekeeping e sequestrato il loro automezzo che trasportava una trentina di missili e mine anticarro attraverso la zona di conflitto controllata da georgiani e russi. Un trasporto illegale, secondo Tbilisi. Del tutto lecito secondo Mosca. I militari sono stati liberati, ma le armi sequestrate non sono state ancora restituite ai russi, nonostante le ripetute richieste russe, avanzate persino dal presidente Medvedev.

I termini del conflitto.

Il primo incontro tra il neo-presidente russo e il presidente georgiano Mikhail Saakashvili, avvenuto a San Pietroburgo ai primi di giugno durante l'ultimo vertice della Csi, aveva fatto sperare in un disgelo tra Mosca e Tbilisi. In realtà, da allora la situazione è ulteriormente peggiorata. Saakashvili ha fatto del recupero della sovranità georgiana sulle due regioni separatiste l'obiettivo storico della propria leadership, iniziata nel 2004. Tbilisi ha aumentato costantemente la spesa militare, addirittura accrescendo in giugno del 29% quella di oltre 200 milioni di dollari già stanziata nel bilancio del 2008. Saakashvili vuole rafforzare le forze armate (di oltre 30 mila uomini), farne il perno della "riconquista" delle regioni separatiste. Inoltre, il leader georgiano vuole portarle vicino agli standard della Nato, alleanza in cui da tempo Tbilisi chiede di entrare, contrastata da Mosca, ma fortemente appoggiata dagli Usa, interessati a controllare un paese come la Georgia, centrale nell'area caucasico-caspica per il passaggio di oleodotti e gasdotti che "bypassano" la Russia.

Possibile una soluzione pacifica?

Come condizione preliminare per la soluzione del conflitto Saakashvili chiede il riconoscimento della sovranità georgiana da parte delle due regioni, staccatesi da Tbilisi e proclamatesi stati indipendenti nei primi Anni Novanta, dopo cruenti conflitti. Sarebbe disposto, in cambio, ad accettare una divisione dell'Abkhazia in due sfere di influenza, russa e georgiana, e a concedere alle due regioni la più ampia autonomia. Tskhinvali e Sukhumi rifiutano questa condizione: la loro indipendenza non può essere messa in discussione.


Saakashvili chiede che le forze russe di peacekeeping siano rimosse dalla regione e sostituite da forze di interposizione della Ue (che per ora rifiuta). La Russia, secondo lui, e secondo Washington, non può essere una forza di mediazione, essendo una parte in causa. Sin dall'inizio Mosca, secondo Tbilisi, ha appoggiato le forze separatiste e ora si accingerebbe a riconoscere (o annettere) le due regioni separatiste. Una risposta dettata dal riconoscimento da parte europea e americana dell'indipendenza del Kosovo.

Il fatto più grave, per Tbilisi, è che lo scorso aprile, l'allora presidente Putin decise di intensificare e formalizzare i rapporti di cooperazione economica e umanitaria con le due regioni separatiste.

Quattrocento genieri russi (disarmati) sono entrati quel mese in Abkhazia per ripristinarne le linee ferroviarie. Aiuto umanitario - sostiene Mosca. Preparazione del trasporto in Abkhazia per ferrovia di tank e altri mezzi pesanti russi in vista di una possibile ripresa armata del conflitto finora "congelato" – sostiene Tbilisi. Infine, dal primo luglio sono riprese le regolari comunicazioni marittime tra Russia e Abkhazia.

Da tempo i russi investono nei due Paesi, specie nel turismo abkhazo. Passaporti della Federazione russa sono stati da tempo consegnati a un gran numero di cittadini delle due repubbliche non riconosciute. Mosca si attribuisce il merito di aver mantenuto la pace nella regione dal tempo del "cessate il fuoco" fissato tra la Georgia e le regioni separatiste nei primi Anni Novanta grazie alle mediazioni russa e internazionale (Onu, Osce).

La crisi è di ardua soluzione. Si può temere il peggio. Tbilisi vuole in tutti i modi riprendersi la sovranità sulle due regioni e rifiuta di sottoscrivere un accordo proposto più volte da russi e separatisti che escluda qualsiasi ricorso alla forza per risolvere i problemi sul tappeto. Invoca un più forte sostegno della Ue, dopo aver ottenuto quello americano. Tskhinvali e Sukhumi non sono minimamente disposte a rinunciare all'indipendenza. Al tempo stesso, le aspirazioni della Georgia ad entrare nella Nato non incoraggiano certo Mosca a mediare in favore di Tbilisi. Neppure in presenza di un nuovo presidente, Medvedev, che si suppone più aperto al dialogo di quanto non lo fosse il suo predecessore e mentore Putin.


#2 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
  • Ospite

Inviato 26 July 2008 - 17:40:04


21/07/2008

Russia: Abkhazia e Ossezia, due pedine contro l’ espansione della Nato.

Tra Russia e Georgia la tensione continua a salire ed il suo eco, questa volta, arriva ben più lontano del remoto Caucaso. A margine del G8 di Hokkaido i grandi del mondo si sono interrogati sulle vicende di quella ricca e travagliata zona. I rappresentanti delle maggiori economie della terra tra i fitti colloqui sul prezzo del petrolio e sulla recessione mondiale, hanno affrontato seppur distrattamente, anche la crisi che attanaglia ormai da troppi anni i due stati ex fratelli ed ora nemici. Il neo presidente russo Dmitrij Medvedev (nella foto) non ha cancellato dall’ agenda le priorità della politica estera del suo predecessore e non ha depennato Tblisi dalle questioni che rivestono un elevato indice di priorità. In Giappone l’ ex delfino di Putin, in uno dei tanti faccia a faccia avuti con George W. Bush ha evidenziato come Mosca sia realmente intenzionata ad abbassare i toni e a normalizzare la situazione con la Georgia, ma, ha aggiunto, è proprio l’ ex Stato satellite che appare sordo al dialogo. Le posizioni, come spesso accade, sembrano inconciliabili.

Medvedev.jpg


La ruggine tra i due paesi è ormai datata e nelle ultime settimane si è registrata un’impennata nella crisi. Il nodo dello scontro alberga nelle due regioni separatiste della Georgia, l’ Abkhazia e l’Ossezia del Sud le quali, benché facenti parte del territorio amministrato da Tbilisi, sono di fatto indipendenti dai primi anni novanta. Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili sta scommettendo buona parte della sua credibilità politica proprio sulla riannessione di queste porzioni di territorio, ed è inevitabile che la tensione salga anche a fronte degli interessi che Mosca otterrebbe dalla separazione di tali piccole regioni. La posizione russa è chiara. Sottrarre a Tbilisi parti del suo territorio equivale a minare dall’interno uno dei partner filo-atlantici più ostili a Mosca, che potrebbe nuocere alla nuova idea di grandeur di cui il Cremlino, ormai, non fa più mistero. Non è un caso che dopo la controversa dichiarazione di indipendenza del Kosovo, Mosca abbia colto per primo l’appello fatto dall’ Abkhazia e dall’Ossezia del Sud per il loro riconoscimento di autonomia, pur senza far seguire alcun atto ufficiale.

Certo è che Saakashvili ha molto da temere e pertanto cerca di portare all’ attenzione del mondo la sorte di lembi di terra così lontani agli occhi dell’occidente. Del resto, gli ultimi avvenimenti hanno maggiormente inasprito i toni, tenendo alto il livello di rischio. Lo scorso otto luglio anche Javier Solana, l’alto rappresentante dell'Ue per la politica estera e di sicurezza comune, ha espresso il proprio timore per il «deterioramento della situazione». Il tutto a seguito dei più recenti attentati che allungano la scia di sangue nella martoriata zona.

L’ ultima strage è accaduta il sei luglio, quando nella città di Gali, in Abkhazia, un’esplosione in un bar ha ucciso quattro persone. Dalla fine di giugno, inoltre, l’artiglieria georgiana bombarda costantemente numerosi villaggi in Ossezia del Sud, e la stessa capitale Tskhinvali viene sorvolata da minacciosi aerei georgiani. L’ Ossezia del Sud accusa la Georgia di intensificare gli spostamenti di truppe militari all’interno dei suoi “confini”, e si è dichiarata pronta a rispondere agli attacchi. A fare da paciere, sorvegliando l’area, ci sono le truppe di Mosca, e la Russia non ha alcuna intenzione di richiamare i suoi militari i quali, pur avendo funzioni di peacekeeping, stazionano nella regione separatista attirandosi gli strali dei georgiani.

Saakashvili chiede a gran voce la sostituzione di tale presenza militare con una forza di interposizione dell’Unione europea accusando l’orso bianco di aiutare le popolazioni “ribelli” e di agire direttamente per i propri interessi anziché limitarsi al mantenimento dello status quo. Per mostrare i muscoli, Tbilisi non lesina investimenti in tecnologia militare anche se la sua corsa al riarmo è dettata più dal raggiungimento degli standard richiesti dalla Nato, in cui la Georgia vorrebbe entrare al più presto, piuttosto che dalla minaccia russa. L’ ingresso nel Patto Atlantico garantirebbe un maggior controllo dell’ occidente filo-Usa nell’ area del Caucaso in vista, soprattutto, della costruzione di quelle pipeline che aggirerebbero la Russia e la taglierebbero fuori dal grande gioco dell’ energia. Mosca, ovviamente, non rimane a guardare ed ostacola da sempre un allargamento della Nato sin dentro il cortile di casa propria.

L’ambasciatore russo presso la Nato Dmitry Rogozin, lo scorso aprile ha dichiarato che «l’ Abkhazia e l’Ossezia del Sud non vogliono entrare nella Nato e la pensano in modo totalmente diverso dalla Georgia». Pertanto soffiare sul fuoco e mantenere instabile la situazione politica nell’area resta un’ arma fondamentale tra le mani dei russi che così facendo potrebbero rallentare di molto il processo di allargamento. La protezione di partner occidentali che abbiano un maggior peso internazionale è lo scopo da perseguire in casa georgiana e non è un caso che il ministro degli esteri Eka Tkeshelashvili abbia recentemente dichiarato di sentirsi parte della comunità dei paesi europei e di voler trovare una soluzione alla crisi con l’aiuto dell'Unione stessa.

Ad inasprire maggiormente i toni, ci sono state anche le dichiarazioni del segretario di stato americano Condoleeza Rice, che facendo tappa a Praga dove ha firmato il primo accordo sullo scudo antimissile che tanto irrita Mosca ha affermato che «alcune cose fatte dai russi negli ultimi mesi hanno creato tensione nel Caucaso» aggiungendo poi che «la Georgia è uno Stato indipendente e deve essere trattata come tale» garantendo che «l’ impegno degli Usa per la sua integrità territoriale è forte». Gli ingredienti per un’ escalation di tensione che possa culminare in scontro aperto ci sono tutti e bisognerà attendere i prossimi mesi per vedere quale soluzione verrà scelta dai contendenti in campo anche se un conflitto appare l’ unica cosa certa che i due contendenti vogliono scongiurare.


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#3 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
  • Ospite

Inviato 04 August 2008 - 22:19:27


Rischio crisi umanitaria nelle regione separatiste dell'ex repubblica sovietica.

Georgia, pulizia etnica in Abkhazia e Ossezia del sud
.

Lo denuncia la Croce Rossa italiana.

Roma 17 lug.  

Sono oltre 280.000 i cittadini della Georgia che a causa del conflitto interno del 1992/1993 hanno dovuto abbandonare l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud e che tuttora vivono in condizioni disagiate, profughi nel loro stesso Paese. La situazione attuale, dalle notizie che giungono dal quel Paese, risulta essersi particolarmente aggravata. Lo denuncia il Comitato centrale della Croce Rossa italiana.

Delle condizioni in Georgia si è parlato ieri a Roma nel corso di una conferenza stampa dal titolo “Georgia 2008: verso una nuova crisi umanitaria internazionale?”. La Croce Rossa Italiana è al riguardo impegnata per il rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e dello stato di vita della popolazione civile georgiana. All’incontro, moderato da Massimo Barra, presidente nazionale della CRI, sono intervenuti il sen. Filippo Berselli, presidente della Commissione Giustizia del Senato, l’on. Leoluca Orlando, membro della Commissione Affari Esteri della Camera, e Lelio Niccolò Orsini, vicepresidente dell’associazione italo-georgiana “Scudo di San Giorgio”.

“La Croce Rossa - ha sottolineato Massimo Barra - è interessata esclusivamente agli aspetti umanitari della questione”. Auspicando un intervento del Governo Italiano come mediatore e portatore di pace il presidente della CRI ha anche scritto nei giorni scorsi al ministro degli Esteri, Franco Frattini, per sottoporgli “la problematica situazione in cui versano oltre 280.000 cittadini della Georgia che dal 1992/1993 hanno dovuto abbandonare le regioni georgiane dell'Abkhazia e dell’Ossezia del sud a causa della ‘pulizia etnica’ sviluppatasi nell'ambito dei conflitti interni, sospinti anche da forze esterne”. Nel documento Barra esprime inoltre viva preoccupazione “per le condizioni di vita degli sfollati di oggi e per le conseguenze che un deteriorarsi della situazione in atto nelle regioni secessioniste potrebbe comportare per la popolazione civile in Georgia”.

Il sen. Berselli ha promosso di recente la nascita dell’Intergruppo parlamentare “Amici della Georgia”, con l’obiettivo di sensibilizzare il Governo italiano e l’Unione Europea “affinché – ha auspicato Berselli - il problema possa risolversi in via diplomatica, non soltanto per i 280.000 sfollati, ma per la sicurezza dell’intero nostro continente”. “La Russia – scrive Berselli ai parlamentari italiani – che dovrebbe esercitare il ruolo di forza di interposizione per il mantenimento della pace, ha invece attribuito, violando la sovranità territoriale della Georgia, la cittadinanza russa ai cittadini delle due regioni georgiane”.

Leoluca Orlando ha presentato nei giorni scorsi una interrogazione parlamentare alla Commissione Affari Esteri per sapere come il Governo italiano intenda intervenire per ripristinare principi di legalità internazionale nella regione caucasica. Nel corso dell’audizione del 15 luglio del presidente della Commissione Europea, Jose' Manuel Barroso, svoltasi in sede di Commissioni Esteri di Camera e Senato congiunte, Orlando ha anche richiamato l'attenzione dell'Unione Europea sulla situazione della Georgia. “C’è il rischio - ha sottolineato Orlando - di una nuova emergenza umanitaria e della deflagrazione di un nuovo conflitto militare tra le regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia e la Federazione Russa. Non è in gioco il ruolo del Governo italiano, ma il ruolo stesso dell’Unione Europea”.

“Il Governo georgiano - ha aggiunto Lelio Niccolò Orsini - sta facendo tutto il possibile per risolvere la crisi interna con la regione dell’Abkhazia, addirittura proponendo la vicepresidenza del Paese ad un esponente secessionista abkhazo e concedendo loro anche posti di rilievo in tutte le istituzioni governative”. Orsini ha poi letto una lettera di Kakha Kaladze, il calciatore georgiano del Milan, indirizzata a Barra. “Il mio primo pensiero va ai 280.000 georgiani sfollati dalle loro regioni di appartenenza che vivono nella quindicennale attesa di ritornare alle loro case e alla loro vita di secolare convivenza pacifica con le minoranze etniche presenti nelle loro regioni”.

“La nostra speranza - ha concluso il vicepresidente dello Scudo di San Giorgio - è che l’Italia prenda una posizione più decisa per una sua eventuale mediazione internazionale”.


#4 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
  • Ospite

Inviato 06 August 2008 - 20:01:19


L'Islam in Ossetie del Nord

In Ossetie del Nord, la rinascita dell'Islam moderato è frenata dalla paura e dalla propaganda anti-cecenia riversata dalla televisione russa. Così, numerosi sono coloro che nella regione, compreso dei musulmani, che cominciano a credere che il terrorismo e la brutalità inutile sono degli attributi  dell'Islam.

All’inizio degli anni 1990, l'Islam ha cominciato a rinascere dopo anni di repressione sovietica durante le quali tutte le moschee d'Ossetie del Nord furono chiuse. Dopo il crollo del regime comunista, le vecchie moschee furono riparate e dei nuovi luoghi di culto furono costruiti. Tuttavia, le delusioni non tardano a venire: in seguito al conflitto con l'Ingouchie nel 1992, la tolleranza verso l'Islam si è assottigliata in modo drammatica, una delle principali ragioni era che certi musulmani d'Ossetie del Nord si sono rifiutati di combattere contro i loro correligionari della Repubblica vicina.

La diffidenza nei confronti della minoranza musulmana è ora largamente diffusa nel paese, condannando questa comunità alla più grande discrezione. Le autorità, temendo anche che il wahhabisme, movimento islamista estremista, non prenda il controllo del paese, hanno cercato di limitare i contatti tra la gioventù musulmana e i paesi del vicino-Oriente.


I musulmani balkars accusati di "terrore wahabbite"

I musulmani di Kabardino-Balkarie, Repubblica autonoma del Caucaso russo, pretendono essere  ingiustamente accusati di eccesso di gruppi islamisti radicali: mettere in guardia il corpo di polizia contro gli attacchi del terrorismo musulmano come l’attitudine calunniatrice dei media russi partecipano cosi ad una vera caccia alle streghe le cui vittime sono le popolazioni balcane.

Mentre nella prima metà degli anni quatre-vingt-dix, l'Islam renaissant era largamente tollerato nel paese, l'atteggiamento verso i musulmani in quest’ultimo periodo si è radicalizzato specialmente a causa della guerra in Cecenia e per la rapida diffusione del wahhabisme nella regione.

Malgrado le critiche dell'intelligenza locale e della Chiesa otodossa russa, le incursioni della polizia e gli arresti si moltiplicano, lasciando le popolazioni musulmane senza difesa.



Dopo la fine dell'URSS, l'Islam gioca un ruolo fondamentale nella costruzione d’identificazione dei popoli musulmani, tanto nella nuova Russia che nell’Asia centrale indipendente.


Tatari: L'Islam, fattore di riconoscenza d’identificazione al Tatarstan


Quando i segni d’islamizzare, divenuti nettamente più visibili, costituiscono la prova della fine delle referenze al mondo sovietico, la reislamizzazione dei musulmani è spesso definita in termini di "crisi d’itentificazione" o di " ripiegamento su se stesso".

Lo stesso, oggi, quando i Tatari della Russia si mettono a pubblicare la loro religiosità nello spazio pubblico, questo viene subito interpretato come un segno di rigetto del mondo russo la cui ortodossia è quasi divenuta religione di Stato. Ora, il fatto che dei musulmani del Tatarstan aspirano ad una più grande autonomia politica nel seno dello Stato federale russo, non impedisce l'emergenza di questi musulmani in qualità di attori sociali.

Prima minoranza etnica della Federazione di Russia, la  sua popolazione stimata al massimo 5 milioni, i Tatari appartengono all'Islam sunnita.

Solamente, 1,5 milione di loro vivono nella repubblica del Tatarstan, mentre gli altri sono essenzialmente istallati nelle diverse regioni amministrative (oblast...) del territorio della Federazione: Tioumen, Ulianov, Saratov, Tcheliabinsk, Orenbourg, Astrakhan, Kuïbichev, Sverdlovsk, Kemerov, Nijniy-Gorod, Kirov, Irkoutsk, Mosca e San-Pietroburgo, ecc. La parola "tatar" raggruppa in realtà vari gruppi differenti per la loro  origine etnica e le loro tradizioni storiche, spesso lontane le une dalle altre ma unite dalla religione musulmana e l'uso di una lingua letteraria comune, il tatar di Kazan.

L'amministrazione religiosa ufficiale è rappresentata da diverse branche regionali, divise geograficamente sull’insieme del territorio della Federazione della Russia, chiamate Direzione spirituale dei musulmani (DSM) e presiedute, ciascuna, da un mufti...


Introdotto nel XIII° secolo, poi soffocato settanta anni dalla repressione sovietica, l'islam riprende  posto nel cuore tataro. In questa regione carrefour tra il Caucaso, gli Urali e l'Asia centrale, i musulmani presentato un atteggiamento moderato, lontano  dal radicalismo afgano.

Questa rinascita dell'islam al Tatarstan, repubblica autonoma della Federazione  Russa, di quattro milioni d'abitanti di cui la metà sono dei Tatari, un popolo musulmano dal 922, è visibile ad occhio nudo. Nel 1990, all'epoca della  Perestroïka, non restava che una sola moschea a Kazan, la capitale. Oggi, ve ne sono una cinquantina, e si è costruito anche una grande moschea, la moschea Kol Chérif, all'interno delle mura del Cremlino di Kazan, a due passi dalla cattedrale ortodossa in corso di restaurazione. I fondi provengono dalla Banca islamica e dall'Arabia saudita. Si contano circa un migliaio di moschee sparse in tutta la repubblica, per una popolazione di due milioni di musulmani.

Malgrado le sue debolezze - e il fatto che concerne soprattutto una maggioranza di persone relativamente anziane - la rinascita dell'Islam al Tatarstan, nel cuore della Russia, è stato giudicato sufficientemente importante per suscitare l'attenzione delle autorità, che hanno moltiplicato le iniziative per l'inquadrare e controllarla. La Repubblica autonoma del Tatarstan, riconosciuta nel 1990, occupa oggi una superficie più ridotta e raggruppa appena un terzo della popolazione tatara.

Ma, tutto come la Cecenia, essa ha rifiutato di firmare il trattato federale del 1992.  Di colpo, la sua emancipazione religiosa si è realizzata alla presenza e sotto il controllo dei politici. Il presidente Shaimiev ha istituito un Consiglio degli affari religiosi, diretto da Rinat Nabiev, uno storico, e direttamente annesso al Consiglio dei ministri del Tatarstan, e un Consiglio degli affari religiosi musulmani diretto da mufti Gousman Ishakov, eletto dal congresso dei musulmani del Tatarstan.


#5 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
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Inviato 06 August 2008 - 21:25:53



La Russia testa nuovo missile balistico
(Ria Novosti)

MOSCOW, June 28 (RIA Novosti) - Russia's Navy has successfully tested a new Bulava sea-launched ballistic missile in the White Sea, a Navy spokesman said Thursday.

"A (simulated) warhead reached the testing grounds (on the Kamchatka Peninsula) on schedule," Igor Drygalo said.

The scheduled launch was conducted from the submerged Dmitry Donskoi, a Typhoon-class ballistic missile nuclear submarine, in the northern Russia's White Sea, and the missile reached its target at the Kura testing grounds on the Kamchatka Peninsula, about 6,700 kilometers (4,200 miles) east of Moscow.

The national defense program envisions the deployment of the Bulava on nuclear submarines beginning in 2007. The missiles are expected to become the mainstay of the Russian Navy's strategic nuclear forces in decades to come.

However, three missile tests failed late last year, despite previous successful launches.

Anatoly Perminov, head of the Federal Space Agency, said in December of last year that it would take about 12 to 14 test launches to bring it into readiness.

The R-30 Bulava (SS-NX-30) ballistic missile was developed at the Moscow Institute of Thermal Technology. It can carry up to 10 nuclear warheads and has a range of 8,000 kilometers (about 5,000 miles).

The Bulava ballistic missile, which is adapted from the Topol-M (SS-27) ICBM, will be deployed on Russia's new Borey-class nuclear missile submarines.

The first Borey-class nuclear submarine, Yury Dolgoruky, was launched April 15 at the Sevmash plant in the northern Arkhangelsk Region.

Two other Borey-class nuclear submarines, the Alexander Nevsky and the Vladimir Monomakh, are currently under construction at the Sevmash plant, with a fourth submarine on the future production schedule list.


#6 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
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Inviato 08 August 2008 - 17:37:10


ANSA 2008-08-08 17:34

OSSEZIA: USA, SUBITO IL CESSATE IL FUOCO.


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MOSCA - Non si spara piu' a Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del sud assaltata stamane dall'esercito georgeano in una massiccia offensiva che lo ha prima portato a prendere il controllo della citta', poi al ritiro in seguito all'intervento di forze suddossete e russe della 58.ma armata di stanza nel Caucaso. La Russia cessera' da domani i voli sulla Georgia.

Gli Usa hanno intanto ribadito l'appoggio all'integrita' territoriale della Georgia, chiedendo un immediato cessate il fuoco. E il candidato democratico alla casa Bianca Barack Obama ha fatto un appello a Russia e Georgia perche' mostrino moderazione e evitino una ''guerra in piena regola''. Il senatore dell'Illinois, in viaggio per le Hawaii, ha chiesto alla Russia di rispettare l'integrita' territoriale della Georgia.

L'agenzia Itar-Tass, citando i collaboratori del 'ministero della difesa' sudosseto, ha intanto sottolineato che non ci sono piu' militari georgiani in citta'. Gli abitanti stanno uscendo dalle case per valutare i danni, che sembrano meno disastrosi di quanto annunciato in una lunga giornata segnata dalla 'disinformazia' dall'una e dall'altra parte.

Secondo  il portavoce del governo sudosseto Inal Pliev, in particolare, l'offensiva georgiana avrebbe provocato migliaia di morti.
''Tutto e' stato distrutto. Per questo forse dovremo contare migliaia di vittime. Hanno sparato sulle case, sugli ospedali, tutti i siti della citta' sono in fiamme, scuole, universita', ministeri, parlamento, E' stata distrutta anche la cittadella dei 'caschi blu'. I nostri difensori sono riusciti a distruggere tre carri armati e ora i miliziani stanno rastrellando la citta' per cercare gli armati penetrati illegalmente''.


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FARNESINA AVVIA CONTATTI CON ITALIANI IN GEORGIA.

L'Unita' di Crisi del ministero degli Esteri, in coordinamento con l'ambasciata italiana a Tbilisi, si e' subito attivata per assicurare i contatti con i connazionali presenti in Georgia (circa 120). Lo si legge sul sito della Farnesina. Nell'occasione e' stato attivato il sistema 'multimessenger', grazie al quale i connazionali che hanno registrato il proprio viaggio in Georgia sul sito www.dovesiamonelmondo.it, hanno ricevuto un sms con l'invito ad evitare le aree interessate dal conflitto. Sono stati altresi' forniti, sempre via sms, i numeri di telefono dell'Ambasciata a Tbilisi e della sala operativa dell'Unita' di Crisi. L'Ambasciata a Tbilisi, in contatto con le Autorita' locali e di concerto con le ambasciate dei Paesi Ue presenti in Georgia, continuera' a monitorare la situazione in vista dell'adozione, da parte dell'Unita' di Crisi, di eventuali ulteriori misure a tutela dei nostri connazionali.


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SAAKASHVILI A CNN, SE RUSSIA IMPUNITA PROBLEMI.


''Stanno entrando i carri armati, da ieri subiamo continui bombardamenti che prendono di mira specificamente la popolazione civile'', ha detto il presidente georgiano secondo cui ''se la Russia restera' impunita'' dopo la sua aggressione militare ''il mondo intero avra' problemi''. ''Siamo un paese libero che sta subendo un attacco. la Russia sta facendoci la guerra nel nostro territorio. E' stata una chiara aggressione russa, stiamo soffrendo perche' vogliamo essere liberi e vogliamo essere una democrazia multi-etnica'', ha aggiunto Saakashvili alla rete americana. Il presidente georgiano ha detto che e' nell'interesse dell'America di aiutare il suo paese. ''Non e' piu' solo una questione della Georgia. E in gioco l'America, i suoi valori'', ha detto Saakashvili. Ne' Casa Bianca ne' Pentagono hanno avuto reazioni immediate all'evoluzione della situazione. Il Dipartimento della Difesa ha circa 120 militari in Georgia che addestrano le forze georgiane. (ANSA).


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GEORGIA DA' ULTIMATUM TRE ORE A TSKHINVALI.


La Georgia ha lanciato ai separatisti dell'Ossezia del sud un ultimatum di tre ore, intimando ai miliziani di Tskhinvali di deporre le armi entro quel termine. Lo ha annunciato il sindaco di Tbilisi Ghighi Ugulava. L'ultimatum coincide con la tregua anch'essa di tre ore (in corso dalle 13 alle 16 italiane) decisa da Tbilisi per permettere l'evacuazione dei feriti e dei civili verso la città georgiana di Gori. Ugulava ha aggiunto che chi si arrenderà verrà amnistiato e ospitato in territorio georgiano.


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IMPOSSIBILE CALCOLO VITTIME, SPARI SU AMBULANZE.

E' impossibile per i sudosseti calcolare il bilancio delle vittime dell'attacco georgiano contro la capitale Tskhinvali, ha detto il rappresentante a Mosca del 'presidente' dell'Ossezia del sud Dmitri Medoiev. "La parte georgiana non ci lascia la posssibilità di chiarire il numero delle vittime, perché ogni metro quadrato è coperto dagli spari, e non lasciano avvicinare neanche le ambulanze alle rovine delle case dove forse si nascondono ancora delle persone", ha detto Medoiev all'agenzia Itar-Tass.


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FORZE SUDOSSETE RIPRENDONO TSKHINVALI.

Le forze dell'Ossezia del sud hanno ripreso il controllo della città di Tskhinvali, afferma il comandante del battaglione osseto delle forze di interposizione Kasbek Friev. Si sentono ancora sparatorie in qualche punto della periferia, ma "si vedono ovunque carri armati georgiani in fiamme". Dal corridoio aperto dai georgiani per evacuare la popolazione civile "non sta passando nessuno", sottolinea Friev.


L'AVANZATA GEORGIANA NELLA NOTTE.


L'aviazione e l'esercito georgiani hanno scatenato all'alba di oggi una massiccia offensiva contro la repubblica ribelle del'Ossezia del sud, proprio nel giorno dell'inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino. Testimoni dalla capitale separatista Tskhinvali parlano di decine, se non centinaia, di morti, fra i quali anche militari della forza di interposizione russa. Da Pechino, il primo ministro russo Vladimir Putin ha minacciato ritorsioni, mentre il presidente Dmitri Medvedev ha convocato una riunione di emergenza del consiglio nazionale di sicurezza. Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha proclamato la la mobilitazione generale dell'intera popolazione, denunciando violazioni dello spazio aereo georgiano da parte di aerei russi.

Il ministero degli esteri di Mosca smentisce l'intervento della propria aviazione, e definisce "un delirio" la notizia diffusa dalla televisione georgiana sull'abbattimento di un cacciabombardiere russo. Il ministero della difesa per parte sua afferma che non permetterà alle forze georgiane di sopraffare i suoi militari stanziati nella repubblica secessionista, autoproclamatasi indipendente nel 1992, dopo il crollo dell'Urss, e che vorrebbe la riannessione all' Ossezia del nord e alla Federazione russa (della quale l'Ossezia del nord è una repubblica autonoma). I carri armati di Tbilisi sono dentro la capitale sudosseta di Tskhinvali, dove incontrano comunque sacche di resistenza.

L'ospedale della città è stato raso al suolo dalle bombe, secondo testimoni, e l'università, a circa 500 metri dal quartier generale delle forze di pace russe, è in fiamme. In un accorato appello al presidente Dmitri Medvedev, i cittadini di Tskhinvali chiedono protezione, facendo valere la cittadinanza concessa loro dalla Russia. Intanto forze abkhaze si stanno ammassando al confine amministrativo dell'altra repubblica ribelle, e i dirigenti dell'Abkhazia non escludono l'apertura di un secondo fronte. L'attacco di Tbilisi è giunto a sorpresa, sia per la consueta tregua olimpica, sia perché oggi avrebbero dovuto iniziare dei colloqui di pace, dopo le sparatorie al confine dei giorni scorsi. Secondo i servizi georgiani, dal tunnel di Roki, che collega l'Ossezia del sud alla Russia, stanno arrivando mezzi pesanti e artiglieria. Il presidente dell'Ossezia del nord, in nottata, è andato a Tskhinvali. Ha affermato che centinaia di volontari si stanno organizzando per soccorrere gli osseti e ha messo a disposizione dei 'fratelli' del sud ospedali e ricoveri per i profughi.

Da diversi giorni, donne e bambini vengono evacuati oltre confine, ma ne rimangono ancora molti nella capitale sotto attacco e nei villaggi occupati dalle forze georgiane, stando alle informazioni fornite da Tskhinvali. Fonti sudossete parlano di intere comunità rase al suolo. La Nato e la Ue hanno chiesto un immediato cessate il fuoco, ma una riunione notturna del Consiglio di sicurezza dell'Onu non ha trovato accordo su una analoga dichiarazione, per l'opposizione di Usa e Gran Bretagna. Washington è strettamente alleata con Saakashvili, anche se la sua deriva autoritaria ha raffreddato l'iniziale entusiasmo per il leader filo-occidentale della 'rivoluzione delle rose' .


#7 Guest_Azzurro_*

Guest_Azzurro_*
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Inviato 08 August 2008 - 17:43:06


Georgia, un piccolo paese diviso contro gigante russo.


TBILISI (GEORGIA) - Con i suoi circa 70.000 chilometri quadrati la Georgia è grande un quarto dell'Italia. A differenza di altre repubbliche del Mar Nero e del Caucaso non possiede particolari risorse energetiche o minerarie, ma ha girato la prua verso Ovest senza farsi troppo intimidire dalle sempre più insistenti pressioni del gigante russo. Al quale ha già fatto diversi 'sgarbi', dall'aspirazione a entrare nella Nato alla costruzione, completata nel 2006, di un oleodotto che scavalcando il monopolio della Russia porta il greggio dal Mar Caspio verso i mercati occidentali.

SEPARATISMO - Il piccolo territorio georgiano è ulteriormente limitato dalla secessione de facto di due vaste regioni, l'Abkhazia e l'Ossezia del sud, che si sono autoproclamate indipendenti a prezzo di sanguinose guerre interetniche e che godono del più o meno tacito sostegno di Mosca nella difesa della loro autonomia. Forze di interposizione russe proteggono i 'confini' abkhazi, con frequenti incidenti che non aiutano il già difficile rapporto fra Tbilisi e Mosca .

STORIA - Un tempo divisa fra un regno cristiano al nord e l'impero ottomano a sud, la Georgia è stata annessa alla Russia nel 1801. Ha conosciuto un breve periodo di indipendenza nel 1918, ma nel 1921 è stata inglobata dall'Unione sovietica, dalla quale si è staccata, come le altre repubbliche dell'Urss, nel 1991. Negli anni '90, ha vissuto una guerra civile, quella contro i seguaci del deposto presidente Zviad Gamsakurdia (ucciso in una controversa azione militare) e i conflitti con gli indipendentisti sudosseti e abkhazi. Ricca di storia e di cultura, la Repubblica caucasica ha un complesso alfabeto autoctono e una sua lingua altrettanto elaborata.

ECONOMIA - La Georgia e' abitata da circa 4,7 milioni di persone, con minoranze armene, azere, russe, ossete, greche e abkhaze. L'urbanizzazione coinvolge circa la metà di questa popolazione, e la risorsa economica maggiore resta l'agricoltura. L'alto tasso di disoccupazione (50% secondo fonti indipendenti) ha favorito una diaspora, soprattutto in Russia, dove si calcola in oltre un milione di persone la comunità residente. Le rimesse di questi emigranti, secondo alcune fonti, coprono circa un quarto del prodotto interno lordo georgiano.

ISTITUZIONI - La Georgia è una repubblica presidenziale. L'organizzazione sociale rimane legata, soprattutto nelle zone rurali, alla struttura dei clan. Dal 1999, la Georgia ha un accordo di partenariato con l'Unione europea, ma resta anche nella Csi, la comunità di stati indipendenti nata sulle ceneri dell'Urss.

RELIGIONE - La religione principale è quella ortodossa (84%), che è anche religione di stato. La Chiesa ortodossa georgiana è acefala e una delle più antiche. Ci sono minoranze musulmane e una piccola comunità cattolica.



Ossezia del sud, territorio filorusso in lotta per l'indipendenza


TBILISI (GEORGIA) - L'Ossezia del Sud è, come l'Abkhazia, un piccola regione separatista filorussa che ha proclamato l'indipendenza dalla Georgia all'inizio degli anni '90, e l'ha difesa con le armi.

GEOGRAFIA - E' grande circa 3.900 km2 - poco più della provincia di Siena - e si estende sul versante meridionale del Caucaso, un centinaio di km a nord di Tbilisi. Capoluogo è Tskhinvali.

DEMOGRAFIA - Ha 70.000 abitanti. La maggioranza della popolazione è etnicamente distinta dai georgiani e parla una propria lingua, imparentata con il Farsi.

ECONOMIA - Circa due terzi delle entrate annuali nel bilancio della regione (di circa 20 milioni di euro) vengono da Mosca. La moneta corrente é il rublo russo. Gazprom, il gigante russo dell'energia, sta costruendo gasdotti e infrastrutture per rifornire direttamente l'Ossezia del Sud.

SEPARATISMO - Il conflitto inizia alla fine del 1990 quando l'Ossezia del Sud si autoproclama 'Repubblica sovietica', decisione respinta dal parlamento georgiano (a sua volta in lotta per l'indipendenza dall'Urss) che decreta la dissoluzione di questa regione autonoma. Il 7 gennaio 1991 il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov annulla i decreti di Tbilisi e invia rinforzi alle truppe sovietiche schierate in Ossezia Sud dove nazionalisti osseti e georgiani si affrontano con le armi. Il 19 gennaio 1992 le forze separatiste ossete sconfiggono quelle georgiane; gli osseti con un referendum scelgono l'indipendenza e la riunificazione con l'Ossezia del Nord, territorio parte della Federazione di Russia. Nel giugno 1992, dopo due anni di guerra e migliaia di morti, è concordato un cessate il fuoco e viene schierata una forza di interposizione di 500 uomini (russi, georgiani e nord osseti) che deve mantenere lo statu quo. Continuano però gli incidenti, Tbilisi accusa i 'peacekeeper' russi di sostenere i separatisti, Mosca nega. Nell'agosto 2004 ci sono gravi scontri con numerosi morti sia sud osseti sia georgiani. Nel 2005 il presidente georgiano Mikhail Saakashvili propone alla regione ampia autonomia, ma il 'presidente' sud osseto Eduard Kokoity ribadisce la rivendicazione di indipendenza.


#8 Guest_Azzurro_*

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Inviato 08 August 2008 - 18:04:58


Ossezia del Sud, è guerra. La Georgia chiede aiuto agli Usa.


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Il Consiglio di sicurezza dell'Onu riprenderà la riunione di emergenza sulla situazione in Ossezia del Sud su richiesta di Tbilisi. Lo ha annunciato un diplomatico belga a conclusione di una giornata di scontri tra esercito georgiano, miliziani indipendentisti osseti e militari russi. Al momento, nella regione separatista filo-russa, vige un "cessate il fuoco".

Il governo di Tbilisi ha lanciato nella notte un'offensiva in Ossezia del Sud. Nei giorni scorsi c'erano stati scontri tra i miliziani indipendentisti e l'esercito georgiano, in cui erano rimaste uccise 12 persone. In mattinata la regione è stata pesantemente bombardata. Anche l'ospedale di Tskhinvali è stato colpito, così come alcune caserme che ospitavano militari russi della forza di interposizione. Sono 10 i peacekeeper rimasti uccisi e 30 i feriti. Un fatto che ha scatenato la reazione di Mosca che ha inviato carri armati e truppe nella regione. In serata è stato rispreso il controllo di parte di Tskhinvali, la capitale della regione separatista. Al momento entrambi gli eserciti hanno dei presidi e la città è divisa in due aree di influenza.


La Georgia chiede l'intervento degli Usa.

Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha accusato la Russia «di combattere una guerra sul nostro territorio» e ha chiesto in un'intervista alla Cnn l'intervento degli Stati Uniti, grandi sponsor di Tbilisi. Saakashvili ritiene sia ora interesse dell'America intervenire: «Non è più solo una questione georgiana. Si tratta dell'America e dei suoi valori. Noi siamo una nazione amante della libertà che ora si trova sotto attacco».


Mosca accusa: «Pulizia etnica in Ossezia».


Nello scambio di reciproche accuse tra Tbilisi e Mosca per gli scontri in Ossezia del Sud, Mosca ha accusato Tbilisi di aver adottato «una politica di pulizie etnica» nella regione. Lo ha denunciato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, che ha citato «notizie di azioni di pulizia etnica in alcuni di villaggi». Per il capo della diplomazia Russa la situazione in Ossezia del Sud si sta rapidamente deteriorando: «il numero dei profughi sta aumentando, il panico cresce, la gente sta cercando di salvarsi». La Russia ha annunciato il blocco di ogni collegamento aereo con la Georgia a partire dalla mezzanotte di stasera. A riferirlo sono le agenzie di stampa russe citando il ministero dei Trasporti.


Ancora poco chiaro il bilancio delle vittime.

Non è ancora chiaro il bilancio finale delle vittime. Il presidente dell'Ossezia del Sud, Eduard Kokoity, ha denunciato l'uccisione di «centinaia di civili» nell'operazione militare delle forze georgiane a Tskhinvali, capitale della repubblica separatista. Nel definire l'azione in corso «un genocidio», Kokoity, citato dall'agenzia di stampa russa Interfax, ha affermato che «hanno perso la vita centinaia di abitanti pacifici». Teimuraz Kasaev, ministro della repubblica separatista georgiana ha detto che, nella sola capitale Tskhinvali, il bilancio delle vittime è salito a «oltre 1.000 morti». Le cifre sono state smentite da parte georgiana.


Il rischio di un secondo fronte.

Intanto c'è il rischio che si apra un altro fronte nella crisi. Sergei Shamba, ministro degli Esteri dell'altra repubblica ribelle georgiana, l'Abkhazia, ha detto che, se la situazione nell'Ossezia del Sud non dovesse «stabilizzarsi», ci potrebbe essere il loro intervento. «Abbiamo un accordo con l'Ossezia del Sud su come gestire le situazioni di crisi - ha spiegato Shamba al settimanale tedesco Der Spiegel - adesso stiamo pensando di metterlo in atto. Il nostro consiglio di sicurezza si è riunito tutta la notte e ha ordinato il dispiegamento del nostro esercito questa mattina al confine con la Georgia».


Ignorata la tregua olimpica.

L'attacco di Tbilisi è giunto a sorpresa, sia perchè oggi avrebbero dovuto iniziare dei colloqui di pace, dopo le sparatorie al confine dei giorni scorsi, sia perchè è una aperta violazione della consueta tregua olimpica.


A rischio l'oleodotto strategico di Baku-Ceyhan.


Un milione di barili di petrolio al giorno diretti verso occidente sono messi a rischio dal conflitto scoppiato in territorio georgiano. L'oleodotto Baku-Ceyhan in funzione da oltre un anno attraversa per 249 chilometri la repubblica caucasica (alcuni tratti dei quali a soli 55 chilometri dall'Ossezia Meridionale) ed è l'unica «pipeline» dall'Asia centrale a evitare Iran e Russia per fornire Stati Uniti ed Europa.
Il Times di Londra ricorda come la sicurezza dell'oleodotto BTC, (controllato al 30 per cento dalla britannica BP), sia stata una delle maggiori preoccupazioni del consorzio che lo ha costruito sin dall'avvio del progetto costato tre miliardi di dollari. Risale proprio alla scorsa settimana il primo attacco contro l'infrastruttura in larga misura protetta sottoterra, ma non in Georgia: è avvenuto in Turchia, a opera di un commando del Pkk. Il flusso di petrolio dovrebbe rimanere sospeso per qualche settimana ancora, scrive il Times. Ma il rischio di un atto di sabotaggio viene considerato elevato se le ostilitá proseguiranno.


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Inviato 08 August 2008 - 18:07:20


I volontari per la difesa della PMR sono pronti a partire in aiuto dell’Ossezia del Sud

Защитники Приднестровья готовы оказать помощь народу Южной Осетии в борьбе за независимость
08.08.08 13:51

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Тирасполь, Август 08 (Новый Регион, Ольга Курылева) – Тираспольская общественная организация «Союз Защитников Приднестровья» выступила сегодня с заявлением, в котором выразила возмущение вероломной агрессией Грузии против Республики Южная Осетия, развязанной в ночь на 8 августа 2008 года.
«Грузинское руководство намеренно пошло на активные боевые действия против Республики Южная Осетия, преследуя при этом цель втянуть в вооруженный конфликт все народы Кавказа, прежде всего, проживающие на территории России», – говорится в тексте документа, поступившего в редакцию «Нового Региона».
«Варварские бомбардировки мирных сел, обстрелы из тяжелой артиллерии, танков и минометов жилых кварталов, школ, больниц, мирных жителей столицы Южной Осетии – Цхинвала, – вот методы, которые на практике применяет руководство Грузии по отношению к населению Республики Южная Осетия», – отмечается в заявлении.
Защитники Приднестровья подчеркивают, что воспринимают агрессию против Южной Осетии с болью в сердце, так как «на собственном опыте знают, что такое война, гибель родных, близких, товарищей».
Организация осуждает политику нынешнего руководства Грузии, «взявшего за основу решения грузино-осетинского конфликта военные методы». Защитники Приднестровья обращаются к международному сообществу с призывом любыми силами и средствами прекратить войну против осетинского народа. Они также требуют «международного признания Республики Южная Осетия и срочной всесторонней помощи жителям этого края».
Тираспольский «Союз защитников Приднестровья» готов оказать «всестороннюю помощь и братскую поддержку осетинскому народу в справедливой борьбе за свободу и независимость своей республики», подчеркивается в заявлении.



LE autorità della PMR non si opporranno alla eventuale partenza di cittadini della PMR come volontari in aiuto dell’Ossezia del sud

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Приднестровье не будет препятствовать выезду добровольцев для помощи Южной Осетии
Тирасполь, Август 08 (Новый Регион, Александр Комаров) – Министерство иностранных дел ПМР находится в постоянном контакте с югоосетинскими коллегами, изучая возможность «оперативного реагирования на ситуацию». В Тирасполе также не исключают, что руководство Приднестровья не будет препятствовать выезду добровольцев в Республику Южная Осетия.
Как сообщает корреспондент «Нового Региона» со ссылкой на сайт внешнеполитического ведомства ПМР, об этом говорится в специальном заявлении, обнародованном сегодня приднестровской дипломатией в связи с началом крупномасштабных боевых действий в регионе грузино-осетинского конфликта.
Приднестровье расценивает начатые Грузией против Южной Осетии военные действия «как акт агрессии, направленный против свободного, демократического государства, против мирных жителей Южной Осетии».
«Уже очевидно, что грузинское руководство не воспринимает иную логику, кроме логики кровопролития и силового решения конфликта. В этих условиях не вызывает сомнения, что международное сообщество, в первую очередь РФ, должно принять самые решительные действия для отрезвления зарвавшихся грузинских агрессоров, для их возвращения в русло политической адекватности», – уверены в Тирасполе.
Приднестровье подтверждает свою приверженность ранее достигнутым договоренностям с Республикой Южная Осетия, в том числе в рамках Сообщества «За демократию и права народов».
ПМР также требует, чтобы международное сообщество, включая партнеров Грузии по ГУАМ, на деле подтвердило декларируемое стремление к мирному урегулированию конфликтов на постсоветском пространстве и создание «атмосферы доверия».



Una manifestazione civile in solidarietà con la popolazione dell’Ossezia del sud ha avuto luogo oggi in Tiraspol .

В Тирасполе прошел митинг солидарности с народом Южной Осетии
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Тирасполь, Август 08 (Новый Регион, Александр Комаров) – На Театральной площади Тирасполя сегодня прошел митинг общественности Приднестровья, которая выразила решительный протест против действий руководства Грузии, развязавшего агрессию против Южной Осетии.
Как передает корреспондент «Нового Региона», в митинге приняли участие до 200 представителей общественных организаций и жителей приднестровской столицы. Они выразили солидарность с народом Южной Осетии и призвали политиков приложить все усилия, чтобы направить ситуацию в мирное русло и избежать гибели людей.
Выступающие от Женского движения Приднестровья говорили, что приднестровцы принимают беду Южной Осетии особенно близко к сердцу, так как сами в 1992 году испытали вооруженную агрессию Республики Молдова, сопровождавшуюся кровопролитием и разрушениями.
Участники митинга выразили готовность в трудный час оказать «помощь и поддержку братскому народу, с которым Приднестровье связывает борьба за независимость».

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#10 Guest_Azzurro_*

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Inviato 08 August 2008 - 18:07:46


Ossezia del Sud: una provincia autonoma in lotta per l'indipendenza.

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L'indipendenza dalla Georgia l'ha proclamata all'inizio degli anni '90 e l'ha conquistata, di fatto, nel '92. Da allora, la ha sempre difesa con le armi. E' questa la storia dell'Ossezia del Sud. Come l'Abkhazia, è un piccola regione autonoma filorussa in territorio georgiano. Il capoluogo è Tskhinvali.

Estesa circa 3.900 km quadrati, si trova sul versante meridionale del Caucaso, a un centinaio di km a nord di Tbilisi, la capitale della Georgia. Conta circa 70mila abitanti. Prevalgono le montagne, e i corsi d'acqua sono a regime torrentizio. Il terreno è coperto di foreste e pascoli che permettono e favoriscono l'allevamento ovino. Due terzi delle entrate annuali del bilancio (di circa 20 milioni di euro) provengono da Mosca. La moneta corrente è il rublo russo. Gazprom, il gigante moscovita dell'energia, sta costruendo gasdotti e infrastrutture per rifornire direttamente l'Ossezia del Sud.

La separazione, anche etnica, fra la maggioranza della popolazione che parla una propria lingua, imparentata con il Farsi, e la popolazione di origine georgiana è oggi assai netta. Ma fino all'esplodere delle tensioni etniche nel 1989, i due popoli avevano vissuto l'uno accanto all'altro. Interagendo spesso e con frequenti matrimoni «misti».

Il conflitto separatista dalla Georgia inizia alla fine del 1990 quando l'Ossezia del Sud si autoproclama «Repubblica sovietica». La decisione è respinta dal parlamento di Tbilisi, che a sua volta era in lotta per l'indipendenza dall'Urss. Viene decretata la dissoluzione della regione autonoma. Il 7 gennaio 1991 il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov annulla i decreti di Tbilisi e invia rinforzi alle truppe sovietiche schierate in Ossezia del Sud, dove i nazionalisti affrontano con le armi le truppe georgiane. Il 19 gennaio 1992 le forze separatiste ottengono la vittoria. Il popolo osseto, con un referendum, sceglie l'indipendenza e la riunificazione con l'Ossezia del Nord, territorio che fa già parte della Federazione di Russia. Ma la Georgia non acetta la situazione e lo scontro continua. Nel mese di giugno dello stesso anno, dopo quasi ventiquattro mesi di lotta e migliaia di morti, viene concordato un cessate il fuoco ed è schierata una forza di interposizione di 500 uomini: russi, georgiani e nord osseti. Il loro compito sarà vigilare sullo status quo. Ma non mancano gli incidenti, e la Georgia accusa ripetutamente i «peacekeeper» russi di sostenere i separatisti, con conseguenti smentite di Mosca nega. Nell'agosto 2004, gravi scontri con numerosi morti sia sud osseti sia georgiani. Nel 2005 il presidente georgiano Mikhail Saakashvili propone alla regione ampia autonomia, ma il presidente sud osseto Eduard Kokoity ribadisce: per l'Ossezia del Sud c'è solo l'indipendenza.





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